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Autore: deli98    19/06/2014    4 recensioni
Questa è una storia che si è ripetuta più volte e come vedrete ha sempre come protagonisti i due fratelli italici.
Chissà perché alla fine tendiamo a fare gli stessi errori, senza accorgersi di esserci già passati.
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Qualcosa è andato storto: me ne accorgo dall'improvvisa sensazione di cadere all'indietro e dalla conseguente sensazione di freddo e viscido a contatto con il fango.
E dov'è il dolore, perchè tarda ad arrivare? Però avverto un peso sopra di me. E quel qualcosa ha emesso un urlo agghiacciante di puro dolore.
Non riesco ad aprire gli occhi, ho paura di quello che potrei vedere.
Sento le mani che scivolano sul manico del pugnale a contatto con un liquido vischioso. 
Allora apro finalmente gli occhi e quello che vedo è ciò che avrei preferito evitare di vedere.
La lama del pugnale è entrata tutta nella schiena di Feliciano, che non smette di tremare e di tenersi spasmodicamente aggrappato alla mia giacca. Non riesco a vedere
cosa fa, ma sento qualcosa di caldo che mi inzuppa la divisa e allora faccio due più due.
Mollo subito la presa sul pugnale e cerco di far alzare la testa a mio fratello, e alla vista di tutto quel sangue che esce così velocemente per un attimo mi ha fatto
venire i conati di vomito (il che è piuttosto relativo, siccome sono già circondato da morti e sangue a volontà).
Perchè l'ho fatto? Anzi, perchè ho pensato davvero che mio fratello volesse uccidermi? Perchè sono così idiota, cazzo?
Lo prendo in braccio come se fosse un bambino piccolo e gli stringo la testa al mio petto. E prego. Ma a chi posso pregare? Dopo quello che ho fatto non ho alcun 
diritto di invocare il perdono di Dio. Allora lo guardo e vedo il suo sorriso che lentamente mi lacera e mi fa cadere nei sensi di colpa.
-Ti prego, non lasciarmi!- lo imploro, ma lui che ci può fare? E' solo colpa mia.
Vedo i suoi occhi color del miele diventare sempre più vitrei e vedo anche il suo sangue coprire ogni cosa.
E' finita.
No, aspetta. Se mi sbrigo posso ancora salvarlo! Sì, devo solo correre e portarlo nel suo accampamento, di sicuro ci sarà qualcuno in grado di salvarlo!
Questa è la mia ultima speranza, tanto vale tentare.
Prendo in braccio Feliciano e incomincio subito a correre veloce come mai avevo fatto prima.
Non riesco a vedere dove metto i piedi ed inciampo diverse volte sui corpi stesi ancora a terra, ma mi rimetto subito in piedi e ricomincio a correre come prima,
cercando di ignorare completamente la sensazione di pesantezza e il dolore pungente ai muscoli. 
E finalmente riesco a raggiungere il suo accampamento, aldilà del campo di battaglia. Sento delle urla che mi incitano a fermarmi, a chiedermi la mia identità,
ma le ignoro e continuo ad andare avanti, fino a quando un uomo con la divisa rossa non mi strattona il braccio e mi costringe a fermarmi.
-Chi sei? Cosa ci fai qui?- E' armato e sembra già pronto a sparare al mio minimo tentativo di fuga.
-Dovete salvarlo... Per favore... Aiutatemi!- Faccio fatica ad esprimermi a causa del fiatone, ma l'altro sembra comprendere e forse ha anche riconosciuto mio fratello, perchè mi lascia andare senza dire una parola.
E io riprendo a correre per recuperare i secondi preziosi persi nella conversazione, ma quando finalmente entro nell'accampamento, vengo bloccato di nuovo.
-Cosa fai qui? Spagnolo?- Sono in tanti e tutti mi guardano con aria accusatoria vedendo la mia divisa e quella di mio fratello, che stringo più forte che posso
per paura di perderlo.
-Vi prego... Ci deve essere qualcuno qui in grado di salvarlo!- E mi guardo intorno sperando che ci sia un dottore che si faccia avanti. Per un secondo tutti tacciono.
-Andate a chiamare il medico di campo!- E due di loro si allontanano per andarlo a cercare, mentre io vengo trascinato in una tenda dove c'è solo una brandina.
Vi depongo mio fratello a pancia in giù, mettendo in bella mostra il pugnale che è ancora conficcato nella sua schiena. E tutti assistono attorno al lettino e sembrano
aspettare il momento buono per saltarmi addosso. Dopo mezzo minuto entra nella tenda un uomo con un grembiule che in origine doveva essere bianco e una ragazza che deve essere un'infermiera.
-Uscite tutti.- E tutti si affrettano verso l'uscita, ma io non riesco a muovermi. -Anche tu. Esci.- E mi squadra da capo a piedi.
-No... io resto.- ma due uomini mi hanno già preso per le spalle e mi stanno trascinando fuori dalla tenda. 
-NO! Dovete capire! Lui è mio fratello! E' mio fratello, cazzo! No, lasciatemi! Lasciatemi!- Non mi accorgo che sto piangendo e urlando e cerco di liberarmi dalla 
loro presa, me le mie forze vengono meno.
Mi gettano nel fango e io in fretta mi rimetto in piedi per poter raggiungere di nuovo la tenda, ma mi hanno già circondato. Tutti mi guardano con assoluto disprezzo.
Come gesto estremo salto addosso a uno per aprirmi un passaggio, ma subito tutti mi si stringono intorno e uno mi da una fortissima botta in testa. Cado di nuovo tra
la melma e il fango e l'ultima cosa che sento prima di svenire sono le loro risate.

Mi risveglio in una tenda, legato come un salame e con una vecchia coperta addosso. Sono ancora stordito dal colpo alla testa e ho tutto il corpo dolorante.
A fatica cerco di mettermi seduto e mi guardo un po' introno, solo allora noto la presenza di una persona seduta ad un tavolo intenta a firmare dei documenti e leggere
dei rapporti, e lui adesso mi guarda e mi sorride.
-Ci siamo svegliati, finalmente- Non ho abbastanza forza per mandarlo a quel paese. Ma dove sono? Mi guardo un po' intorno e tutto sembra così anonimo, ma all'uscita della tenda ci sono due uomini di guardia che controllano con il loro sguardo penetrante tutti i miei movimenti.
L'uomo che prima mi ha rivolto la parola si alza e con la sedia si mette vicino a me.
-Tu sei spagnolo, vero?- che domanda sciocca! Certo che no! Ma non mi interessano le sue supposizioni e le sue opinioni, al momento.
-Lo sai l'italiano? Hai capito la mia domanda?- E' paziente, non ha fretta.
-Voglio vedere Feliciano.- Mi accorgo di avere la voce roca.
-E io vorrei vedere il re di Francia.- Questa volta è una delle guardie che ha parlato e tutti si mettono a ridere di gusto, con il solo scopo di farmi arrabbiare.
-Ma allora sai parlare l'italiano!- L'uomo seduto sulla sedia mi sorride. -Dimmi, sei spagnolo si o no?-
-No.- Sono costretto a rispondere alle sue domande se voglio ottenere qualcosa.
-Bene. E allora perchè porti la loro uniforme?-
-Perchè sono legato a loro.- E a questa risposta l'uomo si mette a ridere.
-Che cazzo hai da ridere?!- E tutti rimangono in silenzio a guardarmi, e una guardia mi da uno scappellotto -Lo sai con chi stai parlando?- No, non lo so.
-Stiamo calmi... Effettivamente non mi sono ancora presentato, io sono Giuseppe Garibaldi, l'ufficiale che guida questa spedizione. E tu sei?- Sorride cordiale, sento 
di potermi fidare di lui.
-Romano Vargas.- E allora tutti mi guardano come se avessero visto un fantasma.
-Tu ti chiami Vargas? Sei parente di Feliciano Vargas?- Sembravano tutti stupiti da questa rivelazione!
-Si, sono suo fratello.- e dopo aggiungo -E' quello che sto cercando di farvi entrare in testa da quando sono arrivato.-
Tutti tacciono e l'ufficiale sembra totalmente perso nei suoi pensieri, ha un'ombra cupa in volto e un brutto presentimento mi assale.
-Come sta mio fratello?- La risposta tarda ad arrivare e sento crescere l'ansia -Rispondetemi!-
Garibaldi mi fissa negli occhi e sento il suo sguardo che mi studia dentro a fondo. sembra cercare le parole giuste da dire.
-E' vivo, naturalmente. Ma le sue condizioni sono ancora precarie e non sappiamo se riuscirà a passare la notte.-
Mi sento crollare il mondo addosso. Certo, è vivo e ne sono grato per questo, ma nella condizione in cui è dubito che ce la farà. Ma non devo pensare negativo.
-La prego, posso vederlo?- Sento che le lacrime sono già pronte per uscire e cerco di spingerle indietro, ma la voce mi tradisce.
-Mi dispiace, ma credo che non sia possibile.- Per quale motivo? E' mio fratello, no? Ne ho tutto il diritto! E le lacrime scorrono senza alcun ritegno.
-La prego, sono il suo fratello! I-io voglio stargli accanto fino alla fine!- Non so se a convincerlo sono state le lacrime o le mie parole o tutto insieme, fatto 
sta che ha acconsentito, mi ha slegato e accompagnato personalmente nella tenda in cui riposa Feliciano. Mentre attraversavamo il campo tutti mi guardavano con diffidenza, ma la presenza dell' ufficiale ha fatto in modo che nessuno tentasse di aggredirmi.
Entro per primo nella tenda e noto che c'è solo una lampada ad olio accesa accanto a un letto di paglia e la brandina è stata messa in un angolo, sporca di sangue. 
Il medico che mi aveva cacciato sta per intimarmi di andarmene, quando entra Garibaldi e le sue parole gli rimangono in bocca inespresse. 
Mi avvicino lentamente a Feliciano, per paura che si svegliarlo e non faccio caso alle parole che si scambiano il dottore e Garibaldi, che poi decidono di andarsene
lasciandomi da solo con mio fratello. 
Mi prendo tutto il tempo ad osservarlo: è bianco come un cadavere e da sotto la coperta vedo spuntare il colletto di una nuova divisa pulita, i capelli non sono più
bagnati e sporchi di fango e non c'è più alcuna traccia di sangue sul suo viso inverosimilmente rilassato.
Per un attimo ho pensato che fosse morto, ma poi ho scacciato quel pensiero sentendogli il polso e il cuore batte impercettibilmente.
Poi però guardo me: Sporco di sangue mio e di Feliciano, di fango e con ancora i vestiti un po' umidi di pioggia. Mi sento male a guardarmi conciato in questo modo.
E come se mi avessero letto nel pensiero, una bella infermiera entra nella tenda reggendo in mano una giacca rossa, dei calzoni e degli stivali nuovi.
-Mi hanno ordinato di portarle questi.- E mi porge i vestiti.
La ringrazio di cuore e senza aggiungere niente mi svesto davanti a lei e mi cambio, consegnandole poi i vecchi vestiti. E' visibilmente imbarazzata, ma non dice nulla e se ne va.
All'improvviso mi sento stanchissimo e mi sdraio accanto a Feliciano, prendendo un'altra coperta e dividendola con lui, che mi sembra bollente dalla febbre.
Mi addormento subito, tenendo ben stretta la sua mano nella mia, per paura che possa lasciarmi per sempre.
Credo di aver dormito per qualche ora, perchè quando poi mi sono risvegliato era già buio e la notte deve essere calata da poco.
Sento mio fratello che trema di freddo accanto a me. Lo guardo meglio al lume della lampada e vedo che suda e geme di dolore. Ti prego, resisti!
Mi metto più vicino a lui e cercando di non fargli male lo stringo un po' per trasmettergli il mio calore e infatti dopo qualche minuto smette di tremare, ma continua 
a sudare e ad agitarsi nel sonno. Chissà cosa starà sognando da farlo agitare così tanto, ma la risposta non è tanto difficile.
Senza rendermene conto incomincio a cantare a bassa voce delle vecchie canzoni della mia infanzia, quelle che mi cantavano quando avevo paura e non riuscivo a prendere sonno. Pensavo di averle dimenticate per sempre, ma ecco che affiorano dai recessi della mia memoria chiare e precise. Raccontano di uomini e donne coraggiosi, ma anche di vecchi saggi che insegnano ai bambini che cos'è la vita e tante altre cose.
Queste canzoni hanno avuto l'effetto che desideravo, infatti quasi subito ha smesso di agitarsi e si è rilassato perdendo la sua rigidità.
Ho cantato per tutta la notte e l'ho tenuto abbracciato, senza smettere un momento lottando contro il sonno e la stanchezza, che poi hanno preso il sopravvento e non mi sono più svegliato fino all'alba, quando il campo ha incominciato a risvegliarsi.

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Ed eccoci giunti alla fine di un altro capitolo...
Esprimete il vostro parere, perchè ho bisogno di sapere se ne vale la pena continuare questa storia, anche se ho "grandi" progetti per il finale.
  
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