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Autore: allison742    15/06/2014    1 recensioni
Un omicidio sbagliato. Una Detective con un passato che sembra non finire mai. Un assassino che uccide vittime troppo vicine. Un amore che verrà finalmente esplorato. Un pericolo per tutti. Chi sarà il prossimo?
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Aria Miller, la miglior Detective di tutta Los Angeles, viene svegliata bruscamente dal suono del suo cellulare: un cadavere è stato trovato in obitorio. Nulla di strano, se non fosse per il fatto che la vittima è l'anatomopatologa.
Aiutata dalla sua squadra, da uno strambo consulente e dalla sua migliore amica, cerca di risolvere il caso.
Nessun indizio rilevante, nessuna pista, nessun testimone. Solo un inquietante biglietto scritto a mano, lasciato dall'assassino.
Mentre tutto diventa sempre più strano, si verrà a sapere che sono le ultime parole di un personaggio famoso.
Ma cosa c'entrano con l'omicidio?
Tra dubbi e incertezze arriva un secondo cadavere: stesso modus operandi.
La faccenda si fa pericolosa per la squadra e, mentre Aria riscopre l'amore, il suo passato minaccia di tornare a galla...
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                            A Cristina,
                                                                                                                infinite volte l’infinito.
 
 
 
 
 
 
 
“C'è una storia dietro ogni persona.
C'è una ragione per cui loro sono quel che sono.
Loro non sono così solo perchè lo vogliono: qualcosa nel passato li ha resi tali,
e alcune volte è impossibile cambiarli.”
- Grey’s Anatomy
 



Prologo

 
Stava morendo?
 
 


Il freddo e la desolazione dell’obitorio le facevano sempre un certo effetto.
Non si era ancora abituata a quella strana sensazione che provava nel varcare la porta del seminterrato.
Ma in fondo, di cosa si lamentava?
Era stata una sua scelta diventare medico legale, nessuno l’aveva costretta.
Non sapeva neanche lei esattamente il perché, semplicemente – e inspiegabilmente – le piaceva l’idea di essere l’ultima ad avere a che fare con le persone.
Avrebbe potuto sembrare una cosa da pazzi, ma per lei non era così.
Anni prima, mentre studiava medicina ad Harvard, un professore l’aveva messa davanti ad una scelta chiedendole quale specializzazione le sarebbe piaciuto fare.
Allora non ci aveva ancora pensato, continuava a ripetersi che avrebbe rimandato fino all’ultimo momento quella decisione; ma quando glielo avevano chiesto così esplicitamente qualcosa era scattato dentro di lei, e improvvisamente aveva capito.
Avrebbe fatto il medico legale.
Perché? Per giustizia?
Può darsi. Oppure semplicemente perché suo fratello era stato ucciso quando lei aveva quattordici anni, e l’unica cosa che stava aspettando di sapere era se aveva sofferto o meno.
Dunque sì, aveva fatto quella scelta anche per dare una risposta alle famiglie delle vittime. E ne era fiera.
Quella mattina, come d’abitudine, si svegliò presto ed arrivò all’obitorio per le otto.
Salutò l’inserviente delle pulizie, andò a mettersi il camice e ritirò la cartelletta della sua vittima. Prese l’ascensore che portava nel seminterrato, dove si trovavano le sale autopsia.
Durante il tragitto cominciò a leggere i documenti.
Donna, 49 anni.
Apparente causa della morte: colpo d’ arma da fuoco alla testa.
Segni particolari rilevati: nessuno.
Perfetto, sembrava un caso facile: probabilmente il colpo alla testa era davvero la causa della morte, non ci avrebbe messo molto tempo.
Uscì dall’ascensore e si diresse verso la sala 2, il rumore dei tacchi riecheggiava per tutto il corridoio.
C’era troppo silenzio; qualcosa di strano aleggiava nell’aria, ma probabilmente era solo una sensazione.
Entrò nella sala, poggiò la cartelletta sul tavolo e andò a prendere il corpo nella cella frigorifera, per poi sistemarlo sul lettino.
Scostò il lenzuolo e si sorprese vedendo la bellezza di quella donna: la dolcezza segnava i lineamenti del viso, nonostante l’orrendo squarcio vicino all’orecchio.
Sembrava quasi sorridesse.
La fissò per un attimo poi accese il registratore: doveva cominciare l’autopsia. Prima iniziava, prima finiva, e meno tempo c’era per affezionarsi alla vittima.
L’esperienza le aveva insegnato che quello era l’errore più grande che un medico legale potesse fare.
Cominciò con l’esaminare la pelle bianca e pallida; usò la lente di ingrandimento e il luminol, comunicando ad alta voce ciò che riscontrava.
Finita l’operazione, prese il bisturi e iniziò a inciderle il torace. Sentì un improvviso mancamento, come se stesse per svenire. Si appoggiò al lettino con le mani e chiuse gli occhi.
Cercò una causa a quello che le stava succedendo, ma poi diede la colpa alla sera prima: probabilmente aveva esagerato con i cocktail.
Prese un bel respiro e continuò l’incisione. Riuscì a fare dieci centimetri, poi di nuovo quella sensazione di cadere nel vuoto. Più forte di prima, più insistente e invogliante a lasciarsi andare.
Tentò di camminare verso la sedia, ma non sentiva più le gambe. Il respiro cominciava a mancare.
Provò a gridare per chiedere aiuto, ma la voce le morì in gola. Contemporaneamente anche la vista si offuscò.
Cosa diavolo mi sta succedendo?
Nonostante fosse medico era troppo agitata per provare a motivare lo strano comportamento del suo corpo.
Stava morendo?
Ecco un’altra domanda a cui non riusciva a dare risposta.
Si aggrappò con tutte le forze al bordo del lettino, invano. I muscoli delle gambe cedettero e cadde a terra.
L’ultima cosa che sentì fu il rumore del bisturi che toccava il pavimento.
 
 

 
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Note dell'autrice

Ciao a tutti e grazie di avermi dato fiducia cominciando questa storia.
Io spero con tutto il cuore che vi piaccia e che riesca ad intrattenervi come ha fatto con me mentre la scrivevo.
Ci sentiamo presto.
Un bacio, Giulia
   
 
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