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Autore: Lights    16/06/2014    4 recensioni
[Sin&Roy] La storia si colloca alla fine della seconda stagione di Arrow. Ci ritroviamo nell'episodio 2x23 “Unthinkable”. Mentre tutti gli altri sono impegnati a combattere Slade, Sin scopre, grazie a una dritta del suo amico Luke, un altro magazzino segreto del mirakuru che non è stato ancora distrutto.
La voglia di vendicare Roy per quello che gli è accaduto è così forte che la spingerà a lottare contro il resto dell’esercito di Slade ed eliminare il magazzino delle scorte.
Proprio mentre sta per soccombere, arriverà qualcuno a salvarla e a darle una mano per portare a termine il suo piano di vendetta.
Storia scritta per il contest "The Zeppo Contest" indetto da vannagio sul forum di efp.
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Roy Harper
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Storia scritta per il contest "The Zeppo Contest" indetto da vannagio sul forum di efp.

 

 

 

 

 

Nick: Lights

Titolo: Cappuccetto Rosso

Telefilm scelto: Arrow

Episodio scelto:  2x23 “Unthinkable ambientazione della storia. Inoltre c'è un accenno agli episodi: 2x08 “The Scientiste 2x20 “Seeing Red

Personaggio secondario scelto: Cindy alias Sin

Beta: Nessie

Note: La storia si colloca alla fine della seconda stagione di Arrow. Ci ritroviamo nell'episodio 2x23 “Unthinkable”. Mentre tutti gli altri sono impegnati a combattere Slade, Sin scopre, grazie a una dritta del suo amico Luke, un altro magazzino segreto del mirakuru che non è stato ancora distrutto.

La voglia di vendicare Roy per quello che gli è accaduto è così forte che la spingerà a lottare contro il resto dell’esercito di Slade ed eliminare il magazzino delle scorte.

Proprio mentre sta per soccombere, arriverà qualcuno a salvarla e a darle una mano per portare a termine il suo piano di vendetta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cappuccetto Rosso

 

 

 

 

 

 

Non avrei mai creduto quando l’ho incontrato per la prima volta la socia, partner, amica, o quello che sono… di Roy Harper.

Come ci sono arrivata a questo punto?

Sospiro. È in ritardo. Quanto ci mette?

Ruoto la bottiglia di birra che tengo in mano. Ultimo sorso e poi la getto nel cassonetto e… centro! Non ho ancora perso il mio tocco.

L’applauso mi distoglie dai miei pensieri.

- Cappuccetto Rosso, - Lo guardo irritata e l’accolgo con un tono seccato. – Era ora.

Roy si gratta il capo e poi mi osserva a lungo. Lo fisso seria. – A che pensavi? – Si siede accanto a me. Mi porge l’ennesima birra, l’afferro e ne bevo un sorso. Ci voleva, fresca e frizzante.

- A tante cose.

- Dimmene una.

- Al nostro primo incontro. - Lascio una leggera pausa prima di continuare. - La mia vita sarebbe stata più semplice se non ti avessi conosciuto.

Silenzio. Mi appoggio alla rete e vago con lo sguardo nel cielo buio. Non c’è neanche una stella stasera. La notte è cupa, proprio come lo sono io.

- Sicuramente più noiosa. Ammettilo, Sin, ci piace troppo incasinarci la vita, a te e a me.

Ghigno divertita. Eh, già!

Mi volto a guardarlo. La luce del lampione evidenzia il taglio che ha sulla guancia. Spiegato il suo ritardo.

- Sanguini. - Gli porgo il fazzoletto.

Roy lo afferra e le nostre dita si sfiorano. Trattengo il respiro, un’occhiata veloce, giusto l’attimo di incontrare i suoi occhi chiari e poi distolgo nuovamente l’attenzione. – Dovresti stare più attento, non sei invincibile e non hai il livello di combattimento di Arrow. – Roy mi guarda storto, infastidito per quella verità.

Inspiro profondamente. – Ho le informazioni che mi avevi richiesto. Di' al tuo amico di stare attento, il Sindaco è pericoloso e si stanno schierando sempre più persone dalla sua parte.

Afferro la busta dalla giacca e gliela porgo. Roy si rigira la busta tra le mani. – Sin, – inizia piano – ... grazie.

Scatto in piedi, innervosita. – È un piacere aiutare Arrow, se questo fermerà il contrabbando di armi del Sindaco. Siete una bella squadra e a me non dispiace avere il ruolo dell'informatore.

Con uno slancio Roy salta giù dal muretto e mi affianca. – Noi siamo una squadra. – Mi puntella la tempia con l’indice. – Noi siamo gli occhi e le orecchie di The Glades, Sin. – Già. – Andiamo a mangiare qualcosa? Sto morendo di fame.

- Non posso. Ho un impegno.

- Ovvero?

Lo guardo seria. Troppe spiegazioni questa sera.

- Vengo con te.

- Ci si vede, Roy. – Senza aggiungere altro me ne vado.  Sara mi aspetta.

 

 

 

Il gatto che si struscia sulle mie gambe mi riporta alla realtà.

- Ehi, - Lo accarezzo, ma poco dopo scappa via. Deve aver avvertito un topo in soffitta.

Roy, dove ti avrà portato? Sospiro. Sono settimane che non ho più notizie di lui. Scuoto la testa, basta con i ricordi. Se allora avessi saputo qual era il suo destino, non gli avrei chiesto di aiutarmi a trovare Max. Dovevo cavarmela da sola.

Noi siamo gli occhi e le orecchie di The Glades, Sin.

Sorrido. È inutile, non sarei mai riuscita a tenere Roy fuori dagli affari miei. Busso alla porta e attendo che venga ad aprirmi. Chissà che cosa devi dirmi Luke.

- Ehi, ragazzina, è da un po’ che non ti fai viva. – Entro in casa e appoggio la borsa sul tavolo.

- Ti ho detto un sacco di volte di non chiamarmi ragazzina, Luke. – Mi viene incontro e mi guarda fisso negli occhi. – Sono stata parecchio impegnata in questi mesi.

- Sì, me l’hanno riferito. Sei stata presa da quell’imbusto che collaborava con Arrow. Ti avevo avvisato di non fidarti, che non ci avrebbe  impiegato molto a mollarti.

Gli scocco un’occhiataccia. – Non mi ha mollato. – Alza le mani in aria in segno di scuse. Poi, come al suo solito, mi sorprende e mi abbraccia stretto a sé.

- Come stai?

- Il solito. Si sopravvive. – Sorrido. Gli indico la busta con un cenno del capo. Lui, in cambio, mi rifila un’occhiataccia. – Almeno mangerai qualcosa di decente. In questo periodo è raro trovare del buon cibo. Ho dovuto barattare parecchie cose con Joe per averla.

Luke agguanta una mela e dà un morso. – Buona. – Un altro morso. – Hai capito che fine ha fatto Roy?

- No. – Silenzio. Mi affaccio alla finestra. Serata tranquilla. All’angolo il solito spacciatore, più avanti due prostitute, probabilmente arrivate per testare la zona. Il padrone del bar seduto a fumarsi la sigaretta mentre all’interno i suoi clienti sono tutti sbronzi. Niente di nuovo, insomma.

- Lo troverai, Sin. – Luke mi appoggia una mano sulla spalla e mi trascina verso di lui.

Troppa dolcezza. Mi scosto infastidita prima che mi renda conto che ne ho assolutamente bisogno. In questo momento sono fin troppo vulnerabile per permettermi di lasciarmi andare. Luke sorride, per niente sorpreso dal mio atteggiamento.

- Dubito. – Inspiro. – Arrow l’ha portato chissà dove.

 - Allora perché insisti a cercarlo?

Bella domanda. Lo fisso e non rispondo. Perché ne ho bisogno. Mi lascio andare sul divano. Si accomoda anche lui. È un attimo e mi trascina nel suo abbraccio. Questa volta lo lascio fare, un po’ di affetto male non mi farà.

- Mi vuoi dire che ti frulla per la testolina?

- Non credo.

- Provaci.

- Sono solo stupidi pensieri.

- Vuoi condividere con il tuo vecchio saggio?

Sorrido nel suo abbraccio. – Guarda che hai solo dieci anni più di me, e poi chi ti ha detto che sei saggio?

Mi arruffa i capelli per ripicca. – Va bene, ragazzina. – Mi bacia il capo. – Ora vieni con me che ho scoperto una cosa che forse potrà tornarti utile con Arrow.

- Ovvero? – Puntualizzo infastidita che s’intrometta nei miei affari.

Luke sogghigna divertito. – Diciamo che potrai barattarlo per riavere il tuo cappuccetto rosso.

 

 

 

Luke ed io siamo in macchina da un po’. Mi appoggio al finestrino e lo osservo. Non si è rasato questa settimana. Una peluria bionda gli contorna il viso, i capelli sono in disordine come sempre e indossa il suo immancabile giubbotto di pelle.

Se so cavarmela in parte lo devo a lui. Una sera mi ha raccolto per strada e mi ha mostrato tutti i suoi trucchi per sopravvivere in questa città. Possiamo dire che lui è stato il mio mentore, mi ha insegnato ad apprezzare la vita di strada, a proteggerla.

È per questo, probabilmente, che tollera il mio rapporto con Roy, solo perché sa che con lui ho più possibilità di creare un futuro migliore per The Glades.

Luke mi lancia un’occhiata per traverso. La luce del lampione illumina i suoi occhi di un colore castano chiaro. Stasera sono più gialli, mi ricordano quelli di un gatto.

- Avanti… – Un’altra occhiata. – Non credi che sia giunto il momento di dirmi perché cerchi così ossessionatamene chi produce il mirakuru?

Sospiro. – Forse potrò aiutare un amico.

- Questo amico indossa una felpa rossa con cappuccio e ha due occhi da pesce lesso?

Sorrido. Roy non gli è mai andato a genio. Credo che sia una questione di priorità, visto che ho conosciuto prima lui. Ho la netta sensazione che Luke vanti una certa precedenza sul nostro rapporto rispetto a quello che ho con Roy, anche se a dirla tutta sono molto diversi.

- Può essere.

- Come ci è finito dentro?

Ma… Non dovrei più stupirmi della perspicacia di Luke di leggermi nella testa.

- È colpa mia. – Confesso. – Non avrei dovuto chiedergli aiuto per ritrovare Max, ha fatto la stessa fine.

- Come lo sai?

- Perché me l’ha rivelato lui ed io ho solo potuto aiutarlo a convivere con questo segreto.

- Non ha pensato che ti avrebbe messo in pericolo? – Leggo tra le parole un forte astio.

- Aveva bisogno di dirlo a qualcuno e lui era sicuro che l’avrei capito ed aiutato.

- A differenza della sua principessina?

- Si chiama Thea e non è come pensi. È una tosta. Voleva proteggerla.

- Però si è confidato con te. Strano, eh?

Evito di guardarlo e concentro la mia attenzione sulla strada. Roy ha pensato a me, non significa niente.

- Volevamo cambiare entrambi il destino di The Glades. Eravamo una squadra. Stesso obiettivo che abbiamo tu ed io.

Luke sorride. Rimaniamo in silenzio per un po'. - E poi? Che cosa è successo?

Non ho voglia di rispondere. Mi concentro a guardare fuori dal finestrino. La luce dei lampioni è quasi ipnotica. Uno, due, tre, quattro... Luke mi appoggia la mano sulla mia e ma la stringe piano.

- Il mirakuru è un siero che migliora le prestazioni del fisico ma annebbia la mente. Trasforma le persone, le fa diventare irriconoscibili e pericolose. Arrow ha cercato di insegnare a Roy a controllarsi, ma quegli allenamenti non hanno avuto gli esiti sperati. – Inspiro piano. – E poi quella sera… – Stringo forte la mano di Luke. – Roy era così in preda al mirakuru che Sara l’avrebbe ucciso se non fossi intervenuta. I suoi occhi…

- Cosa?

- Sono stati i suoi occhi a farmi aggrappare alla speranza che forse in lui era rimasto qualcosa del vecchio Roy. L’ho protetto con il mio corpo. Alla fine Arrow l’ha tramortito con le sue frecce portandoselo via.

Chiudo gli occhi. – Il momento più brutto della mia vita. Ho perso Roy e ho perso... – ...Sara.

Luke ferma la macchina in un vicolo. Mi afferra per le spalle e mi avvicina a sé. – Hai ancora me, piccolina.

Asciugo velocemente la lacrima che mi riga la guancia. – Questo dovrebbe essermi di aiuto?

- Disprezzami pure, tanto lo so, che mi ami follemente.

 

 

Mi sembra di essere tornato in vita dopo chissà quanto tempo. Tutto mi appare ovattato. Prima eravamo in una situazione di pace apparente, ora siamo ufficialmente in guerra. Assurdo. Mi aggiro per il laboratorio fino a quando non la intravedo. Mi avvicino a Felicity che si sta occupando di riempire le frecce con l’antidoto del mirakuru.

- Pare che mi sia perso un sacco di cose.

Lei mi dà una veloce occhiata e prosegue con il lavoro. – Che cosa ti ricordi, Roy? – Il suo tono di voce è stanco. L’osservo per pochi secondi. Deve essere esausta, chissà da quant’è che non dorme?

- Mi ricordo che volevo lasciare la città e dirigermi verso Bludhaven. – Ho troppa confusione in testa. Ho ancora la mente annebbiata. – Sono stato privo di sensi per tutto il tempo? – Non ricevo risposta, ma ho il vago sospetto di saperla. – Felicity?

- Sei stato privo di sensi. Tutto il tempo. – Conferma infine.

Afferro uno delle frecce e l’aiuto a completare velocemente il lavoro.

 

 

 

 

- Che cosa stiamo osservando, Luke?

- È da un po’ che tengo d’occhio questo posto e ho notato uno strano movimento. Troppi camion, specialmente nelle ore serali e c’è un via e vai di gente strana. Sembrano quasi automi. Osserva bene.

È appena arrivato un camion. Pochi secondi e uno a uno scendono degli uomini in fila ordinata. Stesso passo, stesso ritmo. Sguardo fisso, perso nel vuoto. Tanti soldati privi della propria anima.

- Avviciniamoci. – Luke mi ferma con la mano.

- Non credo che sia una bella idea. È troppo pericoloso. 

- Quando mai ci è importato del pericolo?

Luke sbuffa alla mia testardaggine ma lo so che non potrà mai scamparla.

- Ragazzina, che ne dici di una bella litigata? – Luke ghigna divertito.

- Tra i due litiganti, la terza spia. Ci sto! – Sorrido, complice a mia volta.

 

 

 

Oliver si avvicina a me. – Come ti senti, Roy?

Come? Credevo che ci avrebbe impiegato più tempo a rivolgermi la parola. – Pronto per un po’ di vendetta. – Rispondo immediatamente.

- Allora ricorda tutto quello che hai imparato. – Mi porge una scatola. Una maschera per me. – Davvero?

- Sì. Una volta un amico mi disse che se si sopravvive a una sfida, si diventa più forti. – Estraggo la maschera dalla scatola. – Questa è per ricordartelo.

Tentenno un attimo ma lo blocco prima che se ne vada. Devo sapere. – Thea?

- Sta bene, ha lasciato la città.

Sospiro sollevato. Saperla lontano da qui mi fa sentire meglio. È un attimo. Il suo viso mi appare nella mente. Cindy, dove sei?

Cappuccetto rosso, non preoccuparti per me, io me la cavo benissimo da sola.

Sorrido a quella voce sicura e beffarda nella testa.

Respiro profondamente. Afferro il cellulare e compongono il suo numero. Ho bisogno di sentirla.

- Sì, sono io. – Riprendo a respirare al suono della sua voce. – Volevo solo assicurarmi che stessi bene. – È alla stazione. Non può stare lì, è pericoloso. – Ascoltami Thea, lì non sei al sicuro. Vediamoci a casa mia. – Per un attimo ho creduto che mi dicesse di no. – Stai attenta.

Infilo il telefono in tasca. Osservo gli altri andarsene, attendo ancora qualche secondo e poi mi dirigo verso casa.

 

 

 

- Ehi! Mi vuoi ascoltare, bell’imbusto! – Luke urla contro uno degli uomini di guardia.

- A chi hai dato del bell’imbusto, pagliaccio?

Il loro litigio ha attirato gli altri uomini fuori dal capannone. Hanno fatto cerchio intorno a loro e li incitano. Ottimo! Sono partite anche le scommesse.

Approfittando del caos, m’intrufolo all’interno. Ci sono diverse casse. Questo è un laboratorio! Giro fino a quando non ne trovo una aperta. Oh mio Dio. La cassa è piena di fiale contenente uno strano liquido verde. Non sarà per caso…

- Ehi!

Ho giusto il tempo di rendermi conto a chi appartiene quel richiamo che non perdo altro tempo e scappo. Lui m’insegue fra le casse ma io sono più agile.

- Fermati, maledetta! - Mi lancia un pugnale che mi colpisce dritta nella spalla. Ah! Reprimo il dolore, ormai ci sono quasi.

L’uomo, con uno scatto imprevisto, mi raggiunge e blocca la mia fuga con una spranga facendomi volare a terra. Maledizione!

- Bambolina, ora ci divertiamo un po’.

- Non sono una bambolina, – Digrigno i denti.

- Dai, non fare resistenza. Vedrai che ti piacerà, a me sicuramente sì. – La puzza del suo alito agro mi dà la nausea. – Ora ti faccio stare ferma! – Mi strappa con violenza il pugnale conficcato nella pelle.

Un dolore allucinante mi percuote il corpo. Stronzo! La vista si annebbia. Devo resistere.

Mi solleva in aria. Fra poco gli vomito addosso per quanto è maleodorante. Ora basta!

Raccolgo le ultime forze e gli sferro una ginocchiata ai gioielli di famiglia, un colpo ben assestato che produce il suo effetto.

Il bastardo si piega a metà per il dolore liberandomi dalla sua stretta. Non perdo altro tempo e scappo.

Sono fuori! Gli do il segnale con un fischio lungo e secco e ci dileguiamo prendendo strade diverse.

 

 

 

La battaglia è giunta quasi a termine. Oliver è andato ad affrontare Slade una volta per tutte. Nyssa e Sara sono scomparse. Ancora pochi metri e potremo stare insieme.

- Thea. – Entro in casa ma c’è solo il silenzio del vuoto che mi attende.

Un pezzo di carta è appoggiato sul letto. Gli occhi scorrono sulla lettera che mi ha scritto Thea. È andata via. Mi ha lasciato, non ha avuto fiducia in me, in noi.

Estraggo dalla tasca la maschera rossa. Questo è il primo prezzo che ho dovuto pagare per essere un uomo migliore.

La porta si spalanca all’improvviso. Luke!

Mi passo velocemente il dorso della mano sul viso per cancellare i segni del pianto.

- Tu che ci fai qui?

- Pensavo di trovare Sin. Da quando sei andato via, lei ha dormito qui nella speranza che un giorno tornassi.

Oh, Sin. – Che è successo?

- Abbiamo scoperto un magazzino sospetto. Io ho fatto da diversivo e lei è entrata per saperne di più.

- Che hai fatto? – Lo agguanto per la magna. – L’hai lasciata entrare da sola? Sei impazzito!

- Stai calmo. – Si stacca da me con forza. – Siamo scappati entrambi ma da allora ho perso le sue tracce. Non vorrei che fosse ritornata lì da sola per distruggerlo.

- Andiamo! – Raccolgo l’arco e le frecce ed esco velocemente seguito da Luke.

 

 

 

C’è una strana calma. Arrow deve aver colpito. Conto per l’ennesima volta l’esplosivo che mi ha dato Joe.

Stai attenta, Sin. Non è un giocattolo. Sempre a preoccuparsi troppo quell’omaccione. Però intanto gli ho dovuto sganciare un sacco di grana.

Mi avvicino furtiva al camion. Devo creare un diversivo. Rotolo sotto di esso e piazzo le prime cariche. Tempo dieci minuti e succederà il finimondo. Tutto questo schifo deve  finire.

Non c’è più nessuno. Meglio così, il mio compito sarà più semplice.

C’è una strana elettricità nell’aria. Paura. Pericolo. Tutta questa tensione mi accende l’adrenalina e solletica l’audacia. Deve essere iniziata la battaglia.

Roy... chiudo gli occhi per non pensare. Andrà tutto bene. Quando questo schifo sarà finito andrò a riprendermelo.

M’intrufolo dentro e inizio a spargere l’esplosivo un po’ ovunque. Sto per terminare quando qualcuno mi afferra per la vita e mi fa volare in aria. Ah! La spalla!

L’uomo incappucciato mi fa ruotare su me stessa e mi agguanta per il collo. L’ossigeno. Le sue dite premono sempre di più sulla carotide. Non respiro!

- Lasciala stare! – Luke si fionda su di lui con tutto il suo peso. Finiamo entrambi a terra.

La gola mi brucia. L’aria che entra nei polmoni m’incendia, tossisco un paio di volte. Osservo il cronometro. Abbiamo poco tempo.

Luke sta lottando con l’uomo, ma ha la peggio. Cerco di difenderlo, ma il pazzoide con un pugno mi sbalza lontano. Sto per cadere a terra quando un corpo attutisce l’impatto. Chiudo gli occhi. Il dolore alla spalla è allucinante.

- Stai bene, Sin?

La sua voce! Mi volto di scatto. Mi viene voglia di piangere. Lo abbraccio stretto. Non mi sembra vero che sto abbracciando ancora un’altra volta Roy.

- Ehi, - Mi accarezza il capo. – Sto bene. Sono qui.

Un urlo squarcia l’aria. Luke! Lo stronzo gli ha rotto il braccio. Con una mossa veloce, Roy impugna l’arco e gli conficca una freccia in pieno petto.  Pochi secondi e l’uomo cade a terra privo di sensi.

L’orologio inizia a scandire l’ultimo minuto. – Dobbiamo andarcene!

Roy aiuta Luke ad alzarsi e scappiamo via.

Riusciamo a lasciarci il magazzino alle spalle giusto in tempo. L’esplosione è violenta. Tutto è distrutto in poco tempo. Sarà davvero finita?

Roy mi appoggia una mano sulla spalla. Una piccola smorfia per il dolore, ma lo ignoro. Lo osservo. Ha qualcosa di diverso. È cambiato. Appoggio il capo al suo braccio. Sono esausta. Forse anch’io sono diversa. Tutto quello che è successo ci ha cambiato.

- Andiamo.

- Accompagna Luke a casa, io devo andare prima da una parte.

 

 

 

Ultime forze, ma la devo assolutamente vedere.

Vuoi sapere chi è tornata in città a combattere al fianco di Arrow? Meno male che c’è Joe che mi tiene informata su chi va e viene in città. Sara. Solo pronunciare il suo nome mi fa sentire meglio.

Sono arrivata giusto in tempo al porto. Rimango nell’ombra, in disparte. Sta salutando la sua famiglia. La sua vera famiglia. È felice e serena, questo mi basta.

Rimango ferma nel mio nascondiglio fino a quando la nave non prende il largo. Mi ridesto e mi accorgo di aver pianto. Mi asciugo velocemente il viso con il lembo della maglia e vado via. Sola, questa volta veramente senza di lei.

 

 

 

- Era ora! Ero in pensiero. – Roy mi aggredisce appena metto piede in casa sua.

- Sto bene. – Mi avvicino a lui. La luce mi mostra il suo viso pieno di lividi.

- Abbiamo dovuto combattere alcuni uomini sopravvissuti. – Ora che non ha più quella droga nelle vene dovrebbe fare più attenzione. – Guarda che loro hanno avuto la peggio. – Mi risponde Roy interpretando il mio pensiero.

- Siediti, – Ordino mentre afferro le garze e il disinfettante. Stranamente non protesta. Si accomoda sul divano ed io accanto a lui inizio a curargli i graffi mentre i suoi occhi mi scrutano.

- Cindy…

- Mmh. – Smetto e lo osservo. I suoi occhi. Sono curiosi, li osserverei per ore solo per capire di quale tonalità siano in realtà.

- Stai bene?

Sospiro e spingo più forte il batuffolo sulla ferita. – Ahi! Brucia. – Ora sì.

- Ho una buona notizia per te: non morirai. – Sorrido divertita. – Non sei più invincibile, eroe! - Mi alzo in piedi e mi levo la giacca.

- Sin! – Il tono di voce allarmato mi blocca. Roy mi afferra da dietro per le spalle. – Tu sanguini!

- Non è niente. – Mi libero dalla sua presa. Rinfilo la giacca infastidita da quell’attenzione. – Vado a vedere come sta Luke. Verrò più tardi a riprendere le mie cose.

- Aspetta… – Mi afferra per il braccio. – Lascia che mi prenda cura di te.

La rabbia che ho trattenuto per tutto questo tempo finalmente esplode. Mi volto e lo fronteggio. – Così appena abbasserò le mie difese mi abbandonerai anche tu? – Lo colpisco al petto con i pugni. – Io me la cavo da sola, hai capito? Non ho bisogno di te. Non ho bisogno di nessuno!

I pugni, a mano a mano, rallentano e miei colpi diventano sempre più deboli.

Le braccia di Roy mi circondano e mi tuffo nel suo petto trattenendo con forza la felpa tra le mani. Non devo piangere. Non voglio piangere. Mi sento così stupida per essermi lasciata andare ma sono così stanca di frenare le mie emozioni.

- Non ti liberai così presto di me. – Sussurra Roy vicino al mio orecchio e il suo abbraccio si fa più forte.

Lascio andare la felpa e gli circondo la vita con le braccia.

Rimaniamo per diverso tempo in quella posizione. Siamo lui ed io, la cosa che si avvicina di più al concetto di famiglia in questo momento. Due cani randagi abbandonati che condividono lo stesso destino. Sorrido alla definizione che un giorno ci ha affibbiato Luke, trovandola, mai come ora, più perfetta per noi.

- Grazie. – Mi sembra quasi di sentirlo sorridere tra i miei capelli.

- Ora ti lasci medicare?

Sbuffo. Com’è insistente. Sorrido nascosta nel suo petto.

Mi stacco da lui e mi volto dandogli le spalle. Sfilo la maglia lentamente. La ferita fa un male cane. Resto in reggiseno. Mi appoggio la maglia al petto per coprirmi.

Le dita di Roy sfiorano la mia pelle. Sono calde. Chiudo gli occhi cercando di tenere a freno le immagini che popolano la mia mente. Delicato, preciso. La mano si ferma sulla spalla, si adagia completamente mentre l’altra mi accarezza le varie cicatrici che ho sulla schiena.

Ci stiamo spingendo in un terreno minato. Mi scosto da lui all’improvviso spaventata. Mi volto a guardarlo. I suoi occhi sono seri. Tutto il suo viso è serio. È tutto così sbagliato, troppe ferite sono aperte ancora.

Devo andarmene, ho bisogno di aria. M’infilo rapidamente la maglia, afferro la giacca e mi avvicino alla porta.

- Vado da Luke.

Roy stringe forte i pugni ma rimane fermo nella sua posizione. Sta per dire qualcosa ma poi ci ripensa. - Fai attenzione non è ancora sicuro fuori.

- Ok. – È solo un sussurro il mio che credo non abbia neanche sentito.

Faccio solo pochi metri che sento la porta aprirsi e Roy inseguirmi. Mi afferra per il braccio portandomi indietro di qualche passo verso di sé.

- Sin, aspetta.

Lo guardo senza dire niente.

- La tua casa è stata distrutta.

- Non è un problema tuo. Me la caverò.

- Perché non vieni a stare da me? Le tue cose sono già qui.

Distolgo lo sguardo e mi cade sulla sua mano che mi tiene ancora il braccio.

- Cindy… ho solo te, ora.  – Sussurra piano.

Io ho sempre vissuto da sola, senza dipendere da nessuno. Tentenno. Lo osservo dritto negli occhi e poi guardo un’altra volta la sua mano. La presa è meno forte e mi preme delicatamente il braccio, senza mollare. E se…

- Vedremo, Cappuccetto rosso. – Mi stacco da lui, un ultimo sguardo e poi vado via.

 

 

 

 

Angoletto di Lights

 

Va bene lo confesso, ho un debole per Sin e Roy, eh sì, non sopporto Thea. Al fianco di Roy, ora come ora ci dovrebbe stare solo Sin e mi auguro con tutto il cuore che questo personaggio non venga lasciato in disparte.

 

Ringrazio vannagio che mi ha dato l’input per affrontare il mio segreto :D con il suo contest, soprattutto perché non è stato per niente facile attenersi alle regole imposte, ma sono felice di essere riuscita nell’impresa ;)

 

Grazie a nessie per il betaggio e l’appoggio e a jaybree per il supporto silenzioso.

 

 

Vi aspetto nelle altre mie storie Olicity: Undercover e Metodo Scientifico

 

   
 
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