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Autore: Sariel    14/08/2008    6 recensioni
Raccolta di 100 fiction su Twilight, basate sui prompt della Big Damn Table della community fanfic100_ita.
[028/100]
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Renesmee Cullen
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Note: per questa fiction il rating si alza un po’, diventa rosso[rapporto sessuale non consensuale-non esplicito ovviamente]. Se siete sensibili e queste cose vi impressionano vi invito a non leggere questo capitolo. Dal riassunto della vita di Esme: “Il lato privato di Charles era diverso da quello che aveva in pubblico, abusava di lei. I suoi parenti le consigliarono di essere una buona moglie e di stare calma. Quando fu chiamato a combattere nella prima Guerra mondiale, fu un grande sollievo per lei. Quando nel 1919 tornò fu un esperienza terrificante.”
Quello che descrivo è il ritorno di Charles, nel 1919. Esme ha 24 anni. Esme POV.
Come per la fiction precedente le mie fonti sono Wikipedia e Twilighters. Dai libri non sappiamo nulla della vita precedente dei Cullen perciò la mia fantasia è da considerarsi come fonte.
Come sempre grazie a tutti [*]
Buona lettura,
Sara.
Parole: 801
Personaggi: Esme Anne Platt Evenson, Charles Evenson.
Prompt: 022, nemici.
Tabella: http://community.livejournal.com/fanfic_archivio/298.html#cutid1
 
sleeping with the enemy 

sleeping with the enemy
-022 NEMICI-
 
 
Al suo fianco c’era Esme[..] Qualcosa, nel suo viso a cuore, negli sbuffi
di capelli soffici, color caramello, mi ricordava le svampite dei film muti.
[Bella descrivendo Esme, Twilight, Capitolo 15]
 
 
 
Girai la lettera tra le mani ancora una volta, spiegazzandone i bordi. Fissai incredula quelle poche parole nere che risaltavano sulla carta bianca, come se vi fossero state impresse a fuoco.
Stava tornando. Stava tornando dalla guerra. La consapevolezza che tutto sarebbe tornato come prima mi colpì come uno schiaffo. Mi morsi forte il labbro inferiore, facendolo quasi sanguinare, mentre una lacrima scendeva silenziosa lungo la mia guancia.
Lanciai un ultimo sguardo alla lettera. Avevo passato sei mesi a sperare che morisse. La lettera si accartocciò nella mia mano mentre ripensavo alle mie vane speranze.
Ero stata cattiva nel volerlo vedere morto. E questa era la mia punizione, una punizione che si sarebbe attuata nel momento stesso in cui Charles fosse entrato in casa.
Mi trascinai fino al letto, dove sprofondai, affondando la testa nel cuscino. Due giorni.
Avrei passato i miei ultimi due giorni di vita. E poi sarei sprofondata all’inferno con lui, il mio nemico a cui però avevo promesso davanti a Dio di passare la mia vita con lui..
E mentre cadevo in un sonno profondo, riuscii quasi a sentire le vecchie ferite che si riaprivano.
 
×××
 
Lo aspettai, incapace di pensare a qualcosa per non doverlo incontrare. Mio padre mi aveva esplicitamente detto di essere una buona moglie, accondiscendente e soprattutto obbediente. Ma non poteva immaginare cosa si celasse dietro al viso angelico di Charles, dietro alla figura perfetta che si era costruito.
Quando sentii la chiave girare nella toppa della porta d’entrata, sobbalzai sulla sedia. Non appena i suoi passi risuonarono nel corridoio restai immobile, fissando il tavolo.
Sentii la sua sacca cadere a terra, proprio vicino allo stipite della porta della stanza. Si rovesciò, lasciando cadere la ciotola di metallo per mangiare.
Alzai lentamente lo sguardo.
- Bentornato.- sussurrai piano.
Si avvicinò di qualche passo.
- Bè.- disse, senza tentare di essere educato. - Non mi saluti come si deve?
Allargò le braccia, in attesa di un mio abbraccio. Per tutta risposta mi alzai e presi la sua sacca, per portarla in camera da letto. Sentii il suo sguardo sulla mia schiena e uscii veloce dal salotto.
- Torna subito qui.- urlò dal salotto, mentre io entravo in camera.
Mi chiusi la porta alle spalle e lasciai cadere la sacca a terra. Feci lo stesso anch’io, scivolando sul pavimento, con la schiena appoggiata alla porta.
Chiusi gli occhi e respirai profondamente. Riuscivo a sentire il battito del mio cuore rimbombarmi nelle orecchie. Un colpo improvviso alla porta mi spaventò e mi fece emettere un gridolino.
- Esme!- la sua voce dura e alta risuonò per la stanza. Tentò di aprire la porta e mi alzai, spostandomi dalla porta. Era troppo forte per me.
Mi allontanai, avvicinandomi al letto. Avanzò di qualche passo, senza smettere di fissarmi con il suo sguardo minaccioso.
Alzò d’improvviso le mani e indietreggiai, con la paura che volesse colpirmi. Invece si portò le mani al colletto della divisa e cominciò a sbottonarsi la giacca, che cadde poco dopo a terra.
- Che vuoi fare?- gli chiesi, con voce tremante.
- Devi salutarmi come si deve.- soffiò lui, con voce dura.
La camicia che indossava seguì la giacca, finendo sul pavimento, e lui mi si avvicinò, a petto nudo.
- Non voglio.- affermai, con un tono deciso. Troppo deciso, pensai e mi pentii subito di quell’affronto.
- Come scusa?- chiese, alzando un sopracciglio. - Da quando sei tu a decidere?- domandò, con una risata.
- Ho detto che n-
Non mi lasciò il tempo di finire la frase. Fece due passi veloci in avanti, raggiungendomi, e mi afferrò per le braccia, trascinandomi verso il muro. Mi zittì, appoggiando rudemente le sue labbra sulle mie. Serrai decisa le labbra, che cominciarono a bruciare a quel bacio violento.
Di fronte al mio rifiuto le sue labbra cominciarono a muoversi più aggressivamente sulle mie, costringendomi a dischiuderle. La sua lingua entrò prepotente nella mia bocca. Gli morsi con decisione il labbro inferiore e lui si allontanò da me, passandosi un dito nel punto in cui lo avevo morso. Osservò la macchia rossastra che si era formata sul suo polpastrello.
Mi fulminò con lo sguardo e si avvicinò, con la mano a mezz’aria, per tirarmi uno schiaffo. E lo schiaffo arrivò, più forte di quanto mi aspettassi. Persi l’equilibrio e caddi rovinosamente a terra, accanto al letto.
Con un gemito tentai di rialzarmi ma lui fu più veloce. Si lanciò su di me, bloccandomi a terra. Tentai di divincolarmi ma fu tutto inutile. Si avventò come una belva sulla sua preda, strappandomi la gonna e insinuando le sue dannate mani su di me.
Restai immobile, mentre alcune lacrime cominciarono a cadere. Rimasi lì, come una bambola vuota e priva di emozioni, mentre quell’uomo, il mio nemico, mi toglieva quel poco di dignità che mi era rimasto.
 
×××
 
 
Note finali: qui le note finali sono d’obbligo. Più che altro devo spiegare alcune cose. Il prompt, nemici, mi sembrava adatto per una fiction come questa. Il titolo, sleeping with the enemy, significa a letto con il nemico. E questo nemico, per Esme, non è altro che suo marito Charles, l’uomo che i suoi genitori le hanno imposto di sposare. Un uomo all’apparenza perfetto ma che nel privato abusa di lei, la picchia fino a quando non viene chiamato per la guerra. In quel momento Esme ricomincia a vivere e, a parer mio, spera che quell’uomo, il suo nemico, muoia. Ma il fato non lo concede. Charles ritorna ed è sempre lo stesso di prima. Pochi anni dopo, quando Esme scopre di essere incinta, decide di andarsene, lasciandolo.
Ma questa è un’altra storia. O un’altra flashfic, dipende dai punti di vista x°D [non so se la scriverò].
[*]Ai lettori
@arinna perché in un modo più tragico? °° questo è il primo incontro, del 1911, dieci anni prima la trasformazione. Esme ha solo 16 anni e incontra Carlisle dopo essere caduta da un albero °° non riesco proprio ad immaginarmi la scena in modo tragico.
@momob la storia intera non c’è. su vari siti trovi un riassunto, io parto da lì e comincio ad immaginarmi la scena ^^
@elyxyz molte fiction della raccolta punteranno su scene come quella descritta nella fiction precedente *__*
 
 
 
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