Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: chiara_14    23/06/2014    2 recensioni
E se vi dicessi che esiste un custode per ogni stagione dell'anno, che sia primavera, autunno, inverno ed estate. Voi mi credereste?
E se vi dicessi che io sono una di loro?Una guardiana.
Voi, mi credereste?
Mi chiamo Ella e tutto nella mia vita era noioso. Fino a quando non mi hanno rapita.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 12: Mentre seguivo Silas fino ai suoi appartamenti ero sempre più convinta che Candice non fosse stata una buona scelta per lui. Era una ragazza meravigliosa e bella, ma non avrebbe mai accettato di sposarsi così giovane. A dirla tutta, avevo anche qualche problema a credere che si sarebbe sposata da grande. Sarebbe stato impossibile convincerla. “Di un po', ti ha aggredito appena ti ha visto o dopo che l'hai salutata?”. Avevo in faccia uno strano sorrisino, uguale a quello che vedevo sulla faccia di Nix quando si divertiva a farmi impazzire. “Appena ha aperto gli occhi.”. “Ti avevo avvertito.”. “Lo so...”. E mi sorrise. Credo che in fondo, in fondo, a Silas piacessero le sfide, perché Candice era una vera e propria sfida. Ci mettemmo pochissimo ad arrivare nella camera di Silas. Era proprio come me la ricordavo: semplice, come una casetta di montagna, o di uno gnomo. Sul letto era stesa Candice, stava dormendo. “Ho dovuto sedarla, per farla calmare, dovrai aspettare un po' prima che si svegli. Vuoi che vada a prenderti qualche cosa da bere?”. Annuii in silenzio e pochi secondi dopo Silas era già uscito dalla stanza. Mi sedetti sulla poltrona accanto al bordo del letto. Guardai Candice, non le avevano cambiato i vestiti come era successo a me, indossava ancora i suoi jeans blu, una maglia maniche corte e una felpa. Erano passati solo due giorni da quando mi avevano rapita, eppure, mi sembrava che qualche cosa in lei fosse cambiato. Avevo la tentazione di chiamarla per svegliarla, ma se Silas l'aveva sedata, probabilmente non mi avrebbe sentito. Candice si rigirò nel letto e disse qualche cosa. Poi aprì gli occhi, mise a fuoco la stanza e vidi il terrore dipingersi sul suo visino tondo. “Candice?”. Sentivo il dovere di tranquillizzarla, capivo benissimo come si sentiva. Si girò verso di me e spalancò gli occhi. “E-Ella?”. Poi alzò una mano per toccarmi, non ci credeva a quello che vedeva. “Ma c-come...?”. Le sorrisi. “Si, sono io. Devi stare tranquilla.”. La sua espressione rimase sempre la stessa: era terrorizzata. “No, non è possibile, perché tu sei morta. Beh, eri morta. Come puoi essere viva? Sei sparita da ormai da quattro giorni, non c'erano possibilità! Aspetta, non è che sono morta anche io? Dove siamo?”. A quel punto iniziavo ad avere paura della mia stessa amica. “Non è che tu sei uno di loro? Magari ti sei travestito da Ella per terrorizzarmi!”. “Ma di che cavolo stai parlando, Candice?! Loro chi?”. Non pensavo perdesse così facilmente il controllo! “Come quel ragazzo! Dai, lo so che lo sai, tu sei come lui! C-come quel bell'imbusto che mi ha trascinata fino qui! L'ho anche graffiato!”. Ok, stava delirando, che fosse colpa del calmante che le aveva dato Silas? “Candice? Guardami e stai tranquilla. Sono io! In carne e ossa, ti spiegherò tutto, tu devi solo calmarti. Ora ti stendi e facciamo qualche bel esercizio di respirazione, ci stai? Per calmare i nervi.”. Da quanto era agitata temevo andasse in iperventilazione, non l'avevo mai vista così agitata. “Ok...”. Cielo, ti ringrazio! Si stese a pancia in su, chiuse gli occhi e iniziò a calmarsi. Dopo un po' decise di parlarmi. “Ella?”. “Sì?”, risposi. “Sono felice che tu sia viva. Tutti pensavano fosse troppo tardi...Spero non sia tutto un sogno.”. Le sorrisi, avevo quasi le lacrime agli occhi. “Non lo è...Sono viva.”. “Dove siamo?”, chiese. “E'..”. Complicato. “Non dire complicato perché non lo è, dillo e basta.”. Riaprì gli occhi, si alzò e si sedette a gambe incrociate sul letto. “Ok”. Tanto, avrebbe saputo tutto in un modo o nell'altro. Iniziai dal principio, come mi ero svegliata e tutto quello che mi era successo fino al suo arrivo. Pensavo avrebbe delirato come quando si era svegliata, invece mi prese in contropiede e rimase calma. Il problema è che avevo tralasciato il motivo vero per cui lei era lì al castello d'inverno. In poche parole non le avevo detto che doveva sposarsi con Silas come io con Nix. “E io perché sono qui?”, eccola, la domanda che avrebbe fatto disastri. “Beh, io con Nix e tu col bell'imbusto che ti ha portata fino qui.”. Candice scoppiò a ridere. “Hei, è la verità, non ti sto prendendo in giro.”. “Ma dai, Ella! Abbiamo sedici anni, anzi, io ormai diciassette, non sposerò nessuno. Per quanto quel nessuno possa essere così attraente come...? Come si chiamava?”. “Silas.”, dissi aiutandola. Stava prendendo tutto come un gioco, ma non si rendeva conto di quanto io fossi seria. “Dobbiamo tornare a casa.”, disse, così di punto in bianco. “Tua mamma è talmente preoccupata che credo sia sempre in chiesa a pregare per te, non ha perso la speranza come la maggior parte della nostra classe.”. Bello, mi credevano già morta, fantastico! Sospirai. “Lo sai vero che non tornerai a casa?”, le dissi. “Non sto scherzando, è tutto vero e tu, per ora, sei la sua promessa sposa, che tu lo voglia o meno.”. “E' inutile, non lo farò nemmeno avvicinare, e tornerò a casa il prima possibile.”. Era molto sicura si sé, beh, lo era sempre stata. Determinata in ogni cosa che faceva. Scossi la testa, Silas non aveva speranza. “Io ora devo andare.”, le dissi lisciandomi il vestito blu. “Come?”. “Sai quella storia che mi hanno rinchiusa con un certo Nix?”, le ricordai. “Ah...E mi lasci qui da sola?!”. No, non volevo lasciarla da sola, ma dovevo. Era incredibile, stare lontana da Nix mi faceva sentire la mancanza di qualche cosa, avevo bisogno di vederlo. Cielo! Non dovevo arrendermi così facilmente. Avrei dovuto stare dalla parte di Candice e cercare un modo per tornare a casa assieme, eppure, quel dannato legame di sangue mi tratteneva al castello d'inverno. “Stai calma, Silas mi ha promesso che mi verrà a dire tutto quello che farete ogni giorno, quindi, non preoccuparti. Poi, non ti farà mai del male, è troppo buono, credi a me.”. Nello stesso tempo in cui mi alzai dalla poltrona dalla porta della camera entrò Silas con in mano un bicchiere con ghiaccio e tè. Che bella sensazione, riuscivo a percepire il freddo del ghiaccio che si propagava piano, piano in tutta la stanza, fino ad arrivare a me. Candice cacciò un urlo, scese di corsa dal letto e si getto contro Silas. Successe tutto in pochi secondi: il bicchiere di tè cadde dalle mani di Silas, mentre Candice cercava in tutti i modi di prendere a pugni o graffiare il bel viso del povero principe dell'autunno. In tutta quella confusione io ero scoppiata a ridere, lo so, non era una reazione da buona amica, ma era come guardare una commedia a teatro, mancavano solo i popcorn. “Ella?! Un aiutino?”, mi chiese Silas tutto intento a cercare di staccarsi da Candice. “Em...Dammi qualche minuto per pensare”, gli risposi. “Non...”. Ora Candice tentava anche di morderlo. “N-Non è divertente! Aiutami!”. E io non smettevo di ridere. “Candice!”. La richiamai, non sapevo se mi avrebbe ascoltata. “Dai, non ti farà nulla!”. Per fortuna Silas riuscì a immobilizzarla portandole un braccio dietro alla schiena. Erano finiti entrambi sul pavimento. “Tirala su, o si ferirà con i pezzi di vetro del bicchiere.”, dissi. Senza neanche sforzarsi più di tanto Silas alzò da terra Candice. “Sei piccolina, non pensavo fossi in grado di batterti.”. “Sono tutta bagnata, per colpa tua!”. “E allora ti cambierai.”, le rispose Silas. Stava sorridendo, era già cotto. Mamma quanto adorava le sfide quel ragazzo! “Ora devo tornare da Nix”, dissi. “Se avete voglia, passate a salutare.”. “E mi lasci sola con questo?!”. Certo che dovevo lasciarla sola! Che domande, ma non si doveva preoccupare, e poi, sapevo già che da sola se la sarebbe cavata benissimo. “Questo ha un nome, e vedrai che non è niente male. Conoscetevi a vicenda e venite a fare un giretto da me e Nix.”. Detto quello, uscii dalla camera lasciandomi alle spalle una Candice stupita e un Silas tutto contento. Candice poteva opporsi quanto voleva, ma Silas sapeva già come conquistarla. “Allora, come sta la tua amica?”. Avevamo appena finito di pranzare, ma io e Nix non avevamo parlato molto, forse perché eravamo entrambi nel mondo dei sogni. Io stavo immaginando Candice e Silas assieme, mentre lui, beh, non ne avevo idea. “A parte il fatto che Candice ha tentato di uccidere Silas almeno due volte in un solo giorno, non saprei che dirti.”. “Raccontami un po' di lei, insomma, si sta per sposare con il mio migliore amico!”. E allora? Cos'era tutto quell'interesse per la mia amica? Iniziavo a fare anche la gelosa, povera me. “Ti basti sapere che si chiama Candice, e poi, non si sposeranno mai.”. “Non ne sarei così sicuro, sai come siamo fatti noi guardiani...”. Sorrisi fra me e me. “A dire il vero, non lo so...”. Non era una cosa da dire proprio in quel momento, visto che, stavamo lavando i piatti del pranzo e la scorsa sera avevamo deciso di giocare con l'acqua. C'era il rischio che quell'esperienza si sarebbe ripetuta. Nix si girò verso di me e mi sorrise ma poi tornò a lavare i piatti. Dovevo ammetterlo, ero un po' delusa. Che cosa aveva adesso? “Che cosa ti è successo? Non tenti più di baciarmi, è strano.”. Aprii una credenza e ci misi dentro il piatto che avevo appena asciugato. “Non è successo niente, solo, sei stata via troppo tempo questa mattina.”. Cosa?! Ma stava scherzando? “Mi stai prendendo in giro? La mia amica si trova dentro questo casino di storia sui guardiani e tu ti arrabbi se esco dall'appartamento per venti minuti?”. Mi stavo seriamente arrabbiando, ma che discorsi stava facendo? “Abbiamo perso molto tempo con gli allenamenti per colpa di Candice.”. E mentre mi parlava non alzava gli occhi dal bicchiere che stava sciacquando. “Erano venti minuti!”. “Venti minuti di allenamento persi. Se non ti alleni rischi di non contenere i poteri che ti ho ceduto.”. “Nix! Non succederà come è successo con Cara!”. Quello era sicuro, suo papà non aveva intenzione di farmi tornare a casa senza un anello al dito. E poi, lui non sapeva ancora la verità su Cara. Maledetto Ibernis, aveva messo tutto sulle mie spalle, e adesso mi sentivo anche in colpa, perché il suo caro figlioletto soffriva ancora per quella ragazza. “E se succedesse? Non posso permetterlo.”. Si stava togliendo i guanti, aveva finito di lavare. “Quindi, niente riposo, ci mettiamo subito al lavoro, e non voglio storie.”. Era serissimo, e quando era così serio non ammetteva repliche. Sbuffai e chiusi la bocca. Almeno se non parlavo non complicavo una situazione già complicata di per sé. “Cosa facciamo oggi?”. Nix non disse nulla, si limitò ad andare a prendere un vaso di fiori dal balcone che dalla nostra camera si affacciava su una radura immensa, tutta bianca per la neve. “Che ci faccio con un vaso di fiori?”. “Ci parli.”. Si limitò a dire. Scoppiai a ridere. “Con i fiori?”. Mi chinai sul vaso. “Ciao piccoli fiorellini! Ma che carini che siete! Come vi chiamate?”. “Guarda che la pianta è una sola. Si chiama Fanny, e sta ridendo di te.”. “Che?!”. Ok, mi stava prendendo in giro, sicuro. “Apri le orecchie. Tutti i guardiani sono in grado di comunicare con ogni essere vivente della terra. È un potere che ci ha donato Natura, e ci è molto utile. Così possiamo sapere come si sentono non solo gli umani, ma anche tutti gli altri organismi.”. Stavo guardando Nix con una faccia da pesce lesso. Ma figurati se potevo parlare con una pianta! “Ma l'hai vista? È un fiore!”. “E quindi? Preferisci provare con Asky? A proposito, l'hai visto da qualche parte, è da un giorno, se non più, che non lo vedo.”. Era definitivamente impazzito. “Nix, sicuro che non hai preso una botta in testa mentre io ero da Candice?”. “Ti serve una dimostrazione? Eccoti la tua dimostrazione.”. Si rivolse alla pianta: “Girati verso Ella, così magari la smette.”. E così successe. Tutti i fiori e tutte le foglie si voltarono verso di me. Io rimasi a bocca aperta. “Ok...Non è possibile.”. Mi ricordo che quando ero piccola giocavo sempre mettendomi a parlare con i fiori o con il mio cagnolino, mi divertivo così tanto. Ma era un gioco! “Dai provaci.”, m'intimò Nix. Provai ad accostare l'orecchio al fiore: niente. “Mettici più impegno.”. “Non è facile con te che mi fissi in quel modo.”. Era vero. Come potevo concentrarmi se due occhi color ghiaccio mi puntavano a modi cecchino? Comunque, ci riprovai. “Avanti!”. Mi stavo innervosendo, non riuscivo a sentire niente. Nix scoppiò a ridere. “Che c'è?!”, chiesi alzando gli occhi al cielo. “Fai troppo ridere, e poi, Fanny adesso non sta parlando.”. Non resistetti, mi scaraventai contro Nix, proprio come aveva fatto quella mattina Candice con Silas. Con la differenza che Nix mi bloccò subito premendomi la schiena contro il suo petto e immobilizzandomi le braccia. “Non hai neanche un po' di forze, dovresti iniziare a fare qualche piegamento e magari degli addominali.”. Mi liberai dalla sua presa e lo guardai con due occhi infuriati. Ma come si permetteva?! Cominciava a tornare odioso come i giorni passati. Pensavo che l'aria da sapientino fosse sparita da quando ci avevano rinchiusi nell'appartamento. “Facciamo così: tu riesci a parlare con Fanny e io questa notte dormo sul divano.”. Che bella proposta allettante, peccato che ultimamente volevo stare il più possibile attaccata a Nix. Non mi sarebbe per nulla dispiaciuto dormire con lui. Mettendo in chiaro il dormire, ovviamente. “Non posso accettare.”, dissi. Nix sembrava stupito e sul viso gli apparve quel suo sorrisetto carino che accentuava le fossette che aveva sulle guance. Quando sorrideva così non riuscivo a resistergli. Diamine! Erano passati solo due giorni, ormai tre, ed era riuscito a farmi prendere una cotta. Ma perché appena un ragazzo mi dava un po' di attenzioni io ci cascavo come un sacco di patate? “E come mai?”, mi chiese. E adesso cosa gli rispondevo? “Beh, non si sa mai che Damon cerchi di entrare nei miei sogni un'altra volta, quindi, con te vicino va meglio...”. In verità, se Damon fosse tornato nei miei sogni l'avrei fatto fuori, dopo quello che aveva fatto. E tutto da sola, non mi serviva Nix. “Ok”. Wow, si era arreso facilmente. “Allora, se parli con Fanny...”. Lo fermai in tempo. “Se parlo con Fanny non succede nulla, semplicemente mi sentirò soddisfatta.”. Mi sorrise ancora una volta e si fece più vicino a me, tanto che il profumo di menta diventò sempre più forte, e poi, tutto ad un tratto, mi ritrovai a fissare i suoi meravigliosi occhi. Sorridevano anche quelli. Mi diede un piccolo bacio sulle labbra e si spostò subito prima che io potessi ricambiare. Rimasi delusa. Un bacio a stampo, niente di più. E che cavolo! “Ora, parla con Fanny.”, disse. “Dammi un secondo per riprendermi!”. Ero ancora mezza, diciamo drogata, dal suo profumo. Come poteva pretendere che mi mettessi a parlare con una pianta? Sospirai e mi avvicinai ancora una volta al fiore. “Fanny...Non fare la permalosa, parla a Ella...”. Cielo! Quanto era bello quando pronunciava il mio nome! Anche se, se io dicevo che lui era pazzo a parlare con le piante, io dovevo essere pazza a stare assieme a qualcuno che conoscevo da così pochi giorni. Mi chiedevo ancora come si potesse definire amore. Ed era allora che la mia fiducia in Nix iniziava a vacillare. In fondo, era solo colpa di un legame di sangue se avevo iniziato ad essere carina con lui, ad accettarlo. Finiti i giorni di prova sarei tornata ad odiarlo, la cosa non mi piaceva. “Piantina”, dissi. “Lo so che non ti sto molto simpatica, però se riuscissimo a parlarci, forse, potremmo anche conoscerci meglio.” “Io non parlo con chi mi chiama pianta!”, disse una vocina da bambina. Era il fiore! “Allora...Ciao, Fanny”. Pensai di darle la mano ma non avevo idea di dove avrei dovuto stringere. Una foglia? Però correvo il rischio di farle male. Passai l'intero pomeriggio a parlare con piante. Finivo con una e Nix portava un altro vaso. Il problema era che mi sembravano tutte uguali, ad un certo punto sbagliai e chiamai Fanny una pianta che invece si chiamava Flora. Si offese molto e dovetti rimediare al danno. Promisi che l'avrei annaffiata personalmente ogni giorno. Nix stava a guardare, solo ogni tanto parlava. Il suo obiettivo l'aveva raggiunto: io adesso sapevo parlare con le piante. Mi disse che con gli animali era già più difficile, ma disse anche che domani avremmo provato con Asky, se solo fosse riuscito a trovarlo. Prima di cena la mia testa stava scoppiando e vedevo fiori e foglie ovunque. Mi buttai sul divano per niente in modo aggraziato, ma tanto a me che importava? “Che mangiamo per cena?”, mi chiese Nix. “Guarda, puoi fare anche solo insalata., però, dopo che ho scoperto che anche le piante parlano mi sento in colpa a mangiarle”, risposi con la testa sotterrata in un cuscino. “Per caso quando mangi una bella bistecca ti senti in colpa?”. “No.”. Wow, mi stavo per addormentare da quanto ero stanca. “E allora non avrai problemi a mangiare la verdura, come sempre.”. Alla fine mangiammo pizza. Nix l'aveva fatta fare dai cuochi del castello, c'eravamo allenati fino tardi e a lui sembrava una buona idea non cucinare ma rilassarsi. Cominciavo a pensare che ala fine i guardiani fossero come noi umani, con la differenza che avevano poteri speciali e dovevano occuparsi delle stagioni. Si insomma, una piccola differenza. Dopo cena ci aspettavamo di vedere Silas, ma forse era troppo preso da Candice per pensare a noi. Infatti, per quella sera nessuno venne a controllarci. “Credo sia ora di andare a dormire.”, disse ad un tratto Nix. Ci eravamo sistemati sul divano vicini, vicini. Mi piaceva sentire che il suo corpo fosse più caldo del mio, ma soprattutto il suo profumo, mi meravigliavo ancora di quanto fosse buono. “Va bene.”, dissi. In effetti mi stavo addormentando fra le sue braccia. “Mi fai dormire sul divano?”, chiese sorridendomi e poi scompigliandomi i capelli. “No, a patto che tu stia dalla tua parte di letto.”. E gli diedi un bacio sulla guancia. Mentre lui era in bagno a lavarsi i denti io mi cambiai, tolsi il vestito e mi misi un paio di pantaloncini corti e una maglietta maniche corte, infine, mi buttai a letto sotto le coperte. Nix uscì dal bagno e si lanciò, letteralmente, sul letto. “Hei!”, urlai. “Scusa.”, mi sorrise. Cosa credeva? Che con quel sorrisetto avrebbe sistemato sempre tutto? A pensarci bene... “Dormiamo?”, chiesi. “Certo.”. Si infilò sotto le coperte e come promesso rimase nella sua parte di letto. E bravo Nix. Mi voltai per spegnere la lampada sul comodino e vidi il libro sulle leggende dei guardiani. Cavolo, l'avevo completamente dimenticato. Mi ripromisi di dargli una letta la mattina dopo. Spensi la lampada e chiusi gli occhi con la speranza di non ritrovarmi Damon nei sogni. Avere Nix vicino che dormiva al mio fianco faceva da perfetto sonnifero, e così, mi addormentai, per la prima volta da giorni, senza preoccupazioni.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: chiara_14