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Autore: BaschVR    15/08/2008    1 recensioni
E' il giorno del matrimonio di Gidan e Garnet. Tutti gli amici di Garnet, tra cui Eiko, si ritrovano ad Alexandria per acclamarli.
Da questo episodio si svilupperanno le storie dei personaggi, che vivranno dolori e gioie della vita, insieme, fino al momento degli addii per ognuno.
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eiko Carol, Garnet Til Alexandros XVII, Gidan Tribal, Vivi Orunitia
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Eiko si mosse tra due bassi tavolini, inciampando su uno e cadendo a terra rovinosamente. Oh, l’aveva detto a mamma che aveva riempito la stanza con troppa roba! Tra mobili, letto, vari tavolini, librerie, scrittoi, fiori e sedie, non c’era più spazio nemmeno per i moguri! E dove li metteva ora? A dormire nella stalla con i cavalli? Giammai!!! I moguri dovevano stare con lei. Erano i suoi amici!

Fu per questo che chiamò un servo con il campanellino che le aveva dato Daga.

“Desidera qualcosa, signorina?” chiese lui inchinandosi.

“Ehm… non potrebbe levare qualcosa da questa stanza? Avrei bisogno di più spazio!” disse Eiko con un sorriso.

“Ma la signora Hilda ha detto…” cominciò quello.

“So cosa ha detto mia madre, ma…”  disse Eiko.

“Ho il preciso ordine della signora Hilda di non aiutarla nelle sue “stramberie pericolose”, e pertanto, non sono tenuto ad aiutarla” concluse il servo.

“Ma, ma…!” disse Eiko sconcertata mentre il servo usciva e richiudeva la porta a chiave alle sue spalle. Che antipatico! Cosa aveva guadagnato? L’essere rinchiusa a chiave in camera? Provò ad abbassare la maniglia, ma niente. Era proprio in trappola.

“Ed adesso cosa faccio?” disse ad alta voce. Camminò avanti e indietro per la stanza, mentre la noia prendeva possesso di quel piccolo spazio. Se almeno avesse avuto i moguri a tenerle compagnia! Avrebbero giocato a nascondino, quella stanza era tanto grande, piena di luoghi dietro il quale nascondersi per non farsi trovare… ma purtroppo era sola.

Si mise ad osservare quella grande libreria nella parete destra della stanza, colma di libri: alcuni di notevoli dimensioni, altri piccoli e sottili formati solo da qualche pagina. Alcuni grossi come la sua scrivania, altri ancora minuscoli come il palmo della sua mano. Si arrampicò sfruttando i vari ripiani della libreria fino al puntò più alto, poi si lasciò andare sedendosi sulla mensola e curiosando i titoli dei libri. C’erano tantissimi volumi che erano appartenuti alla principessa: “Sarò il tuo passerotto”, “Il vento tra gli alberi”, “La nostra Gaya”, “Il lago ambrato del continente esterno”. Tutte opere di cui aveva sentito parlare a Lindblum, le preferite di Hilda e di molte altre donne snob che aveva dovuto conoscere. Ridicole storie d’amore di gente divisa dallo spazio e dal tempo, che poi si rincontrava dopo tempo. Nelle opere più interessanti uno dei due moriva, dando maggiora drammaticità alla vicenda.

“Che storie barbose! Non c’è niente per una signorina curiosa e intelligente come me che non sia una ridicola storia d’amore?” disse dopo un po’. Beh, evidentemente aveva sbagliato ripiano. Scese un po’ più giù, al ripiano più in basso. Questo era decisamente più interessante. Vi erano libri grandi e con belle copertine lucenti, tutti ordinati in base ad un numero. C’era il “Volume I: Bestiario dei mostri presenti su Gaya”, il “Volume II: Alleviamo il nostro primo chocobo!”,il “Volume III: Guida ai moguri”.

Ma la sua attenzione venne attirata dal “Volume IV: Guida illustrata al Gayamondo”. Il Gayamondo… non era la mappa di Gaya? Certo! Sarebbe stato interessantissimo poter vedere tutta Gaya in un sol colpo! Cominciò a spingere il voluminoso volume verso l’esterno, ma vide che era parecchio duro. Ma lei non era certo un tipo che si rassegnava facilmente, così dopo qualche fatica riuscì ad estrarlo. Oh, com’era pesante! Stava perdendo l’equilibrio, e… BAM!

Fece un volo di tre metri e il libro la colpì in piena testa, tramortendola per qualche secondo. Ohi, che male! Era proprio vero che la cultura pesava. Comunque, si rialzò e, sdraiata a terra a pancia sotto, con le gambe alzate che andavano di qua e di là, aprì il libro. Nella prima pagina era già illustrata la mappa di Gaya. Bella, grande, colorata.

Individuò subito il castello di Alexandria, in basso a destra nella mappa, situato nel continente della nebbia. Accanto sorgevano Lindblum e Burmesia. Qua e là erano segnate mete minori come la Foresta del Male, il Villaggio di Dali e le varie porte che collegavano i diversi regni.

Eiko passò con il dito in rassegna dei posti che aveva visitato: Oelivert, Il Castello di Ipsen, il vulcano Gulgu, L’albero di Iifa… e Madain Sari. Una fitta si fece sentire vicino al cuore di Eiko, che ripensò al suo villaggio natale. Ripensò alle preghiere rivolte al muro dell’invocazione, ai moguri che la aiutavano a cucinare e alla promessa fatta al nonno, in base alla quale non doveva lasciare il villaggio fino all’età di sedici anni.

Ma lei aveva disubbidito. E, anche se l’avrebbe rifatto mille volte, ogni volta era sempre più doloroso infrangere le promesse fatte al suo caro nonnino. Ma ormai tutto era stato compiuto, aveva contribuito a fermare la guerra contro Kuja ed adesso era parecchio famosa. Probabilmente il nonno sarebbe stato lo stesso orgoglioso di lei.

Vicino al villaggio notò anche la foresta dove si nascondevano i maghi neri.

“Vivi!” esclamò Eiko, folgorata da un’idea. Perché non scrivere una lettera a Vivi? Ormai doveva essere arrivato al villaggio dei maghi neri da qualche giorno, e quindi sicuramente gli avrebbe fatto piacere ricevere una lettera da una “vecchia” amica.

Si alzò da terra e si diresse verso lo scrittoio alla parete. Dentro un cassetto trovò dei rotoli di pergamena ed una piuma di Cokaritos da utilizzare come penna.

Intinse la penna nel calamaio, e poi stette qualche secondo ad aspettare che le parole arrivassero alla sua mente.

“Caro… Vivi…” disse, mentre scriveva queste parole sulla pergamena “Sei… già… arrivato… a… casa?”

 

 

Nello stesso istante, un ragazzino passeggiava per i vicoli di Alexandria, insieme alla madre che lo teneva per mano.

“Cavo, non pvovave ad allontanavti tva qvesti plebei!” disse la donna, vestita riccamente con abiti sfarzosi.

Il bambino sospirò. “Si, madre” rispose. Scosse la testa per svegliare i sensi ancora intontiti dal lungo viaggio in idrovolante. I capelli castani si mossero catturando sprazzi di raggi di sole, mentre gli occhi, azzurri e vispi, guardavano da ogni parte, cercando di assimilare ogni  singolo elemento di quel regno ancora sconosciuto ma che sarebbe diventato presto la sua casa. Il mantello blu troppo lungo si impigliava con i suoi piedi, e lui, continuava a spostarlo per impedire a se stesso di cadere.

“e mi raccomando, non fav avvabiave la vegina Gavnet e il pvode Ve Gidan!” disse ancora quella, tirandolo verso la strada principale.

“Si, madre” ripeté il ragazzino. Come se non avesse sentito quelle prediche cento volte!

Aggirarono dei bambini che si rincorrevano felici, e arrivarono in una grande piazza, dalla quale svettava un grandissimo castello… la magnificenza del regno di Alexandria davanti ai suoi occhi. Un castello pieno di torri, con migliaia di finestre. Al centro, la spada conficcata nelle antiche mura donava un’aria antica alla costruzione, come se quel simbolo stesse a significare le innumerevoli battaglie a cui il regno era sopravvissuto. Dava una sensazione di sgomento, ma al tempo stesso di serenità. All’interno delle sue mura sarebbe stato al sicuro.

Attraversarono il grande atrio. La madre del bambino parlò con il ciambellano, che le sorrise e le mandò a chiamare la regina, che arrivò puntuale poco dopo.

La prima cosa che il bambino notò della regina è che era molto giovane. I lunghi capelli neri fluivano sulle sue spalle, i lineamenti erano dolci e aggraziati. Era davvero bellissima. Spesso aveva sentito suo padre e altri nobili dire che la regina era davvero un gioiello della natura, ma non aveva mai immaginato fosse così… non trovava neanche un termine adatto per descriverla.

“Baronessa Van Kelm!” disse la regina, esponendo la sua armoniosa voce “Che piacere rivedervi!”

“Gavnet! Ti sei fatta una donna ovmai” disse sua madre guardandola “Ma dov’è il Ve Gidan?”

“A predisporre strategie in caso di guerra insieme alla Shogun Beatrix ed ad Adalberto Steiner” rispose Garnet “Mentre questo” disse indicando il bambino “Deve essere il piccolo Onion! Piacere!”

“P-piacere” disse Onion, un po’ intimidito.

Garnet gli sorrise. Com’era tenero quel bambino! Assomigliava un po’ ad Eiko, se ci pensava bene…

“Adesso ti faccio vedere la tua stanza, sei d’accordo?” disse Garnet sorridente.

“S-si, regina Garnet” rispose Onion abbozzando un sorriso.

“Oh, non voglio queste formalità! Dopotutto tu dovrai vivere in questo castello, quindi puoi chiamarmi Garnet!”

“Va bene, Garnet” disse il piccoletto. Com’era simpatica la regina! Già la adorava.

Garnet li condusse su per le scale fino agli appartamenti dove sarebbe stato Onion.

“Ecco, tu starai qui” disse al bambino guidandolo verso una porta in mogano. “Poi, quella lì è la porta che dà alla stanza della tua compagna di studi, che si chiama Eiko ed è la figlia del Granduca Cid di Lindblum. Quella lì è la stanza mia e di Gidan e l’altra è quella della Shogun Beatrix e del Comandante Adalberto Steiner”.

La visita si svolse tranquillamente, molto simile a quella con Eiko avvenuta qualche giorno prima. Quando la madre di Onion se ne andò, il ragazzino restò solo con la regina.

“Ora” disse Garnet “perché non vai ad ambientarti nella tua stanza? Avrai tempo di visitare il castello, o il borgo, domani” concluse.

“Va bene” disse il bambino.

Quando restò solo, si diresse verso la sua stanza, ma prima notò una porta aperta. Dalla porta si poteva vedere il cielo. Da lì venivano gli strilli allegri di bambini che giocavano.

 

 

Eiko posò la piuma soddisfatta e rilesse il suo capolavoro:

Caro Vivi,

Sei già arrivato a casa? Spero di si, perché i piccoletti hanno bisogno di te. Non ho un motivo ben preciso per scriverti, e solo che le lezioni non sono ancora cominciate ed io mi annoio terribilmente. Sto chiusa in camera, da sola, i moguri sono in giro invece a giocare. Ma io non posso perché Steiner e Beatrix non mi fanno uscire ed un cameriere antipatico mi ha chiusa a chiave!

Le lezioni del Dottor Totto cominciano tra qualche giorno, non vedo l’ora di imparare tante cose nuove! E ho anche saputo che avrò un compagno di studi! Chi sarà mai? Se è simpatico può darsi che possa divenire anche tuo amico!

Per il momento non so cosa scrivere, e quindi ti lascio qui.

Ciao ciao!

Eiko

Beh, forse non era un capolavoro, però era qualcosa. Ma ora, come consegnarla al moguri Artemisio? A questo non aveva pensato. La porta era ancora chiusa. Come poteva uscire.

Un'idea gli arrivò come un lampo nella sua mente. Ma certo! Aprì la finestra. Era parecchio alto lì… ma poteva farcela.

Si lasciò cadere nel tetto spiovente di una torre e da lì scivolò fino ad arrivare su un altro tetto. Si raddrizzò e camminò in equilibrio tra il ciglio del tetto e lo strapiombo sotto, che dava sul cortile reale. Se scendeva ancora di qualche tetto, poteva anche riuscire a saltare. Nel frattempo però cercava di mantenere l’equilibrio, cosa molto ardua dato il vento che soffiava nella dimensiona opposta a quella desiderata da lei.

“Oh, no!” urlò Eiko mentre perdeva l’equilibrio. “Cadoooooo” esclamò poi scivolando dal tetto e finendo dritta in una siepe che per fortuna attutì lo schianto.

“Ohi!” disse Eiko massaggiandosi il fondoschiena. Aveva fatto un bel capitombolo, non c’erano dubbi! Controllò di avere ancora la lettera in tasca, e si sent’ rassicurata nel sentire la pergamena tra le sue mani. Si alzò con le gambe tremanti e si diresse verso il cortile, attraversando il grosso arco in pietra e trovandosi nella piazza di Alexandria, piena di vita e di gente che camminava avanti e indietro.

Finalmente era fuori da quella stanza! Avrebbe fatto un rapido giro e poi si sarebbe arrampicata nuovamente in camera, e nessuno avrebbe saputo niente. Era un piano perfetto!

Camminò fino alla torre di Alexandria, dove trovò il moguri Artemisio a cui affidò la lettera. Aveva qualche guil di quelli che gli aveva dato la mamma in tasca, e quindi decise di andare al bar e prendersi una spremuta di fragole di Cleyra.

Camminò per le vie affollate, sentì il suono dei suoi passi sotto la ghiaia, vide la gente qualunque, che camminava, preparava la cena, pescava, tesseva o vendeva. Giocò al salto con la corda con le bambine, corse con Hippo, saltellò per le strade ed odorò fiori, ma non se la sentiva di andare in stanza. Dopotutto il pomeriggio era ancora lungo, chi l’avrebbe mai cercata nella sua stanza?

Decise invece di avvicinarsi a dei bambini che si stavano rincorrendo.

“Posso giocare con voi?” chiese Eiko.

Quello che pareva il capo la squadrò con occhi curiosi “Non ti ho mai visto in giro. Come ti chiami?”

“Eiko”

“E dove abiti?” chiese ancora quello, dubbioso di lei.

“Al castello della regina” rispose Eiko ingenuamente.

“Tu stai al castello della regina?” ripeté beffardo il bambino “Lo sai che a noi non piacciono le bugie?” chiese.

“Non sto mentendo, è vero!” disse Eiko sbattendo un piede a terra.

“Non è vero, mi stai prendendo in giro” disse il bambino, e se ne andò seguito a ruota dagli altri bambini, che la guardavano alcuni un po’ dispiaciuti, altri con la stessa espressione del loro capo.

“Ti sembra che una signorina come me possa dire bugie???” urlò Eiko al bambino in lontananza, ma lui non si voltò, o perché non la sentì oppure perché non seppe cosa rispondere.

Adesso Eiko era triste. Uffa, ma perché tutti erano così crudeli? Alcuni bambini erano veramente cattivi! Si alzò in piedi e camminò, senza sapere dove andare con lo sguardo basso. Non guardava dove andava, non le interessava. Evitava tutti. In lontananza sentì Steiner chiamarla. La stava cercando? Non aveva ancora voglia di tornare al castello. L’avrebbe evitato per un po’, poi si sarebbe fatta trovare e portare nel castello, con la solita ramanzina sull’essere buona, e ubbidiente.

Ma proprio mentre pensava a ciò, Sbatté contro qualcosa, o meglio, contro qualcuno. Eiko cominciava a sentirsi un po’ stanca, dopo tutte le botte che aveva preso in quel giorno. Guardò il malcapitato con cui aveva sbattuto. Era un bambino più o meno della sua età, con i capelli castani e grandi occhi azzurri e vispi. Eiko lo guardò, il bambino la guardò.

“Ma cosa guardi?” chiese Onion con curiosità.

 

Ciaoo! Anche il capitolo 5 è appena finito. Scusatemi se è un po’ corto, ma ho molti impegni e non molto tempo per scrivere. Devo aggiungere inoltre che dalla settimana prossima sarò in vacanza e tornerò dopo una settimana: non so proprio come farò, ma spero di riuscire ad inserire un altro capitolo prima della mia partenza.

Detto ciò, torniamo alla fic: E’ stato presentato un nuovo personaggio, Onion. Probabilmente molti sanno cosa vuol dire questo nome, che a me piace tanto. Per chi non lo sa, cerchio “Onion” in un dizionario d’inglese, ed avrà una (s)gradevole sorpresa! Ed Eiko… finalmente è in libertà per un po’!

Spero di aggiornare presto! Voi continuate a leggere, e ricordate che una lettura, una recensione o simili possono ribaltare l’umore della giornata!

PS: Sono anche alla ricerca di un Beta-Reader. Chiunque fosse interessato mi può contattare dal sito e farmelo sapere… prenderò in considerazione chiunque abbia tanta bontà di aiutarmi!

Grazie a tutti e a presto!

   
 
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