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Autore: Jean Fire    13/06/2014    1 recensioni
Il freddo doveva avermi fuso il cervello il giorno in cui decisi di derubare gli Stark, i protettori del Nord...Eppure quella era stata la scelta più azzeccata, una scelta che mi avrebbe cambiato l'intera vita. Sentivo il sangue scorrere velocemente nelle vene mentre trasportavo il vassoio in argento che avrei dovuto portare fino al banchetto, ma non ci arrivai mai.
- Occhio a dove cammini - disse una voce bassa e quasi distratta. Sapevo che non dovevo guardarli negli occhi, ma la curiosità era tanta, troppa e il mio sguardo incontrò una landa di ghiaccio
- Mi scusi MyLord...Robb Stark - mormorai, intimorita da quella figura così maestosa e potente
- Come vi chiamate? - chiese il giovane dopo aver preso il vassoio dalle mie mani, sfiorandole per qualche secondo
- Shireen - mentii, dopotutto non potevo rivelare la mia vera identità, non potevo farmi scoprire adesso che ero ad un passo dal prendere quello che mi interessava, anche se era incredibilmente difficile mentire a quegli occhi...
Genere: Guerra, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Robb Stark, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L'amore è il veleno dell'onore, la morte del dovere.
- Maestro Aemon

Sputai cenere. Ero ricoperta di cenere, scura e pesante. Mi aveva annebbiato gli occhi, mi era entrata nella bocca e nel naso, penetrata nei polmoni fino a farmeli bruciare, tanto che cominciai a non respirare. Tossii appena sollevando una nuvola scura. Intorno a me cadaveri, corpi martoriati, mutilati e anche bruciati. Non sapevo se parlare, se gridare aiuto, non sapevo se se ne erano andati. Sentii dei passi avvicinarsi sempre di più e cominciai ad avere paura...dovevo forse far credere di essere morta? Dovevo fingere per sopravvivere? Il mio corpo doleva, ero stata ferita in diversi punti e alcuni uomo avevano calpestato il mio corpo credendo fosse cadavere.
- Sono tutti morti ormai Mio Signore...siamo arrivati troppo tardi - disse un uomo in lontananza, una voce tranquilla e spenta, triste quasi. Non riuscivo a muovermi. Riuscii a muovermi appena e tossii, la cenere sembrava avermi invaso e il cimitero intorno a me mi fece rabbrividire. Volevo scappare, ma non potevo. Due uomini in armatura chiara, le spade al fianco e una mano già sull'elsa pronta per ogni evenienza e uno di loro portava una bandiera, uno stendardo che conoscevo molto bene, uno stendardo dai colori ghiaccio. Si ricordavano di me? Dubitavo, dopotutto passava così tanta gente per Grande Inverno che dubitavo si ricordassero di una servetta delle cucine anche se...Non mi importava, dovevo rischiare se volevo vivere
- Aiuto...  - mormorai, la voce flebile, roca e la gola che bruciava come non mai. Non mi avevano sentito, era troppo debole il richiamo e potevo vedere le loro figure cominciare ad allontanarsi, il capo chino
- Aiuto...Aiuto! - continuai cercando di alzare la voce e riuscendo, in qualche modo, a mettermi in piedi. Sentivo le gambe deboli come non mai, il corpo sembrava senza forze e non avevo neanche la forza di guardare dove fossi ferita, o se era in maniera grave o meno. 
- Aiuto... -  dissi per l'ultima volta. Ero in piedi, immobile, davanti ad una marea di cadaveri e se loro non mi avessero raccolto sarei diventata una di loro. Vidi uno di loro fermarsi e girarsi, lentamente, come se tutto fosse a rallentatore. Il suo volto era stupefatto e chiamò l'altro cavaliere, cominciando ad incamminarsi verso la mia direzione. Sorrisi, era impossibile non farlo, erano la mia salvezza, mi avrebbero salvati. Vidi i loro passi svelti cercare di raggiungermi facendo lo slalom tra i cadaveri. Li vidi quasi raggiungermi, gli sguardi stupefatti e poi uno di loro aprì leggermente le labbra
- Aiutatemi...per favore -  sussurrai un secondo prima di perdere completamente conoscenza, cadendo in un baratro buio.


Mi svegliai a causa dell'indolenzimento del corpo. Sembrava quasi che una mandria di bufali mi avesse caricato. Tutto doleva. Le gambe, le braccia, per non parlare del petto che sembrava oppresso da chissà quale forza invisibile. 
- Ti sei svegliata - constatò un signore al mio fianco. Lo guardai, al suo collo una pesante catena dai tanti colori, dall'acciaio all'oro
- Cominciavo a dubitare -  mormorò, controllando alcune delle numerose bende che avevo in tutto il corpo. Provai a muovermi, ma un'onda di dolore mi fece tornare col corpo sul materasso duro. 
- Dubitare di cosa? - chiesi, un poco stordita, forse dal latte di papavero. Guardai l'uomo dagli occhi scuri quanto la notte, una folta barba bianca e nessun capello in testa. Mi guardò e sorrise, rispondendomi come se fosse la cosa più naturale
- Che fossi ancora viva - rispose camminando verso un altro uomo, forse un soldato, sdraiato su un lettino, una gamba mutilata. Rimasi cosciente ancora per poco e poi caddi nuovamente nel sonno.

- Si è svegliata, MyLord, ma è ancora incredibilmente debole -  sentii una voce non troppo lontana. Doveva essere il maestro, quello che mi stava curando. Provai a muovere il corpo, ma lo sentivo rigido e fasciato strettamente da bende ruvide, ma qualcosa era migliorato, la polvere e la cenere sembrava essersene andata dal mio corpo tanto che la gola non mi bruciava più.
- Pensi possa ricordarsi qualcosa? - chiese un'altra voce che riconobbi subito facendomi tremare. Era bassa, quasi roca. Robb Stark. Mi aveva riconosciuto? Si ricordava di me? Di quel bacio che mi aveva dato e della botta in testa che gli avevo dato io in risposta? Certo il mio aspetto era cambiato un poco, mi ero alzata di qualche centimetro e avevo messo su delle timide curve femminili, per il resto ero rimasta uguale, i capelli lunghi e rossi come il fuoco e il segno distintivo, due profondi occhi viola come una delle pietre più preziose. 
Mi mossi appena e aprii lentamente gli occhi, avendo subito l'attenzione dei due uomini. Potei vedere lo sguardo di ghiaccio del giovane Stark, anche lui era cambiato, il volto si era fatto più duro e la barba era leggermente più folta, ma sempre ben curata. C'era un filo di stupore sul suo volto, ma non sapevo dire se mi aveva riconosciuta o meno
- Vorrei inchinarmi MyLord...ma non penso sia possibile - dissi accennando un sorriso e guardando il corpo. Ero praticamente vestita di sole bende, molte già macchiate di sangue. Dovevano esserci molti tagli, più o meno profondi e il corpo aveva un colorito violaceo tendente a volte al giallo, segno che i lividi si stavano riassorbendo
- Vorrei farvi qualche domanda... - disse lui, senza perdere fin troppo tempo e facendo un cenno al maestro che se ne andò, probabilmente impegnato anche da altri pazienti
- Vi ricordate qualcosa dell'attacco? Qualche vessillo, qualche personaggio particolare? -  chiese guardandomi bene negli occhi, come a cercare un indizio, o meglio una verità. Distolsi lo sguardo e cominciai a guardare il soffitto della tenda bianca. Tutto sembrò iniziare da capo, la cenere sembrava bruciare ancora i polmoni, le urla rimbombavano nella mia testa e il fuoco bruciava la pelle
- Sì...Sono arrivati al mattino presto, forse era l'alba...tutti i cittadini corsero per le strade urlando, molti vennero messi a tacere presto. Mi ricordo...un vessillo, un cane a tre teste e un leone dorato e poi un uomo...il più grande uomo che abbia mai visto, lui ha macellato metà dei cittadini mentre alcuni suoi cavalieri stupravano e mutilavano per divertimento... -  ricordai, la voce che cominciò ad incrinarsi al ricordo di quello che era successo, al ricordo di cosa era successo ad amiche e a famiglie
- Non si fermavano davanti a niente, non avevano pietà e quando...quando si furono divertiti abbastanza presero i pochi sopravvissuti e li chiusero dentro una casa, dandogli fuoco e...sentivo le loro urla, l'odore della carne bruciata... -  mormorai, il corpo che improvvisamente tremava e sembrava essere lambito da fiamme invisibili che cominciavano a bruciare i piedi, salendo per le gambe
- Non potevo fare niente per aiutarli, la cenere cominciò a bruciarmi i polmoni, sentivo il sangue uscire dalle ferite e bagnare il terreno rendendomi sempre più debole e cercavo di rimanere immobile, di non farmi sentire perchè altrimenti sapevo che mi avrebbero ucciso... - continuai, guardando improvvisamente gli occhi ghiaccio dello Stark. Era immobile, non sapeva cosa fare, come comportarsi e quegli orrori doveva essere ormai routine per lui. Sentii lentamente le forze lasciarmi ancora, sentirmi così debole, sentirmi così vulnerabile mi stava facendo impazzire, ma non potevo fare altro se non giacere in quel letto. La sua mano fresca raggiunse la mia fronte bollente donandomi un poco di sollievo
- Riposate adesso...siete stanca, affaticata e quelle ferite avranno bisogno di tempo per rimarginarsi. Starete qui, siete al sicuro, nessuno vi farà del male -  disse alzandosi, guardandomi per ancora diversi secondi. Aveva capito chi ero in realtà? Aveva riconosciuto i miei occhi viola anche se erano gonfi e cerchiati da occhiaie? Aveva riconosciuto il rosso dei miei capelli che aveva stretto quella volta al Parco degli Dei anche se ora dovevano essere pieni di fuliggine? Il mio sguardo andò verso la mano sinistra, quella che Maug due anni prima aveva bruciato e notai che era fasciata, come sempre la tenevo per non far notare quel marchio così visibile e orrendo. Era un poco migliorato nel tempo, ma rimaneva sempre orribile. In un gesto non da me gli presi la mano, afferrandola con le mie ultime forze
- Grazie...Grazie Robb Stark -
  
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