In questo capitolo si scopre il cross-over, che poi aggiungerò
nelle note ^^ *volevo rimanesse un segreto!*
Buona lettura!
P.S. La canzone citata all’inizio è Bloody
Valentine dei Good
Charlotte, la seconda è ovviamente I Am, seconda opening di Inuyasha
^^
Aryuna
Quattro anni dopo
“…Ti prego non piangere
Laverò le mie mani insanguinate e
Cominceremo una nuova vita
Non conosco molto in fin dei conti
Non conosco la distinzione tra giusto è sbagliato…”
“Ieri notte c’è stato il
concerto delle Full Moon Wo Sagashite!
Una nostra ascoltatrice chiede una loro vecchia canzone, quando il gruppo si
chiamava ancora Full Moons. Ecco per voi I Am,cantata da Ayame Kinomoto!
♪Sagasou yume no kakera hiroi atsume
Setsunakutemo ima nara sagaseru
darou ♫
♪Mekurumeku manichi
no katachi kaete
Setsunakutemo tashika na
ima o kanji you♫ ”.
Una ragazza mora spense la radio, in malo modo, quasi a volerla
schiacciare sotto il peso della mano. La seconda parte della strofa era un
duetto. Il loro duetto. Si morse il labbro, ed uscì dalla stanza sbattendo la
porta. Tre paia di occhi la seguirono, due rassegnati, l’ultimo decisamente
confuso.
Era una ragazza di sedici anni e mezzo, lunghi capelli neri
decorati da boccoli, e occhi blu, tendenti al viola. Spostò lo sguardo sulla sua
radio, desiderosa di riaccenderla, ma consapevole che era un gesto non adatto
alla situazione.
“Kagome è ancora sconvolta”, mormorò una
ventenne mora, con i capelli sbarazzini legati in parte in un codino laterale.
Anche i suoi occhi nocciola erano spenti, ripensando alle vicende di quattro
anni prima.
“Rin, lasciamo stare l’argomento, ti
va?”, domando scocciata una ragazza della stessa età, capelli legati in una
coda alta e decisamente affascinante. La più piccola delle tre si concentrò su
di lei, conscia del fatto che anche Sango non amava
toccare l’argomento. Si sentiva responsabile, credeva. In fondo era lei la
fondatrice del gruppo. Di tutti e due i gruppi. Alzò lo sguardo verso una foto,
che le ritraeva tutte e cinque insieme, quando lei era ancora una loro fan e
mai avrebbe sperato di entrare a far parte del gruppo che tanto amava.
L’audizione, essere stata scelta tra tante, le sembrava ancora impossibile.
“Mitsuki, depressa anche tu?”, domandò Rin, confusa, distogliendola dai suoi pensieri. Lanciò un’ultima
occhiata alla ex-cantante, la rossa – Ayame – prima
di rispondere sorridente a Rin.
“No no, non preoccuparti. Dovreste raggiungere Kagome,
piuttosto”, disse con voce squillante, facendo la ragazzina come suo solito. Sango alzò gli occhi al cielo. Quando mai Mitsuki aveva problemi, era così spensierata. Si alzò, per
raggiungere Kagome, lasciando sole Rin e Mitsuki.
Non fu difficile trovarla, come suo solito era sul tetto dello
studio, seduta con le gambe raccolte, stringendo quel maledettissimo foglietto
– ormai quasi completamente consumato – ma con quelle parole ancora ben
leggibili.
‘Ora sei tu la
cantante, sarai felice, Kagome.’.
“No che non lo sono, scema”, singhiozzò, lei, nascondendo il capo
tra le ginocchia. Come poteva essere felice? Si era rifiutata di cantare
ancora, adesso era Rin a fare i duetti con Mitsuki. Come avrebbe potuto tradirla così?
“Kagome?”, la chiamò Sango,
sedendosi accanto a lei sul freddo pavimento di pietra. La ragazza distolse lo
sguardo, per non far vedere che aveva gli occhi lucidi. Tipico comportamento di
Kagome.
“Non credi sia ora di tornare dentro? Non è stata colpa tua, lo
sai”, sussurrò Sango, passandole un braccio sulle
spalle. Kagome si divincolò, scattando in piedi.
“No, immagino che ora dirai che è stata colpa tua”, ribatté,
gelida. Sango si rabbuiò, mordendosi un labbro. Kagome fece lo stesso: stava di nuovo peggiorando la
situazione.
“Scusa… andiamo, Mitsuki
e Rin si staranno preoccupando”, liquidò, dirigendosi
verso le scale. Sango strinse i pugni. Aveva rifondato
il gruppo, per cercare un qualcosa. Cercava coloro che erano prima
dell’incidente, altrimenti il loro nome non sarebbe stato Full Moon Wo Sagashite – Cercando la luna
piena. Sperava che Mitsuki le tirasse su. Ma a quanto
pare, erano destinate a crollare lentamente.
“Inuyasha!”, urlò un ragazzo robusto,
facendo irruzione nella grande e macabra casa. Il giovane, sdraiato sul divano,
scattò a sedere, svegliato da quella voce fastidiosa. Strinse i denti, mentre
si alzava in piedi, sistemando gli scompigliati capelli argentati. Solo Koga poteva essere così rumoroso.
“Come ti sei permesso di appiopparmi di nuovo il tuo lavoro, eh?”,
strillò Koga, agitando la coda da lupo, e prendendo Inuyasha per la maglietta. Quello si grattò la testa, ignorandolo,
e agitando tranquillamente le orecchie da cane.
“Kanna non si sta lamentando”, constatò,
puntando gli occhi sulla silenziosa presenza alle spalle di Koga,
una bambina con capelli bianchi che le sfioravano le spalle, e un kimono dello
stesso colore. In mano teneva uno specchio, e gli occhi erano completamente
neri.
“Quando mai Kanna si lamenta”, sbuffò Koga, prima di concentrarsi nuovamente su Inuyasha, “Mi lamenterò con Mystere
per questo. E se ti metterà in coppia con quell’incapace, te lo meriterai”.
“Keh, quell’incapace riuscirà a
cavarsela oggi!”, liquidò Inuyasha, liberandosi dalla
presa del lupo, “la sua missione è talmente semplice! Anche un bambino ci riuscirebbe… Senza offesa, Kanna”.
La bimba non mosse neanche un dito, si limitò a sbattere le palpebre. Koga sorrise, voltando le spalle all’amico.
“Convinto tu. Ho sentito che vogliono risistemare tutto il
sistema. Probabilmente rimuoveranno voi… solitari.
Spero che ti mettano in coppia con tuo fratello”, disse sorridendo maligno.
“Ah sì? Spero che ti mettano in coppia con quella piagnona!”,
sbraitò l’altro, facendo la linguaccia, “Anzi no! Spero ti mettano con quel
pazzo sadico! O con Kagura, ti farà a fettine”.
“Tsk, non ho tempo da perdere!”, sbuffò Koga, “Ci vediamo, botolo”.
“Maledetto!”, urlò Inuyasha, mentre Koga spariva in una nube nera assieme a Kanna.
Il collegamento con il mondo degli umani. Quanto tempo era che non lo
attraversava? Più o meno da quattro anni. Poi gli avevano dato da addestrare
quel gatto incapace, e ormai era rassegnato all’idea che il suo discepolo fosse una causa persa.
“Keh, speriamo che se la cavi almeno
oggi”.
“Oggi dobbiamo provare la base con il nuovo testo”, disse allegra Rin, “è pronto, Mitsuki?”.
“Sì!”, rispose quella allegra, “il titolo è Myself. Il testo è più serio rispetto a Smile…”.
“A me piaceva Smile”,
brontolò Sango, particolarmente affezionata a quella
canzone. Mitsuki continuò, ignorandola. “… ma credo
si adatti bene al gruppo”.
“Ci fidiamo”, sorrise Kagome, recuperato
in parte il suo buonumore, “che ne dite se ci alleniamo un po’ con gli stumenti?”.
“Credo che stiano registrando nella stanza accanto”, fece notare Sango, “non credo sarebbe il caso di fare troppo rumore”.
“Allora voglio sentire il testo!”, intervenne Rin,
fissando gli occhi nocciola su Mitsuki, curiosa come
non mai. La ragazza non sapeva resistere a lungo alle insistenze. Alla fine
cedette dopo meno di venti secondi.
“E va bene, fa più o meno così”, cominciò, intonando la voce. Le
ragazze la fissavano intensamente, mettendola in soggezione più di una folla
urlante. Per riuscire a cantare, fu costretta ad alzare gli occhi verso il
soffitto.
“AHHHHHH!!!”, urlò Mitsuki, cadendo
dalla sedia. Sango e Kagome
scattarono in piedi, mentre Rin si voltava verso il
soffitto. Vuoto.
“Mitsuki, che hai?”, domandò Sango, fissando il volto pallido della ragazza. Continuava
a fissare insistentemente il soffitto.
“N… niente”, balbettò, cercando di
riprendersi, “è solo… nulla, i miei occhi mi hanno
fatto un brutto scherzo”. Sango fissò Rin, che alzò le spalle, confusa quanto lei. Ogni tanto Mitsuki era strana, doveva essere un momento. Ma la ragazza
continuava a respirare affannosamente.
Aveva visto un ragazzo, sul soffitto, ne era sicura.
Un ragazzo con un codino.
“Sei un idiota!”, sbraitò Inuyasha, continuando
a tirare il ragazzo per il cappuccio della felpa. Quello si dimenava, cercando
di farsi lasciare.
“Maledetto, stammi alla larga!”, ringhiò, cercando di sfilarsi la
felpa senza successo. Tutto inutile, i bottoni non si staccavano ne
sbottonavano.
“Deficiente!”, continuò Inuyasha,
lanciandolo in un angolo del tetto, “L’hai letta o no, la scheda di quella
ragazza? Ha visto morire i genitori, di
morte violenta. Ci può vedere”.
“Non è colpa mia se ha guardato il soffitto”, sibilò il ragazzo,
incrociando le braccia, corrucciato. Inuyasha lo
squadrò, trattenendosi dal picchiarlo.
“Stupido half-shinigami”, ringhiò,
minaccioso, “quella ragazza verrà investita alla strada qui di dietro. Tu
aspetterai per poi prendere la sua anima, chiaro? Mi hai fatto scomodare per
salvarti dalle furie di Sheldan”.
“Ingrasserai se rimarrai a dormire su quel divano ancora per
molto”, lo provocò il ragazzo, facendogli la linguaccia, “e poi il capo è
paziente con me”.
“Solo perché sei un fallimento”, sentenziò Inuyasha,
colpendolo dritto al problema. Il ragazzo impallidì, incapace di ribattere.
“Mi hai capito? Aspetterai e prenderai l’anima”, sibilò nuovamente
Inuyasha, prima di sparire in una nube nera. L’altro
sbuffò, piantando i gomiti sul parapetto, fissando la strada.
Doveva aspettare? Avrebbe aspettato!
“Ho fame!”, si lamentò Sango,
dondolandosi sulla sedia, “Voglio… pizza!”.
“Tu vuoi sempre pizza”, fece notare Rin,
allegra, “ma oggi ne ho voglia anch’io, ammetto. E poi qui di fronte c’è una
pizzeria buona”.
“Sarà, voi prendete pure le vostre pizze, io vado a mangiare fuori
con Eri, Yuka e Ayumi”,
disse rapidamente Kagome, prendendo al volo la borsa
e fiondandosi fuori dalla porta. Le ragazze si guardarono, tutte pensando la
stessa cosa. Era di nuovo in ritardo. Non era una novità, Kagome
ormai era abituata a correre. Saltò la seconda metà di una rampa di scale, si
imbucò in un ascensore stracolmo, procurandosi una buona dose di occhiatacce, e
corse fuori dal palazzo. Svoltò l’angolo e…
“Ahi”, mormorò, prendendosi il naso tra le mani.
“Bellissima fanciulla, dovresti guardare dove cammini”, disse una
profonda voce maschile. Kagome alzò lo sguardo su un
ragazzo dagli occhi blu, ipnotici, e un buffo codino.
“M… mi scusi”, balbettò arrossendo, e
distogliendo lo sguardo.
“Si figuri, mi ripagherà con un appuntamento, un giorno”, concluse
lui, salutandola con la mano e superandola. Aveva un casco sotto braccio. Kagome arrossì ancora di più, senza guardare dove metteva i
piedi. Sentì qualcosa di morbido sotto la suola, e abbassò lo sguardo.
“Signore, il suo portaf… ma dov’è?”. Il
ragazzo era sparito, forse corso via. Kagome si chinò
a riprendere il portafoglio, e lo aprì. ‘Miroku Houshi’, lesse, ancora confusa.
Era sicura di aver sentito quel nome.
Prese il telefono, e compose il numero di Eri.
“Eri, faccio tardi per…”, si interruppe,
ascoltando la voce dall’altra parte della cornetta, “Non dire è sempre la
solita storia! Ho trovato un portafoglio a terra, ci sono i documenti dentro, e
volevo portarlo alla polizia… ma no, voi mangiat… e va bene, sono dietro allo studio, vi aspetto”.
Attaccò, sospirando. Le sue amiche erano disposte a posticipare il pranzo per
accompagnarla e passare un po’ di tempo insieme. Sorrise, attendendo poggiata
al muro.
“Miroku Houshi”,
sussurrò, cercando di ricordare.
“Sasso, carta, forbice! Evviva, hai perso!”, strillò Rin, saltellando per la stanza. Mitsuki
mise il broncio, infastidita. Perdeva sempre lei, non era una novità. E adesso,
come sempre, doveva andare lei a prendere il pranzo. Lanciò un’occhiata
speranzosa verso Sango, ma quella scosse il capo, per
nulla intenzionata a prendere il suo posto.
“Ti prego”, mormorò, tentando il tutto per tutto.
“Io voglio una boscaiola”, disse Sango,
come se Mitsuki – invece di pregarla – stesse
prendendo le ordinazioni. “Io una margherita!”, aggiunse Rin,
allungando la lista. Mitsuki alzò gli occhi al cielo,
sbuffando.
Perché finiva sempre così?
“Una boscaiola e due margherite”, mormorò alla cassiera, che passò
un foglietto con le ordinazioni ad un uomo completamente ricoperto di farina.
Sentì brontolare qualcosa di confuso, in cui distinse solo la parola ‘dieci’.
Dedusse che doveva attendere dieci minuti, quindi si sedette, in attesa.
Allora… che ci faceva un
ragazzo con un codino ed un parka appeso al soffitto dello studio? Ogni tanto
le capitava di vedere cose strane, persone fuori dal comune. E dopo, succedeva
sempre qualcosa di brutto. Un incidente, molto spesso. Anche quando era morta
sua nonna, aveva visto una strana presenza accanto a lei. Avrebbe giurato di
aver visto una ragazza dai lunghi capelli. Lei non credeva nei fantasmi, eppure
era tutto così strano. Quel ragazzo era apparso, ma non era successo nulla.
Forse, se l’era davvero sognato.
Ma perché, non li aveva mai visti prima della morte dei genitori?
“Signorina, le sue pizze”, disse la cassiera in malo modo,
chiaramente scocciata chissà per cosa. Mitsuki prese
le pizze, uscì dalla pizzeria e attese che il semaforo fosse verde. E se fosse
come in Harry Potter, con strani esseri che potevano essere visti solo se prima
era stata vista la morte? Decise che aveva letto troppi libri.
Verde. Si avviò per attraversare.
“Ehi ragazzina!”, urlò la cassiera, uscendo dal negozio, “il tuo
resto!”.
Mitsuki si voltò, e tutto
avvenne velocemente. Vide il volto della cassiera farsi pallido, e si accorse
solo allora del camion che le stava venendo addosso. Rimase immobile, incapace
di muoversi.
Solo, vide sul parabrezza del mezzo il riflesso del ragazzo di
prima.
“Glielo ripeto”, ringhiò Kagome, Eri e Yuka che la fissavano pronte a bloccarla da quando Ayumi aveva espresso il suo dubbio sull’autocontrollo
dell’amica, “Io. Non. Ho. Rubato. Quel. Portafoglio. Se l’avessi rubato,
secondo lei, l’avrei portato qui? Tutto questo non ha senso!”. Il poliziotto la
squadrò, ancora indeciso.
“Ripetimi dove l’hai trovato”, disse, scontroso e scettico.
“Di nuovo? Ho scontrato quel tizio sul documento, ma quando ho
visto il portafoglio era sparito! Quindi l’ho portato qui! Adesso ha capito o
devo fargli un disegno?”, mormorò Kagome, cercando di
controllarsi dallo strozzare l’uomo in divisa.
“Non urli, signorina”.
“NON STÒ URLANDO!”, strillò Kagome, con
il limite di pazienza ormai a kilometri dal suo attuale umore. Eri si tappò le
orecchie, mentre Ayumi cercava di calmare l’amica.
Tutto inutile, ormai Kagome era partita.
“Quel portafoglio è di Miroku Houshi! Voi glielo riporterete e io me ne vado a mangiare!
Sta tenendo a digiuno ben quattro ragazze affamate”, sbraitò, sbattendo le mani
sulla scrivania dell’uomo e alzandosi. Quello fece per ribattere, quando un
altro poliziotto entrò nella stanza.
“Che ha detto?”, domandò incredulo.
“Che me ne vado a mangiare!”, strillò Kagome.
“No, riguardo a Miroku Houshi”, ribatté l’altro. Kagome
si immobilizzò, confusa. Miroku Houshi. La televisione,
accesa su un telegiornale, stava facendo girare le notizie.
“Ancora scomparso Miroku Houshi,il ventitreenne
sospettato di omicidio. Con un problema di doppia personalità, sembra che il
ragazzo abbia fatto strage della famiglia in un momento di pazzia. L’arma del
delitto è scomparsa, e la polizia sta facendo tutti gli accertamenti del caso.
E adesso passiamo a…”.
Kagome fissava il vuoto,
ancora incredula. La voce della cronista era diventata un sottofondo confuso,
mentre lei si concentrava sugli ultimi avvenimenti. Aveva sentito quel nome al
telegiornale della mattina. E si era scontrata con un killer pazzoide in un
vicolo di Tokyo. Ed era inspiegabilmente viva.
“Signorina? Mi dica dove ha trovato quel portafoglio”.
Mitsuki si trovò a terra, un
uomo sopra di lei, mentre il camion frenava bruscamente con un cartone delle
pizze spalmato sul parabrezza. Era… era ancora viva?
Non capiva bene cos’era successo, si era solo sentita spingere di lato, e il
camion l’aveva superata senza sfiorarla.
“Tutto bene?”, domandò il ragazzo, alzandosi da terra e
fissandola. Il primo istinto fu di urlare. Codino, occhi blu. Ma poi, si rese
conto che non era lo stesso ragazzo del riflesso, era più grande, e il volto
era diverso.
“S… credo di sì”, rispose la ragazza,
ancora scossa. Lui sorrise e si sollevò, porgendole una mano per fare
altrettanto. Il camionista scese dal mezzo, e corse verso di loro urlando
scuse, dicendo che non aveva visto il semaforo.
Mitsuki alzò lo sguardo verso
il cielo, senza vedere niente e nessuno.
“Tsk, maledizione”, borbottò l’half-shinigami nuovamente sul tetto del palazzo, “Inuyasha mi ucciderà”.
Si era fatta sera, e le ragazza si erano riunite tutte a casa di Sango, la base,
come la chiamavano loro. Kagome era nera – rabbiosa
come non mai –, Mitsuki pallida.
Entrambe avevano raccontato i fatti del giorno, trovando un
ragazzo apparentemente in comune. In realtà, nessuna delle due pensava si
trattasse della stessa persona. Mitsuki non sapeva il
nome del suo salvatore, era talmente scossa che si era scordata di
chiederglielo.
“Ehi, chissà se parlano dell’incidente in TV”, disse Rin accendendola, nonostante Mitsuki
continuasse a dire che era impossibile, dato che non c’erano stati feriti. Sai
quanti incidenti di questo tipo succedono a Tokyo ogni giorno!
“Shh, voglio ascoltare”, ribatté Rin, decisa. Le altre sospirarono rassegnate.
“Sentite, parlando di lavoro…”, cominciò
Sango.
“…incidente
sull’autostrada a causa del traffico…”.
“… il testo di Mitsuki non si adatta del
tutto alla melodia, propongo di cambiare qualcosa”, continuò, mentre Mitsuki percorreva con l’indice il bordo di un bicchiere.
“…oggi
il presidente degli Stati Uniti è stato in visita…”.
“Posso cambiare io qualcosa, se è un problema”, propose Mitsuki, sentendosi in colpa. Avrebbe sovraccaricato le
ragazze di lavoro, quando la melodia era perfetta.
“…tragedia
familiare a Tokyo, un ragazzo uccide la famiglia e si toglie la vita. La linea
al nostro inviato, Akito Shiratori.”.
“Silenzio!”, disse di colpo Kagome,
concentrandosi sulla televisione. Mitsuki e Sango seguirono il suo sguardo, confuse.
“Tragedia a Tokyo,
genitori e sorella uccisi in un attacco di pazzia. Questo è successo ieri notte
a Miroku Houshi, ragazzo
ventitreenne che soffriva di disturbi psichici. Dimesso quattro anni fa dalla
clinica dove era stato ricoverato, il ragazzo è esploso in un attacco violento,
uccidendo a colpi di pistola i familiari, per poi togliersi la vita lasciandosi
cadere in un dirupo con la moto, questo pomeriggio. Il giovane, ritrovato poche
ore fa morto dalla polizia, era stato rintracciato dalle forze dell’ordine
grazie ad alcune testimonianze”.
Mitsuki lasciò cadere il
bicchiere, riconoscendo nella foto del servizio il ragazzo che l’aveva salvata.
Kagome era paralizzata
davanti alla televisione.
Allora, avrete capito che la citazione
all’inizio era riferita a Miroku *spero
di non avervi sconvolto troppo*
Per chi conosce Full Moon Wo
Sagashite, capirete cosa succederà a Miroku, e anche cosa è successo a Ayame,
ma ci tengo a precisare che qui è tutto diverso rispetto al manga, mi
concentrerò nelle spiegazioni nel prossimo capitolo!
Per chi non conosce il manga di Full Moon, vi
dico questo… i miei personaggi tornano sempre! XD Muhahaah! *sembra un boomerang
O.o*
Sto cercando di bilanciare tutto con tutti i
personaggi, per intrecciare le storie senza farne spiccare una più dell’altra *spero di riuscirci >.>’* Comunque sappiate che se questo capitolo era incentrato sulle disgrazie di Kagome e Mitsuki, nel prossimo si affronteranno problemi di personaggio non ancora apparsi e... di Rin e Sango!
A proposito, la scena del poliziotto è
realmente successa a mio fratello *ovviamente senza
rivelazione di serial killer alla fine XD*.
Hope you enjoy!
Aryuna
Ricordate, un commento può
cambiare tante cose! Supportate gli autori! *anche
con scleri stile i miei! XD*
Ringraziamenti:
-Roro: Roro-chan! *.* Ma
no che non occupi troppo, non lo occuperai mai! Mi spiace, so che dovevo
avvertirti prima dell’imminente ritiro, ma preferivo non farlo sapere fino alla
fine, dato che non potevo spiegarmi >.> Che ne dici di Miroku? Troppo sconvolgente? Emiko
vuole uccidermi >.>’ *cosa hai fatto al mio Miroku!? è.é ndEmiko*
Fuga >.>’’’
-Elychan: Come hai potuto vedere, la storia è un
cross over con Full Moon! Ottimo occhio, comunque,
non tutti avrebbero notato la canzone all’inizio ^^ Complimenti, non vinci
nulla ma la soddisfazione è tutta per te ù.ù *non ho premi purtroppo ç.ç*
-WinryRockbellTheQueen: Temo di averti sconvolto ancora peggio ora
XD Sono felice di essere la prima, anche se questo è un cross over ^^ *orgoglio esce da tutti i
pori* Comunque, Inuyasha
verrà trattato in tutto e per tutto, sì sì ù.ù Un bacio, continua a seguirmi! ^^ *se
vuoi ovviamente >.>*
-Kirarachan: Ogni recensione è preziosa, non ti
preoccupare per la lunghezza ^^ *le mie prime erano… non so, forse tre parole più firma >.>’* Sono
felice che il prologo ti abbia attratto, i misteri sono ancora molti! ^^ Ciao!
-Ary22: Mi ha fatto piacere così tanto sapere
che c’è gente che vuole io continui a scrivere, ma ti assicuro che le mie
scelte non implicano il fatto che gli altri non mi apprezzano ^^ E’ complesso
da spiegare, e preferisco non farlo ora, ma grazie comunque ^^ Spero la storia
continui a piacerti, un bacio! ^^
-KaDe: Kaddy!!! *.* Awwwhhh, è così bello sapere che la storia ti intriga *.* *è un casino questa maledettissima trama XD* Un bacio, continua a commentare!! *.* *non obbligo ovviamente, mi stanno luccicando gli occhi
però ù.ù*
-Kaggi_Inu91: Giulia!!! *.* Sono felice che
il prologo ti piaccia, davvero! Allora, bè, la storia
sta prendendo pieghe un po’ strane, lo so, ma… bè, è davvero un casino! XD Non ti preoccupare per commenti
mancati, a me capita fin troppo spesso >.>’ A presto! ^^
-Chiho_chan: … AWWWWWWWHHHH!! *.* Sono così
felice di leggere che mi segui dai tempi di profumo! *.* *sembro
una vecchietta a scrivere così XD* Bè, sì, la trama è parecchio triste in certi punti *sarà l’influenza del tragico Full Moon XD*
ma non completamente una disgrazia >.> … Almeno spero…
comunque, i misteri riguardanti il gruppo e… bè, anche Miroku, se ne sono
rimasti, verranno svelati in seguito! Grazie per il commento, un bacio ^^
-Kaho_chan: Allora, premetto che questa ficci è particolare riguardo ai personaggi >.> Come
ho già scritto, sto cercando di equilibrare tutti i ruoli, non voglio che
qualcuno in particolare spicchi sugli altri *non è
facile, ma tanto vale tentare*. Come puoi leggere nel
capitolo, ci sarà anche Kagura *che
io adoro*, e riguardo Ayame…
tutto ciò che ti posso dire è di continuare a seguire la storia *se hai letto Full Moon Wo Sagashite mi capisci*. Sappi solo
che amo troppo questo personaggio per farlo finire così all’inizio della storia
;-)