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Autore: Jade Tisdale    21/06/2014    0 recensioni
Dopo la rivelazione dell'identità di Barasuishou, la vita delle Rozen Maiden sembra tornata normale. Ma si sa che la pace non dura in eterno. Infatti, la vera settima bambola della collezione, Kirakishou, è sveglia. Una nuova edizione del Gioco di Alice sta per compiersi. Chi sarà la vincitrice? Nel frattempo, la salute di Megu peggiora sempre di più. Il più grande desiderio di Suigintou, che prima era quello di diventare Alice, diventa quello di poter salvare Megu. Riuscirà la prima bambola nel suo intento?
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Megu Kakizaki, Suigintou, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

“Visite poco gradite”

 

 

Barasuishou lanciò delle schegge di ghiaccio lilla nella mia direzione ed io ricambiai con le mie piume nere. Ad un tratto, la settima bambola smise di attaccare e fece materializzare nella sua mano un pezzo di ghiaccio molto più lungo rispetto ai precedenti.
«Meimei!» esclamai, mentre il mio spirito guardiano si trasformava in una spada.
La lotta conclusiva iniziò. La mia rivale era senza un braccio e a differenza mia, che avevo conquistato tutte quelle delle mie sorelle, non aveva alcuna Rosa Mystica all'interno del suo corpo. Laplace no Ma ci osservò con attenzione, impaziente di scoprire chi delle due sarebbe diventata Alice.
La settima Rozen mirò al mio viso, ma io mi riparai all'interno delle mie ali. Una volta uscita dal mio guscio, la colpii prontamente al petto, sconfiggendola definitivamente. 
«E' finita!» dissi con sicurezza, mentre un sorriso soddisfatto mi contornava le labbra. «Ti ho sconfitta! Ho vinto!»
Ritrassi la spada e Barasuishou cadde sulle proprie ginocchia. Stranamente, la sua espressione dimostrava una felicità inspiegabile.
«Cosa c'è di tanto divertente nell'aver perso?» chiesi, confusa.
«Perso? Io? No, Suigintou. Sei tu qui ad aver perso.»
Inarcai un sopracciglio. «Non dire idiozie! Mi sono appropriata di tutte le Rose Mystiche. Io sono Alice!»
«E' vero, tu sei Alice. Durante tutto il Gioco, ti sei concentrata solo sulle Rose Mystiche delle tue sorelle. Così facendo, hai vinto nell'orgoglio, ma hai perso nell'affetto.» disse decisa, mentre la mia medium si materializzò di fianco a lei.
Barasuishou allungò il braccio che ancora possedeva nella sua direzione ed iniziò a stringere il suo collo sempre di più.
«Megu!» urlai, in preda alla disperazione.
Cercai in ogni modo di muovermi, ma le schegge di ghiaccio della settima Rozen mi avevano imprigionata in una sorta di gabbia. E quando riuscii finalmente a liberarmi, era ormai troppo tardi: la mia medium aveva smesso di respirare. 

 

Mi risvegliai con una strana sensazione che non avevo mai conosciuto prima.
La paura per qualcuno.
Paura per Megu.
Volai sino alla sua finestra e ancora una volta, sospirai nel vederla sana. Beh, non nel vero senso della parola...
La mia medium sorrise. «Ciao.»
Non risposi. Continuai a fissarla negli occhi e a ripensare al mio sogno. 
«Stai bene?» chiese ad un tratto Megu, notando il mio sguardo preoccupato.
«Sì.» risposi semplicemente. «E tu?»
«Come sempre.»
La nostra attenzione fu catturata da qualcuno che aveva bussato alla porta. Uscii dalla finestra e mi nascosi di fianco ad essa, restando appoggiata al muro.
«Megu-chan, stai riposando?» chiese una voce femminile.
«No, sono sveglia.»
Voltai lo sguardo verso il vetro della finestra, grazie alla quale, tramite il riflesso, riuscii ad intravedere un po' la scena. 
«Ci sono visite per te.» disse l'infermiera, con un sorriso.
Da dietro la porta spuntarono una donna magrolina, coi capelli a caschetto neri e un uomo molto alto, ben vestito, coi capelli castani e gli occhiali.
«Mamma! E... papà.» continuò, non molto felice.
«Megu, tesoro, come ti senti?» chiese la madre, avvicinandosi a lei.
«Come sempre.» ripeté, come aveva detto a me poco prima.
«Davvero? Non noti nessun miglioramento?» continuò il padre.
Sul volto della mia medium si formò un espressione di rabbia. «Da quando ti interessi alla mia salute?»
«Megu, non dire così, ti pr...»
«E che cosa dovrei dire?» urlò, con una ferocia che non le riconoscevo. «Sono anni che non vieni più a trovarmi e in questi anni sarei potuta tranquillamente morire! Che senso ha far vedere che ti interessi a me, se non è per niente vero?»
La madre le accarezzò delicatamente i capelli e le parlò in tono dolce. «Tuo padre è stato occupato con il lavoro, lo sai bene.»
«No, non c'entra nulla il lavoro. Se gli importasse davvero di me, farebbe di tutto pur di vedermi.»
Il signor Kakizaki tentò di dire qualcosa, ma si bloccò quando la figlia lo fulminò con lo sguardo.
«Andate via.» disse in tono aspro. «Voglio riposare.»
I suoi genitori si scambiarono un'occhiata, ma furono costretti ad esaudire la richiesta della loro figlia.
«Quelli sono i tuoi genitori?» chiesi, rientrando nella stanza.
Megu esitò. «Sì.»
Seguì un silenzio imbarazzante. Mi ero appena ripresa dal sogno di quella notte, ma il litigio tra Megu e suo padre non mi aveva di certo migliorato l'umore.
«Perché hai aggredito in quel modo tuo padre?»
Sospirò. «E' da tre anni che non lo vedevo. Certo, ha un lavoro che lo fa viaggiare molto, ma ha sempre usato questa scusa con me e mia madre. Non gli è mai importato nulla di me solo perché...» Abbassò lo sguardo. «Solo perché sono malata...»
Alzai un sopracciglio. «Quindi, secondo te tuo padre non ti ama?»
Non rispose, in segno di approvazione.
«Megu, tu credi che mio padre mi voglia bene?»
La mia medium mi guardò confusa, non capendo la mia domanda.
«Pensi che nostro padre voglia bene a noi Rozen Maiden?»
Ci pensò su, ma non seppe rispondermi.
«Beh, sappi che nostro padre ci vuole molto bene. Ci ha costruite con estrema attenzione, curandoci nei minimi dettagli e dandoci la vita con le Rose Mystiche. Come potrebbe odiarci dopo tutto quello che ha fatto per noi?» Con un balzo, atterrai sul letto e mi avvicinai a lei. «Nonostante questo, però, ha scelto per noi un destino che molti definirebbero crudele, ovvero combatterci a vicenda fra sorelle. Non ti sembra un po' forzato?»
La mia medium fece un piccolo sorriso.
«Non devi trattare tuo padre in quel modo, anzi, devi rispettarlo. Malgrado i suoi sbagli, resta pur sempre tuo padre.»
«E come faccio? Non dimostra minimamente interesse verso di me!»
«Se tu ce l'hai a morte con tuo padre, allora io cosa dovrei dire?» Mi sedetti al suo fianco ed accavallai le gambe. «Sono stata la prima ad essere creata, la maggiore delle mie sorelle. Mio padre ha bloccato il progetto del mio corpo ancor prima di concludere la mia costruzione. Eppure, nonostante questo immenso torto, io lo amo più delle altre bambole.»
Megu arricciò il naso. «Non è la stessa cosa.» 
Tentai di sorridere davanti alla sua testardaggine, ma in quel momento, una strana sensazione mi fece insospettire.
Un campo d'emanazione era appena stato aperto. 

   
 
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