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Autore: HachikoCreepy    17/06/2014    1 recensioni
Pedro parlava del destino come se fosse una persona, colui che scrive la nostra vita, colui che ci fa vedere il mondo sotto occhi diversi.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era calata la notte ed era lì affacciata dalla sua finestra della sua camera da letto, con addosso una maglia così grande e lunga fino alle ginocchia che poteva ballarci dentro, osservando il mondo a luci spente. Nessun rumore attirò la sua attenzione, nessun passante che potesse incuriosirla o – che so – un litigio fra due felini per distrarla da quel vuoto che aveva dentro di sé. E continuò a sperare in qualche stella cadente così da poter esprimere un bel desiderio: una macchina nuova, una casa nuova, un po' di fortuna o l'amore; uno di quegli amori senza fine, quelli con il “per sempre”.

« Ma che dico, l'Amore delle fiabe non esiste»

Si ripeté ad alta voce, come se qualcuno la potesse sentire; senza ricevere risposta si alzò e si avviò verso il pacchetto di sigarette abbandonato sul ciglio della scrivania, ne afferrò una insieme ad un posacenere bianco e un accendino verde smeraldo e si risedette su quella seggiola di legno un po' acciaccata dagli anni che portava con sé e dopo aver acceso la sigaretta continuò a fissare il vuoto. Quella notte sembrava non finisse mai, l'unica cosa che finiva erano le sigarette, che accendeva una dopo l'altra consumandosi, come la sua vita si consumava dalla tristezza e dal vuoto che la circondava. Cazzo se era vuota, vuota e ancora vuota; non aveva nulla, nessuno, era sola e basta.

Iniziò un nuovo giorno e Sophie era ancor più stanca di prima, magari era perché non aveva dormito, di nuovo, e in più, a completare il quadro, c'era un vento così forte da poterle spettinare i capelli raccolti con quel fermaglio bianco che risaltava tra i suoi capelli rossi luminosi quanto il fuoco stesso. Non sapeva bene cosa avrebbe fatto quel giorno ma purtroppo non aveva alternative, così decise di andare a scuola.

Convinta della sua decisione prese la sua borsa e il suo cappotto nero, si precipitò a scuola ma, dopo aver visto tutte quelle persone con la puzza sotto il naso, pensò che fosse stata la decisione più sbagliata del momento e senza farsi vedere si nascose in una vietta che faceva d'angolo alla palestra della scuola, e iniziò a camminare a passo veloce senza sosta fino ad arrivare al suo locale preferito; di solito verso le sette e mezza del mattino non c'era nessuno – un buon motivo per poterci entrare senza che nessuno la rimproverasse sul fatto che non fosse andata a scuola.

Appena entrò si sentì davvero soddisfatta della sua nuova decisione, presa dall'emozione si diresse verso il fondo della stanza, completamente deserta e si sedette con le spalle rivolte al muro – il barista stava accendendo la radio, inserendo un CD di musica, forse classica, forse smooth jazz, non ne era sicura, però la rilassava.

Iniziò a leggere un libro, seduta all'ingresso del bancone e ad ascoltare la musica in sottofondo, quando, ad un tratto iniziò a sentirsi osservata. Alzò lo sguardo e vide una ragazza troppo bella per essere reale, capelli corti sparati in alto neri, due dilatatori da quasi 2 cm – in quel momento sgranò gli occhi e le sorrise – addosso aveva una tuta blu talmente larga che potevi immaginare ogni cosa, una maglietta attillata e abbastanza aderente sul seno e un po' larga sul resto; aveva gli occhi puntati sui suoi che erano così azzurri e intensi che, a quanto pareva anche lei aveva passato una notte insonne. Chissà che aveva fatto la notte scorsa, si sarà sentita male, avrà sofferto d'insonnia, oppure non aveva nulla da fare e quindi ha passato la notte a fissare fuori come faceva lei?

A quel punto le rivolse la parola, aveva una voce così bella e delicata come un petalo di una rosa.

«Desideri qualcosa?»

Le disse guardandola teneramente, con un sorriso stampato dolcemente sulle labbra.

«Mi chiamo Sophie, ho marinato scuola e desidero un the caldo» Disse lei con proverbiale nonchalance.

La ragazza si mise quasi a ridere, prese l'ordinazione e se ne andò voltandole con grazia le spalle per andare al bancone e farle quel così prezioso the caldo; appena si voltò si diede un colpo alla testa.

«Cretina, non potevi dire semplicemente che volevi un the caldo ?» si disse a bassa voce. 

   
 
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