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Autore: SaraRocker    24/06/2014    5 recensioni
Dopo la seconda guerra magica, il trio dei miracoli tornerà ad Hogwarts. Sembra improvvisamente giunto il tempo per potere finalmente sguazzare nella pace creatasi, ma Hermione non ci riesce. C'è qualcosa che la segue, una luce misteriosa, una persona che le manca come l'aria.
Estratto cap.3
"Fred, cosa è successo?" gli domandò infine Hermione, squadrandolo con attenzione. Indossava gli abiti dell'ultima volta, quando era morto. Eppure, era completamente diverso dal corpo privo di vita che aveva visto: il suo volto era pulito, quasi brillante. Non vi era più alcuna ruga di espressione, per quanto piccole ed appena accennate fossero state.
Lui deglutì a vuoto, sedendosi di fronte a lei e ragionando su quale fosse il modo migliore per rispondere. Infine, accennando un sorriso amaro, parlò.
"Sono morto, suppongo."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Love Until We Bleed.


 
Capitolo 3.








































"Fred."

La figura di fronte a lei, udendo quel suo sospiro sconvolto, sussultò, come fosse stato appena colpito da un dardo avvelenato. Aveva mosso alcuni passi indietro, mentre manteneva le mani rigide lungo i propri fianchi, serrate in pugni nervosi e spaventati al medesimo momento. Dall'espressione del ragazzo trapelava un'insicurezza disarmante. Hermione se ne sentì divorata totalmente.
Quello sguardo scettico, ma speranzoso la fece sentire d'improvviso troppo importante. Questa cosa la terrorizzò. La supplica che il giovane celava nei suoi occhi la travolsero in modo inaspettato, rendendola schiava di un'onda di proporzioni bibliche. 
Cosa voleva? Cosa desiderava che facesse? Perchè quello sguardo le sembrava tanto un 'per favore, aiutami'?
Lei non sarebbe riuscita a salvarsi da quell'improvviso tsunami.
Forse, desiderava persino che lui smettesse di guardarla, così che tutti quei sentimenti e quelle sensazioni smettessero di invaderla. Le sembrava quasi che lui stesse rovesciando ogni propria sofferenza addosso a lei, nelle sue membra stanche di combattere e soffrire.
Voleva chiederglielo, urlargli contro per quale dannata ragione continuava ad osservarla, invece che sorridere -come faceva sempre-, e salutarla. Desiderava ordinargli di abbassare quello sguardo capace solo di farla sentire peggio, di farle calare addosso colpe che non le appartenevano. Perchè non era colpa sua se lui era morto, o se lei non aveva più genitori a cui tornare. Non era colpa di Hemrmione se Molly non aveva ancora smesso di apparecchiare anche per lui, alla tana. Non era causa di Hermione. Lei non aveva colpe da espiare. Il solo problema di quella strega dalle ammirevoli capacità era che non riusciva ad accettare che Fred fosse morto. Lei non riusciva a comprendere come fosse potuto accadere. Non le sembrava possibile. Persino la sua mente -solitamente tanto logica e razionale- a volte le diceva che, magari, quella notte non era accaduto nulla. Che forse, se Hermione fosse andata ad aprire la porta della camera di Fred, lo avrebbe trovato lì a dormire, oppure ad architettare nuovi insopportabili scherzi. Avrebbero litigato -come sempre-, e lui con una delle sue battutine l'avrebbe fatta arrossire -come sempre-.

Scuotendo la testa, la Grifondoro si impose di mantenere la calma. Tutti quei pensieri non erano reali. Fred era morto e, probabilmente, ciò che si trovava di fronte a lei in quell'istante era proprio il suo fantasma, e quella figura non voleva incolparla di nulla con il proprio sguardo incerto e preoccupato.

Deglutendo a vuoto, Hermione si disse di fare qualcosa per tranquillizzarlo. Si sistemò meglio a sedere -sempre sul pavimento freddo della torre di astronomia- e, inaspettatamente, sorrise. Tese le proprie labbra in un'espressione allegra, socchiudendo leggermente gli occhi e facendone brillare l'iride bruna. 
Lui lo avrebbe fatto, no? Fred avrebbe sorriso immediatamente se mai l'avesse incontrata da qualche parte, anche solo in un corridoio di casa. Il giovane Weasley sorrideva sempre, in qualsiasi situazione.
Hermione riuscì a stento a mantenere quell'espressione, ricordando che un sorriso adornava il suo viso anche quando era morto. I suoi occhi si inumidirono in modo incrontrollabile, e le lacrime minacciarono di solcarle le guance.

Lui si limitò ad osservarla a lungo, a studiare quell'espressione sorridente, ma triste. Il suo sguardo era troppo umido per potere davvero essere stato contagiato da una risata, ma le sue labbra non accennavano a rilassarsi. Restavano tese, curve verso l'alto, in attesa che lui facesse qualcosa. Ma cosa esattamente?
Insicuro, Fred si avvicinò lentamente alla giovane Grifondoro, giungendo presto molto vicino a lei. Le si accostò come aveva fatto poco prima, mentre dormiva. Si chinò sulle ginocchia, raggiungendo la sua medesima altezza, e poi -titubante- decise di sfiorarle il viso liscio e perfetto. Immediatamente, lei avvertì il suo tocco. Quella volta non somgliava più ad una brezza leggera, ma ad un concreto tocco, quello di una mano reale che ti sfiora e accarezza.

"Fred... Sei davvero tu?" gli domandò infine, facendo lentamente sparire il proprio sorriso. La sua voce era risuonata tremante e sull'orlo di rompersi. I singhiozzi la scuotevano leggermente. Lui corrugò la fronte spaventato, prima di schiudere le proprie labbra.
"Sì."
Lei non attese null'altro. Per troppo aveva trattenuto quell'istinto che, sin da quando lo aveva visto, le ordinava di scattare contro il giovane e stringerlo in un abbraccio sincero. Aveva bisogno di farlo, che si trattasse o meno di un fantasma. Gli buttò le braccia al collo e tuffò il proprio viso nella spalla di lui. Per qualche istante aveva pensato di potergli passare attraverso ma, evidentemente, non era quel tipo di fantasma. Lei poteva vederlo, sentirlo e toccarlo. Non era trasparente come gli altri all'interno dell'istituto. Era semplicemente più opaco, come se una patina lo rivestisse totalmente.
Non appena lo sentì ricambiare, un sorriso sincero si disegnò sul suo volto, un'espressione che raggiunse anche gli occhi, e che li fece definitivamente straripare. Le lacrime che le avvallarono le guance erano principalmente di gioia, una felicità dovuta a quell'improvviso nuovo incontro. Lui le era mancato decisamente troppo, in un modo così viscerale e sincero da potere portare alla morte.

Quando si allontanarono, lui le scrutò lo sguardo insicuro, prima di domandarle "Puoi sentirmi?"
La ragazza, commossa, annuì "E vederti." aggiunse in un singhiozzo sommesso.
"E toccarmi." soffiò sconvolto il fantasma. La sua fronte era corrugata, come alla ricerca di risposte restie ad arrivare. Dal suo sguardo trapelava incertezza e confusione, ma lei non se ne preoccupò. Era accecata da quell'improvvisa felicità, una sensazione che non avvertiva da molto tempo, dalla guerra.

"Fred, cosa è successo?" gli domandò infine Hermione, squadrandolo con attenzione. Indossava gli abiti dell'ultima volta, quando era morto. Eppure, era completamente diverso dal corpo privo di vita che aveva visto: il suo volto era pulito, quasi brillante. Non vi era più alcuna ruga di espressione, per quanto piccole ed appena accennate fossero state.
Lui deglutì a vuoto, sedendosi di fronte a lei e ragionando su quale fosse il modo migliore per rispondere. Infine, accennando un sorriso amaro, parlò.
"Sono morto, suppongo."
Anche lei sorrise leggermente di fronte quella battuta, per quanto di poco gusto fosse. Si inumidì le labbra, mentre lui tornava serio, deciso a parlare. Conosceva Hermione, e sapeva che neppure la risposta più esauriente del mondo sarebbe bastata a soddisfarla.
"Guardavo Parcy." mormorò il rosso in un sospiro, osservando un punto indeterminato sulla parete in sasso "Poi io... Io non so." proseguì in un sussurro il ragazzo "Vidi un lampo verde schizzarmi contro. Mi ha colpito con una tale forza che..." si arrestò, incerto.
"Mi fece arretrare." ricordò Fred, riferendosi alla maledizione che lo aveva portato alla morte. Hermione lo ascoltava in silenzio, analizzando la sua espressione sofferente e confusa, come se ancora non gli fosse pienamente chiaro cosa era successo, come fosse morto.
"Ciò che vidi dopo..." il ragazzo si morse il labbro inferiore "Ero uscito dal mio corpo. Mi sono visto cadere a terra esanime, ancora con un sorriso in volto. George e Parcy si sono precipitati addosso a quel corpo ed io ho gridato 'Ehi! Sono qui! Non sono io quello! Io sono qui!', ma... Ma nessuno mi sentiva. Nessuno si voltò verso di me. Improvvisamente il mondo si fece bianco e nero ed io... Immagino di averlo capito." Fred sospirò arrendevole, sorridendo leggermente e voltandosi verso la ragazza "Di essere morto."
Lei sussultò. Non credeva che potessere essere accaduto tanto, che il fantasma di Fred avesse preso coscienza di da quando egli era morto. Non vi aveva neppure pensato.
"Bianco e nero?" domandò poi lei, sfoderando l'argomento meno spinoso -a parer suo- che aveva captato. Non voleva fare soffrire il ragazzo con lei, non oltremodo.
Lui annuì "Da quando sono diventato fantasma -suppongo di dover dire-, non vedo altro che bianco e nero. Anche tu sei così. Tutto il mondo che mi circonda."
Hermione soppesò le parole di Fred e tentò di immaginare come lui potesse vederla. Doveva essere frustrante non potere neppure capire come sarebbe stato il tempo, vedendo sempre un firmamento plumbeo. Sospirò, abbassando lo sguardo -troppo debole per potere mantenere ancora quello di lui-, e gli fece una nuova domanda.
"Che hai fatto per questi mesi?" ne erano passati cinque.
"Dopo la guerra, ho passato tre mesi qui, solo, vagando verso neppure-io-so-dove." si apprestò a rispondere lui "Quando a settembre sono tornati gli studenti, mi sono reso conto che neppure loro potevano vedermi." si prese una breve paura "Né Ginny, né Ron..." deglutì a vuoto  "Ci sono stati giorni in cui ho creduto di non esistere." ammise il ragazzo, facendo sussultare lei "Ho gridato, squarciandomi la gola. Ho pregato affinchè ricevessi una risposta, ma alla fine era solo silenzio. E ti rivelerò un segreto, Hermione."
La ragazza tornò a cercare il suo sguardo.
"Il silenzio urla. Ti assorda orribilmente."
"Perchè non hai lasciato il castello?" domandò in un soffio lei, sconvolta da ciò che -all'insaputa di tutti- lui aveva dovuto affrontare.
"La sola idea di farlo, mi paralizza." rispose lui, lanciando un'occhiata al cielo scuro che poteva vedere da lì. Lei, riflettendo, dedusse che si trattasse di una tacita condizione. Probabilmente, nel caso in cui Fred avesse lasciato Hogwarts, quest'ultimo sarebbe scomparso definitivamente. Da lì derivava la paura inspiegabile del giovane.
"Perchè non sei andato avanti?" gli chiese infine, riferendosi alle parole che Silente aveva detto ad Harry. L'ormai ex preside dell'istituto, quando il prescelto era morto, gli aveva rivelato che vi era una possiblità: quella di andare avanti. Perchè Fred non l'aveva colta?
"Non lo so."



















































 
Angolo dell'autrice che -incredibile, ma vero- aggiorna velocemente *^*


Allooooora, la mia Fremione prosegue! Grazie mille per le vostre recensione e, che dire? Spero di riceverne altre ^^

Sto già scrivendo il nuovo capitolo, anche se non sono particolarmente certa di ciò che sto per fare accadere ahah. 

Ho rivelato della roba su Fred, ed Hermione gli ha parlato! Che ne pensate? :)
  
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