Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: Fanni    11/06/2014    3 recensioni
-"E' ghiacciata."- rabbrividii al solo tocco.
-"E' morta."- gesticolò con le mani.
-"Siete sicuri?"- alzò un sopracciglio.
-"Ovvio, siete dei cretini, è da milioni di anni chiusa in un cubo di ghiaccio."-
-"Dio, questo è spaventoso."- afferrai la prima cosa che mi capitò tra le mani.
Un urlò riempì la stanza. spalancai gli occhi, correndo via.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeremy Bieber, Justin Bieber, Pattie Malette, Ryan Butler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FROST

Capitolo 5.

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Ancora una volta mi ritrovai nel buio più totale, la gola mi si stringeva sempre di più come se una mano stesse facendo pressione su quest’ultima e non avesse intenzione di lasciarmi andare.
La testa mi doleva, era un martellare continuo, cercai di aprire gli occhi, ma la cosa mi era quasi impossibile, sentivo le palpebre pesanti e le labbra secche, feci un altro tentativo e riuscii solo a ridurre gli occhi in due fessure, ma non vedevo la luce, continuavo a vedere nero, soltanto il nero.
Sentii i battiti del cuore accelerare, e portai una mano al petto che mi si strinse sulla maglia che portavo, la maglia che precedentemente mi era stata data da Pattie.
Provai ancora una volta ad aprire gli occhi, questa volta con un risultato migliori, ero circondata da fiamme, emisi un mugolio, di paura, di ansia..
Strofinai una mano sulla fronte impregnata di sudore, ed il mio corpo iniziò ad irrigidirsi, qualcosa mi costrinse a tenere le mani lungo i fianchi, ferme, immobili, così immobili che non sarei riuscita a muoverle neanche se lo volessi.
“stupida ragazzina, stupida una volta, stupida per sempre, hai infranto il giuramento, hai tradito il tuo mondo, e pagherai con la morte.”
Le voci mi erano penetrate nella testa come milioni di aghi, mi trafiggevano di continuo e sentii la presa sulla gola allentarsi.
Serrai la mascella tenendo lo sguardo su quelle ombre scure che mi si erano presentate davanti, cercai di fare un sorriso, uno di quei sorrisi che un tempo riuscivo a fare benissimo.
-“Non era un giuramento, no ho tradito nessuno, non ho mai giurato.”- sputai quelle parole come se fossero veleno e cercai di chiudere le mani a pugno, ma l’unica cosa che ricevetti fu una scossa.
“non muoverti, hai giocato con la vita troppe volte, e troppe volte sei riuscita a farla franca, ora devi pagare.”
Inumidii più volte le labbra alla ricerca di una risposta che mi avrebbe liberata da quell’incubo, ma niente mi veniva in mente, niente poteva liberarmi.
-“Ho fatto solo il mio lavoro, ho eseguito i vostri ordini per tanto tempo.”- le parole mi morirono in gola, sentii nuovamente la presa ferrea sulla mia gola ed alzai istintivamente il viso mostrando ancora di più le vene che ricoprivano il mio collo.
“morirai, ancora una volta, ancora una volta scatenerai la guerra, ancora una volta vivrai.”
Sentii una fitta al cuore e caddi ancora una volta.

Aprii gli occhi di scatto, mi bruciavano.
Ero distesa su qualcosa di morbido e socchiusi gli occhi con l’impatto della luce bianca che era posta su di me.
-“Segui la luce tesoro.”- una voce profonda continuava a muovere quella luce davanti ai miei occhi, feci come richiesto e segui i movimenti della luce combattendo l’istinto di richiudere gli occhi.
-“Sta bene, ha avuto solo un piccolo calo della pressione, capita molte volte, non c’è niente di cui preoccuparsi.”- spense la luce, proveniva da un piccolo tubetto d’acciaio, una torcia.

“Spegni quella cosa, Raphael, ci farai scoprire.” Sbuffai e lo guardai divertita mentre in modo impacciato spegneva la torcia che aveva tra le mani. “Mi sto chiedendo perché ho accettato di venire con te, ci farai ammazzare tutti, un giorno.” vidi il sorriso sulle sue labbra che diventava sempre più ampio, conosceva già la risposta. “Perché mi ami.” risi avvicinandomi con passo svelto alla casa che si era presentata di fronte, corse dietro di me ed una volta raggiunta mi poggiò una mano sul fianco e mi strinse a sé.
“Mi piace questo lavoro.” mi inumidii le labbra più velocemente e afferrai l’oggetto di metallo posto nella cintura, una pistola. “pronta?” mi guardò stampandomi un bacio sulle labbra. “pronta.”


Scuotevo la testa in modo impercettibile mentre sentivo in lontananza le voci del medico e di Pattie, qualcuno mi poggiò una mano sulla spalla-“Ci hai fatto prendere un bello spavento, eh saihra?”- lo sentii accennare una risata e si sedette sulla sedia di fronte a me. -“Scusami, non volevo.”- strizzai gli occhi portando lo sguardo su di lui che si mise dritto sulla sedia.-“Hai appena parlato?”- mi morsi le labbra dandomi automaticamente della stupida da sola.
-“A quanto pare.”- poggia una mano sugli occhi e buttai le mie gambe di lato poggiando piano i piedi a terra, ora privi di scarpe.
-“Oh dio, come.. come hai fatto?”- gli si formò un sorriso da ebete sulle labbra mentre si alzò e corse verso di me, guardandomi negli occhi.-“Ho mosso le labbra.”- alzai gli occhi al cielo scuotendo la testa, mentre schiudevo leggermente le labbra per far passare la lingua tra di esse, per così inumdirle.
-“Scusa.”- dissi subito dopo, la risposta mi era sembrata troppo acida, e lui di certo non la meritava.
Ero arrabbiata con me stessa, ero arrabbiata per la  mia stupidità che a quanto pare non pareva avere limiti.
-“Sta tranquilla, ti sei solo svegliata con la luna storta, capita.”- lo vidi ridere per la sua battuta e mentre rideva batteva le mani, ma non riuscivo a capire cosa ci fosse di divertente, e per evitare che si offendesse, risi anch’io.

Tornammo a casa con delle enormi buste, ogni busta conteneva minimo tre vestiti, Pattie aveva lasciato che Justin le portasse tutte, e non potevo far altro che ridere, era così buffo.
Jeremy era corso subito in suo aiuto prendendo, di tanto in tanto, in giro.-“Saihra, avrei bisogno di parlarti.”- dopo aver aiutato Justin, Jeremy si era avvicinato a me.
Aveva una mano dietro la nuca e continuava a muoverla in modo orizzontale spettinandosi così i capelli, annui flebilmente e portai una mano sul braccio mordendomi le labbra.
-“Avrei bisogno di un campione di sangue, Saihra, ovviamente lo vedrò solo io.”- pressai le labbra in modo abbastanza forte da far diventare i bordi delle labbra, bianchi. -“Io.. non penso sia una buona idea.”- incurvai le labbra verso il basso, mentre distrattamente percorrevo con la punta delle dita il contorno delle vene poste sul braccio.
-“E’ per i miei studi, ne avrei davvero bisogni, mi saresti di grande aiuto, ti prego.”- sporse il labbro di fuori, ed io non potei trattenere una risata, annui subito dopo.
-“ Va bene, ma voglio sapere ciò che scopri, ciò voglio esserne al corrente.”- lui annuì prontamente, in accordo con le mie parole.
-“Certamente, sarai la prima a saperlo, è una promessa.”- in certi versi lui e Justin si assomigliavano così tanto, ma poi guardavo pattie, e notavo che Justin, era la sua fotocopia.
Ero spaventata, era una cosa che dovevo ammettere.
Non sapevo ciò che Jeremy avrebbe potuto trovare nel mio sangue, c’erano così tanti segreti che dovevano rimanere tali.
Mi guardai intorno, alla ricerca di uno specchio, lo trovai.
Mi avvicinai ad esso tenendo lo sguardo fisso nei miei occhi, non ero cambiata, ero sempre la stessa, ed ogni giorno la voglia di combattere tornava in me.
Ed ero spaventata, avevo paura di questo.
In ogni epoca portavo devastazione, paura, morte.
In ogni epoca portavo salvezza, serenità, vita.






 
SPAZIO AUTRICE:
Salve belle mie.
Allora.. ho aggiornato dopo tipo.. uhm due mesi? 
mi dispiace davvero tanto, spero che il capitolo vi piaccia 
e che continuiate a seguirmi.
La storia mi piace particolarmente, non avevo mai scritto qualcosa
di così diverso e.. mi piacerebbe avere un "chicco" di 
soddisfazione.

Bacioni, fanni.
  
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