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Autore: aboutgirl    15/06/2014    0 recensioni
Agnes Barlow è una ragazza di appena 19 anni che vive a Sparymnya. Anges studia alla Renema University per diventare un medico, è una studentessa modello con grandi aspirazioni. Ben presto si trova a dovere accontentare il volere dei suoi ed essere venduta al figlio primogenito della famiglia Rowe, Mattwe Rowe per sanare le difficoltà economiche della famiglia nobile decaduta. Gli zii di Agnes, nonché genitori adottivi, hanno perso tutto a causa della loro sperperatezza. Un giorno il padre Edmond Barlow vende la figlia al primogenito della famiglia, Mattwe Rowe. Cosa succederà ad Agnes ? Riuscirà a continuare i suoi studi ? Oppure l’arrogante Mattwe glielo impedirà ? E Jason il suo migliore amico cosa farà quando saprà tutto questo ?
Ringrazio per la collaborazione http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=650417 e http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=208136 Grazie
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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2 CAPITOLO

Pdv Mattwe – seven years old

«Matt ?»

«Si mamma.»

«Vieni qui, la mamma deve dirti una cosa molto importante.»

«Che cosa mamma?»

«Ormai lo sai che presto avrai una sorellina. Tu sarai il suo fratello maggiore Matt e la devi proteggere, sempre. Ci siamo capiti ?»

«La mia sorellina, mi vorrà bene giusto ? E se poi mi odia proprio come lui ?»

«No amore mio. Lui non ti non ti odia. E non ti odierà neanche la sorellina. Adesso però vai da tuo padre ti sta aspettando per il tuo allenamento pomeridiano. Ricorda che mamma ti vorrà sempre bene, quindi non ti curare troppo di quello che dice tuo padre.»

«Ti voglio bene anche io mamma!» dopo avere avuto un bacio affettuoso e un abbraccio molto caloroso, andai in cortile.

Proprio ieri ho compiuto 9 anni. Quindi sono nove anni che mio padre mi odia. Eh si. Mio padre mi odia da quando sono nato. Se non fossi nato adesso lui sarebbe stato molto più felice. Menomale che ho la mamma. Lei mi vuole bene. Quando qualche mese fa li ho sentiti parlare, dicevano che presto avrei avuto una sorella. Mio padre era così raggiante. Sorrideva, a me non ha mai sorriso. Una volta la mamma mi ha detto che lui non è il mio vero padre. Ero piccolo quando mi nonno raccontò questa storia. Avevo 7 anni. Allora non capivo, ma adesso si. Io e mio padre non abbiamo lo stesso sangue, quindi lui non amerà mai me.

Appena arrivai giù in cortile, trovai mio padre ad aspettarmi. Mi fissava con uno sguardo duro e severo.

«Eccoti qui. Bene iniziamo moccioso» io non gli risposi nemmeno. Non c’era bisogno. Perché con lui funzionava così. Dovevo ascoltare e annuire. Diceva che il solo sentire la mia voce gli faceva venire mal di testa.

E così ogni pomeriggio, da quando ho iniziato a parlare, lo passo con mio padre. Lui mi allena e mi istruisce. Ogni giorno studio o mi alleno in qualcosa di diverso. Per lui questo allenamento è essenziale. Solo così posso diventare un uomo forte e degno del nome che porto. Oggi mi tocca la corsa. Non posso fermarmi, ne fare alcun tipo di domanda devo eseguire gli ordini di mio padre. Le mie giornate passano così. Se io faccio quello che dice e non faccio errori per il resto della giornata posso considerarmi libero, e cosa ancora più importante posso avere e fare tutto quello che voglio. C’è un'unica regola. Stare lontano da lui. Io lo infastidisco, stare vicino a me lo fa soffrire. 

È passata un’ora e mezza. Ancora non mi ha fatto fermare un secondo. Non mi sento più le gambe. Sento che le mie braccia potrebbero cadere da un momento all’altro. Ma non posso fermarmi, se lo faccio non solo rischierei di prolungare l’allenamento, ma verrei severamente punito. Ormai sono abituato a questi ritmi. Mi allena per 3 ore ogni pomeriggio. Al minimo errore le 3 ore potrebbero diventare 6.

«Ok, fermati adesso! Fai una serie di 50 addominali, una serie di 20 flessioni e poi sparisci dalla mia vista » urlò mio padre dall’altro lato del giardino.

Nonostante mi sentivo morire dovevo tenere duro. Così mi misi subito a fare gli esercizi richiesti e dopo averli completati scappai via subito. A me la sua presenza non dava fastidio, ma mi mettevo molto a disagio, avevo paura di lui. Erano le 17.00 del pomeriggio e dopo essermi lavato andai a cenare, ovviamente da solo. Mio padre non voleva avermi attorno quindi ogni sera mangiavo in camera mia. Solitamente dopo avere mangiato, aspettavo la buona notte della mamma e poi mi addormentavo. Ma quella sera non fu cosi. Non so perché, so solo che la mattina avevo una sorellina più piccola.

~

Pdv Mattwe – twelve years old

Me ne stavo in camera mia, avevo finito da poco gli allenamenti e mi ero lavato. Mentre aspettavo che mi portassero la cena in camera me ne stavo sul letto a leggere fumetti e riviste di ogni tipo, giusto per ammazzare la noia. Passarono un paio d'ore ma della cena neanche l'ombra. Così decisi di mettere via tutto e mettermi a scrivere qualche qualcosa che mai nessuno avrebbe letto ma che sarebbe servito a me per sfogare tutti i miei dispiaceri.

Caro padre,

ci sono tante cose che vorrei dirti, ma tu non ci sei mai per me. Padre, io per te sono sempre stato trasparente. Tanti vorrebbero avere un padre,e io ce l’ho,ma è come se non l’avessi. Tra noi non c’è mai stato un rapporto paterno. Anzi tra noi non vi è mai stato un qualsiasi rapporto. Io fin da piccolo ho sempre percepito l'odio, il rancore e il disprezzo che provavi nei miei confronti. Questi sentimenti negativi a poco a poco, giorno dopo giorno mi hanno avvelenato e continuano a farlo. Fin da piccolo quel tuo atteggiamento mi ha sempre portato a rifiutarti.
E anche se mi dai tutto e mi non fai mancare niente, scuole private, vizi di ogni tipo, cibo a sazietà, vestiti formati e milioni di giocattoli, una cosa mi è sempre mancata. Il tuo affetto. Tu non ami.
 

Anche se viviamo nello stesso tetto ma non riesci nemmeno guardarmi negli occhi se non per suscitare in me la paura di poter ricevere del male da te.
Sai solo fare il duro sottoponendomi ad estenuanti e pesanti allenamenti perché, come dici sempre tu, un Rowe deve essere forte! Nonostante queste rare battute da militare noi siamo e rimaniamo due sconosciuti.

Vorrei poterti dimostrare tutto quel che so fare.

Vorrei ricevere i tuoi complimenti, vorrei che tu mi guardassi in faccia e mi dicessi che sono bravo, intelligente, che ho delle potenzialità e che sei fiero di me.

Ma poi mi chiedo,fiero di cosa? Padre, per te io sono solo un stupido viziato che combina solo guai.

Mia madre è sempre stata l’unica a capirmi. Posso dire ha continuato a darmi tutto quello che poteva dare e a sacrificare tutto di se stessa ogni giorno fino alla fine dei suoi giorni.
Ma sai, non riesco ad avere rancore nei tuoi confronti.
In fondo sei mio padre, nonostante il nostro,sia stato sempre,un rapporto freddo e insofferente senza alcun tipo di affetto.

Sei una persona silenziosa dentro e fuori. Sei come uno scrigno chiuso con una chiave che non è mai esistita.

Sei rude, sei testardo e rancoroso. Ti brucia quel che hai perso,sei ambizioso,sei materialista. Sembra che non accetti nessuno.

Forse non ti hanno insegnato ad amare,forse ti hanno rifiutato come fai tu con me. La mamma tempo fa mi disse di perdonarti perché non eri stato in grado di amarmi abbastanza..
Ricordo bene quel giorno, era l’ultimo giorno in cui vidi mia madre sorridere, l’ultimo giorno della sua vita. Mi ha confessato che hai avuto una madre che ti ha sempre disprezzato, perché voleva una femmina e invece sei nato tu,e tu adesso,inconsapevolmente fai lo stesso con me.
Non sono mai riuscito a chiamarti ‘papà’,ne credo mai di riuscirci. Continuerò a chiamarti padre e non proverò mai amore per te.

Voglio che tu sappia che anche se tra noi ci sarà sempre questo rifiuto, anche se sbatteremo ogni volta contro quel grande muro invisibile che ci divide,anche se non riusciremo mai a guardarci negli occhi,anche quando io ti passerò di fianco tu farai come se fossi invisibile io saprò di avere fatto sempre l'impossibile al contrario tuo. Tu non hai mai fatto niente per cambiare. Non hai mai pensato di fare un passo verso di me. Neanche quando a cinque anni ho cercato di abbracciarti per poi essere schiaffeggiato. Sappi che non potrò mai volerti bene, ma al contrario tuo ci proverò. Con questa ultima frase ti saluto.

A presto padre.

 

«Matt Matt Matt guarda ho fatto un regalo per te»

Mia sorella ha 5 anni e mi adora proprio come mi aveva detto mia madre, qualche anno prima di andarsene.

«Che bello questo disegno ? Siamo io e tu questi ?» gli dissi con dolcezza.

«Si! Indovinato» rispose raggiante la mia sorellina mentre si gongolava aspettando un mio abbraccio. Era bellissima assomiglia tantissimo a mia madre. Anche mio padre l’adora. È sua figlia, presumo sia normale quindi. Peccato sia troppo piccola per ricordarsi della mamma. Quando morì aveva solo 1 anno. Gli venne un tumore. Era ancora giovane, forse troppo giovane per morire. Dentro di me ho pianto ogni giorno dopo la sua morte. Le ho fatto una promessa e la manterrò. Proteggerò e amerò per sempre mia sorella. Lei è l'unica che mi è rimasta.

«Adesso però Matt deve fare una cosa importante e tu devi andare a mangiare e poi a nanna. Altrimenti lo sai che papà si arrabbia».

«Va bene, ma domani giochiamo insieme me lo hai promesso e non me lo scordo» detto questo usci fuori da camera mia saltellando.

Magari fossi spensierata come lei. Non sospetta nulla, lei ama mio padre e ama me. È ancora innocente. È fortunata, io alla sua età già soffrivo perché non ero amato da mio padre. Ok adesso basta deprimermi. È meglio che vada. Ho intenzione di spendere tanti soldi stasera. Voglio mangiare fuori con i miei compagni di scuola, comprarmi ogni genere di cose e vantarmi di essere il mio più ricco, il più bello e il bravo della scuola in tutto davanti ai loro poveri occhi.

D’altronde sarò sfortunato sugli affetti ma su tutto il resto non mi batte nessuno. A 12 anni sono il ragazzino più ricco della città e posso avere quello che voglio.
Devo dare sfoggio delle mie qualità se voglio accrescere fama.

Undici anni più tardi..

«Cosa avete detto ?» il suono della mia voce tuonò (è corretto questo termine ?) per tutta la stanza.

«Ci scusi signor Rowe, noi non volevamo offenderla. Solo che al momento non disponiamo di una simile cifra al momento. Ma se ci da un po' di tempo noi riusciremo a..» mi rispose quel vecchio perdente in tono viscido. Assomigliava ad un verme. Di quelli che vivono grazie all'imputridimento degli animali. Non lo lasciai finire e iniziare  a parlare senza curarmi di quello che voleva dirmi.

«Dovevate pensarci prima di scommettere così tanto. Sapete meglio di me come funzionano le feste private di questo genere. Specialmente a Sparymanya.. siete stati molto fortunati ad avere perso contro di me e non contro qualcun altro» risposi con tono sicuro e deciso. Questi tizi sono davvero idioti. Come hanno fatto a pensare di potere vincere contro di me. Ora forse sperano di potermi ruffianare, ma con me non è così semplice.

«So che può sembrare strano ma.. è colpa della nostra nipotina. È lei che ci costringe a sperperare i nostri beni. Signor Rowe nostra nipote è soltanto una ragazzina immatura che vuol essere viziata e nient'altro. E pensare che abbiamo sempre pensato a lei e le siamo sempre stati vicino specie dopo la morte dei suoi genitori» mi rispose la vecchia.

Oh mio Dio questi voglio sbarazzarsi delle figlioletta viziata. Che pena che mi fanno. Mi chiedo cosa sperano di ottenere strisciando fino a casa mia interrompendo l’unico momento di riposo. Stasera mi aspetta un altro dei miei appuntamenti caldi scaccia pensieri con una bella signorina di una notte e quindi non voglio essere disturbato. Ho già i miei problemi.. con il mio vecchio e con mia sorella. Per non parlare del nuovo lavoro. Mio padre mi ha messo a capo di un giornale, per diversi motivi. Il primo è quello di sbarazzarsi di me per tutto il giorno. Il secondo motivo è certamente quello di controllare le notizie qui a Sparymnya. Voleva che non si sapesse in giro che guai combinava il suo primogenito. Menomale che sono nato uomo. Altrimenti chissà dove sarei finito. È un uomo che farebbe di tutto per non cedere agli scandali, quindi suo malgrado mi lascerà tutto alla sua morte.

Ero nel bel mezzo dei miei pensieri, mentre questi vecchi continuavano a parlare e scusarsi sentii la porta aprirsi. Perfetto, mancava solo il mio vecchio. Adesso se ne uscirà con una delle sue trovate. Ma com'è che riesce a complicare la vita degli altri e facilitare la sua.

«Signori Barlow buon pomeriggio» disse mio padre senza degnarmi di uno sguardo (come al solito).

«Signore Rowe siamo lieti di vederla. Ecco noi ci stavamo giusto scusando con con.. suo figlio. Perché noi vede..» rispose il vecchio stavolta mentre la vecchiaccia si nascondeva dietro suo marito. Per strisciare erano perfetti.

«Miei cari Barlow. Non c’è bisogno che mi spiegate. Io sono già al corrente della situazione e sono lieto di potervi essere d’aiuto». iniziò col dire mio padre mantenendo lo sguardo fisso su di loro.

«Da-davvero ? Voglio dire.. dice sul serio? Noi la ringraziamo per..» disse la vecchia, rimanendo nascosta dietro il marito ancora più timoroso di lei.

«Vi interrompo un attimo signori. Sono certo di potervi essere d’aiuto ad una sola condizione. Voi mi venderete la vostra bella dimora. Consideratelo un piccolo contentino per tutto il disturbo che ci avete creato e servirà a scontare un'altra parte dei vostri debiti.» disse mio padre, mentre lo fissavo con sguardo incredulo. «Ma signor Rowe, non è giusto. E noi dove andremo a vivere ?» risposero i vecchi piagnucolando. «Tranquilli signori voi andrete a casa mia. Vi limiterete a fare a stare al servizio di me e mio figlio. Anche vostra nipote ovviamente. Sconterete il vostro debito e poi sarete liberi. A meno che non vogliate invecchiare e morire come servitù. Avete tempo per pensare cosa rispondermi fino a dopo domani sera. Sappiate solo che se la vostra risposta sarà negativa esigerò tutti i soldi immediatamente. Adesso signori vogliate scusarmi». Mio padre era stato molto chiaro. Lui lo era sempre! Con i suoi modi duri ti costringeva a fare quello che vuole lui sempre. È un uomo di poche parole, ma che quando deve colpire e affondare di parole ne ha tante. Vuole vincere sempre e ci riesce in ogni situazione.

Mentre i vecchi stavano per andare via con la coda fra le gambe li senti bisbigliare chiaramente fra loro. «Sarà meglio che Agnes accetti. Non vogliamo che..» Appena si accorsero di essere osservati mi guardarono e cambiarono totalmente espressione. Sorridendo mi salutarono e andarono via definitivamente.

«Signore? La sua auto è pronta, vuole che le prenda il cappotto?»

«No, Stuart per stasera cancella il mio appuntamento. Sono stanco voglio dormire»

~

«Dai su svelta muoviti, Agnes il signor Rowe aspetta solo noi» sentii un vocio provenire dal corridoio. Ad un certo la porta si aprì.

«Signorino, qui ci sono dei signori che vogliono parlare con lei»

«Falli entrare Stuart»

«Subito, signore»

«Signore noi siamo venuti, abbiamo parlare con suo padre e ci ha detto che lei ci avrebbe detto cosa fare e dove andare»

«Certamente, allora voi signori seguite Stuart. Da ora in poi lui sarà il vostra supervisore e farete tutto quello che lui vi dice di fare, ora andate».

«Ragazzina? Invece di stare imbambolata di fronte alla mia libreria, che ne dici di darti una mossa?»

«Guarda che ora siamo soli, puoi smetterla di darti delle arie. Farò quello che mi dici di fare perché non ho scelta ma con me abbassa i toni non sono il tuo cagnolino da balia».
Ma guarda questa piccola rossa. Si permette di fare lo spocchiosa anche. Devo ammettere che ha proprio un bel faccino ma in quanto a lingua.. non ci siamo proprio.
«Senti bellina se fossi in te non alzerei i toni. Piuttosto vedi di dare una ripulita a questo studio e alla mia stanza accanto. La tua stanza è proprio accanto alla mia, perché da ora in poi ti occuperai tu delle faccende che mi riguardano»

«Va bene, okay. Sei contento? Però adesso smettila di fare fiato alle trombe, mi infastidisci e basta » certo che è proprio un tipetto aggressivo sta qua. Ora le faccio vedere io. Lo stuzzicherò finché non se ne andrà da questa casa.

«Ho sentito che ti studi e che sei anche una secchiona. Era per questo che curiosavi fra i miei libri ? Da adesso dovrai iniziare a sporcarti le mani mia cara principessina dei miei stivali. Se non ti dispiace avrei del lavoro, quindi adesso vado via e quando torno voglio che tutto sia in ordine. Guarda che non scherzo» detto questo uscii sbattendo la porta, giusto per non dargli la soddisfazione di controbattere alle mie battute sarcastiche.

 

Pdv Agnes

Oh mio Dio! Dove sono finita. Devo fare sguattera ad un perfetto idiota. Carino, terribilmente sexy ma i –dio – ta! Senza il minimo dubbio. Ma chi si credi di essere sto stronzo. Avrà pure il permesso di comandarmi a bacchetta ma non gli darò la soddisfazione di trattarmi come una pezza da piedi, cavolo. Sarà pure un figo pazzesco, ma i suoi modi sembrano quelli una scimmia travestita da gentiluomo.

Comincio a pentirmi di questa situazione. L’unica nota positiva in tutto questo è che anche gli zii devono lavorare sodo adesso. Prima venivano serviti e riveriti da me e Jason ma adesso per loro cambia tutto.

Jason, oh mio Dio! Lui adesso sarà senza lavoro. È praticamente in mezzo ad una strada da due giorni. Gli zii non hanno voluto portarlo con noi, che caini. Spero che gli vada meglio di me e che abbia un po’ di fortuna. Mi manca tantissimo. L’idea di non poterlo abbracciare e di non potere averlo vicino mi manda in bestia. Sono ancora innamorata di lui, ma adesso so che lui non prove le stesse cose per me eppure continua a mancarmi.

Sono ancora ferita e non posso permettermi di cercarlo, perché il solo vederlo mi manderebbe in lacrime. Vorrei non avergli detto nulla di quello che provo, magari così lui sarebbe ancora accanto a me e saprei che fine abbia fatto. Beh ora è meglio che mi dia una mossa.

Mentre ci accingevo a sistemare lo studio del perfetto idiota. Sentii la porta aprirsi e la voce di una ragazza chiamare.

«Matt ? Ci sei ?» vidi entrare una ragazza molto graziosa. Avevo un vestito color pesca che le calzava al pennello, avevo un viso bellissimo. Cavoli chi era questa ?

«Tu chi sei ? Una nuova cameriera» mi chiese con gentilezza.

«Si ecco.. il signor Rowe mi ha chiesto di dare una pulita al suo studio e a camera sua».

«Ah capisco, allora devi essere Anges. Ho sentito parlare molto di te in paese. Sei una ragazza sveglia. Hai qualche anno in meno rispetto a mio fratello Matt e qualche anno rispetto a me. Ho sentito dire che sei bravissima a scuola e che vuoi diventare un medico. È vero ?» Mi chiese raggiante, avvicinandosi ancora di più prendendo le mie mani come se parlassimo e ci conoscessimo da una vita.

«Ecco si. Quello sarebbe il mio sogno… » mi limitai a dire.

«Comunque ti vedo un po’ indaffarata. Adesso io vado, ma tu dì a mio fratello che l’ho cercato. A proposito! Credo di avere dimenticato le buone maniere come suppongo abbia fatto mio fratello con te. Se è così scusami anche da parte sua. A volte a furia di fare il gradasso diventa uno zoticone e si dimentica le buone maniere. In ogni caso io mi chiamo Dorothy e come puoi vedere stra parlo un sacco. Tu puoi chiamarmi Dora. Ormai possiamo dirci coinquiline scusa ancora, ci vediamo in giro..»
«Arrivederci Dora» risposi sorridendo.



Sono quasi 3 ore che sgobbo. Fortuna che ho finito di fare tutte le faccende. È mezzanotte ormai. Non ho neanche mangiato dopo avere portato da mangiare al principino. Adesso voglio solo andare a letto. Credo che non mangerò nulla stasera, non sono dell’umore adatto.

Mi stendo sul letto che per quando scomodo fosse, era molto più comodo di quello che avevo prima.

Buona notte mamma, papà e buona notte Jason. Spero tu abbia un letto e un pasto caldo questa sera.

 

Eccomi qua con il secondo episodio! Che ne pensate ? Secondo voi che fine può avere fatto Jason ? E cosa ne pensate di Dora?

   
 
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