Hallooo! Allora stavo riflettendo
e Pam! Tom mi ha gettato addosso questa idea…Speriamo in bene! Anche perché, come al solito, ancora non so cosa accadrà…. Vorrei ringraziare
anticipatamente chiunque leggerà e se vorrà, commenterà! Ne approfitto anche per
scusarmi…Siccome sono in piena preparazione d’esame e ruberò tempo prezioso al
sonno, scrivendo di sera tardi, può essere che mi scappino più errori del
solito…Es tut mir leid!!! Concludendo ci tengo
a sottolineare che, essendo una fanfiction è, e sarà
sempre e solo la mia versione delle cose. Buona lettura a tutti^^!
Ein Alptraum:
mein Leben ohne dich…
Aprii gli occhi di botto. La stanza,
immersa nel buio, giaceva in un’innaturale silenzio.
Nessuna luce penetrava dalle persiane. Doveva essere ancora notte fonda.
Sdraiato a pancia in
su, sentii il cuore battere più velocemente. Ero inquieto, ma non ne
conoscevo il motivo.
Mi ero svegliato in piena notte…,
pensai, ragionando tra me,…non c’era un solo rumore,
né luce...Allora perché mi ero svegliato?!?
Sospirai, i battiti ancora accelerati.
Riflettevo, immobile nel letto, per non rischiare di svegliare mio fratello.
Fissai il soffitto, l’ansia, costantemente in crescita, alla bocca dello
stomaco.
Ma che diavolo mi stava
succedendo…, pensai preoccupato.
All’improvviso, mi sentii davvero male.
Quasi privo di forze, venivo colpito da un principio
di nausea.
Accidenti…, imprecai mentalmente,
portandomi il dorso della mano alla bocca.
“Bill!” chiamai a
fatica.
Nessuna risposta.
“BILL!” chiamai ancora, aumentando il tono
della voce, deciso a svegliarlo. In realtà, un po’ mi dispiaceva interrompere
il suo sonno, ma mi sentivo davvero male.
Aspettai un altro paio di secondi. Ancora
nessuna risposta.
“Bill! Accidenti!
Svegliati, mi sento male…” continuai, la voce seccata “Guarda te se devo avere
la sfortuna di avere un fratello minore che, se vede un minimo movimento, si
sveglia di botto, ma se gli urli nelle orecchie, continua a dormire come un
ghiro…” mi lamentai ad alta voce, certo che a breve lo avrei
sentito mugugnare che ero sempre il solito insensibile.
Attesi, la nausea
che aumentava sempre più.
Passò un minuto. Nulla.
Sbarrai gli occhi, il cuore che batteva di
nuovo velocemente. Improvvisamente la nausea scomparve, subito sostituita da
preoccupazione. Non era da Bill ignorarmi così…,
riflettei,…anche se dorme, di solito mi risponde
subito, dice cose incoerenti, ma risponde…
Presi un bel respiro, cercando di non
essere stupido, di non farmi prendere dal panico senza motivo. Quando mi fui un po’ calmato, ricominciai a fissare il
soffitto, la camera immersa nel silenzio. Un secondo. Realizzando
che il silenzio era davvero troppo, quasi innaturale, e che non sentivo il
respiro di Bill, sbarrai gli occhi. Sconvolto, mi
alzai di scatto, mettendomi a sedere, allungando rapido la mano verso
l’interruttore della luce.
“Bill?!?” chiamai ancora.
Click.
Sbattei le palpebre più volte, cercando di
abituarmi alla luce il più rapidamente possibile, il cuore che batteva come non
mai, sperando di sentire il classico borbottio che mio fratello emetteva ogni
qualvolta lo si svegliava di soprassalto.
Ancora una volta, attesi invano.
Fissai l’altro lato della stanza.
Impallidii. Il letto di Bill era sfatto, il
materasso, ricoperto dalla coperta che la mamma usava mettere nella stanza
degli ospiti quando per lungo tempo non veniva nessuno a trovarci, segno
inconfutabile che nessuno aveva o avrebbe dormito lì.
Gli occhi sbarrati, esterrefatto, continuai a fissare il materasso, senza parole.
Ma cosa diavolo era successo…, pensai tra me
e me, gettando una veloce occhiata all’orologio,…ricordavo
di aver augurato la buona notte a Bill non più di 3
ore prima…Dov’era mio fratello? Perché il suo letto
era in quello stato…?
Deglutii, incapace di darmi una risposta.
Mi alzai, appoggiando i piedi nudi sul pavimento, rabbrividii.
Senza prestare troppa attenzione al freddo, mi avvicinai alla porta,
spalancandola. Gettai uno sguardo al corridoio. Era buio. Deserto.
Camminando
lentamente, mi accostai al bagno, pensando che potesse essere lì. La porta era chiusa. Sorrisi. Bussai.
“Bill! Tutto
bene?!?” domandai.
Uno scroscio d’acqua. Qualcuno si stava
lavando le mani.
Mi spostai, per evitare di prendere la
porta in faccia, piazzandomi di fronte al vano, le spalle contro il muro.
Tlack.
“Ehy, Tomi.” Disse
la mamma, sorridendomi “Che fai in giro a quest’ora? Non riesci a dormire?”
“Mami…Non riesco
a trovare Bill…Tu l’hai visto…?” risposi io, cercando
di controllare la voce, sicuro di vederla sbarrare gli occhi
preoccupata.
Mia madre effettivamente sbarrò gli occhi,
fissandomi sconvolta. “Ma che dici, Tomi?!? Chi è Bill?!?”
Impallidii, mentre una serie di brividi
percorreva la mia schiena da bambino. Sbattei le palpebre più volte,
fissandola. “Non prendermi in giro!” esclamai subito dopo con voce a metà tra
l’irritato ed il piagnucolento “Bill
è mio fratello!”
Lei mi fissò ancora, la bocca aperta. “Che dici, Tomi?!? Tu non hai nessun fratello…”
Un altro brivido. Lei mi sorrise “Devi aver
sognato…” disse.
“Ma…ma…” balbettai
io, certo di aver ragione.
“Certi sogni sembrano davvero realistici…Sei
ancora mezzo addormentato…Vai a letto ora…” continuò, sospingendomi gentilmente
fino alla camera.
Attese che mi infilassi
sotto le coperte e me le rimboccò. Sorrise “ ‘Nacht, Tomi…” disse, uscendo e riavvicinando la porta. Un
secondo dopo, da fuori spense la luce.
Aspettai che si fosse allontanata, poi la riaccesi. Saltai giù dal letto, sconvolto. Corsi
dall’altro capo della stanza, spalancando l’armadio. Era pieno dei miei
vestiti, di quelli di Bill, nemmeno l’ombra. Imprecando,
lasciai perdere l’armadio, correndo alla scrivania. Frugai fra i libri. Ma la risposta che ottenni fu la stessa. Nessuna traccia di Bill.
Ricacciando le lacrime indietro, mi
accasciai sul pavimento, stringendomi le braccia intorno al corpo. Anche se la
mamma dice che ho sognato, non è possibile…, pensai,…non
è possibile…
Rimasi sul freddo
pavimento a lungo, poi mi alzai,
avvicinandomi al mio letto. Mi sedetti, continuando a fissare il lato opposto
della stanza, il letto dove ero certo mio fratello si era
coricato quella sera stessa. Sospirai, poi mi rialzai,
togliendo la mia coperta. Raggiungendo il letto di Bill,
con rabbia, strappai la coperta impolverata, gettandola per terra.
Sdraiandomi sul letto di mio fratello, mi
raggomitolai nella coperta, ricacciando ancora indietro le lacrime. Non avrei
pianto…, mi ripromisi deciso,…non avrei più
pianto…Qualsiasi cosa sarebbe successa, io non avrei più pianto finché Bill non sarebbe stato di nuovo al mio fianco…
Continua…