Serie TV > Dr. House - Medical Division
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Autore: LadyLisaLaurie    11/08/2008    3 recensioni
House e Cuddy sono obbligati a convivere per qualche giorno. Cosa accadra?
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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cap Ed ecco l'ultima parte. Come sempre grazie per l'attenzione e i commenti, fa sempre piacere un pubblico appagato. Alla prossima!
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“House…House…” dolcemente gli sussurrava nell’orecchio. Erano le 10.30 di sera di un mercoledì con forti precipitazioni, i tuoni e i fulmini imperversavano nel cielo di Princeton, ma non sembravano disturbare minimamente Gregory House che dormiva beatamente seduto al posto del passeggero.

“Eh?” balzò di scatto facendola spaventare ma sorridere allo stesso tempo

“Ti eri addormentato, siamo a casa!” Cuddy indicò verso l’abitazione. Non aveva un vero e proprio garage, ma solo una pensilina di mattone che di estendeva sul lato della casa e dove lei parcheggiava la macchina per evitare che si bagnasse, circondata da una palizzata in legno, che più che coprirla da eventuali furti, serviva solo a delimitare lo spazio, tanto era bassa.

“Ma sta piovendo?”

“C’è una vera e propria tempesta veramente. Sei molto stanco eh? Ti sei addormentato come un sasso!” Cuddy rideva del suo stato comatoso, come se fosse appena uscito dalla fase rem, eppure aveva preso sonno da appena 20 minuti.

“Immagino tu non abbia un ombrello in quel…pezzo di stoffa che ti ostini a chiamare borsa!”

Cuddy prese la sua borsa, la agitò con lo sguardo innervosito davanti ai suoi occhi e gli rispose urlando “Questa è una Chanel, non la borsetta del mercatino della piazza, ignorante!”

“È resistente all’acqua? Magari se me la metto in testa mi copre la calvizie che ho sulla testa! -

Cuddy gli diede una borsettata sul petto senza rispondere – Male…fa male! Tieni!”

“Che fai?”

“E se ti rovini l’acconciatura?” la canzonò lui mentre le dava il suo giubbotto di pelle da mettersi sulla testa perché non si bagnasse.

Scesero in fretta, ma forse non abbastanza da evitare di bagnarsi. Cuddy aveva mille cose in mano: la borsa, le chiavi, la giacca di House, qualcosa sarebbe dovuta cadere per forza. Nessuno dei due immaginava che quel qualcosa sarebbe stata lei.

“Ahi!”

“Sei caduta?” House era sotto la pensilina della porta e la guardava seduta a terra sotto l’acqua.

“No! Ho deciso di fare un bagno nella pozzanghera. Aiutami!” lo sgridava

“Se vengo lì mi bagno ancora di più!” un bambino dispettoso, era un bambino dispettoso che si divertiva ad umiliarla e sfotterla.

“Muovi il culo e aiutami!” lei era una mamma incavolata che aveva voglia di sculacciarlo per la marachella.

“Donne…avete sempre bisogno di aiuto! Non siete neanche in grado di…camminare!” l’aiutò a tirarsi su. Zoppicarono insieme verso la porta di casa che Cuddy aprì con difficoltà perché era buio. Quando entrarono House andò dritto verso la sua stanza, bagnando tutto lungo il tragitto, non curante di ciò e Cuddy si fermò ad osservarlo imbestialita del suo menefreghismo.

“Quella come è arrivata qui?” Cuddy entrò lentamente nel salotto, trovando House seduto al divano, con un cartone di pizza sul tavolino da tè mogano, stile ottocento, che mangiava avidamente guardando la tv. Dopo aver pulito il pantano lasciato da House, era andata nella stanza a svestirsi e mettere la sua tenuta da notte: pantaloncini molto corti grigio chiaro e una canotta semplice.

“Avevo fame!” House parlò con la bocca piena di pizza acciughe e peperoni.

“Ma se hai mangiato come un animale stasera!?”

“Avevo fame!”

“Non hai un fondo tu?”

House esitò qualche istante, mandò giù un sorso di birra e ripeté “Avevo fame!”.

Cuddy sparì nella cucina e ritornò con una busta di ghiaccio sintetico che scosse un po’ e sedendosi sul divano, la posò sul fianco sinistro, dove qualche giorno dopo sarebbe uscito un ematoma consistente. Cadendo aveva sbattuto il fianco per terra e non era stata molto piacevole come sensazione.

“Fammi dare un’occhiata!” House lasciò il trancio di pizza e si strofinò le mani per far cadere la farina. Si avvicinò alla gamba di Cuddy, guardando il suo fianco.

“House…ti stai affezionando troppo a questa visione!” Cuddy cercò di distogliere il suo sguardo che si era attardato fin troppo ad osservare una parte arrossata per il contatto con il ghiaccio.

“Per puro scopo medico sono costretto a toccarti, spero non ti spiaccia!”

“Certo..scopo medico…non azzardarti a mettermi le tue manacce addosso. Uscirà un livido, tutto qui!”

“Malpensante, non oserei mai metterti le mani addosso…non sul fianco poi…se proprio dovessi mi concentrerei più in alto…lì è il vero divertimento!” indicò il suo seno con quel suo sguardo intrigato ma tanto sexy, che la fece bloccare per qualche istante ad osservarlo e poi si riprese coprendosi il petto e rimettendosi in una posizione più consona.

“Ah…” gli attimi dopo una caduta sono i più dolorosi, sembra quasi che il mondo giri a velocità massima e ti lasci solo il dolore a tenerti compagnia, e ad ogni movimento si vedono le stelle.

“Dovresti metterci il ghiaccio sopra!” House diede giusto un’occhiata alla faccia di Cuddy che si trasfigurava nel tentativo di non urlare.

“Brucia!”

“Davvero? Mai provato io… - la guardò con uno sguardo vago e accusatorio, come per dirle che anche lui sapeva quanto fosse doloroso, e lo sapeva anche meglio di lei, perché aveva una deformazione alla gamba che glielo ricordava ogni giorno. – Mettici il ghiaccio!” prese la busta del ghiaccio e la posò con poca delicatezza sulla gamba di Cuddy.

“Ahi!” si lamentò più del contatto violento che del dolore dell’ematoma.

“Adesso puoi vantarti con le tue amiche che un uomo sexy ti ha messo le mani addosso!” tra loro c’era una linea pressoché invisibile: gli sguardi accesi, le labbra vicinissime, i nasi quasi a contatto.

“Tu potrai dire di aver visto il fianco della mia gamba molto da vicino!” Cuddy era tranquilla, simpatica, con la voce rilassata e calda.

“Se devo mentire dico che mi ti sono fatta! Una bugia a fin di bene…”

“E quale sarebbe il bene?”

“La mia reputazione da gigolò, che domande!” Cuddy lo spinse indietro facendolo allontanare.

“Che hai intenzione di fare, vuoi andare a dormire?” posò il ghiaccio sull‘asciugamano sopra il tavolino e si fermò ad osservare House che azzannava l’ultimo spicchio di pizza.

“Mi è passato il sonno – deglutì l’ultimo boccone – Hai delle carte? Facciamo un pokerino!”

All’inizio Cuddy lo guardò, aspettando che proseguisse, ma poi si convinse e avvicinandosi sensualmente e con voce calda gli rispose “Ti lascerò in mutande!” e si alzò prendendo il ghiaccio e l'asciugamano e svanì nel corridoio.

Quando ritornò era tutto sistemato: House seduto a terra, con due cuscini a sorreggergli la gamba e uno dietro la schiena, poggiata sul divano alle sue spalle; di fronte a lui c’erano tre cuscini poggiati contro una poltrona; i fiori sul tavolino spostati per terra e il centro tavola ricamato a mano aggrovigliato sul divano.

“Vuoi una birra?” Cuddy gli lanciò le carte e si diresse in cucina.

“Naaa una birra. Voglio il succo alla pera!”

Cuddy rientrò nel salone portando due bicchieri e la scatola di succo sul vassoio! “Da quando bevi il succo alla pera?”

“Da quando fai tante domande? Ah da sempre!”

Lei lo guardò innervosita “Ma come sei dolce questa sera!”

“Sarà la tua presenza cara! La pera…che brutto detto così…mi serve per questo!” tirò da sotto il tavolino una bottiglia di rum.

“Quella da dove spunta?” Cuddy era esterrefatta dai comportamenti sempre più sfacciati di House.

House si guardò la maglietta e la camicia e poi la giacca che aveva accuratamente lanciato sulla poltrona dietro Cuddy e la indicò “Ha delle tasche molto capienti!”

“Sei…” non c’erano parole definibili tali per poter parlare di House, per poterlo descrivere, per indicare i suoi atteggiamenti, i suoi modi di fare.

“Venti…”

“Ma che?”

“Ah non sparavamo numeri a caso? Sembrava…beh io propongo venti cicchetti prima della partita, tu sei?”

“Ma sei scemo? Vuoi farti esplodere il fegato nel mio salotto?”

“Va bene…partiamo con uno e poi vediamo come si mette…allora mandi già prima il rum e poi…”

“So come si fa House, non sono la matricola del college” Cuddy si mise vicina a lui osservandolo mentre riempiva i bicchierini di rum che gli aveva portato, e lei riempì gli altri con il succo alla pera.

“Cuddy alcolista…mi fa pensare a certe cose…arrapante!” si mosse scosso da un brivido di piacere che partì dal suo volto e arrivò ai suoi pantaloni.

Mandarono giù il primo cicchetto e Cuddy rimase qualche istante stralunata: non era più abituata alle serate vodka e chiacchiere del college. Di solito si facevano il giovedì sera: Cuddy, Sondra, Anna e Janine compravano la vodka, i pop-corn e si finiva alle 4 di mattina con le bottiglie di vodka vuote e loro addormentate e ubriache, dopo una notte a base di alcohol e punteggi del ragazzo bello delle varie lezioni. House aveva passato gli ultimi 34 anni in compagnia dell’alcohol: aveva iniziato a 16 anni per fare lo spavaldo con una ragazza e vincere la gara di birra…da allora non si era più fermato, effettivamente Cuddy l’aveva conosciuta ad un rave party, un paio di baci al sapore di alcohol e poi una notte e via, il giorno dopo per entrambi era solo un grandissimo mal di testa.

“Coraggio iniziamo. Dai le carte!” Cuddy si riprese dal post-ingerimento improvviso d’alcohol e ritornò al suo posto, incitando House a dare le carte. Non era al massimo della forma, un solo giro della staffa l’aveva già intontita, era chiaro non fosse dedita all’ubriacarsi e House si divertì a fantasticare cosa avrebbe fatto se fosse stata ubriaca.

“Giuro che se inizi a masticare tabacco e ruttare ti sposo!” mischiava le carte ed iniziò a distribuirle.

“Sono una signora House…una dannata signora e rimarrò tale a vita!” i principali sensi del pudore lessicale si stavano affievolendo.

A metà della partita, tra le risate e i cicchetti mandati giù, squillò il telefono, facendo sussultare Cuddy, i cui sensi ormai si erano quasi completamente assopiti.

*Cuddy?*

“Wilson”

*Scusa l’orario, spero di non averti disturbato*

Cuddy cercava di trattenere le risate, mentre House faceva delle facce buffe “No! No! Stavamo…guardando la tv!” e rise profondamente staccando la cornetta dall’orecchio.

*Vi…state divertendo?*

“Wilson hai interrotto la nostra lotta nudi nel fango, sbrigati!” House urlò per farsi sentire, mentre Cuddy ridendo cercò di zittirlo.

*Io volevo…solo…dirti che domani vengo a prenderlo prima con tutte le sue cose. Ma avete bevuto qualcosa?* Wilson era sorpreso dalle reazioni di Cuddy, si immaginava che House avrebbe continuato a bere ed impasticcarsi, ma non pensava che lei potesse seguirlo a ruota. Quanto meno per la prima opzione.

“Va bene, ma posso anche portartelo io in ospedale!” era ubriaca, probabilmente non capiva neanche quello che le veniva detto.

*Ma no non voglio crearti più disturbo. Vengo io e…*

Cuddy neanche si rese conto che House le aveva strappato la cornetta dal telefono e l’aveva riagganciata alla base. Rideva soltanto, euforica…ubriaca.

“House è madeluca…madedu…com’è quella parola?”

“Maleducazione…al quinto giro sei già ubriaca?”

“Io non sono ubriaca…spostati!Uooh! Ahi…è la seconda volta che cado oggi! È colpa tua uccellaccio del malaugurio!” Cuddy cadde su un vaso di fiori che House riuscì a salvare in tempo prima che le si rompesse in testa. Era completamente ubriaca, il che per House era più un divertimento che altro: impacciata nelle parole e nei movimenti.

“Sei tutta intera?”

“Credo di sì!Ahi!” le diede una mano a rialzarsi e tutti e due zoppicando e reggendosi l’uno all’altra, più Cuddy ad House che il contrario, ritornarono in salotto a sedersi sul divano.

“Non sarà il caso che smettiamo di giocare?”

Cuddy lo guardò sorridendo “Tu non vuoi toglierti i boxer. Hai perso…”

“Casomai ti ho lasciato vincere!”. A metà del poker era diventato noioso giocare per divertimento, così House, dopo il secondo giro di rum e pera aveva proposto, ad una Cuddy già sufficientemente ubriaca da non capire bene, uno streap-poker: alla fine lei era rimasta in reggiseno e con ancora i pantaloncini addosso e lui doveva pagare il pegno finale per aver perso, togliendosi i boxer.

“Che c’è ti vergogni? Sono il tuo dottore…il tuo non è mica il primo che vedo!” era completamente disinibita. Mai avrebbe pensato di ritrovarsi semi-nuda nel suo salotto con House a richiedere che lui si togliesse le mutande.

“Tu hai bisogno di riposare, andiamo!”

“Nananana! Non ci provare…hai perso e fai la penitenza coraggio. Nudo nudo nudo!” nel frattempo si era versata un bicchierino di rum, ormai non lo accompagnava neanche più con la pera e prima che House potesse fermarla lo mandò giù tutto d’un sorso.

“Cuddy io…”

“Io da qui non mi muovo – si lanciò sul divano – Finché non ti abbassi i boxer rimango ferma qui!” e si versò un altro bicchierino. A quello ne seguirono altri quattro prima che House riuscì a distrarla e prendere la bottiglia.

“Adesso basta veramente, forza fila a letto!”

“Che c’è ti sei arrabbiato?”

“Per forza mi hai finito il rum!”

“Capirai…vado a comprarti l’altro, non muoverti e preparati per lo streap!” Cuddy si alzò dal divano e andò a prendere le chiavi della macchina e uscì di casa. House la inseguì di dietro, uscendo in mutande sul vialetto, lei del resto era in pantaloncini e reggiseno.

“Dì un po’ hai deciso di far venire una troupe televisiva a riprenderti mentre ti spogli?” la riportò dentro casa.

Cuddy camminò appoggiando la testa alla spalla di House, che la sorreggeva da dietro, e chiuse gli occhi per qualche istante.

“Dov’è il rum?”

“Se prometti che non vai a farti le passeggiate nuda te lo do. Prometti?”

“Sì!”

Adesso lo scopo di House era farla ubriacare ancora di più sperando che si addormentasse, dimenticando della sua penitenza.

“Alla nostra!” si sedettero a terra e brindarono con un bicchierino di rum e appena finito House le riempì di nuovo un altro giro.

“No basta! Mi sento male!”

“Su su su…guarda è quasi finito, non possiamo mica lasciarlo!” Cuddy fece uno sforzo, non aveva neanche notato che House non beveva affatto ma la osservava solo mandar giù i sorsi. Quando la bottiglia fu finita cercò di farla alzare.

“Guarda che non mi sono dimenticata…mi devi uno streap!”

House la guardò qualche istante e poi disse sottovoce “Wilson domani mi uccide!D’accordo! Riesci a stare in piedi? Sennò ti affianco alla libreria!” Cuddy fece cenno di sì con la testa.

House tirò su un sospiro prima di abbassarsi i boxer. Cuddy rimase qualche istante inebetita, non credeva che l’avrebbe fatto sul serio, e credeva ancora meno di poter essere lei lì ad osservare House nudo. Spalancò la bocca dalla meraviglia “Pensavo di farti più effetto di così!” e scoppiò a ridere. House si coprì con le mani, tremendamente imbarazzato, ma anche incuriosito dalla risata di lei. Lo prendeva in giro?

“Sei una villana, migliaia di donne pagherebbero per essere al tuo posto ora! Tu come… - si bloccò quando tra le mille risate a squarcia gola, Cuddy fu presa da un attacco di vomito, ripiegandosi sul pavimento del salotto – Fai così con tutti o devo ritenermi particolarmente fortunato?”

Si rimise i boxer e non fece altro che attendere che lei si rialzasse da quella posizione, le allungò una mano quando Cuddy gli porse la sua in cerca di aiuto.

“Dovrei pulire!”

“Nooo, è in tinta con l’arredamento! Se non fosse per la puzza!”. Con difficoltà Cuddy raggiunse la cucina e prese degli stracci per pulire: quando ritornò nella stanza House si stava rivestendo e le porse la canotta che lei si era tolta, per toglierla dall’imbarazzo che sarebbe arrivato se lei avesse recuperato un barlume di lucidità.

Quando finì di ripulire, si piegò verso il tavolino per prendere le carte ma perse l’equilibrio e cadde su House, che era troppo stanco e un po’ brillo per poterla reggere. Risero entrambi della sua goffaggine, ma quel sorriso svanì qualche istante dopo quando si trovarono a fissarsi negli occhi. Avevano dormito insieme, ma quella vicinanza, quel contatto era qualcosa di completamente diverso: Cuddy non aveva mai visto House ridere così di gusto e House non ricordava cosa significasse godere della compagnia di una donna, in un modo così naturale. Voleva guardarla negli occhi, perdersi nella loro lucentezza; avrebbe voluto dirle Non lasciarmi mai e restare lì con lei per sempre, ma non sapeva come far uscire i suoni, era bloccato e rapito in quel momento di meraviglia. Si risvegliò solo quando sentì un contatto caldo, morbido, delicato: un corpo che aderiva al suo, a quel petto ancora nudo, una mano che si poggiava sui suoi pettorali e un’altra si insinuava nei capelli. Un contatto bagnato, al sapore di alcohol ed euforia, con un misto di gioia e romanticismo. Un bacio, un semplice bacio.

“Cuddy…non…” fu proprio House, con suo sommo stupore, a fermare quell’emozione. Non era giusto, lei era ubriaca ed era sbagliato approfittare di lei in quel modo. La desiderava sì, ma voleva che anche lei desiderasse lui e per quanto fosse stata Cuddy a prendere l’iniziativa, forzare la mano sarebbe stato come abusare di lei e questo non se lo sarebbe mai perdonato.

Lei neanche notò questo particolare, come del resto non aveva notato di essergli caduta accidentalmente addosso, sul morbido divano. Fece scivolare la sua testa nello spazio tra la spalla e il collo di House, facendolo rabbrividire con il suo respiro soffice, e chiuse gli occhi cullata tra le sue braccia.

Lui stava scomodo in quella posizione, ma non voleva svegliarla, era il premio per esser stato un galantuomo con lei, averla tra le sue braccia, come una bambina e proteggerla. La coprì con la coperta che era piegata sulla spalliera e poggiando la testa sulla sua chiuse gli occhi. Li riaprì per un istante, quando la sentì muoversi lungo la sua gamba malata, spaventato che lei potesse impressionarsi dall’enorme cicatrice, ma invece si rallegrò sapendo che pur avendola sfiorata a lei non importava quella sua imperfezione, fin troppo importante per lui.

Cuddy si strinse ancora di più nel suo abbraccio “Sono contenta che sei venuto qui!” e si addormentò.

F I N E

  
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