Storia scritta
per il contest "The Zeppo Contest" indetto da vannagio sul forum di efp.
Nick: Lights
Titolo: Cappuccetto
Rosso
Telefilm scelto: Arrow
Episodio
scelto: 2x23 “Unthinkable” ambientazione della storia. Inoltre c'è un accenno agli episodi:
2x08 “The Scientist”
e 2x20 “Seeing Red”
Personaggio
secondario scelto: Cindy alias Sin
Beta: Nessie
Note: La storia si
colloca alla fine della seconda stagione di Arrow. Ci ritroviamo nell'episodio
2x23 “Unthinkable”. Mentre tutti gli altri
sono impegnati a combattere Slade, Sin scopre, grazie
a una dritta del suo amico Luke, un altro magazzino segreto del mirakuru che non è stato ancora distrutto.
La voglia di
vendicare Roy per quello che gli è accaduto è così forte che la spingerà a
lottare contro il resto dell’esercito di Slade ed
eliminare il magazzino delle scorte.
Proprio mentre
sta per soccombere, arriverà qualcuno a salvarla e a darle una mano per portare
a termine il suo piano di vendetta.
Cappuccetto Rosso
Non avrei mai
creduto quando l’ho incontrato per la prima volta la socia, partner, amica, o quello che sono… di Roy Harper.
Come ci sono
arrivata a questo punto?
Sospiro. È in
ritardo. Quanto ci mette?
Ruoto la
bottiglia di birra che tengo in mano. Ultimo sorso e poi la getto nel cassonetto
e… centro! Non ho ancora perso il mio tocco.
L’applauso mi
distoglie dai miei pensieri.
- Cappuccetto
Rosso, - Lo guardo irritata e l’accolgo con un tono
seccato. – Era ora.
Roy si gratta il
capo e poi mi osserva a lungo. Lo fisso seria. – A che pensavi? –
Si siede accanto a me. Mi porge l’ennesima birra, l’afferro
e ne bevo un sorso. Ci voleva, fresca e frizzante.
- A tante cose.
- Dimmene una.
- Al nostro primo
incontro. - Lascio una leggera pausa prima di continuare. - La mia vita sarebbe
stata più semplice se non ti avessi conosciuto.
Silenzio. Mi
appoggio alla rete e vago con lo sguardo nel cielo buio. Non c’è neanche una
stella stasera. La notte è cupa, proprio come lo sono io.
- Sicuramente più
noiosa. Ammettilo, Sin, ci piace troppo incasinarci la vita, a te e a me.
Ghigno divertita.
Eh, già!
Mi volto a
guardarlo. La luce del lampione evidenzia il taglio che ha sulla guancia.
Spiegato il suo ritardo.
- Sanguini. - Gli
porgo il fazzoletto.
Roy lo afferra e
le nostre dita si sfiorano. Trattengo il respiro, un’occhiata veloce, giusto
l’attimo di incontrare i suoi occhi chiari e poi distolgo nuovamente
l’attenzione. – Dovresti stare più attento, non sei invincibile e non hai
il livello di combattimento di Arrow. – Roy mi guarda storto, infastidito
per quella verità.
Inspiro
profondamente. – Ho le informazioni che mi avevi richiesto. Di' al tuo
amico di stare attento, il Sindaco è pericoloso e si stanno schierando sempre
più persone dalla sua parte.
Afferro la busta
dalla giacca e gliela porgo. Roy si rigira la busta tra le mani. – Sin,
– inizia piano – ... grazie.
Scatto in piedi,
innervosita. – È un piacere aiutare Arrow, se questo fermerà il
contrabbando di armi del Sindaco. Siete una bella squadra e a me non dispiace
avere il ruolo dell'informatore.
Con uno slancio
Roy salta giù dal muretto e mi affianca. – Noi siamo una squadra.
– Mi puntella la tempia con l’indice. – Noi siamo gli occhi e le
orecchie di The Glades, Sin. – Già. – Andiamo a mangiare qualcosa?
Sto morendo di fame.
- Non posso. Ho un
impegno.
- Ovvero?
Lo guardo seria.
Troppe spiegazioni questa sera.
- Vengo con te.
- Ci si vede, Roy. – Senza aggiungere altro me ne vado. Sara mi aspetta.
Il gatto che si
struscia sulle mie gambe mi riporta alla realtà.
- Ehi, - Lo
accarezzo, ma poco dopo scappa via. Deve aver avvertito un topo in soffitta.
Roy, dove ti avrà
portato? Sospiro. Sono settimane che non ho più notizie di lui. Scuoto la
testa, basta con i ricordi. Se allora avessi saputo qual era il suo destino,
non gli avrei chiesto di aiutarmi a trovare Max. Dovevo cavarmela da sola.
Noi siamo gli occhi e le orecchie di The Glades, Sin.
Sorrido. È
inutile, non sarei mai riuscita a tenere Roy fuori dagli affari miei. Busso
alla porta e attendo che venga ad aprirmi. Chissà che cosa devi dirmi Luke.
- Ehi, ragazzina,
è da un po’ che non ti fai viva. – Entro in casa e appoggio la borsa sul
tavolo.
- Ti ho detto un
sacco di volte di non chiamarmi ragazzina, Luke. – Mi viene incontro e mi
guarda fisso negli occhi. – Sono stata parecchio impegnata in questi
mesi.
- Sì, me l’hanno
riferito. Sei stata presa da quell’imbusto che collaborava con Arrow. Ti avevo
avvisato di non fidarti, che non ci avrebbe impiegato molto a mollarti.
Gli scocco
un’occhiataccia. – Non mi ha mollato. – Alza le mani in aria in
segno di scuse. Poi, come al suo solito, mi sorprende e mi abbraccia stretto a
sé.
- Come stai?
- Il solito. Si
sopravvive. – Sorrido. Gli indico la busta con un cenno del capo. Lui, in
cambio, mi rifila un’occhiataccia. – Almeno mangerai qualcosa di decente.
In questo periodo è raro trovare del buon cibo. Ho dovuto barattare parecchie
cose con Joe per averla.
Luke agguanta una
mela e dà un morso. – Buona. – Un altro morso. – Hai capito
che fine ha fatto Roy?
- No. –
Silenzio. Mi affaccio alla finestra. Serata tranquilla. All’angolo
il solito spacciatore, più avanti due prostitute, probabilmente arrivate per
testare la zona. Il padrone del bar seduto a fumarsi la sigaretta mentre
all’interno i suoi clienti sono tutti sbronzi. Niente di nuovo, insomma.
- Lo troverai, Sin. – Luke mi appoggia una mano sulla
spalla e mi trascina verso di lui.
Troppa dolcezza.
Mi scosto infastidita prima che mi renda conto che ne ho assolutamente bisogno.
In questo momento sono fin troppo vulnerabile per permettermi
di lasciarmi andare. Luke sorride, per niente sorpreso dal mio atteggiamento.
- Dubito. –
Inspiro. – Arrow l’ha portato chissà dove.
- Allora perché insisti a cercarlo?
Bella domanda. Lo
fisso e non rispondo. Perché ne ho bisogno. Mi lascio andare sul divano. Si
accomoda anche lui. È un attimo e mi trascina nel suo abbraccio. Questa volta lo lascio fare, un po’ di affetto male non mi farà.
- Mi vuoi dire
che ti frulla per la testolina?
- Non credo.
- Provaci.
- Sono solo
stupidi pensieri.
- Vuoi condividere
con il tuo vecchio saggio?
Sorrido nel suo
abbraccio. – Guarda che hai solo dieci anni più di me, e poi chi ti ha
detto che sei saggio?
Mi arruffa i
capelli per ripicca. – Va bene, ragazzina. – Mi bacia il capo.
– Ora vieni con me che ho scoperto una cosa che
forse potrà tornarti utile con Arrow.
- Ovvero? – Puntualizzo infastidita che s’intrometta nei miei affari.
Luke sogghigna
divertito. – Diciamo che potrai barattarlo per riavere il tuo cappuccetto
rosso.
Luke ed io siamo
in macchina da un po’. Mi appoggio al finestrino e lo osservo. Non si è rasato
questa settimana. Una peluria bionda gli contorna il viso, i capelli sono in
disordine come sempre e indossa il suo immancabile giubbotto di pelle.
Se so cavarmela
in parte lo devo a lui. Una sera mi ha raccolto per strada e mi ha mostrato
tutti i suoi trucchi per sopravvivere in questa città. Possiamo dire che lui è
stato il mio mentore, mi ha insegnato ad apprezzare la vita di strada, a
proteggerla.
È per questo,
probabilmente, che tollera il mio rapporto con Roy, solo perché sa che con lui
ho più possibilità di creare un futuro migliore per The Glades.
Luke mi lancia
un’occhiata per traverso. La luce del lampione illumina i suoi occhi di un
colore castano chiaro. Stasera sono più gialli, mi ricordano quelli di un
gatto.
- Avanti… –
Un’altra occhiata. – Non credi che sia giunto il momento di dirmi perché
cerchi così ossessionatamene chi produce il mirakuru?
Sospiro. –
Forse potrò aiutare un amico.
- Questo amico indossa una felpa rossa con cappuccio e ha due
occhi da pesce lesso?
Sorrido. Roy non
gli è mai andato a genio. Credo che sia una questione di priorità, visto che ho conosciuto prima lui. Ho la netta sensazione
che Luke vanti una certa precedenza sul nostro rapporto rispetto a quello che
ho con Roy, anche se a dirla tutta sono molto diversi.
- Può essere.
- Come ci è
finito dentro?
Ma… Non dovrei più stupirmi della
perspicacia di Luke di leggermi nella testa.
- È colpa mia.
– Confesso. – Non avrei dovuto chiedergli aiuto per ritrovare Max, ha fatto la stessa fine.
- Come lo sai?
- Perché me l’ha
rivelato lui ed io ho solo potuto aiutarlo a convivere con questo segreto.
- Non ha pensato
che ti avrebbe messo in pericolo? – Leggo tra le parole un forte astio.
- Aveva bisogno
di dirlo a qualcuno e lui era sicuro che l’avrei capito
ed aiutato.
- A differenza
della sua principessina?
- Si chiama Thea
e non è come pensi. È una tosta. Voleva proteggerla.
- Però si è
confidato con te. Strano, eh?
Evito di
guardarlo e concentro la mia attenzione sulla strada. Roy ha pensato a me, non
significa niente.
- Volevamo
cambiare entrambi il destino di The Glades. Eravamo una squadra. Stesso
obiettivo che abbiamo tu ed io.
Luke sorride.
Rimaniamo in silenzio per un po'. - E poi? Che cosa è successo?
Non ho voglia di
rispondere. Mi concentro a guardare fuori dal finestrino. La luce dei lampioni
è quasi ipnotica. Uno, due, tre, quattro... Luke mi
appoggia la mano sulla mia e ma la stringe piano.
- Il mirakuru è un siero che migliora le prestazioni del fisico ma annebbia la mente. Trasforma le persone, le fa
diventare irriconoscibili e pericolose. Arrow ha cercato di insegnare a Roy a
controllarsi, ma quegli allenamenti non hanno avuto gli esiti sperati. –
Inspiro piano. – E poi quella sera… – Stringo
forte la mano di Luke. – Roy era così in preda al mirakuru che Sara l’avrebbe ucciso se non fossi
intervenuta. I suoi occhi…
- Cosa?
- Sono stati i
suoi occhi a farmi aggrappare alla speranza che forse in lui era rimasto
qualcosa del vecchio Roy. L’ho protetto con il mio corpo. Alla fine Arrow l’ha
tramortito con le sue frecce portandoselo via.
Chiudo gli occhi.
– Il momento più brutto della mia vita. Ho perso
Roy e ho perso... – ...Sara.
Luke ferma la
macchina in un vicolo. Mi afferra per le spalle e mi avvicina a sé. – Hai
ancora me, piccolina.
Asciugo
velocemente la lacrima che mi riga la guancia. – Questo dovrebbe essermi
di aiuto?
- Disprezzami
pure, tanto lo so, che mi ami follemente.
Mi sembra di
essere tornato in vita dopo chissà quanto tempo. Tutto mi appare ovattato.
Prima eravamo in una situazione di pace apparente, ora siamo ufficialmente in
guerra. Assurdo. Mi aggiro per il laboratorio fino a quando non la intravedo.
Mi avvicino a Felicity che si sta occupando di riempire le frecce con
l’antidoto del mirakuru.
- Pare che mi sia
perso un sacco di cose.
Lei mi dà una
veloce occhiata e prosegue con il lavoro. – Che cosa ti ricordi, Roy? – Il suo tono di voce è stanco. L’osservo per pochi secondi. Deve essere esausta, chissà da
quant’è che non dorme?
- Mi ricordo che
volevo lasciare la città e dirigermi verso Bludhaven.
– Ho troppa confusione in testa. Ho ancora la mente annebbiata. –
Sono stato privo di sensi per tutto il tempo? – Non ricevo risposta, ma
ho il vago sospetto di saperla. – Felicity?
- Sei stato privo
di sensi. Tutto il tempo. – Conferma infine.
Afferro uno delle
frecce e l’aiuto a completare velocemente il lavoro.
- Che cosa stiamo
osservando, Luke?
- È da un po’ che
tengo d’occhio questo posto e ho notato uno strano movimento. Troppi camion,
specialmente nelle ore serali e c’è un via e vai di gente strana. Sembrano
quasi automi. Osserva bene.
È appena arrivato
un camion. Pochi secondi e uno a uno scendono degli uomini in fila ordinata.
Stesso passo, stesso ritmo. Sguardo fisso, perso nel vuoto. Tanti soldati privi
della propria anima.
- Avviciniamoci.
– Luke mi ferma con la mano.
- Non credo che
sia una bella idea. È troppo pericoloso.
- Quando mai ci è
importato del pericolo?
Luke sbuffa alla
mia testardaggine ma lo so che non potrà mai scamparla.
- Ragazzina, che
ne dici di una bella litigata? – Luke ghigna divertito.
- Tra i due
litiganti, la terza spia. Ci sto! – Sorrido,
complice a mia volta.
Oliver si
avvicina a me. – Come ti senti, Roy?
Come? Credevo che
ci avrebbe impiegato più tempo a rivolgermi la parola. – Pronto per un
po’ di vendetta. – Rispondo immediatamente.
- Allora ricorda
tutto quello che hai imparato. – Mi porge una scatola. Una maschera per
me. – Davvero?
- Sì. Una volta
un amico mi disse che se si sopravvive a una sfida, si diventa più forti.
– Estraggo la maschera dalla scatola. – Questa è per ricordartelo.
Tentenno un
attimo ma lo blocco prima che se ne vada. Devo sapere. – Thea?
- Sta bene, ha
lasciato la città.
Sospiro
sollevato. Saperla lontano da qui mi fa sentire meglio. È un attimo. Il suo viso mi appare nella mente. Cindy, dove sei?
Cappuccetto rosso, non preoccuparti per me, io me la cavo
benissimo da sola.
Sorrido a quella
voce sicura e beffarda nella testa.
Respiro
profondamente. Afferro il cellulare e compongono il suo numero. Ho bisogno di
sentirla.
- Sì, sono io.
– Riprendo a respirare al suono della sua voce. – Volevo solo
assicurarmi che stessi bene. – È alla stazione. Non può stare lì, è
pericoloso. – Ascoltami Thea, lì non sei al sicuro. Vediamoci a casa mia.
– Per un attimo ho creduto che mi dicesse di no. – Stai attenta.
Infilo il
telefono in tasca. Osservo gli altri andarsene, attendo ancora qualche secondo
e poi mi dirigo verso casa.
- Ehi! Mi vuoi
ascoltare, bell’imbusto! – Luke urla contro uno degli uomini di guardia.
- A chi hai dato del bell’imbusto, pagliaccio?
Il loro litigio
ha attirato gli altri uomini fuori dal capannone. Hanno fatto cerchio intorno a
loro e li incitano. Ottimo! Sono partite anche le scommesse.
Approfittando del
caos, m’intrufolo all’interno. Ci sono diverse casse. Questo è un laboratorio!
Giro fino a quando non ne trovo una aperta. Oh mio
Dio. La cassa è piena di fiale contenente uno strano liquido verde. Non sarà
per caso…
- Ehi!
Ho giusto il
tempo di rendermi conto a chi appartiene quel richiamo che non perdo altro
tempo e scappo. Lui m’insegue fra le casse ma io sono più agile.
- Fermati, maledetta! - Mi lancia un pugnale che mi colpisce dritta
nella spalla. Ah! Reprimo il dolore, ormai ci sono quasi.
L’uomo, con uno
scatto imprevisto, mi raggiunge e blocca la mia fuga con una spranga facendomi
volare a terra. Maledizione!
- Bambolina, ora
ci divertiamo un po’.
- Non sono una
bambolina, – Digrigno i denti.
- Dai, non fare
resistenza. Vedrai che ti piacerà, a me sicuramente sì. – La puzza del
suo alito agro mi dà la nausea. – Ora ti faccio stare ferma! – Mi
strappa con violenza il pugnale conficcato nella pelle.
Un dolore
allucinante mi percuote il corpo. Stronzo! La vista si annebbia. Devo
resistere.
Mi solleva in
aria. Fra poco gli vomito addosso per quanto è
maleodorante. Ora basta!
Raccolgo le
ultime forze e gli sferro una ginocchiata ai gioielli di famiglia, un colpo ben
assestato che produce il suo effetto.
Il bastardo si
piega a metà per il dolore liberandomi dalla sua stretta. Non perdo altro tempo
e scappo.
Sono fuori! Gli
do il segnale con un fischio lungo e secco e ci dileguiamo prendendo strade
diverse.
La battaglia è
giunta quasi a termine. Oliver è andato ad affrontare Slade
una volta per tutte. Nyssa e
Sara sono scomparse. Ancora pochi metri e potremo stare insieme.
- Thea. –
Entro in casa ma c’è solo il silenzio del vuoto che mi attende.
Un pezzo di carta
è appoggiato sul letto. Gli occhi scorrono sulla lettera che mi ha scritto
Thea. È andata via. Mi ha lasciato, non ha avuto fiducia in me, in noi.
Estraggo dalla
tasca la maschera rossa. Questo è il primo prezzo che ho dovuto pagare per
essere un uomo migliore.
La porta si
spalanca all’improvviso. Luke!
Mi passo
velocemente il dorso della mano sul viso per cancellare i segni del pianto.
- Tu che ci fai
qui?
- Pensavo di
trovare Sin. Da quando sei andato via, lei ha dormito qui nella speranza che un
giorno tornassi.
Oh, Sin. –
Che è successo?
- Abbiamo
scoperto un magazzino sospetto. Io ho fatto da diversivo e lei è entrata per
saperne di più.
- Che hai fatto?
– Lo agguanto per la magna. – L’hai lasciata entrare da sola? Sei
impazzito!
- Stai calmo.
– Si stacca da me con forza. – Siamo scappati entrambi ma da allora
ho perso le sue tracce. Non vorrei che fosse ritornata lì da sola per
distruggerlo.
- Andiamo!
– Raccolgo l’arco e le frecce ed esco velocemente seguito da Luke.
C’è una strana
calma. Arrow deve aver colpito. Conto per l’ennesima volta l’esplosivo che mi
ha dato Joe.
Stai attenta, Sin. Non è un giocattolo. Sempre a preoccuparsi troppo quell’omaccione. Però intanto gli ho dovuto sganciare un sacco di grana.
Mi avvicino
furtiva al camion. Devo creare un diversivo. Rotolo sotto di esso e piazzo le
prime cariche. Tempo dieci minuti e succederà il finimondo. Tutto questo schifo
deve finire.
Non c’è più
nessuno. Meglio così, il mio compito sarà più
semplice.
C’è una strana
elettricità nell’aria. Paura. Pericolo. Tutta questa tensione mi accende
l’adrenalina e solletica l’audacia. Deve essere iniziata la battaglia.
Roy... chiudo gli
occhi per non pensare. Andrà tutto bene. Quando questo schifo sarà finito andrò
a riprendermelo.
M’intrufolo
dentro e inizio a spargere l’esplosivo un po’ ovunque. Sto per terminare quando
qualcuno mi afferra per la vita e mi fa volare in aria. Ah! La spalla!
L’uomo
incappucciato mi fa ruotare su me stessa e mi agguanta per il collo. L’ossigeno. Le
sue dite premono sempre di più sulla carotide. Non respiro!
- Lasciala stare!
– Luke si fionda su di lui con tutto il suo peso. Finiamo entrambi a
terra.
La gola mi
brucia. L’aria che entra nei polmoni m’incendia, tossisco
un paio di volte. Osservo il cronometro. Abbiamo poco tempo.
Luke sta lottando
con l’uomo, ma ha la peggio. Cerco di difenderlo, ma il pazzoide con un pugno
mi sbalza lontano. Sto per cadere a terra quando un corpo attutisce l’impatto.
Chiudo gli occhi. Il dolore alla spalla è allucinante.
- Stai bene, Sin?
La sua voce! Mi
volto di scatto. Mi viene voglia di piangere. Lo abbraccio stretto. Non mi
sembra vero che sto abbracciando ancora un’altra volta Roy.
- Ehi, - Mi
accarezza il capo. – Sto bene. Sono qui.
Un urlo squarcia
l’aria. Luke! Lo stronzo gli ha rotto il braccio. Con una mossa veloce, Roy
impugna l’arco e gli conficca una freccia in pieno petto. Pochi secondi e l’uomo cade a terra
privo di sensi.
L’orologio inizia
a scandire l’ultimo minuto. – Dobbiamo andarcene!
Roy aiuta Luke ad
alzarsi e scappiamo via.
Riusciamo a
lasciarci il magazzino alle spalle giusto in tempo. L’esplosione è violenta.
Tutto è distrutto in poco tempo. Sarà davvero finita?
Roy mi appoggia
una mano sulla spalla. Una piccola smorfia per il dolore, ma lo ignoro. Lo
osservo. Ha qualcosa di diverso. È cambiato. Appoggio il capo al suo braccio.
Sono esausta. Forse anch’io sono diversa. Tutto quello che è successo ci ha
cambiato.
- Andiamo.
- Accompagna Luke
a casa, io devo andare prima da una parte.
Ultime forze, ma
la devo assolutamente vedere.
Vuoi sapere chi è tornata in città a combattere al
fianco di Arrow? Meno male che c’è Joe che mi tiene informata su chi va e viene in città.
Sara. Solo pronunciare il suo nome mi fa sentire meglio.
Sono arrivata
giusto in tempo al porto. Rimango nell’ombra, in disparte. Sta salutando la sua
famiglia. La sua vera famiglia. È felice e serena, questo mi basta.
Rimango ferma nel
mio nascondiglio fino a quando la nave non prende il largo. Mi ridesto e mi
accorgo di aver pianto. Mi asciugo velocemente il viso con il lembo della
maglia e vado via. Sola, questa volta veramente senza di lei.
- Era ora! Ero in
pensiero. – Roy mi aggredisce appena metto piede in casa sua.
- Sto bene.
– Mi avvicino a lui. La luce mi mostra il suo viso pieno di lividi.
- Abbiamo dovuto
combattere alcuni uomini sopravvissuti. – Ora che non ha più quella droga
nelle vene dovrebbe fare più attenzione. – Guarda che loro hanno avuto la
peggio. – Mi risponde Roy interpretando il mio pensiero.
- Siediti,
– Ordino mentre afferro le garze e il disinfettante. Stranamente non
protesta. Si accomoda sul divano ed io accanto a lui inizio a curargli i graffi
mentre i suoi occhi mi scrutano.
- Cindy…
- Mmh. – Smetto e lo osservo. I suoi occhi. Sono
curiosi, li osserverei per ore solo per capire di quale tonalità siano in
realtà.
- Stai bene?
Sospiro e spingo
più forte il batuffolo sulla ferita. – Ahi! Brucia. – Ora sì.
- Ho una buona
notizia per te: non morirai. – Sorrido divertita. – Non sei più
invincibile, eroe! - Mi alzo in piedi e mi levo la giacca.
- Sin! – Il
tono di voce allarmato mi blocca. Roy mi afferra da dietro per le spalle. –
Tu sanguini!
- Non è niente.
– Mi libero dalla sua presa. Rinfilo la giacca infastidita da
quell’attenzione. – Vado a vedere come sta Luke. Verrò più tardi a
riprendere le mie cose.
- Aspetta…
– Mi afferra per il braccio. – Lascia che mi prenda cura di te.
La rabbia che ho
trattenuto per tutto questo tempo finalmente esplode. Mi volto e lo fronteggio.
– Così appena abbasserò le mie difese mi abbandonerai anche tu? –
Lo colpisco al petto con i pugni. – Io me la cavo da sola, hai capito? Non
ho bisogno di te. Non ho bisogno di nessuno!
I pugni, a mano a
mano, rallentano e miei colpi diventano sempre più deboli.
Le braccia di Roy
mi circondano e mi tuffo nel suo petto trattenendo con forza la felpa tra le
mani. Non devo piangere. Non voglio piangere. Mi sento così stupida per essermi
lasciata andare ma sono così stanca di frenare le mie emozioni.
- Non ti liberai
così presto di me. – Sussurra Roy vicino al mio orecchio e il suo
abbraccio si fa più forte.
Lascio andare la
felpa e gli circondo la vita con le braccia.
Rimaniamo per
diverso tempo in quella posizione. Siamo lui ed io, la cosa che si avvicina di
più al concetto di famiglia in questo momento. Due cani randagi abbandonati che
condividono lo stesso destino. Sorrido alla definizione che un giorno ci ha affibbiato
Luke, trovandola, mai come ora, più perfetta per noi.
- Grazie. –
Mi sembra quasi di sentirlo sorridere tra i miei capelli.
- Ora ti lasci
medicare?
Sbuffo. Com’è
insistente. Sorrido nascosta nel suo petto.
Mi stacco da lui
e mi volto dandogli le spalle. Sfilo la maglia lentamente. La ferita fa un male
cane. Resto in reggiseno. Mi appoggio la maglia al petto per coprirmi.
Le dita di Roy
sfiorano la mia pelle. Sono calde. Chiudo gli occhi cercando di tenere a freno
le immagini che popolano la mia mente. Delicato, preciso. La mano si ferma
sulla spalla, si adagia completamente mentre l’altra mi accarezza le varie
cicatrici che ho sulla schiena.
Ci stiamo
spingendo in un terreno minato. Mi scosto da lui all’improvviso spaventata. Mi
volto a guardarlo. I suoi occhi sono seri. Tutto il suo viso è serio. È tutto
così sbagliato, troppe ferite sono aperte ancora.
Devo andarmene,
ho bisogno di aria. M’infilo rapidamente la maglia, afferro la giacca e mi avvicino alla porta.
- Vado da Luke.
Roy stringe forte
i pugni ma rimane fermo nella sua posizione. Sta per dire qualcosa ma poi ci
ripensa. - Fai attenzione non è ancora sicuro fuori.
- Ok. – È solo un sussurro il mio che credo non abbia
neanche sentito.
Faccio solo pochi metri che sento
la porta aprirsi e Roy inseguirmi. Mi afferra per il braccio portandomi
indietro di qualche passo verso di sé.
- Sin, aspetta.
Lo guardo senza
dire niente.
- La tua casa è
stata distrutta.
- Non è un
problema tuo. Me la caverò.
- Perché non
vieni a stare da me? Le tue cose sono già qui.
Distolgo lo
sguardo e mi cade sulla sua mano che mi tiene ancora il braccio.
- Cindy… ho solo
te, ora. – Sussurra piano.
Io ho sempre
vissuto da sola, senza dipendere da nessuno. Tentenno. Lo osservo dritto negli
occhi e poi guardo un’altra volta la sua mano. La presa è meno forte e mi preme
delicatamente il braccio, senza mollare. E se…
- Vedremo, Cappuccetto rosso. – Mi stacco da lui, un
ultimo sguardo e poi vado via.
Angoletto
di Lights
Va bene lo confesso,
ho un debole per Sin e Roy, eh sì, non sopporto Thea. Al fianco di Roy, ora
come ora ci dovrebbe stare solo Sin e mi auguro con tutto il cuore che questo
personaggio non venga lasciato in disparte.
Ringrazio vannagio che mi ha dato l’input
per affrontare il mio segreto :D con il suo contest, soprattutto perché non è
stato per niente facile attenersi alle regole imposte, ma sono felice di essere
riuscita nell’impresa ;)
Grazie
a nessie per il betaggio e
l’appoggio e a jaybree per il supporto silenzioso.
Vi aspetto nelle altre mie storie Olicity: Undercover
e
Metodo
Scientifico