Anime & Manga > Rayearth
Segui la storia  |       
Autore: Ninetales    24/06/2014    0 recensioni
Una storia già vista, una storia già raccontata. Le ferite degli uomini creano dolore e questi si ritrovano costretti a ricercare una pace che non può durare in eterno. Spesso trovano la causa di nuovo dolore. Nessuno ha dimenticato la storia della Prima Colonna, ma questo non è bastato ad evitare nuovi sacrifici per il bene di un regno che ha sempre chiesto troppo in cambio.
E se la storia dovesse ripetersi?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 2.
Fuu.


Non potevo davvero credere di averla li, con me. Dopo tutto questo tempo. Mi è mancata terribilmente.
Niente poteva distrarmi da quel pensiero, nessun calcolo matematico, nessuna logica plausibile. Quest'ultima la persi tempo fa, durante il mio primo viaggio a Cephiro. Ognuna di noi aveva un motivo reale per soffrire di quella lontananza da casa, ognuno il proprio personale motivo: la famiglia, i propri sogni che pensavamo infranti. Il mio era particolare però. Non che non bbia sofferto la lontananza da casa e ancora meno il desiderio forte di diventare qualcuno all'altezza delle mie capacità intellettuali, ma la logica, quella logica di cui Cephiro era totalmente priva, mi catapultò in un modo di pensare e vedere le cose che non mi apparteneva, non mi è mai appartenuto e mai mi apparterrà. Adattarsi non è stato affatto facile, non lo è tutt'ora.
Ma ora quel pensiero è lontano e la mia unica certezza è li, accanto a me, accomodata tra le squame fredde di quel pesce enorme così differente e al contempo così simile a quello che ci accolse la prima volta che arrivammo a 'casa'.
Il mio sguardo di giada era perso nell'azzurro di quel cielo tornato da tempo limpido grazie alla forza della nuova colonna e di quelle più piccole che la sostenevano. Avevo quasi timore di guardarla, lei, piccola al mio confronto, con quei lunghi capelli biondi pieni di boccoli vivi mossi dal vento, così simili a quelli di sua zia. Quello sguardo che aveva palesemente ereditato dal padre: di un oro puro. Era il sole. Ogni cosa della sua figura parlava di gioia e vita, e tra i tanti sguardi che potevano godere di quella sensazione di benessere il mio era il primo. Parte del suo essere era il mio, tramandato, l'altra parte era di qualcuno a me così caro da rivederlo in ogni suo gesto, in ogni sua occhiata curiosa ma decisa che rivolgeva ad ogni particolarità dello scenario che le si stava parando davanti.
Non ha alcun timore, è chiaro. Quel suo sguardo deciso e al contempo serio è la diretta eredità dei suoi genitori e di questo ne andavo particolarmente fiera. 
Fu a quel pensiero, in quel preciso istante, che un sorriso sfuggì dalla pacatezza che è solita mostrarsi sul mio viso. Il preciso istante in cui anche lo sguardo di quella ragazzina tornò a farsi strada verso la mia persona. Lo notai troppo tardi.
- Sei felice?
Quella domanda aveva un'innocenza tale da spingermi ad avvertire chiaramente un brivido lungo la schiena. Non ero stata felice per troppo tempo, tra le lotte per la sopravvivenza di Cephiro e la decisione di allontanare da me quello che avevo di più chiaro, sebbene consapevole delle giuste motivazioni. Strappare un figlio alla propria madre è un dolore che in pochi riescono a sopportare. Non sono ancora del tutto certa di averlo superato.
- Tu non lo sei?
'Non è tanto più importante la mia felicità, quanto la tua.' Un pensiero spontaneo. Non dovetti neppure rifletterci. Nessuna titubanza, risalì dal cuore come una tempesta di certezza mista a timore: a mia volta l'avevo strappata da quella che era stata sua madre fino a quel momento.
Non mi rispose. Si limitò a mantenere quell'espressione seria, pacata e decisa, anche quando tornò ad osservare tutto ciò che la circondava accogliendo il panorama come una curiosa novità, affatto intimorita ma neppure curiosa si direbbe.
Ero ancora li a guardarla senza neanche accorgermi. Ed altrettanto inconsapevolmente la mia mano destra si sollevò a ricercare con le dita sottili e pallide quei boccoli morbidi che tuttavia non mi azzardai neppure a sfiorare se non con un soffio di vento leggero che ne innervosì le punte a sua insaputa. Si, ancora più di quanto il nostro passaggio, fendendo l'aria, non andava ad agitare già di suo.
Un sospiro. Tutto questo per me era una tortura.
- Guarda ragazzina..
La voce squillante di Umi con noi. Mi ero quasi dimenticata di averla con me, al mio fianco, come spesso è accaduto anche in passato.
Midori sollevò lo sguardo. Sembrava persa per qualche istante. Non sapeva esattmente dove avrebbe dovuto guardare, eppure in breve, l'imponenete castello di cristallo si fece visibile ai nostri occhi.
L'espressione che ne consguì fu più che ovvia: quei grandi occhi dorati si sgranarono stupiti, le sue labbra sottili appen socchiuse. Nulla della sua espressione aveva mantenuto quella serietà della quale mi ero fatta vanto fino  qualche istante prima, ma la cosa non sembrava affatto turbarmi.
Umi sorrideva fiera, come una bambina presa dal mostrare il più bello dei suoi balocchi ad una sua compagna di giochi.
Io stavo morendo dentro. E come me suppongo, anche suo padre.
Era consapevole del suo imminente arrivo, contrario fino all'ultimo. Entrambe sapevamo con certezza il motivo che aveva spinto Hikaru a rivolerla a casa e di questo avevamo terrore. Puro terrore.

Il pesce sembrava a suo agio nei movimenti che lo condussero - e noi con lui - ad adagiarsi in breve su quella piattaforma che sulla metà superiore di quella colonna centrale delle tre di cui era composto il castello spezzava la luce riflessa del sole su quella superficie liscia e brillante.
Nessuna difficoltà per me e per Umi, ma fui io stessa ad aiutare Midori nella discesa di quel dorso squamoso.
Nessuno stava attendendo il nostro arrivo all'esterno, o almeno così sembrava.
Midori era impegnata a sistemarsi l'abito con le mani: quella gonna a pieghe che era la divisa scolastica era andata a sollevarsi appena con la discesa. Eppure il suo sguardo vagava attorno, mantenendo il suo viso alto tanto da non notare da subito quell'ombra che al contrario io sapevo già essere li.
Un punto ombreggiato di quell'accesso tanto grande da permettere a tre geni managuerieri di varcarce la soglia privi di qualsiasi fatica.
Restai ad osservarlo seria per un lungo istante, sembrava quasi che entrambe avessimo timore di azzardare la prima parola.
Anche Umi sembrava essersi accorta di quella presenza.
- Vado ad avvisare Hikaru del nostro arrivo.
Una sentenza che la portò in breve a muoversi verso l'interno, lanciando solo una rapida occhiata a Midori ancora. Singolare: è così raro vedere Umi tanto seria.
Attese che si fosse allontanata abbastanza prima di muovere un passo, quell'ombra, oltre l'oscurità per scontrarsi volutamente contro la luce riflessa dell'esterno, a mostrarsi altrettanto volutamente.
Bello, come sempre, eppure non fu il primo pensiero che mi balzò alla mente quando vidi la sua figura palesarsi davanti a noi, nel suo vestito principesco che di fiero aveva tutto e che cozzava terribilmente con quello sguardo contrariato che continuava a rivolgermi.
Quei capelli verdi raccolti in quel solito codino e quello sguardo dorato, allungato, così simile a quello - seppur giovanile - di quella ragazzina che tornava ad avvicinarsi a me diffidente. Mi fece quasi piacere vederla affiancarsi a me in quel frangente, come unico segno di quella sua fiducia nei miei confronti, senza considerare che, effettivamente, sua madre, il su unico punto di riferimento, non era più con lei. Non avrebbe avuto altra scelta che affidarsi a me.
- Non guardarmi così.
Avrei voluto utilizzare un tono più dispiaciuto per quelle parole. La mia preoccupazione d'altro canto era la stessa che dominava anche in lui in quel momento, e da giorni ancora. Eppure ciò che ne uscì fu solo astio e decisione. Un'evidente presa di posizione spinta dalla mia fiducia nei confronti di Hikaru. Quella non è venuta mai a mancare in tutti questi anni.
- Portala indietro. Dirai che non sei riuscita a trovarla.
Non ero l'unica ad imporsi a quanto pare. Il suo 'consiglio' risuonò nelle mie orecchie come un ordine e la cosa non mi piacque affatto.
Continuava ad avvicinarsi con quel solito fare fiero, ma a differenza di tante altre volte, quei passi finirono solo per agitare sia me che Midori al mio fianco che continuava a farsi dietro di me.
Fu un gesto impulsivo, da subito rifiutato dalla mia testa, quello che vide il mio braccio destro disegnare un fendente obliquo dal basso verso l'alto a dividere le nostre due figure da quella dell'altro che fu costretto a bloccarsi da quella folata di vento nervoso che seguì la mia mano agitando tutto quello che vi era attorno: i miei capelli allungati col tempo, quelli lunghi di Midori che portò le mani a coprire il viso, così come quelli di Felio davanti a me, compagni a quel mantello che prese a sollevarsi irritato, nervoso, come se quel tessuto avesse di colpo - e solo per qualche istante - preso vita.
Fu quella la mia unica risposta alle sue parole. Tensione pura mista a silenzio. Quella ed il mio sguardo deciso e contrariato che andava a scontrarsi contro quello altrui della medesima espressione.
Neanche adesso, Midori, sembrava intimorita. Placato quel vento il suo sguardo tornò a sondare la figura di Felio, pacato e serioso.
Fu quello il momento che lo spinse a scendere con l'attenzione verso di lei. Come me neanche lui aveva mai avuto modo di vederla crescere e l'impatto di quel sentore causato dalla presenza di Midori divenne di colpo visibile su quell'espressione che lentamente andò a distendersi, accompagnato da un sospiro chiaro, udibile. Non condivideva quella mia fedeltà al fuoco tanto forte da sacrificre la propria figlia. Forse mi odiava per questo, ma non avrebbe mai potuto dirlo ne al momento aveva intenzione di ribattere a quel mio gesto, benchè, sono consapevole, avrebbe potuto farlo e ne sarebbe uscito vincitore.
Ogni sua attenzione al momento era per quella ragazzina che tornava ad affiancarmi, rendendosi visibile.
- Che ironia..
Azzardò con quella voce profonda. Era cambiato molto col tempo, e anche quella sua voce ora sembrava quella di un uomo, piuttosto che quella del ragazzo che incontrai la prima volta nella foresta del silenzio.
- Somiglia a lei.
Continuò con un tono di evidente rassegnazione. Midori poteva anche non comprendere a pieno quelle sue parole, ma sapevamo entrambi quale fosse il chiaro riferimento a quella somiglianza: Emeraude.
Il vuoto. Tutto del mio animo si svuotò in quel momento, ero solo un corpo vuoto, e quell'invito a portarla indietro per un solo istante diventò quasi allettante.
Fu l'ennesima folata di vento naturale a ridestarmi da quel pensiero, agitando i miei capelli biondi tanto da costringermi a sollevare la destra e raccoglierne una ciocca dietro l'orecchio del medesimo fianco, calando il volto e con esso lo stesso sguardo. Un'ottima scusa per distogliere lo sguardo da Felio per qualche istante ed abbandonare di colpo - e probabilmente senza nemmeno accorgermi - quell'espressione decisa e contrariata per lasciare il posto ad una nuova, di puro timore.
La notò, ne sono certa. Niente che non sapesse già e che non vivesse lui per primo.
- Sei tu la persona che non mi voleva qui.
Non si ra dimenticata di quel ragionamento. Era solo li. E' probabile che ci abbia rimuginato per tutto il viaggio nell'attesa di incontrarlo. 
Il mio sguardo calò su Midori a quella sua domanda, sebbene il tono non sembrava affatto dubbioso.
Lui la osservò per un lungo istante, ma senza concederle risposta, prima di tornare su di me.
- Non le hai detto niente?
La mia risposta sopraggiunse diretta e veloce, velata di quell'astio che sembrava aver ripreso pieno possesso dei miei modi.
- Lascio ad Hikaru questo piacere.
Nessuna attesa per un'eventuale risposta: i miei passi erano già rivolti all'entrata e di rimando spingevano me e Midori al mio seguito - benché  con evidente incertezza per quanto la riguardava - all'interno del castello. Gli donavo volutamente le spalle quando quella risposta però arrivò costringendoci a bloccarci.
- Sono troppi i piaceri che le stai lasciando.
C'era ironia in quelle parole che giunsero tanto veloci quanto dolorose. Un fulmine in un cielo già di per se grigio. E per quanto fossi consapevole della contrarietà di Felio, ero io a poter rischiare di perdere non solo una figlia, ma anche una sorella. Poiché Hikaru, come Umi, altro non rappresentavano per me ormai di fatto che due sorelle. In uno dei qualsiasi casi ipotizzati da quella decisione io avrei perso qualcosa. E questo Felio non l'aveva mai compreso a pieno, troppo immerso in quello che era il suo desiderio di proteggere quanto più caro alla sua persona. Comprensibile, dal momento in cui lui stesso a suo tempo aveva perso una sorella.
Mi voltai quanto bastava a poterlo osservare con la coda dell'occhio. Un errore madornale, poiché quei pensieri che affollavano la mia mente in quel preciso istante e che per mesi mi avevano accompagnato, permisero a quell'espressione di evidente e pressata angoscia di mostrarsi anche a lui.
Era una sola e semplice richiesta. Non sarei mai riuscita a reggere l'idea di avere contro anche lui. Soprattutto lui. Era qualcosa che tuttavia non avrei mai potuto esigere.
- Fuu..
Lasciò in sospeso qualsiasi concetto avrebbe in quel momento voluto esporre, ma Midori colse alla perfezione quel nome, tanto che la sua attenzione tornò a scivolare da Felio a me, cogliendo a propria volta quella mia espressione.
Probabilmente fu quello il momento in cui iniziò a preoccuparsi, ignorando del tutto quanto fosse simile il mio nome a quello della donna che l'aveva cresciuta fino a quel momento. Un caso, o forse no.
Non sono del tutto consapevole della causa che mosse i suoi passi poco dopo. Il mio sguardo, le parole di Felio, la decisione e la testardaggine ereditata da entrambe. Fatto sta che si spinse lei per prima a procedere verso l'interno del castello, diretta a testa alta e senza nessun apparente timore verso il suo destino, lasciando indietro me e Felio che ormai, a quel gesto, non avevamo attenzione per nessuno al di fuori di Midori stessa.


[continua...]


Premetto che è la prima volta che scrivo una storia, ho voluto provare più per sfizio che per altro. Mi scuso per gli errori grammaticali qualora ve ne fossero e anche ovviamente per gli errori di battitura (la tastiera del mio portatile - benchè non sia vecchio - mi sta abbandonando, la 'e' la 'a' e a volte la 'o' bisogna premerle più volte e spesso non ci faccio caso.) Ammetto oltretutto di essermi basata su ciò che ricordavo riguardo il passaggio scolastico degli alunni nelle scuole giapponesi e dopo la recensione di Onyria mi sono decisa ad accertarmi della cosa. Da Wikipedia confermano il passaggio da 'medie inferiori' a 'medie superiori' e quindi dirttamente all'università saltando a piè pari le superiori, che a quanto sembra non hanno. Spero sia corretto, ad oggi non ne sono del tutto certa nonostante le informazioni in rete.
Concludo ringraziando di cuore chi ha usufruito di parte del proprio tempo per recensirmi, consigliarmi, apprezzare o correggermi (sono validissimi aiuti per cercare di migliorarmi sempre di più. Se dovessi davvero diventare brava a scrivere il merito sarà anche vostro :D)

Ninetales.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Rayearth / Vai alla pagina dell'autore: Ninetales