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Autore: petitecherie    20/06/2014    7 recensioni
Sin dai tempi del mito ci viene raccontata la storia di Hades e Persefone. Un dio oscuro e severo che si innamora di una dolce fanciulla e la rapisce al suo mondo dorato, per rinchiuderla in una valle di tenebra.
Ma se non fosse andata così? Se Persefone fosse dolce, sì, ma meno sprovveduta di quanto appare. Se Hades fosse meno tormentato di quanto sembri. Se l'amore fosse vero e non costretto da un chicco di melograno.
Se fosse così, non resterebbe che dire "C'era una volta..."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Hades ogni giorno si stupisce della metamorfosi del suo Regno dall'arrivo di Persefone. L'Averno è sempre stata terra brulla e governata da leggi sconosciute. Egli sa bene che, a modo suo, è terra fertile, o non si sarebbe spiegato la Valle di Loto e la Magnolia Nera ma, adesso, assistere al miracolo di fiori delicati come campanule e mughetti che sbocciano in ogni dove, teneramente nutriti da esili raggi di sole – un sole apparso all'improvviso e che ha rischiarato l'atmosfera crepuscolare del suo Regno -, lo rende contento.
Non ha mai ambito ad una terra di luce, all'Olimpo, ma non può negare a se stesso che, a volte, ha indossato la kuiné per il puro gusto di varcare il regno dei mortali e carezzare con mano i delicati petali di fiore che nel suo Regno non avrebbe mai avuto il piacere di vedere. E' stato durante uno di quei viaggi silenziosi che ha rincontrato Persefone.

La prima volta che l'ha vista, al Concilio degli dèi, dove sedeva alla sinistra di Zeus, non è rimasto molto colpito. Dopotutto, si trattava di una bambina bionda che, in età umana, non avrebbe avuto più di tre anni. Nel profondo, tuttavia, è rimasto incuriosito, soprattutto quando la bambolina dagli occhi di tramonto, all'improvviso, l'ha guardato. Dentro. Nella profondità dell'anima.
Hades non ha mai dimenticato quello sguardo ma non è mai stato un ingenuo. Ha visto come sua sorella Demetra governa la figlia e sa che è un legame impossibile da spezzare. Se agisse con la forza – se pretendesse di capire il perché di quello sguardo bambino, se ordinasse che Persefone diventi sua – , si ritroverebbe l'intero Olimpo contro e sinceramente non ha voglia di abbandonare la pace del suo Regno per le sconclusionate urla dei suoi fratelli.

Adora e venera il frutto dei lombi di Chrono, ma Hades ha preso la saggezza di Rea e sa bene che con certa gente è meglio mischiarsi il meno possibile. A meno che non si abbia il gusto masochista dei mortali che tanto amano farsi maltrattare da altri mortali giusto un po' più scaltri. Spiacente, ma Hades ha imparato la lezione nel ventre di Chrono ed ha capito che è meglio viver soli ed in pace che circondati da personaggi disposti solo ad usarti per il loro comodo.

Per questo, ogni volta che elargisce la sua amicizia, egli pensa a lungo e a lungo sul farlo o meno. E poche divinità possono vantarsi di avere un alleato fedele ed inarrestabile come Hades. Vi è Thanatos, dio bambino e privo di pietà, vi è Hypnos, il cui regno di sogni è l'anticamera dell'Inferno, vi è Hecate, dea saggia dagli occhi di colomba, vi è Hermes, malandrino e privo di paura, sempre pronto a scambiare due chiacchiere con il Re dell'Oltretomba. Pensandoci, Hermes gli sta simpatico, ma solo fino a quando la sua presenza è limitata alla consegna di anime ed ambrosia.
Ecco, questo è innegabile: Hades guarda con sospetto qualsiasi cosa arrivi dalla Superficie e che non abbia vera e propria attinenza al suo Regno. Quanto ai suoi sudditi, i daimon e le anime, lì vi è un discorso differente. Per Hades sono come figli ed egli, come un padre, li guida e li punisce con severità, qualora sbaglino. E' raro, però, vedere il dio perdere le staffe e farsi sanguigno come i suoi fratelli luminosi. L'unica volta che il Re si è comportato da degno emulo delle Furie che lui governa è stato quando la ninfa Menta, sicura del suo amore, ha provato a ferire la piccola Persefone.

Persefone è una bambina, sempre piccina, non più di cinque o sei anni, e corre su e giù per le lande mortali ad inseguir farfalle e libellule con la grazia di uno spirito dell'aria. Hades sosta ogni volta, in attesa che i giochi della bambina finissero e poi, con l'infinita pietà che lo contraddistingue, copre la bimba addormentata con il suo mantello nero, lasciando che la testa bionda ed odorosa di violette poggi sulle sue gambe. Non si è mai mostrato, Hades, non ne ha mai provato la necessità. Ha sempre pensato che il tempo avrebbe fatto il suo corso e che se ciò che ha scorto negli occhi di tempesta di Persefone è vero, prima o poi, ella avrebbe trovato il passaggio tra i mondi.

Per questo ha punito Menta, quando la ninfa dispettosa ha provato ad affogare Persefone nel Lago Averno. Il Lago Averno è uno dei passaggi tra i mondi ed ha il suo bacino vicino all'Antro della Sibilla, a Cuma, rendendo il luogo doppiamente sacro e consacrato agli dèi. Persefone è lì con Demetra, stanno consegnando ghirlande di fiori e mele cotogne alle sacerdotesse di Hecate.
Hades vede come la piccola dea venga attratta dal Lago fino al punto di specchiarcisi – probabilmente Persefone nota il varco tra i mondi – ed un tratto, due mani pallide e azzurrognole si sporgono e l'afferrano, trascinandola nell'acqua.

Ma nulla accade.

Ad Hades bastano pochi secondi per liberare la piccola dea e comprendere chi sia il colpevole dell'affronto. Solo una persona, negli Inferi, potrebbe portare rancore per l'amore del dio. Persefone è salva e sicura tra le sue braccia, sebbene sia svenuta per lo spavento. Hades la stende con dolcezza sul manto d'erba e le posa un casto bacio sulla fronte. Quando Demetra arriverà, pensa, scorgerà solo una bimba addormentata.

Quanto a Menta, la sua sorte è stata più triste. Diventò una pianta fredda, come freddo era stato il suo cuore.



*


<< Non avrei mai detto che la menta avesse le sue vere radici negli Inferi. >> gli disse ad un certo punto Persefone ed Hades si riscosse dalle sue considerazioni. Avevano visitato quasi tutto il suo Regno e adesso stavano godendo di un bicchiere d'ambrosia nel giardino dell'Eden, dove il solerte Ascafalo era alle prese con i semi che Persefone gli aveva donato. A quanto pareva, quel giardino era l'unico luogo fertile dell'Oltretomba, l'unico che riceveva la giusta dose di sole che poteva rendere possibile la crescita di alberi da frutto e di verdure. Grazie al cosmo di Persefone, poi, nel giro di pochi giorni avevano assistito ad un vero miracolo.
Dopotutto, aveva sempre fatto presente Ascafalo, a parte la Magnolia Nera, i fiori di loto ed i papaveri sanguigni, il solo frutto commestibile negli Inferi è la melagrana, il cui albero si trova proprio al centro dell'Eden.
Ogni sera, infatti, Ascafalo doveva contare i frutti ed accertarsi che non fossero stati rubati da quei piccoli folli dei figli di Hypnos. Solo le anime che riposavano nelle Isole Beate e che decidevano di non reincarnarsi, avevano diritto ad assaporare quei chicchi cuprei che li avrebbero vincolati per sempre al Regno di Hades. Chiunque altro se ne fosse nutrito, avrebbe subito la stessa sorte: mai più avrebbe goduto della luce del sole.

Sebbene Hades fosse stato tentato più di una volta di offrire a Persefone quel pomo, egli era riuscito a resistere alla tentazione. Non voleva ingannare Persefone né costringerla ad un destino di cui non era pienamente consapevole. Per questo, seppur il suo cuore fosse devoto a lei e lei sola, Hades tacque nuovamente sui frutti.
Non poteva nemmeno mettere alla prova quell'affetto che Persefone era giunta a provare per lui, temendo di perderla con un passo falso. Hades aveva ascoltato tanti di quei racconti, dalle anime che giungevano al suo Regno, per capire che solo la dea della Primavera era padrona del suo destino e delle sue scelte. Gli si sarebbe spezzato il cuore se Persefone, un domani, avesse rimpianto la Superficie e lo stare con lui.

<< La menta è una pianta sterile, mia dolce. >> le sussurrò, allungando la mano libera e stringendo quella della dea, mollemente abbandonata sul  grembo. << E' la prima volta che gli Inferi assistono al miracolo della crescita. >>

<< Speriamo non sia la prima e l'ultima. >> azzardò lei, le gote subito tinte di rosso, ma nessuno dei due aveva approfondito il discorso.

I giorni si erano susseguiti come un incanto perso nel tempo. Nessuno, dalla Superficie, era giunto negli Inferi a chiedere notizie, lasciando Persefone ed Hades liberi di conoscersi e scoprirsi simili più di quanto il loro animo non avesse già fatto.
Non v'era frammento, dell'anima del dio scuro, che Persefone non avesse saggiato, sorprendendosi ogni volta nello scoprire le profondità placide degli abissi di suo padre, Poseidone, e l'infinito azzurro del cielo di Zeus. Tutto in Hades si fondeva in armonia rarefatta, ogni gesto possedeva un'eleganza danzante che ben si adattava al fisico slanciato del dio. Ogni sguardo d'agata, ogni sorriso – 
è più giusto definirlo “ghigno”, si trovò a pensare Persefone, divertita – si sposavano perfettamente con i suoi pensieri e le sue azioni.
Hades era terra, quella parte di terra che accoglie il seme e lo protegge nell'attesa che la Primavera soffi il suo canto di vita. Poi, toccava a Demetra spingere fuori il frutto. Era un ciclo continuo, come quello delle anime che rinascevano, e Persefone finalmente comprendeva il senso del cosmo ctonio, cosa davvero raffigurasse lo stare nella terra scura.
Eppure, nonostante lo specchio le rimandasse la figura di una fanciulla in boccio, Hades rimaneva chiuso nel suo riserbo. Le aveva mostrato l'intero Regno, le aveva donato vari gioielli creati con le pietre dell'Oltretomba, i daimon la riverivano come una Regina, ma nulla lasciava credere che il dio fosse interessato a farne la sua sposa.
Hades la trattava con gentilezza e cura, proteggendola e guidandola, non come un padre, ma come un amante esperto, che non ha fretta. Persefone non era ingenua al punto da non capire l'ambiguità del dio, ciò che la lasciava perplessa, semmai, era la staticità di questi, il perché non prendesse una decisione.

E come un lampo a ciel sereno, Persefone intuì il perché, non appena, stretta al braccio di Hades, varcò la soglia della Giudecca. Ai piedi del trono del Re, vi erano Hermes – la bocca spalancata dallo stupore – ed Hecate, l'espressione assorta.

<< Cara bambina, ecco dov'eri. >>





*



Poseidone rabbrividì e si ritrasse nel caldo ovattato del Tempio di Hestia. Succedeva di rado che Ennosigeo abbandonasse le sale ridenti di Demetra per salire sulla vetta dell'Olimpo, dove si trovava la dimora di Hestia.

<< Fratello? >>

<< Hestia, cara. >> Poseidone si sporse verso di lei per porgerle i rituali tre baci sulle guance. << Ti vedo bene. >>

<< Tu mi sembri infreddolito. >> gli rispose lei, facendogli cenno di accomodarsi. Hestia era abituata a ricevere visite – Athena quasi viveva da lei, si poteva dire – ma era insolito vedere Ennosigeo con i suoi peli bianchi arrivare fino a lei, da solo.
Di solito, si incontravano nelle sale del palazzo del Cielo o il dio del mare saliva da lei accompagnato da Demetra e Persefone.

Oh, ecco, comprese la dea, lisciandosi la veste.

<< Demetra sta dando il meglio di sé. >> accennò il dio ed Hestia annuì, notando come il suo pensiero fosse stato corretto. << O il peggio. >>

<< Eppure tu sei calmo. >> Hestia lo prese per mano e lo guidò nel proprio tempio. Era piccola come Persefone e forse anche più bambina d'aspetto ma ogni suo gesto lasciava trasparire quanto salda e ben più adulta fosse. << Ne sono sorpresa. >>

<< Adoro la mia progenie, sorella, ma come le onde ed il flusso del mare, comprendo quando bisogna seguire la corrente e non ritorcersi contro. >> sospirò il dio, accomodandosi su un triclinio e prendendo una coppa d'ambrosia che una ancella formosa gli stava servendo.

<< Direi che è l'atteggiamento giusto. >> concordò Hestia, sedendosi di fronte a lui. << Come mai sei qui? >>

<< Vorrei che li facessi ragionare. >> Poseidone puntò i suoi occhi di ghiaccio in quelli di fuoco della dea.

<< E' compito di Zeus. >>

<< E non mi pare che mio fratello stia ben riuscendo nell'impresa. >>

<< Sei tu il padre della vittima. >> gli ricordò Hestia. << O sbaglio? >>

<< Vittima...non credo che lo sia. Persefone è figlia del mare...avrà l'aspetto di Demetra, ma il suo cuore è acqua. E' come me. >> rispose il dio << E comprendo perché Hades non possa far nulla. Hermes, dopotutto, è stato chiaro: Persefone non è trattenuta con la forza. Per questo lui ed Hecate non hanno potuto portarla via. Le leggi dell'ospitalità sono inviolabili. Persefone non può lasciare gli Inferi. >>

<< Non lascia Hades, semmai. >> fu il commento di Hestia << Cosa posso fare io per te? >>

<< Parla con lui, Hestia, ti ascolterà, l'ha sempre fatto. Ti ama e temo che in Persefone non veda altro che un riflesso di te. Non voglio che mia figlia si sottometta alle tenebre ricercando un'illusione d'amore. >>

Hestia spalancò gli occhi a quella supplica accorata e quando realizzò le parole di Ennosigeo, scoppiò in una risata argentina come un refolo di vento. << Poseidone, Poseidone. >> lo chiamò, divertita, << Sei così pieno dei tuoi istinti mortali da non saper più riconoscere l'amore puro, quello che trascende i sensi ed il cuore. Hades non nutre nulla più per me che la venerazione di un figlio nei confronti di una madre. L'anima, il sesso, >> e tale parola, pronunciata dalla casta Hestia, fece sbiancare il dio del mare << ciò che fa grondare sangue ad un cuore, divino fratello, appartiene interamente a tua figlia. >>

<< Ne sei certa? >>

<< Le fiamme che io proteggo non mentono. >> annuì la dea << Non sono padrona del cuore di Hades. Tu, però, possiedi in parte il cuore di Demetra. Sei tu colui che deve farla ragionare. >> Poseidone posò la coppa e si fissò le nocche delle mani. Far ragionare Demetra in quel momento era una prospettiva peggiore dell'affrontare qualche mostro marino. << Ennosigeo, qual è il vero motivo che ha scatenato quella rabbia? Se in un primo momento Demetra è scesa sulla terra disperata per la scomparsa della figlia, non credi che molto abbia contribuito l'atteggiamento di Zeus e che Persefone sia, di sua sponte, ancora negli Inferi, insenbili agli appelli della madre? >>

<< Cosa intendi, divina sorella? >>

<< E' la madre che non accetta, colei che non vuole evolvere il legame.Colei che non accetta che il figlio si allontani dal suo grembo premuroso. Zeus si è lagnato con me...per Demetra, Persefone è ancora la Kore. Io e te, però, sappiamo che non è così. Per la madre Gea, lo sa tutto l'Olimpo che è bambina solo agli occhi della dea delle messi. Demetra non vuole rassegnarsi, Ennosigeo. >>

<< Nemmeno tu, se avessi una figlia, saresti felice di saperla all'Inferno. >> le rispose il dio, acido, eppur agitato come le sue onde. Hestia non aveva torto.

<< Ti sbagli. >> gli sorrise Hestia, dolce, << Non vi è luogo migliore. >>

<< Ed anche se non lo fosse, >> intervenne una voce tenorile alle loro spalle e subito, entrambi gli dèi, si alzarono in piedi, inchinandosi davanti al Re del Cielo, Zeus << la sua sorte è segnata. Quale dio potrà volerla mai, dopo che ella è stata da Hades? Anche noi immortali temiamo la morte. >> ammise e il suo sguardo si fece cupo. Nessuno sapeva quali fossero gli effettivi poteri che Hades nascondeva nel proprio Regno e il solo pensiero che nel Tartaro giacessero gli Echantonchiri ed I Titani, bastava a rendere Zeus prudente e schematico. Era meglio compiacere Hades che farselo nemico, soprattutto se ciò che desiderava era un semplice, quanto banale, movimento tra le lenzuola. <<Quanto a te, fratello e Signore del Mare, riconduci la tua amante a più miti pensieri. Non intendo pascere l'ecatombe di Hades a causa dei suoi strazi. >>

<< Se fosse mio potere fermarla, divino fratello, l'avrei già fatto. >> sospirò Poseidone << La terra giacerà sotto le nevi dell'inverno fino a che Demetra non potrà riabbracciare sua figlia. >>

In disparte, Hestia sorrise. A differenza sua, Zeus non avrebbe mai tollerato che i mortali non lo ricoprissero di salamelecchi e preghiere, né che Demetra si potesse vantare di un'ulteriore mattanza ai danni del genere umano come il Re del Cielo aveva fatto quando aveva scatenato il diluvio da cui solo Pirra e Deucalione s'erano salvati.
Poseidone, con poche parole, aveva colpito Zeus nell'orgoglio. L'inverno sarebbe finito e nuove sorti sarebbero state filate.



*



<< Devo portarla via. >> furono le semplici parole di Hermes, inginocchiato di fronte ad Hades. La Giudecca si fece cupa all'improvviso, angosciosa ed angonsciante, quasi riflettesse i sentimenti del suo Re.

Ne avevano discusso, lui e Persefone, dopo la visita di Hermes ed Hecate, ma a nessuna soluzione erano giunti. Hades voleva procedere con calma, non perché non fosse innamorato di Persefone ma perché la rabbia di Demetra lo faceva sentire impotente. Aveva dovuto accogliere con pietà più di mille anime affamate e distrutte dal gelo che la dea delle messi aveva scatenato  e i bambini, i neonati muti stretti al seno delle loro madri, gli avevano stretto il cuore e la gola di tristezza e frustrazione.
Se Demetra era stata in grado di fare ciò per pochi giorni d'assenza, cosa avrebbe potuto fare se Hades le avesse comunicato la sua decisione di prendere Persefone come sposa? Demetra troverebbe altri modi per vendicarsi, si disse Hades.
Persefone, d'altra parte, aveva taciuto, osservandolo con i suoi grandi occhi d'ametista. Le labbra strette, quasi volesse trattenere le parole. Solo una frase si era lasciata sfuggire << Una Regina verrà incoronata negli Inferi. >>

Hades non aveva voluto dare peso a quelle parole, immaginando già il trono vuoto accanto a sé. Si vedeva già come ombra, vestito della kuiné, a seguirla sui pendii dorati senza mai toccarla. Entrambi avevano convenuto che gli umani erano più importanti e nessuno dei due aveva il cuore di sopportare la lenta tortura che Demetra stava infliggendo loro.

<< Portala con te. >> sussurrò il dio degli Inferi ad Hermes e, improvvisamente, Persefone apparve al fianco del messagero degli dèi.

La dea della Primavera sembrava calma, guardinga, e stranamente adulta. Hades quasi sussultò dal suo trono a vederla. Prima che Hermes potesse aggiungere qualcosa, Persefone prese fiato e diede, finalmente, voce ai propri pensieri.
<< Io... >> cominciò la dea << Io voglio essere tua. >> disse seria. Ad occhi umani la dea della Vita sarebbe passata per un'adolescente dal seno acerbo e le gambe esili. Hades sorrise ancora, una luce dolce negli occhi. << Non è possibile. >>

<< Perché non è possibile? >>

<< Tua madre non permetterà mai che tu scenda eternamente nell'Oltretomba, mia cara Persefone. La terra non sopporterebbe un crudo inverno di vendetta da parte di Demetra. >> Hades rise sommesso, per nascondere il suo tormento. Se Persefone l'avesse visto soffrire, sarebbe stata la fine. Persefone doveva tornare. << Tu sei la Kore, Persefone Despena. Quale scelta ha una fanciulla se non quella di seguire i voleri della propria madre? >>

<< E la mia facoltà di scelta? >> Persefone lo guardò di traverso << Anche tu pensi che io sia una bambina! >>

A quelle parole, Hades scese dal suo seggio e si avvicinò ai due. Quasi gli leggesse nella mente, Hermes si allontanò, indicando l'entrata della sala ed asserendo che avrebbe aspettato Persefone lì, in modo che ella potesse salutare Hades con calma. Comprendeva, il dio dai calzari alati, che una scelta fatale sarebbe stata fatta in quel momento. Alla fin dei conti, bastava guardare il dio dei morti e la dea della vita per capire cosa legasse quelle due anime benedettequalsiasi cosa Demetra potesse ordire. 

Hades sovrastava la dea di parecchi centimetri ma non c'era nulla di aggressivo nel suo atteggiamento. Anzi, sembrava che una febbrile eccitazione lo possedesse. Le prese il volto tra le mani, delicatamente, quasi toccasse cristallo e con voce roca, proferì << Dimostralo, allora. Dimostra che sei degna del Re che desideri. >>

<< E' una battaglia inutile, dio, se quel Re non desidera me. >> lo provocò la fanciulla e sembrò che Hades non aspettasse altre parole per zittirla con un bacio. Le labbra di Persefone si aprirono come un fiore e le lingue si unirono in una danza conosciuta solo dagli amanti.

<< Credi ancora che quel Re possa venerare un'altra? >> le domandò Hades una volta che si furono staccati. E prima ancora che Persefone riuscisse a mettere insieme una risposta, il Re dell'Averno si inchinò di fronte a lei, incapace – dopo essersi svelato così tanto – di udire parole di rifiuto. Trascorsero alcuni minuti nel pieno silenzio ed infine Hades si rialzò, fissando i suoi occhi d'agata in quelli di tramonto di Persefone e rimase stupito quando la dea gli sorrise raggiante e, dopo essersi sollevata sulle punte, ella gli scoccò un bacio sulla guancia, prima di correre via ridendo argentina.

La dea ed Hermes erano scomparsi da poco, seguendo il Sentiero degli dèi, quando Ascafalo chiese udienza ad Hades che era rimasto al centro della sala, le dita affusolate ancora poggiate sulla guancia.

<< Dimmi. >> lo invitò.

<< Mio Re, >> esordì Ascafalo, l'abile giardiniere, contrito << devo aggiungere un ulteriore motivo di scorno al vostro fardello. >>

<< Non temere, Ascafalo, le tue parole non sono mai vane. >>

<< Mio Re, ecco... >> il giardiniere estrasse da un paniere un guscio di melograno vuoto. Hades lo fissò incuriosito, non capendo il motivo di tale ansia. Il suo giardiniere era solito ripulire i frutti e donare i chicchi alle anime che riposavano nelle Isole Beate. Perché questa melagrana era tanto importante? << Non sono stato io. >> rispose Ascafalo << Qualcuno si è nutrito dei suoi semi, mio Re. >>

**

NdA: eccoci giunti al terzo capitolo^^ Ancora grazie per il vostro supporto a questa storia :*


Gli Inferi si dividono, mitologicamente:
- nel regno di Ade (che prende il nome dal suo sovrano), costeggiato dai cinque fiumi inferi (Lete, Stige, Acheronte, etc) e dove si trova la valle di Loto e del Pianto. A quanto pare, per la stretta affinità che il sonno ha con la morte, i papaveri nascono nelle lande dell'Averno.

- il Tartaro, la prigione di coloro che avevano sfidato gli dèi.

- i Campi Elisi che vengono divisi in più isolette e in cui vi riposano le anime scelte. Pare che tra queste isole vi fosse un giardino meraviglioso e rigoglioso, curato da Ascafalo,  un'altra figura legata al Regno di Hades, ed in cui cresceva il melograno. Per gusto personale, ho deciso di rinominare questo giardino Eden, come il ben noto Paradiso Terrestre.

La vicenda mitologica del diluvio universale è presente in tutte le tradizioni, da quella cristiana a quella greca. Per i greci, avvenne poco dopo la costruzione di Pandora.

Disclaimer:  i pg presentati mi appartengono solo in questa personale disposizione, non scrivo a scopo di lucro e blablabla. Il titolo dato a questa storia è tratto dall'album dei The Moon and the Nightspirit.

   
 
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