Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! ZEXAL
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Autore: morphological    22/06/2014    4 recensioni
buongiorno gente! questa storia innanzitutto la dedico a:
Frost lily (tanti auguri)
Zigo (che la aspettava)
chi di voi ha letto "Mi ami?" onosce in parte Cho, vi dico fin da ora che con il consenso di Luce e Tenebra ho scritto questa fic ispirata a quella one-shots.
è il prequel delle storia vera e propria, che arriverà tra un po'
comincia con una riunione di famiglia e finisce con la più incredibile delle storie raccontate dalla nostra ormai adulta protagonista, parlerà di stelle, di amore e di sogni.
dal testo:
"La nostra storia comincia migliaia e migliaia di anni fa, in un luogo remoto e senza tempo. Comincia quando ad un giovane principe dal cuore buono e dall’animo puro venne fatto un regalo speciale. Un dono ricevuto da una stella. Un ciondolo molto particolare, che il principe custodiva come un diamante, perché per lui era importantissimo"
un racconto che parla di stelle, di sogni, di amori.
perché una stella non può amare, una stella è sopra certi sentimenti mortali, perché una stella non può piangere.
ma amare fa parte della loro natura, e non possono farne a meno.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bekuta/Vector, Misael/Mizaeru, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 1 – Dono da una stella

«Vi fu un tempo in cui le stelle vagavano libere sulla terra, e le loro vite s’intersecavano a quelle degli umani fino al punto in cui non eri quasi capace di distinguerli gli uni dagli altri.
Dai loro protetti, esse acquisivano la forza di brillare nel cielo, più esse erano luminose, più i loro esseri umani erano buoni e generosi.
A ogni stella era affidato un essere umano da vegliare e proteggere, senza però poter interferire nella sua vita e senza far sapere che cosa stava per accadergli. Quella era una delle regole più importanti e nessuno la poteva infrangere. Ma ci fu una stella tra tante che non poteva stare a guardare mentre la vita del giovane principe che le era stato affidato scivolava nell’oblio della follia. Questo anche perché sin da quando era cresciuto lei aveva nutrito un affetto molto particolare per lui. Il giovane era il suo primo incarico e lei teneva molto a lui. La sorella le aveva detto che era normale, che col tempo quel sentimento sarebbe sparito, ma lei non ci credeva più di tanto: quello non era una fugace infatuazione, quello era amore.
Pertanto non avrebbe permesso all’essere malvagio che operava nell’ombra di averla vinta; mai sarebbe successo.
Una notte decise di prendere le sembianze umane e avvertirlo, non poteva lasciarlo da solo, non ora che tutto ciò che il ragazzo conosceva stava per cambiare.
Ora, dovete sapere che le stelle sono creature molto particolari, se mai ne avrete di fronte una la riconoscerete subito da i suoi occhi: diversamente dai loro capelli, che brillano, i loro occhi sono spenti e vuoti come le profondità dell’universo, ecco che cosa le distingue da tutti gli altri. Ma anche in questo caso la nostra giovane amica si distingueva da tutte le altre: i suoi occhi brillavano come purissimi smeraldi, il loro colore era indefinito, cambiava a seconda della luce. Erano composti da mille differenti tonalità, e molto spesso il colore faceva intuire che cosa provasse in quel momento. Lei era trasparente, un essere tanto puro non si era mai visto in nessun angolo dei cinque mondi, nessun essere poteva anche solo somigliarle vagamente, quella stella era unica»
Una voce cristallina m’interruppe con fare saccente e aria superba, tutte qualità prese dalla sua adorata madre e che costituivano i soli difetti della ragazza dalla severa treccia, tanto simile a quella che la sua genitrice portava, quando ancora la ragazza che conoscevo non si era trasformata in quello che tutti noi eravamo abituati a vedere: una donna con tanta gioia di vivere che ama suo marito con tutto il suo cuore.
«Scusami se t’interrompo ancora zia, ma devo dirti che le stelle sono masse di gas, non persone»
Mi venne da ridere a quelle parole: quella era una delle cose di cui i terrestri erano convinti, qualcosa di cui anch’io, a mio tempo, ero fermamente persuasa. Ma ovviamente mi sbagliavo.
Guardai sua madre con fare interrogativo. «Non gliel’hai spiegato?»
Lei abbassò lo sguardo e fece no con la testa.
Sospirai, e mi rivolsi alla ragazzina che aveva parlato. «Ti assicuro che dopo che avrai sentito questa storia per intero, non lo crederai più», le dissi sorridendo, «Allora... torniamo al racconto... »
«Era estate e una lieve brezza soffiava sul praticello in cui si trovava. Gli piaceva, quando aveva un attimo di pace, andare in quel luogo tranquillo e sereno per rimirare le stelle, che da lì si vedevano tanto bene.
Il cielo di notte lo aveva sempre affascinato moltissimo, poteva rimanere ore ed ore a guardarlo, senza stancarsi mai. A chi gli chiedeva cosa stesse facendo rispondeva che aspettava qualcosa, un segnale. A quella risposta, la gente lo scrutava con una strana espressione, quasi come se fosse un povero pazzo e lo compatisse. Nessuno di loro, però, aveva il coraggio di dirgli in faccia quello che pensava: lui in fondo era il principe, e sarebbe stato mancare di rispetto all’autorità.
Quella sera il cielo era più bello del solito grazie all’esplosione di una supernova, che regalava uno spettacolo magnifico.
Ad un tratto la quiete della notte fu interrotta da un rumore, il suono di un ramoscello che si spezzava.
Il principe si alzò ed estrasse la spada che aveva appesa alla cintura con un unico movimento, segno che era un grande esperto.
«No!», sussurrò una voce dolce e all’apparenza gentile, «Ritraete la spada principe, non sono qui per combattervi»
Lui si guardò intorno, cercando di capire da dove provenisse quella voce. Inutile: era troppo buio.
Nell’oscurità qualcosa si mosse, e un pezzo di ombra rivelò pian piano una figura aggraziata che si avvicinava. Era una giovane donna, aveva più o meno l’età del ragazzo. La ragazza portava una bella veste bianca dai bordi azzurri, che facevano contrasto con i capelli rossi come il fuoco. Sul viso niveo faceva capolino una spruzzata di lentiggini che le dava un’aria sbarazzina e allegra.
Al principe parve la creatura più bella che avesse mai visto in vita sua; ma non per questo abbassò la guardia. «Ditemi chi siete e che cosa volete», ordinò con voce perentoria.
«Maestà», disse lei ignorando volontariamente le parole del giovane, «sono qui per avvertirvi di un pericolo imminente». Dal tono della voce si capiva che non mentiva: era terribilmente preoccupata.
Lui abbassò la spada. «Di che cosa parlate?»
«Presto, molto presto, qualcosa di terribile accadrà al regno, accadrà a voi. Io sono qui per evitare che il vostro animo scivoli nella follia»
«Supponiamo che io vi creda... come fate a sapere tutte queste cose?»
Lei esalò un sospiro tremante: ora veniva la parte più difficile, raccontargli la verità e sperare che lui credesse a tutto. «Il mio compito era vegliare su di voi, eravate il mio protetto, e non avrei dovuto interferire nella vostra vita, sto infrangendo tutte le regole. Eppure non potevo rimanere a guardare mentre il fato avverso operava contro di voi, non potevo lasciarvi combattere le tenebre da solo, principe Vector»
Vector abbassò la spada e le si avvicinò. Credeva di sapere cosa fosse quella ragazza, ma voleva sentirlo dalle sue labbra, desiderava che quelle parole fossero pronunciate dalla sua dolce voce. «Voi siete una stella», non una domanda, un’affermazione.
Le labbra della stella si piegarono in un sorriso. «Sì, sapevo che avreste capito»
Il giovane principe Vector aveva ascoltato sin da piccolo le storie che parlavano delle stelle, e da sempre lo avevano affascinato. Ora che aveva una vera stella di fronte sentiva che il suo cuore accelerava nel petto, con la consapevolezza che tutti i suoi sogni stavano lentamente divenendo realtà.
«Ascoltatemi, sto infrangendo tutte le regole. E l’ho fatto per darvi questo», la ragazza aprì le mani e mostrò a lui un ciondolo color fragola. Al suo interno vi era qualcosa che brillava; pareva quasi una goccia di pura luce.«Questa è una lacrima di stella, una mia lacrima»
Vector sgranò gli occhi, sconvolto. Sapeva benissimo cosa accadeva quando una stella piangeva, e non poteva credere che lei avesse corso quel rischio per lui.
«è il mio dono per voi», la stella gli mise il ciondolo tra le mani e fece per andarsene.
Il principe però la trattenne. «Non so nemmeno il vostro nome»
«Cho», e in un attimo sparì, lasciandolo da solo.»




La parola a Sakura
mi spiace ragazzi: non ho tempo.
spero che vi sia piaciuta e mi dispiace se in questi giorni non ho potuto aggiornare.
ciaoo!!
  
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