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Autore: RoxyDowney    23/06/2014    1 recensioni
"Essere a Parigi per la premiere di questo film è un sogno. Un sogno che “sogno” oramai da troppo tempo. Mancano poche ore e lui arriverà, questo cielo coperto di nuvole non potrà influenzare il mio stato d’animo perché lui illuminerà con la sua energia questo posto e dentro di me sarà come se splendesse il sole." ... "E’ il mio compleanno tra qualche mese, vista la precarietà in cui vivo, visto che nessun regalo potrebbe essere più grande di questa giornata (in cui lo vedrò), ho deciso di regalarmi la possibilità di sorridergli, scattare qualche foto e farmi autografare la raccolta delle mie fan fiction da colui che mi ha ispirata."
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La sveglia suona senza sosta, la cerco a tentoni tenendo gli occhi chiusi ma non riesco a trovarla finché non apro gli occhi e mi sporgo a sufficienza per raggiungerla. Richiudo un istante gli occhi e ripenso a ieri. Mi sento ancora stanchissima ma una cosa è certa. Ne è valsa la pena.
Mi butto sotto la doccia e mi vesto di corsa, non posso fare tardi questa mattina, prendo il bus al volo a raggiungo la mia seconda casa, Il centro regionale per la lotta contro i tumori, alla portineria c’è Lorayne che mi sorride vedendomi entrare.
-Avanti fammi vedere!
Le sorrido non mi ha nemmeno salutata, ma l’adoro. Lei sa dove sono andata ed è l’unica che mi ha detto “vai, cara si vive una volta sola!”. Apro la borsa e le mostro la custodia con la dedica e la foto scattata poco prima che mi rivolgesse la parola.
-Come è stato?
-E’ stato… molto emozionante. La cosa più bella che mi sia capitata da tanto tanto tempo!
Lorayne mi rende la custodia annuendo come se capisse perfettamente ciò che ho provato. Faccio appena in tempo a mettere la custodia nella borsa che vengo affiancata Marcel. Mi sorride e si appoggia al bancone. I suoi grandi occhi verdi mi hanno fatta sempre sognare e il suo sorriso mi fa diventare ogni volta paonazza. Ho sempre paura che qualcuno capisca che io e Marcel siamo usciti qualche volta, anche se, lui non apprezzerebbe questa definizione di noi.
-Ecco perché arrivi sempre in ritardo, rendetemi partecipe delle vostre chiacchiere signore.
-Cose da donne dottore. Non potrebbe capire.
Lo liquida Lorayne con un sorriso mentre Marcel mi prende sottobraccio e ci avviamo verso il suo studio
-Mi sottovalutate, sono sicuro che capirei. Devo dire che questo taglio di capelli Rose… ti rende ancora più bella, vero Lorayne?

-Vero ma i complimenti non serviranno per farla parlare!
Rido e mi tocco i capelli, è così interessato ai nostri discorsi da esporsi con complimenti pubblici? Ne io ne Lorayne diremo niente.
-Come hai passato la giornata ieri? Pensavo mi chiamassi. Mi sembri stanca.
-Ho dormito male, solo questo. Giornata tranquilla, ho preferito stare a casa, scusa se non ti ho chiamato.
Non posso proprio dirgli la verità, so fin troppo bene come la pensa sul viaggiare in questo momento. Fosse per lui mi terrebbe sotto ad una campana di cristallo, forse anche per questo che non mi riesce considerare il nostro vederci “una relazione”. Come posso stare con qualcuno che mi soffoca per proteggermi? Sì per proteggermi ma mi soffoca comunque.
In preda a tutte queste divagazioni sui sentimenti umani arriviamo nello studio
-Vieni, accomodati. Vuoi qualcosa da bere?
-No, grazie. Sto bene così.
-Pascal arriverà a momenti, stava finendo un piccolo intervento.
Pascal... Pascal è il mio medico da sempre, nonostante l’età continua a studiare e ad essere un tra i più grandi medici della regione. Appena entra nello studio Marcel si mette in un angolo dello studio e recupera i miei esami. Abbiamo vissuto questo rituale parecchie volte da quando lui è diventato l’assistente di Pascal.
-Ti stava importunando Rose? Lo sai basta una tua parola e lo licenzio!
Sorrido, se sapesse…
-No, non più del solito Pascal. Dimmi come va?
Pascal si siede sul divano di fronte a quello su cui sono seduta io e prende la cartellina che gli passa Marcel con le buste ancora sigillate degli esami a cui mi sono sottoposta qualche giorno fa. Lui apre le buste e le legge senza che dal suo viso trapeli qualcosa. Infine chiude la cartellina e l’appoggia sul tavolino.
-Rose, non sta funzionando. Mi dispiace.
Ok. Devo respirare. Respira Rose. Respira. Fino a qualche minuto fa, pensavo di essere pronta a qualsiasi cosa mentre ora mi rendo conto che stavo solo mentendo a me stessa.
Sento in lontananza la sua voce che parla di qualcosa di tecnico, di nuovi esami, forse di una cura alternativa? Ma i pensieri nella mia testa sono così forti che mi impediscono di sentire le sue parole. Mentre parla con me vedo l’espressione preoccupata dipingersi sul volto di Marcel mentre annuisce e questo non mi aiuta, se lui è preoccupato può significare solo una cosa.
-Rose? Rose hai sentito cosa ti ho detto? Stai bene?
-Sì. Scusa stavo pensando.
-Voglio vederti domani. Mandiamo i tuoi esami a New York e vediamo i miei colleghi che ne pensano. Ok? Cerca di mangiare un po’ di più, sforzati ok? Hai bisogno di mettere su peso.
Annuisco poco convinta mentre un infermiera entra nello studio e avvisa Pascal che lo attendono per non capisco cosa, mi saluta e esce con lei lasciandomi inebetita su questo divano.
Marcel si avvicina e si siede vicino a me, mi prende la mano cercando di farmi rinvenire.
-Hey… Andrà bene!
-Come puoi dire una cosa del genere? L’hai sentito? Non sta funzionando!
Mi alzo e mi avvio verso la porta ignorando le sue parole, so di essere ingiusta in questo momento ma ho bisogno di uscire fuori. Percorro il corridoio a passi svelti e mi infilo gli auricolari con la musica ad alto volume. Con la coda dell’occhio vedo Lorayne che mi guarda e sorride speranzosa ma passo a distanza ed esco cercando di raggiungere più in fretta che posso l’uscita. Non sono però abbastanza veloce da non vedere il suo sorriso spegnersi. Maledizione!
Torno nel mio appartamento e mi rannicchio sul letto ed inizio a piangere. So che non serve a nulla, che le cose non cambieranno nemmeno di una virgola nonostante tutte queste lacrime, ma cos’altro potrei fare? Cosa potrebbe cambiare le cose e ridarmi speranza?
Mi addormento e quando riapro gli occhi sento qualcuno bussare alla porta. Ci penso un attimo prima di alzarmi ed andare ad aprire. Marcel mi guarda e accenna un sorriso, ha portato la pizza. Lo abbraccio sulla porta e lui fa appena in tempo a spostare la pizza ed accogliermi tra le sue braccia. Mi solleva senza fatica tenendomi dalla vita e entra in casa chiudendo la porta alle sue spalle. Lascia la scatola della pizza sulla tavola e mi abbraccia stretta a se
-Andrà bene. Deve andare così!
Sussurra con un filo di voce mentre bacia la mia guancia.
-Non devi pensare che
-Non parliamo vuoi?
Mi avvicino alle sue labbra e lo bacio, voglio solo sentire il mio corpo vivo ancora una volta prima di dover affrontare tutto questo e Marcel sembra averlo capito.
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-Robert da quando sei tornato non stai facendo altro che leggere quel libro.
-E’ inesatto. Sono venuto alla premiere.
-Già non me lo ricordare! Mi hai fatta tornare a casa in fretta e furia per ricominciare a leggere. Non credo sia normale. Sei… ossessionato.
-Sus è solo un libro. Sì forse sono un po’ preso ma non ossessionato.
Mento spudoratamente e so che lei lo capirà appena finirò la frase, ma voglio continuare a leggere, non è un ossessione, voglio solo capire questa ragazza, Rose, quanto ha potuto capire di me nonostante non mi conosca più di tutti gli altri.
-Pensi di accompagnarmi stasera alla cena?
-Quale cena?
-Team Downey? Lavoro? Nuovo sceneggiatore? Ti dicono niente queste tre cose?
La guardo evidentemente ha già capito che non sono interessato, sento di dover continuare a leggere. Voglio continuare a leggere, nient’altro.
-Ok. Ho capito. Ci vediamo più tardi.
Le sorrido e la guardo uscire dalla stanza. Inconsciamente tiro un sospiro di sollievo e me ne vergogno un po’ ma ora so, che nessuno mi verrà a disturbare e potrò leggere in pace.
E’ notte fonda e finalmente finisco di leggere l’ultima pagina di questo libro. Lo chiudo e esco dalla mia stanza. Lo so che Susan mi odierà per questo ma non posso aspettare. Entro nella sua camera e la guardo per un secondo dormire beata, poi mi siedo sul letto, non riesco ad aspettare.
-Susan… Sus, stai dormendo?
Ovvio che sta dormendo, che domande idiote faccio!
-Che vuoi Robert? Che ore sono? È successo qualcosa?
Si sveglia in preda all’agitazione naturale di chi viene svegliato nel cuore della notte.
-Susan l’ho finito.
-Il libro dici? Ok va bene però va a dormire ora.
Mi sdraio vicino a lei,
-No Sus, non hai capito. Lo devi leggere! Vedi in questa storia ci sono io. Quello vero, quello che solo io e te conosciamo e questa ragazza che non mi conosce è riuscita a cogliere questa parte di me e a descriverla, farla uscire in questa storia devi… devi leggerla e dirmi che ne pensi. Io penso che potrebbe venirne fuori qualcosa di buono.
-Ora?
-Sì ora. Ti prego…
Mi guarda stralunata, ma alla fine cede, accende l’abatjour, si mette seduta appoggiando la schiena sul cuscino e inizia a leggere il libro dalla pagina che le ho aperto.
La tentazione di interromperla è grande ma so che se c’è una cosa che la fa arrabbiare è essere interrotta mentre legge uno script (in questo siamo molto simili), così mi trattengo restando qui sdraiato a guardarla leggere in attesa di sapere che ne pensa. Fuori sta quasi per albeggiare e non ha smesso di leggere ne ha fatto commenti quindi intuisco che questa storia la sta appassionando. Quando la vedo chiudere il libro dopo aver letto la pagina conclusiva mi guarda e dopo un lungo istante è pronta a dirmi che ne pensa.
-Ora capisco perché non riuscivi a smettere di leggere, sembra che questa ragazza abbia avuto un binocolo puntato su di te negli ultimi 10 anni.
-Anche le altre storie sono così.
-C’è del potenziale, credo che dovremmo farlo leggere agli altri e sentire che ne pensano.
Il sorriso esplode sul mio viso, sapere che è dalla mia parte anche questa volta mi rende felice e pronto per poter affrontare questa nuova sfida e scoprire chi è questa ragazza e come ha potuto capire tutte quelle cose di me.
La bacio sulla fronte e la lascio riprendere il sonno dove l’aveva interrotto, mi avvio verso l’uscita
-Grazie. La voglio trovare e farla venire qui per parlarle. Devo chiederle tante cose, sapere…
Susan sorride mentre spegne la luce sul comodino
-Non avevo dubbi Downey… non avevo dubbi.
 
   
 
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