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Autore: Chico chan 95    11/06/2014    1 recensioni
«Giusto! Non mi sono ancora presentato. Mi chiamo Dean Winchester, sono modello di professione e figo pazzesco nella vita reale - beh no, in parte scherzo, anche se non sul fatto del modello, nonostante il gossip mi giudicasse uno tra i modelli più appetibili e ancora in libertà nel regno selvaggio della moda.» Spero che vi piaccia questa AU sul mondo selvaggio della moda e della fotografia.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Una gabbia dorata e gigantesca mi imprigionava, salvaguardandomi da tutte le avversità umane  al di fuori, ma sapevo che prima o poi sarei dovuto uscire. Appena questo pensiero sorse, la porticina dorata di fronte a me si schiuse, facendo intravedere un lungo tunnel splendente.

Mi avvicinai e con sicurezza lo attraversai. Correvo il più veloce possibile, sentivo di essere in ritardo per qualcosa di assolutamente fondamentale e avvertivo la presenza di qualcosa di totalmente estraneo che avvolgeva il tunnel dorato. Mentre correvo notai una porta che non doveva assolutamente esserci, non mi interessai la prima volta eppure avvertivo distintamente l’istinto quello più recondito, quello nascosto quello che sopprimevo così facilmente a lavoro di tornare indietro, di esplorare qualsiasi anfratto protetto da quella porta.

Non me lo feci ripetere più di una volta e tornai indietro, dopotutto non ero in una situazione lavorativa e lasciarsi un po’ andare non era assolutamente male, almeno così credevo essendoci davvero poco abituato.  Mi sembrava di aver percorso solo pochi metri avanti, eppure era come se quella distanza si fosse centuplicata. Ora correvo in senso contrario, mi sentivo libero dovevo correre, dovevo raggiungere quella porta. Era estranea eppure talmente familiare come la presenza che avvolgeva l’intero tunnel. Come non era mai avvenuto, non mi interessava portare a termine il mio compito in quel momento, attraversare quell'inutile tunnel per arrivare a una stupida meta che mi avrebbe fatto solo svegliare, mi importava solo della porta. Essa aveva spostato totalmente i miei obiettivi e non potevo che esserne felice.

Finalmente arrivai e mi deliziai totalmente della sua vista, era una porta di pelle nera con al centro troneggiante una D bordata ed enorme che aveva come decoro alcune macchioline marroncine e due grandi macchie verde prato che sembravano in tutto e per tutto occhi. Inutile affermare che mi sentivo osservato, eppure non avvertivo disagio solo una grande sensazione di familiarità e di possessione. Come potevo voler possedere e anche solo sfiorare un oggetto inanimato, una semplice porta? La mano, mentre ancora contemplavo con ammirazione e devozione l’oggetto del mio desiderio, si mosse come animata di volontà propria avvicinandosi lentamente e appena l’indice riuscì a sfiorare quella deliziosa D, tutto iniziò a disgregarsi e sparire lasciandomi una sensazione di vuoto.

Mi stavo ancora crogiolando in queste sensazioni quando eruppe nella stanza una composizione di violino e pianoforte che mi svegliarono completamente.

Feci uscire la mano e chiusi la chiamata senza nemmeno aprire gli occhi. Lasciai la presa sul telefono e mi stiracchiai sul letto in tutta la mia discreta altezza augurandomi un lieto buongiorno rotolando sull’altro lato del letto matrimoniale, quello più fresco e ancora integro. Nemmeno il tempo di richiudere gli occhi che il telefono squillò e non ci fu altra alternativa che rispondere e sperare che fosse una cosa veloce. Aprì la chiamata e con voce fredda: « Castiel Novak , fotografo. Chi è?» e una voce spiritosa, abituata a battutacce, mi risuonò facendomi il verso:« “Castiel Novak, fotografo dagli splendidi occhi più blu non si può e dai capelli scuri spettinati ad arte e dal trench assolutamente inguardabile”- a proposito non vedo l’ora che lo butti. Chi secondo te mio caro pasticciotto alla crema potrebbe essere? Guardare prima di rispondere è un optional? Potevo essere il tuo stalker preferito e tu mi avresti eccitato con quella tua voce splendidamente innocente e indecente.»

Alzai gli occhi al cielo in una muta preghiera e con voce che faceva trasparire tutto il fastidio che mi imperversava l’animo, ancora leggermente sconvolto per la sua attività onirica misteriosa sussurrò: «Gabriel ti concedo dieci secondi contati per spiegarmi il motivo della tua chiamata prima che ti chiuda per una buona volta il telefono in faccia.»

Gabriel ridacchiò, sprecando preziosi secondi poiché sicuro della vanità delle mie minacce, considerando la stessa ferrea educazione che avevamo ricevuto. Sentivo quasi il rumore dei meccanismi del suo cervello per quanto fosse silenzioso quando con voce concitata disse:« Mi ha chiamato l’agenzia, alle due hai un servizio - sai quel modello che sta spopolando ora - un certo…» si sentì lo sfogliare di un block notes «Ah! Tale Dean Winchester, prima conosciuto soltanto dalla popolazione femminile almeno quella buona metà che si è scopato…» Lo bloccai prima che proseguisse con la sua solita serie di impropri elogi e imprecazioni per essere riuscito dove lui aveva miseramente fallito. Per evitare di evitare di peggiorare la drammatica situazione cercai di consolarlo con le solite frasi che ormai sapevano di vecchio erano cinque anni che gliele ripetevo e poi affermai: «Smettila comunque di dirottare le chiamate dal mio cellulare al tuo, non rivesti più il ruolo di mio agente da tre anni . Tu hai la tua impresa di dolci da portare avanti e io la mia carriera. Ciao.»

Non gli diedi il tempo di replicare che chiusi e buttai il telefono sul letto. Mi trascinai allo specchio con solo il lenzuolo addosso e sospirando iniziai a vestirmi, dovevo arrivare prima per allestire il set fotografico. Mi chiesi come fosse quel Dean, mi incuriosivano tutti i soggetti che non avevo mai fotografato e non mi importava minimamente del gossip intorno a loro, l'importante non era che venissero bene le foto?

Eppure quella strana sensazione derivante dal sogno mi tormentava e incurante di quello che mi aspettasse, andai allo studio.
   
 
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