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Autore: PollyFTSissi    16/06/2014    3 recensioni
[Spirk- AU]
"Il mio nome è S’chn T’gai Spock, sono in partenza da ShirKahr verso New York, negli USA, sulla terra.
Mio padre, l’ambasciatore Sarek, mi ha concesso questa vacanza-studio dopo anni di duro lavoro all’Università di Vulcano. Sto andando lì per studiare l’arte e la cultura umana, ed anche se trovo gli umani altamente illogici, la loro arte mi affascina.
Quindi ho deciso di tenere un diario di bordo, o di viaggio, come lo chiamerebbero i terrestri, per appuntare tutto ciò che mi accadrà, in modo da non dimenticare nulla."
"Ero lì al Metropolitan Museum of Art, mi stavo lamentando tra me e me perché non ci stavo capendo granché del quadro (la “morte di Sorcate” o qualcosa del genere; non so se centrassero davvero i topi), quando arriva questo bastardo dalle orecchie a punta che inizia a parlare con tono da maestrino.
“Socrate preferì la morte piuttosto che rinunciare ai suoi ideali e si batté per l’educazione dei giovani. Come puoi vedere lui è…” bla, bla, bla. Stronzate, insomma."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Spock, Un po' tutti | Coppie: Kirk/Spock
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Premessa iniziale: Nel romanzo del film quinto film di Star trek, Spock rivela a Kirk che lo zucchero (glucosio) ha sui vulcaniani lo stesso effetto dell’alcool sugli umani. Essendo trattato nella novellizzazione del film, lo prendiamo per canon. Onde evitare fraintendimenti, ve l’abbiamo spiegato all’inizio.



11 Luglio 2253
Ore 00.10
 
Amico, oggi è stata una giornata pazzesca.
Sono partito con la convinzione che avrei fatto altri approfondimenti su quella facoltà che sto pensando di frequentare, grazie all’aiuto di Spock, ed invece mi trovo qui stasera a raccontarti cose su quel vulcaniano che mai mi sarei aspettato di venire a sapere; o meglio, che mai mi sarei aspettato lui “nascondesse”, per così dire. È partito tutto da questa mattina, come al solito: difatti ho svegliato entrambi sempre ad un orario abbastanza mattiniero.
Erano tutti e due già svegli, quindi ne ho approfittato per velocizzare i tempi –almeno oggi avrei voluto rimorchiare un po’, insomma, non che mi dispiaccia la compagnia di Spock; ma ho delle necessità, io!-, quindi ho portato loro dei milkshakes, rigorosamente presi dal Mc.
“Oh, bene! Un milkshake pieno di zucchero, di prima mattina!” ha detto poi quel guastafeste di Bones. Prima che potessi ribattere Spock è impallidito tutto di un colpo.
“Uhm, Jim… È meglio che io non assuma zuccheri, non hanno effetti positivi sui-“ non ho voluto nemmeno ascoltarlo: gliel’ho sventolato in faccia, iniziando a farneticare qualcosa tipo su quanto fosse maleducato rifiutare un milkshake qui sulla terra. Leonard mi ha guardato ad occhi spalancati e vagamente confusi  per tutto il tempo–sapevo che stava per dirne una delle sue!-, qui l’ho zittito con uno sguardo intimidatorio. Ed ha funzionato! Quindi Spock non ha potuto che accettare, l’ha bevuto e in dieci minuti eravamo già fuori di casa.
“Oggi, amico, ti porterò in uno dei musei più famosi di tutta New York! Il MoMA! Che sta per Museum of… Art, o qualcosa del genere. Non è lontanissimo da qui, basta prendere la metro, scendere alla 5a St. o alla 53esima St. B- Amico, mi stai ascoltando?” evidentemente no.
Infatti, tutt’un tratto, era completamente andato fuori di testa. Prima di tutto, che tu ci creda o no, ha iniziato a ridere di gusto –cioè, si è fermato a guardarmi mentre parlavo ed è letteralmente scoppiato a ridere. Era verde in faccia, sembrava di avere a che fare con una zucchina ubriaca, ed è stato davvero imbarazzante!
“Jim—ahahaha- J-James, non ho… non ho davvero idea di cosa tu stia farneticando- ahahaha-“
Lo guardai stranito, perché era come se fosse cambiato da un estremo all’altro senza un apparente motivo; però in qualche modo sapevo che stava bene, insomma, e che divertirsi un po’ con lui non avrebbe nuociuto a nessuno. Non me ne sono approfittato, eh! Mica l’ho violentato o cose così.
Sta di fatto che sembrava davvero aver scolato due barili di birra, eppure lui sa fare quel trucchetto del posso-bere-quanto-voglio-tanto-resto-sobrio, e non mi sembra abbia bevuto alcunché di sospetto.
A dirla tutta non mi sono davvero posto la domanda, mi ci stavo crucciando fino a quando non ha iniziato a scuotere una vecchietta su di una panchina, sempre ridendo, chiedendomi se fosse viva o meno. In quel momento ho capito che potevo anche farmele due risate in compagnia del “nuovo” Spock.
È stato preso a ombrellate in faccia, ma non penso di aver mai riso tanto in vita mia.
“Amico, oggi sarà una bellissima giornata!” gli ho detto; quindi gli ho avvolto un braccio intorno alle spalle, trascinandolo con me un po’ in giro per New York, fregandomene altamente del MoMA e stronzate del genere. È stato veramente un delirio: è entrato in praticamente ogni negozio di tutte le strade più importanti, tra cui un atelier di abiti da sposa –chiedendo al commesso se quelle “nuvole bianche” fossero commestibili o meno. Quando gli ha risposto stranito che erano vestiti, lui è andato su di giri, dicendo di volerne provare qualcuno. Ho dovuto tirarlo via con la forza e, diamine quanto è massiccio! Ci è voluto l’aiuto del commesso, che nel frattempo continuava a ripetermi “guardi che non c’è da vergognarsi, sono almeno due secoli che è legale il matrimonio tra uomini!”.
Poi ha voluto a tutti i costi entrare da Subway e, oltre ad aver scavalcato malamente la fila affermando che quella non fosse la “fila per il bagno”, ha chiesto con tutta la convinzione ed il carisma del mondo una confezione da otto di McNugget. Tra la faccia indignata della commessa e lo sguardo confuso ma divertito di Spock, non so quale fosse più esilarante. Seppur controvoglia ho dovuto tirarlo via, portandolo in strade meno affollate e che a dirla tutta nemmeno io ho mai visto in anni che sono qui.
Ma almeno non c’era l’ombra di negozi ergo niente più danni.
Dopo aver girovagato un po’, tra una lezione di parolacce e una di slang, mi sono accorto che si stava facendo tardi, il sole stava per tramontare e non avevo minimamente idea di dove fossimo. Quindi ho deciso di rimanere serio un attimo –io?! Serio?! Mentre un vulcaniano solitamente tutto d’un pezzo rideva e faceva versi per farmi ridere? Chissà in che dimensione ci eravamo cacciati!
“Adesso troviamo una fermata della metro, torniamo a casa e ti metti a riposare! Sperando che Bones non mi uccida per questo…”
L’ultima cosa non gliel’ho proprio detta, ecco, ma dubito comunque che avrebbe capito. Quindi abbiamo trovato questa maledetta fermata, siamo saliti e Spock continuava a ridere e scherzare con le persone nella metro.
"Vedo che ti stai divertendo, amico!"
Si è seduto accanto a me, sospirando tristemente.
“Sì ma.... Io non c'entro nulla qui...”
Si massaggiava le tempie in maniera regolare, come se volesse ristabilire un ritmo pacato a quel trambusto che aveva in testa; ed era evidentemente entrato nella fase della “sbornia triste”.
“Sai...” ha continuato a dire, guardando fisso fuori dal finestrino “Mia madre era umana come te... Non sono mai riuscito a capirla, come non riesco a capire voi... Era sempre così emotiva, sempre così... umana! La amavo tantissimo, ma tutte le sue attenzioni mi confondevano.
Però io sono mezzo-umano, e per questo ho dovuto lavorare il doppio di chiunque altro per diventare quel che sono adesso... Per di più mio padre pretende che io consegua il Kolinahr, ovvero una specie di ritiro spirituale per purificarsi completamente dalle emozioni... Ma io non ne sono sicuro, non voglio deluderlo, ma io non voglio perdere la mia parte umana... Per quanto io la reprima fa comunque parte di me...”
Ha taciuto per qualche secondo; io l’ho osservato tutto il tempo in silenzio, incapace di proferire neanche una parola. Poi ha ripreso a parlare, tenendo lo sguardo basso.
“... Con te sono più umano di quanto io lo sia mai stato, e questa cosa mi spaventa...”
A quest’affermazione il mio cuore, amico, ha fatto una capriola all’indietro. Io non sapevo tutte queste cose di lui, non avrei mai immaginato avesse una storia così complessa come i suoi occhi lucidi la raccontavano. In realtà non ho mai voluto aprirmi troppo con lui neppure io, perché ho pensato sin da subito che fosse semplicemente un robot dalla superintelligenza che mi avrebbe potuto aiutare a essere meno fallito di quanto io non sia. Non ho mai pensato –né voluto, a dirla tutta- andare oltre e scavare nel suo passato, perché pensavo non ne avesse uno, perché non ho accettato, fino a quel momento, neppure che noi fossimo amici. O che io stessi legando così tanto con lui.
Ma alla fin fine, alla luce di quello che ha detto su di me, posso dire che –in parole diverse- per me è lo stesso: mi sento, sì, la solita testa calda, ma con lui riesco a darmi un contegno, riesco a essere più “noioso”, per così dire; e perché non voglio che lui abbia una considerazione troppo bassa di me.
E me ne sono accorto solo in quel momento.
Dopo quelle parole, lui si è accucciato silenziosamente sulla mia spalla, cingendo il mio fianco con il braccio stanco, ed io imbarazzato ho avvolto la sua spalla con il mio.
Proprio ad una fermata dalla nostra destinazione, si è svegliato di soprassalto, facendo sussultare anche me che mi ero appisolato.
Mi ha guardato per un istante, un momento dove i nostri occhi si sono incrociati e… amico, è stato stranissimo.
“… Cos’è successo? Ho detto o fatto qualcosa di strano?” mi ha chiesto.
Io mi sono ripreso da quella strana sensazione, ho sorriso più dolcemente del solito e ho scosso la testa.
“No, nulla di strano. Stiamo tornando a casa.”
Tecnicamente era vero, siamo tornati a casa, ma non me la sono proprio sentita di riportarlo da Leonard. Insomma, era troppo rintronato, confuso, avrebbe fatto tantissime domande scomode e Bones se la sarebbe presa con me.
“È tutta colpa di quella bevanda che mi hai offerto… Lo zucchero mi fa lo stesso effetto che l’alcool ha su di te.” mi ha detto.
L’ho guardato per un secondo ad occhi sbarrati: adesso si spiegava il perché si fosse comportato così per tutto il giorno. Era ubriaco di zucchero! Come ho potuto non pensarci prima! –in realtà, non ho minimamente immaginato potesse essere stato il milkshake di quella mattina.
Quindi, appena siamo scesi, siamo arrivati di fronte a casa mia in poco tempo; l’ho fatto entrare nell’appartamento, e per quanto fosse confuso non ricordo che abbia chiesto perché non fosse tornato a casa. O meglio, l’ha fatto, ma penso di averlo tranquillizzato dicendogli che in casa mia era come se fosse su Vulcano –o a casa di McCoy, per intenderci.
Adesso dorme profondamente sul letto, mentre io ti scrivo dal divano.
Posso fare due considerazioni su questa giornata:
1) Come può uno scalmanato come me fare questo effetto ad un /ragazzo/ come Spock? Siamo diametralmente diversi… ma probabilmente è per questo che si sente così umano con me. Ed io mi sento un umano più “umano”insieme a lui –come se non dovessi per forza sorridere sghembo e fare la parte del duro in sua presenza. È una sensazione scomoda, se devo dirla tutta.
2) Mai dare dello zucchero ad un vulcaniano. O per lo meno chiedere ad una qualsiasi specie aliena in futuro “che cosa ti fa ubriacare, se posso saperlo?”
Anche se non è stata una giornata spiacevole, anzi: ho cominciato a rivalutare qualcuno che adesso considero un amico.
Che strano sentirlo da me, eh?
 
Buonanotte.
                                                                                        -Jim




 
 
Diario di bordo,                                                                               Data terreste: 11 Luglio 2253
Ore 00.00
Oggi non avrò moltissimo da raccontare, a differenza di ieri, ed adesso spiegherò il perché.
Quel Jim è tornato a svegliarmi prestissimo, portando nuovamente la colazione, anche se molto diversa da quella del giorno precedente.
Ha detto di aver portato dei “milkshake”, ovvero delle bevande stranissime che sembrano piacere molto agli umani.
Questa è stata la causa della mia rovina.
Anche Leonard era con noi, ed era evidentemente contrariato «Oh, bene! Un milkshake pieno di zucchero, di prima mattina!»
Zucchero?
«Uhm, Jim… È meglio che io non assuma zuccheri, non hanno effetti positivi sui-»
Non ho potuto finire di parlare, poiché Jim mi ha interrotto subito, con aria offesa, dicendomi che rifiutare una di quelle bevande, sulla terra, è un affronto terribile.
Non sono un tipo scortese e, per questo, ho accettato di bere quel “milkshake”, seppur in piena consapevolezza che lo zucchero mi avrebbe causato seri problemi.
Ho iniziato a berlo, notando subito che era freddissimo. Per di più aveva un sapore diverso da qualsiasi altra cosa io avessi mai bevuto in vita mia.
Ricordo solo di averlo bevuto quasi tutto. Poi la testa ha incominciato a diventarmi pesante.
Dopo il nulla più totale, a parte qualche piccolo, sconnesso, lampo di memoria.
I ricordi veri e propri sono ricominciati da quando mi sono svegliato in un mezzo di trasporto, “metropolitana” ha detto che si chiama, abbracciato a Jim.
Gli occhi mi facevano male, ed avevo la testa poggiata sulla sua spalla. Eravamo vicinissimi.
Lo guardai per qualche secondo, impossibilitato a ricordare tutto quel che era successo.
«… Cos’è successo? Ho detto o fatto qualcosa di strano?»
Non ricordavo, e non ricordo tutt’ora, assolutamente nulla.
Mi ha detto che non era successo niente di strano, ma non ne sono tanto sicuro, visto che lo stavo evidentemente stringendo a me prima di addormentarmi.
«È tutta colpa di quella bevanda che mi hai offerto… Lo zucchero mi fa lo stesso effetto che l’alcool ha su di te»
Mi è sembrato sorpreso, ma me lo aspettavo.
Mi ha portato a casa sua, anche se non ne conosco il motivo; e quindi sto scrivendo da… Sì, esatto, da casa di Jim, precisamente dal suo letto, lui ha avuto la premura di andare a dormire sul divano.
Sono quasi sicuro di aver detto qualcosa di strano, perché Jim mi è sembrato molto più premuroso del solito… La mia parte umana deve aver preso il sopravvento su quella vulcaniana, cosa che io non avrei mai voluto accadesse.
Meglio andare a letto, ho la testa ancora dolorante…
Lunga vita e prosperità.

                                                                                    -Spock
 
Note delle autrici: A parer nostro questo è uno dei capitoli più emozionanti, per ovvi motivi la parte di Kirk l’abbiamo messa prima di quella di Spock. Speriamo abbiate apprezzato, poiché questo capitolo è sia comico che romantico. Per qualsiasi appunto noi siamo qui, come al solito.
Al prossimo capitolo!
P.S.= Giuriamo che non stiamo facendo pubblicità occulta al McDonald! XD



 
   
 
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