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Autore: camvibe    20/06/2014    4 recensioni
Dimenticatevi tutto quello che succede nella seconda e nella terza stagione, nessun Capitan Uncino e nessun Robin Hood, solo Regina e la mia personale versione di quello che avrebbe potuto e dovuto essere il suo lento e molto umano percorso di redenzione dopo che la maledizione viene spezzata. Un percorso che inizia per recuperare l'amore di Henry e che poi si intreccia e non può più prescindere da Emma.
Queste due insieme profumano di inevitabilità ed è giusto e doverso quantomeno provare a rendere giustizia a due bellissimi personaggi. Soprattuto visto come li stanno lentamente rovinando e snaturalizzando in questo periodo coloro che li hanno creati ed ideati.
Se gli scrittori non ci riescono o non vogliono, beh allora proviamoci noi.
Enjoy.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Si spieghi".

Le gambe perfettamente accavallate che neanche Sharon Stone in Basic Instinct,  Regina sedeva sul divano del salotto come se si fosse trattato di un trono e sembrava, nel vero senso del termine, una regina.
La schiena quasi innaturalmente dritta e il tono autoritario di chi è abituato a dare ordini senza vederli disattesi avrebbero potuto ingannare un osservatore distratto, inducendolo a pensare che l'ormai ex sindaco avesse il pieno controllo sulla situazione. Emma, che non era distratta, aveva passato gli ultimi mesi della sua vita a litigare con quella donna che anche ora la guardava in cagnesco. Su qualsiasi argomento, futile o serio che fosse: dall'importanza di una dieta equilibrata all'ora più consona in cui Henry doveva essere mandato a letto. Non erano mai state d'accordo su niente.
Non casualmente aveva scelto di sedersi sulla poltrona più lontana possibile da lei.
Da questi scontri frequenti, per quanto estenuanti e logoranti, Emma aveva però imparato che Regina comunicava quello che davvero provava con gli occhi.
Per quanto il suo corpo potesse rimanere rigido ed impassibile e le sue parole potessero risultare taglienti, i suoi occhi rimanevano due ampie finestre. Due finestre che ora erano spalancate sui suoi tumulti interiori. La tradivano sempre, chissà se Regina se ne rendeva conto.
Emma notò anche un leggero tremolio del labbro superiore, quello con la cicatrice, appena visibile sotto il pesante strato di rossetto come l'erba che spunta da sotto la neve quando questa inizia a sciogliersi. Da quell'ulteriore dettaglio, Emma capì che Regina era -al di là di quanto la sua immobilità marmorea potesse trasmettere -sinceramente e profondamente preoccupata. Se fosse solamente per Henry, o anche per qualcos'altro che già prima della sua invasione la infastidiva, Emma non era in grado di dirlo con certezza.
Rendendosi conto di essere inconsapevolmente diventata l'esperta mondiale di lettura delle più minime ed impercettibili espressioni facciali della persona che -secondo sua madre (quanto ancora faceva fatica ad etichettare Mary Margaret come tale) sarebbe dovuta essere la sua peggior nemica-  Emma si chiese per un attimo se non fosse il caso di preoccuparsi.

Regina non le diede il tempo di rimuginarci su.

"Allora?", sbottò, riportandola all realtà, ed Emma si accorse di non aver esaudito la sua richiesta di spiegazioni. Non c'era niente di più rischioso che lasciare attendere l'impazienza personificata. Si affrettò a rimediare.

"Sono preoccupata per Henry" ammise, e le sue parole non furono accolte nel migliore dei modi. Se avesse dovuto dare un suono al sarcasmo, sarebbe stato quello della risata che la madre adottiva di suo figlio decise di riservarle in quella precisa occasione.

"Se non riesce a seguirlo come dovrebbe o a dargli quello che gli serve...beh, forse avrebbe dovuto pensarci prima di spezzare la maledizione e portarlo via da chi quelle cose era perfettamente in grado di farle".

Emma, che non era certo abituata ad incassare i colpi, ma che anzi -da vera ragazza di strada- si riproponeva sempre di darne uno in più di quanti ne riceveva, fu in quel caso fulminea a rispondere: "Entrambe sappiamo che non sono stata io a portartelo via. Se proprio vuoi cercare un colpevole, Regina, guardati allo specchio".
Bang. Banale ma efficace. Regina inspirò, come scandalizzata dalla sfacciataggine della bionda. Sembrava pronta a controbattere, ma Emma non glielo permise.

"So che ti è difficile smetterla, ma non sono venuta qui per l'ennesimo scambio di insulti tra sceriffo e sindaco. Devo parlarti di una cosa seria e non ti permetterò di farmi arrabbiare talmente tanto da non poter più sopportare di stare nella tua stessa stanza. Non questa volta, quindi ora stai zitta e ascoltami".

Emma, notando l'espressione livida di Regina, si chiese se avesse superato un limite invisibile, aspettandosi di ritrovarsi vittima di un qualche strano sortilegio da un momento all'altro. Fu quasi tentata di alzare le braccia, nel preventivo quanto ridicolo tentativo di proteggersi.
Non le arrivò addosso nessuna palla di fuoco, nè alcuna forza invisibile la scaraventò a terra. Non sapeva se Regina fosse addirittura troppo offesa per reagire, ma decise di approfittare del suo temporaneo mutismo.
Sorpresa ma sollevata, continuò: "Da quando hanno riscoperto le loro vere identità magiche, gli abitanti di Storybrooke sono decisamente...meno inclini al dialogo, ecco. Insomma. Vogliono...vogliono te, Regina. E non in prigione; qui non stiamo parlando dei tipici metodi coercitivi della gente civile, che si affiderebbe, che so io, al sistema giudiziario. No, questa è una giustizia personale. Ti vogliono in piazza, vogliono...la tua testa. E non so per quanto tempo  -ora che un dottore alcolista si ricorda di essere Frankenstein e che un'innocua maestra delle elementari sa di essere la versione moderna e femminista di Biancaneve- la mia debole autorità di sceriffo possa dissuaderli dal decidere di passare...alle maniere forti.
Mi sono servite, più che altro, tutte quelle stronzate sull'essere la salvatrice. Quando le tiro in ballo sembrano quasi placarsi, fanno più effetto di una pistola, ma sono talmente poco convinta io stessa di ciò che dico e di questo mio...ruolo...che...non so per quanto ancora il "veto della salvatrice" possa fungere da deterrente. Premono per risolvere la questione... a modo loro".

Emma prese fiato, quel fiume di parole l'aveva stancata. Si sarebbe data una pacca sulla spalla: le era sfuggita una sola parolaccia ed aveva usato ben due parole d'effetto. Veto e deterrente. Doveva ammettere di essersele preparate prima di uscire di casa. Sapeva che Regina non sopportava gli improperi, giudicandoli "un forte segno di arretratezza culturale, signorina Swan".

La donna davanti a lei era una maschera di calma.

Ma come diavolo fa?, si chiese Emma. Le ho appena comunicato che un'intera città vuole la sua testa su un piatto d'argento, ed è come se le avessi parlato del meteo.
Una statua. Una fottutissima statua.
Le venne la tentazione di prenderla per le spalle e scuoterla, ma si trattenne: aveva avuto un assaggio di come Regina reagiva al contatto fisico, e non ci teneva a rivivere l'esperienza.

"La vedo confusa dalla mia mancanza di confusione. Quelle che mi porta non sono certo delle novità, sceriffo", iniziò Regina, evidentemente indugiando sull'ultima parola, come per farsi beffe di quella carica per cui -Emma lo sapeva- non l'aveva mai ritenuta adatta.
"So bene di...come dire, suscitare l'antipatia dei più, soprattutto ora che grazie al suo salvifico e puntuale intervento si ricordano tutti chi sono. Lei si ricordi, però: loro avranno anche dei metodi che potranno sembrare poco convenzionali a chi ha vissuto la maggior parte della sua vita a Boston e non nella foresta, ma io ho miei. E le assicuro che non sono da meno...
Che cosa credono di fare? Venire a bussarmi alla porta armati di forconi, come l'ultima volta?
Che paura.
La magia è tornata ed è ogni giorno più potente e facile da controllare. Sono sicura che Gold -vista la sua antipatia nei miei confronti- vi abbia informato a riguardo, lo vedo negli sguardi spaventati della gente per strada, anche se –sempre grazie a lei, signorina Swan- non esco spesso.
Solo la magia provoca quel terrore negli occhi della gente. Sanno che è tornata e che posso usarla.
Dovrebbero sapere, quindi, che -agendo oggi- combatterebbero una battaglia squilibrata. Avrebbero dovuto muoversi prima, quando ancora la magia era flebile.
Hanno perso la loro occasione.
Poi scusi ma..perchè lei dovrebbe preoccuparsi di fermarli? Non sprechi la sua già fragile reputazione di sceriffo per me, la prego. Sono in grado di difendermi da sola.
E soprattutto...che cosa c'entra con Henry il fatto che l'intera città è cosí ansiosa di eliminarmi?".

Emma, infastidita dall’apparente leggerezza con cui Regina sembrava parlare dell' argomento, rispose nell'unico modo che avrebbe saputo zittirla. Senza tanti giri di parole.

"Henry è il motivo per cui non ci hanno ancora provato".
 
   
 
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