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Autore: BlueSon    19/06/2014    4 recensioni
Dare esami nei mesi estivi è come si dice a Napoli davvero "na bott 'nfront"... hahahahahaha...vorrei dare fuoco a tutti i libri ma ritengo sia doveroso prima studiare. XD Però nessuno mi vieta di trovare tempo e spazio da dedicare alla mia coppia preferita. La mia prima AU in assoluto. Spero di non metterci troppo nell'aggiornare la storia e spero che questa piccola follia possa piacere....baci baci BlueSon
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Un po' tutti, Vegeta | Coppie: Chichi/Goku
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tutto quello che posso dirti di me

“Allora vuoi dirmi chi sei?”
Chichi si schiarì la voce e dopo un attimo di esitazione prese il bigliettino dell’azienda dalla borsa e glielo porse.
“Faccio parte della House Corporation.” disse un po' disorientata.
L’uomo prese il bigliettino senza scomporsi. Chichi continuava a guardarlo: aveva un fisico da urlo!
“Bene. E cosa è venuta a fare qui?”
“Mi è stato chiesto di occuparmi della vendita della villa o dell’appalto di alcuni beni.”
“Capisco” replicò lui senza emettere una smorfia di contraddizione “E posso sapere chi le avrebbe chiesto una cosa del genere?”
“Purtroppo non posso dirglielo. La persona mi ha chiesto di essere quanto più discreta possibile.”
“Discreta? Signorina, lei è piombata in casa mia come una ladra.”
Quell’accusa la irritò profondamente.
“Io non sono una ladra. Sono venuta qui per lavoro. Non mi avevano avvisato che avrei trovato qualcuno. Posso chiederle lei chi è?”
“Questa è casa mia. Sono io che faccio le domande.” Chichi si morse il labbro per evitare una rispostaccia.
“In questo caso dovrei vedere dei documenti. Per me lei potrebbe essere un ladruncolo che si è intrufolato in una delle ville più famose a livello storico e allo stesso tempo in un luogo che può nasconderlo senza colpo ferire. Dico bene?”
“Ma che bella fantasia. Allora chiami pure la polizia. Io intanto vado a mettermi qualcosa addosso.” disse sorridendo prima di salire al piano di sopra.
Chichi avrebbe davvero voluto sbatterlo in galera ma non poteva chiamare la polizia. Che ne sarebbe stata della privacy espressamente richiesta dalla signora Sonford? C’era di rimetterci il lavoro. Pensò a quello che avrebbe potuto escogitare ma l’unica cosa che le veniva in mente erano quelle braccia muscolose e gli addominali perfettamente delineati del presunto ladro. Provò a chiamare Bulma ma le risultava occupato. Sbuffò tamburellando il pavimento con i tacchi. Non le restava altro che chiamare la signora Sonford. In fondo, se c’era un proprietario, non poteva di certo buttarlo fuori. Anche lì la segreteria. Chissà se era già ritornata a Sidney.
“Allora? Abbiamo chiamato?” chiese l’uomo riscendendo.
Ora indossava una Tshirt blu e dei comodi jeans. Andava molto meglio rispetto a prima ma comunque quelle braccia la tentavano. Decise di darsi un contegno.
“Cerchiamo di venirci incontro, signor..”
“Goku, chiamami Goku.”
Sembrava essersi raddolcito.
“Bene Goku, io sono Chichi.”
“Vieni da questa parte. Ti va un caffè?”
“Grazie.”
Quell’improvviso cambiamento d’umore l’aveva scombussolata ma lo seguì senza fiatare. La cucina era molto più moderna dell’ampio salone e ciò le dispiacque. Perdeva quel sapore di antico e classico che tanto aveva ammirato poco prima.
“È tua questa invenzione?” chiese quasi senza pensarci.
“In realtà era già così quando sono arrivato.”
“Capisco. E da quando abiti qui?”
“Da poco.”
Chichi lo vide titubante. Cosa era successo a quell’uomo che poco prima sarebbe stato capace di spingerla fuori a calci? La paura tornò a percorrerle la schiena sotto forma di brividi. 
“Ho provato a chiamare il cliente che mi aveva chiesto della vendita ma non risponde. Chiederò cosa è successo e così chiariremo. Sei d’accordo?”
Goku si fece ancora più cupo e non disse una parola. Accese il gas e poi si voltò verso di lei. Non erano così vicini ma Chichi tremò comunque.
“Non c’è bisogno che chiami il tuo cliente.”
“Cosa?”
D’istinto indietreggiò. Goku la vide e per tutta risposta scoppiò in una risata.
“Non sono un ladro se è questo che stai pensando. Sono il proprietario temporaneo di questa villa.”
“Sei il custode? Il giardiniere?”
Goku dovette trattenere un’altra sonora risata ma emise un ghigno senza poterlo nascondere.
“Ti sembro per caso uno che pulisce giardini di ville antiche?” chiese prendendo le tazze.
Chichi si concesse un’altra accurata visione del suo corpo e capì di averla detta grossa.
“No, hai ragione. Allora si può sapere chi sei? Un parente?”
“Nemmeno. Diciamo che sono l’amico di una persona che potrebbe essere vicino al tuo cliente e che questa mi abbia concesso di restare qui.”
Chichi non ci stava capendo niente. Sicuramente la persona che conosceva non doveva essere amica della signora Sonford.  “Quindi tu conosci i proprietari?” continuò a chiedere.
“Non posso dirtelo. Mi dispiace.”
“Be’, dovrò chiamare sicuramente il mio cliente e farmi dare delle spiegazioni. Comunque tu non sei il nuovo proprietario ma solo un beneficiario. Quindi io posso iniziare il mio lavoro senza problemi.” constatò Chichi con un sorriso soddisfatto.
Quel tipo aveva le ore contate. Che le avesse detto o no la verità questo non aveva importanza. Lei non avrebbe perso il lavoro e quindi poteva dormire sogni tranquilli. Il fischio della macchinetta ruppe il silenzio che si era creato. Goku prese due tazze e verso il caffè.
“Ti dispiace se do un’occhiata alla villa?”
Goku scosse la testa. Chichi notò che improvvisamente si era fatto triste ma i suoi occhi erano indecifrabili. Ebbe lo strano desiderio di accarezzarlo e di farsi raccontare tutta la sua vita. Non capiva perchè fosse stata così duro all’inizio, difendendo quella villa come fosse casa sua. Lo guardò senza batter ciglio. Aveva già visto quei lineamenti, quel volto.
“Fai da sola o vuoi che ti accompagni?”
Chichi ritornò improvvisamente alla realtà.
“Non vorrei disturbarti. Do solo una rapida occhiata e poi tornerò quando posso.” disse prima di scomparire dalla stanza.

Goku la osservò ancheggiare fino all’ultimo scalino. Avrebbe davvero voluto seguirla e raccontarle che non poteva stare lì, che quella casa non poteva essere toccata ma se solo le avesse detto quello che serbava dentro quella lì non lo avrebbe preso solo per un ladro ma anche per un pazzo. Fortunatamente lui sarebbe rimasto per un altro po’ di tempo. Il dolore alla testa tornò lancinante e improvviso come improvviso era stato l’arrivo di quella donna. Respirò come gli aveva consigliato il medico e lottò con tutto se stesso per non gridare dal dolore. Strinse i pugni e cercò di rilassarsi. Immagini che avevano il vago profilo di ricordi si susseguivano nella sua testa, ma questa volta era qualcosa di nuovo.

Era in quella villa, al piano di sopra. Era piccolo e una donna gli stava vicino cantando qualcosa che non riusciva a percepire. Stava facendo le valige e un sorriso di circostanza nascondeva qualcosa, qualcosa di brutto.
“Mamma, perchè ce ne dobbiamo andare?”
“Perchè è meglio così. Ce ne andremo dove nessuno ci potrà più dare fastidio.”

Di nuovo il buio. Non riusciva a ricordare nient’altro e intanto il dolore alla testa si faceva sempre più acuto. Decise di salire sopra e di prendere qualcosa. Prima o poi tutti quei medicinali l’avrebbero steso anche perchè i mal di testa partivano quando cercava di ricordare. Ricordare chi era davvero, chi fossero i suoi genitori e se erano ancora vivi, se c’era una qualche persona che lui potesse chiamare fratello. Ma il suo passato era una scatola blindata che non riusciva ad aprire. L’unica cosa che ricordava era quella villa che una sexy e affascinante donna in carriera voleva portargli via.

Allora che ne dite? Vero...troppo breve ma il prossimo sarà più lungo prometto. Spero di mantenere alto il vostro interesse. Un bacione e soprattutto GRAZIE ad ognuno di voi che ha deciso di sostenermi  in questa fanfiction. Voglio ringraziare principalmente il mio primo recensore "dragonloveOO" e anche "Androide N 18" baciooooo

 
  
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