Eiko
si mosse tra due bassi tavolini,
inciampando su uno e cadendo a terra rovinosamente. Oh,
l’aveva detto a mamma
che aveva riempito la stanza con troppa roba! Tra mobili, letto, vari
tavolini,
librerie, scrittoi, fiori e sedie, non c’era più
spazio nemmeno per i moguri! E
dove li metteva ora? A dormire nella stalla con i cavalli? Giammai!!! I
moguri
dovevano stare con lei. Erano i suoi amici!
Fu
per questo che chiamò un servo con il
campanellino che le aveva dato Daga.
“Desidera
qualcosa, signorina?” chiese lui
inchinandosi.
“Ehm…
non potrebbe levare qualcosa da
questa stanza? Avrei bisogno di più spazio!” disse
Eiko con un sorriso.
“Ma
la signora Hilda ha detto…” cominciò
quello.
“So
cosa ha detto mia madre, ma…”
disse Eiko.
“Ho
il preciso ordine della signora Hilda
di non aiutarla nelle sue “stramberie pericolose”,
e pertanto, non sono tenuto
ad aiutarla” concluse il servo.
“Ma,
ma…!” disse Eiko sconcertata mentre il
servo usciva e richiudeva la porta a chiave alle sue spalle. Che
antipatico!
Cosa aveva guadagnato? L’essere rinchiusa a chiave in camera?
Provò ad
abbassare la maniglia, ma niente. Era proprio in trappola.
“Ed
adesso cosa faccio?” disse ad alta
voce. Camminò avanti e indietro per la stanza, mentre la
noia prendeva possesso di quel piccolo spazio. Se almeno avesse avuto i
moguri a tenerle
compagnia! Avrebbero giocato a nascondino, quella stanza era tanto
grande,
piena di luoghi dietro il quale nascondersi per non farsi
trovare… ma purtroppo
era sola.
Si mise ad osservare quella grande libreria nella parete destra della stanza, colma di libri: alcuni di notevoli dimensioni, altri piccoli e sottili formati
solo da
qualche pagina. Alcuni grossi come la sua scrivania, altri ancora
minuscoli
come il palmo della sua mano. Si arrampicò sfruttando i vari
ripiani della
libreria fino al puntò più alto, poi si
lasciò andare sedendosi sulla mensola e
curiosando i titoli dei libri. C’erano tantissimi volumi che
erano appartenuti
alla principessa: “Sarò il tuo
passerotto”, “Il vento tra gli alberi”,
“La
nostra Gaya”, “Il lago ambrato del continente
esterno”. Tutte opere di cui
aveva sentito parlare a Lindblum, le preferite di Hilda e di molte
altre donne
snob che aveva dovuto conoscere. Ridicole storie d’amore di
gente divisa dallo
spazio e dal tempo, che poi si rincontrava dopo tempo. Nelle opere
più
interessanti uno dei due moriva, dando maggiora drammaticità
alla vicenda.
“Che
storie barbose! Non c’è niente per una
signorina curiosa e intelligente come me che non sia una ridicola
storia
d’amore?” disse dopo un po’. Beh,
evidentemente aveva sbagliato ripiano. Scese
un po’ più giù, al ripiano
più in basso. Questo era decisamente più
interessante. Vi erano libri grandi e con belle copertine lucenti,
tutti
ordinati in base ad un numero. C’era il “Volume I:
Bestiario dei mostri
presenti su Gaya”, il “Volume II: Alleviamo il
nostro primo chocobo!”,il
“Volume III: Guida ai moguri”.
Ma
la sua attenzione venne attirata dal
“Volume IV: Guida illustrata al Gayamondo”. Il
Gayamondo… non era la mappa di Gaya?
Certo! Sarebbe stato interessantissimo poter vedere tutta Gaya in un
sol colpo!
Cominciò a spingere il voluminoso volume verso
l’esterno, ma vide che era
parecchio duro. Ma lei non era certo un tipo che si rassegnava
facilmente, così
dopo qualche fatica riuscì ad estrarlo. Oh,
com’era pesante! Stava perdendo
l’equilibrio, e… BAM!
Fece
un volo di tre metri e il libro la
colpì in piena testa, tramortendola per qualche secondo.
Ohi, che male! Era
proprio vero che la cultura pesava. Comunque, si rialzò e,
sdraiata a terra a
pancia sotto, con le gambe alzate che andavano di qua e di
là, aprì il libro.
Nella prima pagina era già illustrata la mappa di Gaya.
Bella, grande,
colorata.
Individuò
subito il castello di Alexandria,
in basso a destra nella mappa, situato nel continente della nebbia.
Accanto
sorgevano Lindblum e Burmesia. Qua e là erano segnate mete
minori come la
Foresta del Male, il Villaggio di Dali e le varie porte che collegavano
i
diversi regni.
Eiko
passò con il dito in rassegna dei
posti che aveva visitato: Oelivert, Il Castello di Ipsen, il vulcano
Gulgu,
L’albero di Iifa… e Madain Sari. Una fitta si fece
sentire vicino al cuore di
Eiko, che ripensò al suo villaggio natale.
Ripensò alle preghiere rivolte al
muro dell’invocazione, ai moguri che la aiutavano a cucinare
e alla promessa
fatta al nonno, in base alla quale non doveva lasciare il villaggio
fino
all’età di sedici anni.
Ma
lei aveva disubbidito. E, anche se
l’avrebbe rifatto mille volte, ogni volta era sempre
più doloroso infrangere le
promesse fatte al suo caro nonnino. Ma ormai tutto era stato compiuto,
aveva
contribuito a fermare la guerra contro Kuja ed adesso era parecchio
famosa.
Probabilmente il nonno sarebbe stato lo stesso orgoglioso di lei.
Vicino
al villaggio notò anche la foresta
dove si nascondevano i maghi neri.
“Vivi!”
esclamò Eiko, folgorata da un’idea.
Perché non scrivere una lettera a Vivi? Ormai doveva essere
arrivato al
villaggio dei maghi neri da qualche giorno, e quindi sicuramente gli
avrebbe
fatto piacere ricevere una lettera da una “vecchia”
amica.
Si
alzò da terra e si diresse verso lo
scrittoio alla parete. Dentro un cassetto trovò dei rotoli
di pergamena ed una
piuma di Cokaritos da utilizzare come penna.
Intinse
la penna nel calamaio, e poi stette
qualche secondo ad aspettare che le parole arrivassero alla sua mente.
“Caro…
Vivi…” disse, mentre scriveva queste
parole sulla pergamena “Sei…
già… arrivato… a…
casa?”
Nello
stesso istante, un ragazzino
passeggiava per i vicoli di Alexandria, insieme alla madre che lo
teneva per
mano.
“Cavo,
non pvovave ad allontanavti tva
qvesti plebei!” disse la donna, vestita riccamente con abiti
sfarzosi.
Il
bambino sospirò. “Si, madre” rispose.
Scosse la testa per svegliare i sensi ancora intontiti dal lungo
viaggio in
idrovolante. I capelli castani si mossero catturando sprazzi di raggi
di sole,
mentre gli occhi, azzurri e vispi, guardavano da ogni parte, cercando
di
assimilare ogni singolo
elemento di quel
regno ancora sconosciuto ma che sarebbe diventato presto la sua casa. Il mantello blu troppo lungo si impigliava con i suoi piedi, e lui, continuava a spostarlo per impedire a se stesso di cadere.
“e
mi raccomando, non fav avvabiave la
vegina Gavnet e il pvode Ve Gidan!” disse ancora quella,
tirandolo verso la
strada principale.
“Si,
madre” ripeté il ragazzino. Come se
non avesse sentito quelle prediche cento volte!
Aggirarono
dei bambini che si rincorrevano
felici, e arrivarono in una grande piazza, dalla quale svettava un
grandissimo
castello… la magnificenza del regno di Alexandria davanti ai
suoi occhi. Un
castello pieno di torri, con migliaia di finestre. Al centro, la spada
conficcata nelle antiche mura donava un’aria antica alla
costruzione, come se
quel simbolo stesse a significare le innumerevoli battaglie a cui il
regno era
sopravvissuto. Dava una sensazione di sgomento, ma al tempo stesso di
serenità.
All’interno delle sue mura sarebbe stato al sicuro.
Attraversarono
il grande atrio. La madre
del bambino parlò con il ciambellano, che le sorrise e le
mandò a chiamare la
regina, che arrivò puntuale poco dopo.
La
prima cosa che il bambino notò della
regina è che era molto giovane. I lunghi capelli neri
fluivano sulle sue
spalle, i lineamenti erano dolci e aggraziati. Era davvero bellissima.
Spesso
aveva sentito suo padre e altri nobili dire che la regina era davvero
un
gioiello della natura, ma non aveva mai immaginato fosse
così… non trovava
neanche un termine adatto per descriverla.
“Baronessa
Van Kelm!” disse la regina,
esponendo la sua armoniosa voce “Che piacere
rivedervi!”
“Gavnet!
Ti sei fatta una donna ovmai”
disse sua madre guardandola “Ma dov’è il
Ve Gidan?”
“A
predisporre strategie in caso di guerra
insieme alla Shogun Beatrix ed ad Adalberto Steiner” rispose
Garnet “Mentre
questo” disse indicando il bambino “Deve essere il
piccolo Onion! Piacere!”
“P-piacere”
disse Onion, un po’ intimidito.
Garnet
gli sorrise. Com’era tenero quel
bambino! Assomigliava un po’ ad Eiko, se ci pensava
bene…
“Adesso
ti faccio vedere la tua stanza, sei
d’accordo?” disse Garnet sorridente.
“S-si,
regina Garnet” rispose Onion
abbozzando un sorriso.
“Oh,
non voglio queste formalità! Dopotutto
tu dovrai vivere in questo castello, quindi puoi chiamarmi
Garnet!”
“Va
bene, Garnet” disse il piccoletto.
Com’era simpatica la regina! Già la adorava.
Garnet
li condusse su per le scale fino
agli appartamenti dove sarebbe stato Onion.
“Ecco,
tu starai qui” disse al bambino
guidandolo verso una porta in mogano. “Poi, quella
lì è la porta che dà alla
stanza della tua compagna di studi, che si chiama Eiko ed è
la figlia del Granduca
Cid di Lindblum. Quella lì è la stanza mia e di
Gidan e l’altra è quella della
Shogun Beatrix e del Comandante Adalberto Steiner”.
La
visita si svolse tranquillamente, molto
simile a quella con Eiko avvenuta qualche giorno prima. Quando la madre
di
Onion se ne andò, il ragazzino restò solo con la
regina.
“Ora”
disse Garnet “perché non vai ad
ambientarti nella tua stanza? Avrai tempo di visitare il castello, o il
borgo,
domani” concluse.
“Va
bene” disse il bambino.
Quando
restò solo, si diresse verso la sua
stanza, ma prima notò una porta aperta. Dalla porta si
poteva vedere il cielo.
Da lì venivano gli strilli allegri di bambini che giocavano.
Eiko
posò la piuma soddisfatta e rilesse il
suo capolavoro:
Caro
Vivi,
Sei
già
arrivato a casa? Spero di si, perché i piccoletti hanno
bisogno di te. Non ho
un motivo ben preciso per scriverti, e solo che le lezioni non sono
ancora
cominciate ed io mi annoio terribilmente. Sto chiusa in camera, da
sola, i
moguri sono in giro invece a giocare. Ma io non posso perché
Steiner e Beatrix
non mi fanno uscire ed un cameriere antipatico mi ha chiusa a chiave!
Le
lezioni del Dottor Totto cominciano tra qualche giorno, non vedo
l’ora di
imparare tante cose nuove! E ho anche saputo che avrò un
compagno di studi! Chi
sarà mai? Se è simpatico può darsi che
possa divenire anche tuo amico!
Per
il
momento non so cosa scrivere, e quindi ti lascio qui.
Ciao
ciao!
Eiko
Beh,
forse non era un capolavoro, però era
qualcosa. Ma ora, come consegnarla al moguri Artemisio? A questo non
aveva
pensato. La porta era ancora chiusa. Come poteva uscire.
Un'idea gli arrivò come un lampo nella sua mente. Ma certo!
Aprì la finestra. Era parecchio alto
lì… ma poteva farcela.
Si
lasciò cadere nel tetto spiovente di una
torre e da lì scivolò fino ad arrivare su un
altro tetto. Si raddrizzò e
camminò in equilibrio tra il ciglio del tetto e lo
strapiombo sotto, che dava
sul cortile reale. Se scendeva ancora di qualche tetto, poteva anche
riuscire a
saltare. Nel frattempo però cercava di mantenere
l’equilibrio, cosa molto ardua
dato il vento che soffiava nella dimensiona opposta a quella desiderata
da lei.
“Oh,
no!” urlò Eiko mentre perdeva
l’equilibrio.
“Cadoooooo” esclamò poi scivolando dal
tetto e finendo dritta in una siepe che
per fortuna attutì lo schianto.
“Ohi!”
disse Eiko massaggiandosi il
fondoschiena. Aveva fatto un bel capitombolo, non c’erano
dubbi! Controllò di
avere ancora la lettera in tasca, e si sent’ rassicurata nel
sentire la
pergamena tra le sue mani. Si alzò con le gambe tremanti e
si diresse verso il
cortile, attraversando il grosso arco in pietra e trovandosi nella
piazza di
Alexandria, piena di vita e di gente che camminava avanti e indietro.
Finalmente
era fuori da quella stanza!
Avrebbe fatto un rapido giro e poi si sarebbe arrampicata nuovamente in
camera,
e nessuno avrebbe saputo niente. Era un piano perfetto!
Camminò
fino alla torre di Alexandria, dove
trovò il moguri Artemisio a cui affidò la
lettera. Aveva qualche guil di quelli
che gli aveva dato la mamma in tasca, e quindi decise di andare al bar
e
prendersi una spremuta di fragole di Cleyra.
Camminò
per le vie affollate, sentì il suono
dei suoi passi sotto la ghiaia, vide la gente qualunque, che camminava,
preparava la cena, pescava, tesseva o vendeva. Giocò al
salto con la corda con
le bambine, corse con Hippo, saltellò per le strade ed
odorò fiori, ma non se
la sentiva di andare in stanza. Dopotutto il pomeriggio era ancora
lungo, chi l’avrebbe
mai cercata nella sua stanza?
Decise
invece di avvicinarsi a dei bambini
che si stavano rincorrendo.
“Posso
giocare con voi?” chiese Eiko.
Quello
che pareva il capo la squadrò con
occhi curiosi “Non ti ho mai visto in giro. Come ti
chiami?”
“Eiko”
“E
dove abiti?” chiese ancora quello,
dubbioso di lei.
“Al
castello della regina” rispose Eiko
ingenuamente.
“Tu
stai al castello della regina?” ripeté
beffardo il bambino “Lo sai che a noi non piacciono le
bugie?” chiese.
“Non
sto mentendo, è vero!” disse Eiko
sbattendo un piede a terra.
“Non
è vero, mi stai prendendo in giro”
disse il bambino, e se ne andò seguito a ruota dagli altri
bambini, che la guardavano
alcuni un po’ dispiaciuti, altri con la stessa espressione
del loro capo.
“Ti
sembra che una signorina come me possa
dire bugie???” urlò Eiko al bambino in lontananza,
ma lui non si voltò, o
perché non la sentì oppure perché non
seppe cosa rispondere.
Adesso
Eiko era triste. Uffa, ma perché
tutti erano così crudeli? Alcuni bambini erano veramente
cattivi! Si alzò in
piedi e camminò, senza sapere dove andare con lo sguardo
basso. Non guardava
dove andava, non le interessava. Evitava tutti. In lontananza
sentì Steiner
chiamarla. La stava cercando? Non aveva ancora voglia di tornare al
castello. L’avrebbe
evitato per un po’, poi si sarebbe fatta trovare e portare
nel castello, con la
solita ramanzina sull’essere buona, e ubbidiente.
Ma
proprio mentre pensava a ciò, Sbatté
contro qualcosa, o meglio, contro qualcuno. Eiko cominciava a sentirsi
un po’ stanca,
dopo tutte le botte che aveva preso in quel giorno. Guardò
il malcapitato con
cui aveva sbattuto. Era un bambino più o meno della sua
età, con i capelli
castani e grandi occhi azzurri e vispi. Eiko lo guardò, il
bambino la guardò.
“Ma
cosa guardi?” chiese Onion con
curiosità.
Ciaoo!
Anche il capitolo 5 è appena finito.
Scusatemi se è un po’ corto, ma ho molti impegni e
non molto tempo per
scrivere. Devo aggiungere inoltre che dalla settimana prossima
sarò in vacanza
e tornerò dopo una settimana: non so proprio come
farò, ma spero di riuscire ad
inserire un altro capitolo prima della mia partenza.
Detto
ciò, torniamo alla fic: E’ stato
presentato un nuovo personaggio, Onion. Probabilmente molti sanno cosa
vuol
dire questo nome, che a me piace tanto. Per chi non lo sa, cerchio
“Onion” in
un dizionario d’inglese, ed avrà una (s)gradevole
sorpresa! Ed Eiko… finalmente
è in libertà per un po’!
Spero
di aggiornare presto! Voi continuate
a leggere, e ricordate che una lettura, una recensione o simili possono
ribaltare l’umore della giornata!
PS:
Sono anche alla ricerca di un
Beta-Reader. Chiunque fosse interessato mi può contattare
dal sito e farmelo
sapere… prenderò in considerazione chiunque abbia
tanta bontà di aiutarmi!
Grazie
a tutti e a presto!