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Autore: kannuki    03/01/2005    5 recensioni
Due mondi sotto un'unica egemonia. La Terra, devastata da terremoti e la Luna, colonizzata e trasformata in un'immensa prigione, obbediscono alle leggi dure imposte dai governatori della Dawn. Amora deve recarsi al più presto sulla stazione abitante e deve farlo in fretta, ma ha bisogno di un 'passaggio'... Spero di non fare una schifezza, mai scritto un racconto di fantascienza prima. Commenti e critiche: tutti ben accetti!
Genere: Azione, Drammatico, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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L’hann oscoperta i ltrezo gion odi navigazione

L’hanno scoperta il terzo giorno di navigazione. La fame la divorava e mentre cercava di rubare del cibo, il distorsore le cadde in terra.

Amora guardò allibita il marchingegno rotto, stentando a trattenere le lacrime. Si nascose nella stiva gelida ma la temperatura non era permissiva e fu costretta ad uscire di corsa dalla stanza…dritta in faccia ad Harlan.

 

Klondike, 3° giorno di navigazione

 

“Hai aggiornato i book elettronici?!” lo sgridò il nero Leroy per l’ennesima volta.

Mhh…” un  sommesso mugolio di assenso provenne dall’uomo, sdraiato sulla propria branda. Grande cosa il pilota automatico, pensò sfogliando la rivista con fare distratto: imposti la rotta e va da se...e poi quei chip erano veramente geniali!

”Ohi, Banks...come si chiama quel tipo dei chip?!” gli urlò sporgendosi appena dal letto e guardando la porta automatica che aveva bloccato con una sbarra di ferro. Ovviamente il circuito si era inceppato e come bellissimo risultato, la porta non si chiudeva più; mah...sticazzi, pensò sonnecchiando comodamente disteso.

“Insomma?” urlò di nuovo al compagno che trafficava con i palmari, aggiornando le coordinate e le condizioni di volo.

Fanculo alle condizioni di volo! ”Scrivi che ci stiamo sfracassando le palle qua dentro, e che la prossima volta sarebbe gradita una presenza femminile! Magari due!”esclamò ridacchiando e gettandosi la rivista in faccia.

“Dea, abbassa la luce” mormorò al computer centrale. Harlan aprì un occhio: che interfaccia aveva stavolta?

Vide uno sfarfallio nell’aria e subito le labbra umide di Pamela Anderson e i suoi…’grandi, enormi occhioni azzurri’ si materializzarono davanti a lui.

“Ciao maschione...cosa vuoi, le luci più basse...o i calzoni abbassati?”

Il pilota non riuscì a trattenere le risate: e poi scherzavano col suo di nome! ‘Preverte-Pervertito”

“Sei un gran maiale, Banks!”gli urlò di nuovo mentre le luci diminuivano d’intensità.

“Grazie Dea” mormorò con un sorriso estatico.

“E’ un piacere servirti, maschione” sussurrò soddisfatta l’interfaccia.

Terrificante! Pensò stringendo gli occhi e sospirando.

…………

…………

Arghhhhh!!!!!

Maledetto dubbio! Non riesco a dormire! “Allora, sto cazzo di chip?”

La voce tonante di Leroy lo accontentò “Simon Steel! Ora smettila di rompere!”

Harlan si girò soddisfatto: quei chip erano stati tolti dai transatlantici da guerra e impiantati sulle astronavi quando le armi erano state proibite sulla Terra.

Il marchio Steel…non l’aveva rilevato quella gran figa della figlia? Mah…

 

Un allarme improvviso lo tirò giù dalla branda bestemmiando.

“Preverte, alza quel grosso culo bianco e va a controllare il motore di sinistra! Da un segnale d’errore!”

Il suo compagno si affacciò sulla porta con le mai ingombre di registri di navigazione che facevano  venire l’orticaria ad Harlan.

Il pilota sbuffò depresso “che palle” borbottò alzandosi pesantemente e strusciandosi una mano in faccia.

Leroy lo guardò accigliato “l’hai voluto tu!”

Sbuffando e imprecando, Harlan si trascinò nella sala dei motori ausiliari. Fottuto accordo di merda!

Banks svolgeva tutta la burocrazia e a lui toccavano i lavori pesanti!

Bah…meglio quello che stare a cecarsi sui diari di bordo.

“Spazio, ultima frontiera..”sghignazzò fra i denti. Quei vecchi dvd che avevano ritrovato erano infarciti di stronzate ipertecnologiche. Ma non male quel Picard…assomiglia a Leroy…identica zuccona pelata! Decretò scoppiando in una risata stupida.

Spinse un paio di tasti neri in sequenza e la porta metallica si alzò a metà….beh? Pensò guardandola male “vai su, stronza!”esclamò dandole un cazzotto.

Immediatamente la lastra d’acciaio si sollevò sulla sua testa. Soddisfatto guardò in basso...da quella  grata proveniva un fumo nero che non gli piaceva per niente. Quel filo maledetto si era di nuovo bruciato!

Con il trapano a batterie nucleari, svitò le enormi viti e infilò con cautela la mano dentro. Dopo un’ora riuscì ad aggiustare il guasto e a tranciarsi quasi un dito, col laser monofase.

Richiuse la grata, minacciandola “tu scassati di nuovo e giuro che ti smonto e ti vendo!” 

Si voltò per tornare nel corridoio principale e per poco non si schiantò contro il pannello grigio!

 

Il portello era di nuovo bloccato!! Porco %@& !!!

 

Il calcio che gli diede fu talmente forte che pensò di aver sfasciato qualcosa in maniera seria, quando vide aprirsi davanti a se anche il portellone della stiva merci. “E tu chi cazzo sei?! Sbottò trovandosi all’improvviso una donna di fronte.

Amora ammutolì arretrando di alcuni passi. La bocca si rifiutava di articolare le parole mentre il pilota la guardava fra il sorpreso e l’irritato.

Quando sei salita?!”

“Ho un disintegratore..lo avvertì con voce flebile, tremando come una foglia.

Un disintegratore?! Pensò Harlan allarmato, non osando muoversi. Guardò da capo a piedi la ragazza soffermandosi sulla tuta azzurra: era quella dei carcerieri.

La fissò duro “sei una prigioniera del pianeta 2? Come hai fatto a salire qua sopra senza che ce ne accorgessimo?” le chiese secco. Teneva in mano un aggeggio strano, sembrava fatto in casa.

“Ho usato questo..mormorò agitata “l’ho fatto io..”

Le mani si aprirono e gli mostrarono il distorsore che mandava piccole scintille da un filo staccato.

L’uomo gettò un’altra occhiata veloce all’acrocco pieno di fili elettrici e tornò a guardarla.

“Cos’è?” le chiese avanzando leggermente verso di lei.

“Un distorsore di onde elettromagnetiche.”gli disse automaticamente con sguardo vuoto. Sbattè gli occhi sorpresa: come faceva a sapere quelle cose?

Perché, esistono? Si chiese Harlan sorpreso. Qualche rivista d’ottica meccanica la leggeva, ma non sapeva che fosse stato messo in commercio niente del genere.

“Non sembra funzioni molto bene” le disse vedendola in difficoltà.

“Funzionava, mi è caduto..” Borbottò allontanandosi “per favore...non farmi usare il disintegratore”

Se funziona come quello, posso stare tranquillo” le disse divertito.

Amora lo guardò negli occhi a disagio “quello funziona”

“Come ti chiami?” le chiese mentre avanzava lentamente. Dubitava che ne avesse veramente uno con sé. E soprattutto non la riteneva pericolosa. Tremava come una foglia e sembrava che stesse per mettersi a piangere.

“Mi chiamano Amora” rispose con un filo di voce, mettendo una mano in tasca e tastando qualcosa.

La chiamano?! “Non sai il tuo nome?” le domandò incuriosito da quella buffa ragazza con i capelli  corti neri e dei ciuffetti blu.

La vide scuotere la testa “non lo so, non mi ricordo niente…so solo che devo andare sulla Dawn...e tu mi ci devi portare” si sforzò di dirgli con voce dura.

Non mette molta paura con quegli occhioni sgranati, pensò Harlan mezzo intenerito. “E che ci devi andare a fare?” le chiese avvicinandosi un altro pò. Lo spazio era finito, dietro di lei c’era solo la paratia del cargo.

“Non lo so..” Mormorò di nuovo, cercando di rimestare nelle fitte nebbie che avvolgevano la sua mente. Chiuse un attimo gli occhi portandosi una mano alla testa.

Perfetto!

Harlan si avventò su di lei, torcendole il braccio per immobilizzarla. “Adesso ti riporto sul pianeta, ok?” Cercò di usare un tono minaccioso…ma chi voglio prendere in giro! Non avrebbe messo paura ad una mosca!

Il distorsore le cadde di mano e si ruppe del tutto. “Niente di personale, ma ci faresti passare un sacco di guai!” le disse mentre si dibatteva. Un violento colpo gli mozzò d’un tratto il fiato.

“Non fare il grand’ uomo con me, stronzo!”

La voce della ragazza cambiò radicalmente mentre lo stendeva a terra. Un attimo dopo guardava  il proprio pugno sorpresa: come aveva fatto?!

Vide il pilota piegarsi in due respirando a fatica, tenendosi lo stomaco dolorante.

“Scusa!” esclamò dispiaciuta arretrando di qualche passo.

Scusa?! Prima lo pestava e poi gli chiedeva scusa?! La guardò ficcare di nuovo una mano in tasca e tirare fuori una specie di penna.

Cazzo! Quello era un disintegratore con le contropalle!

Glielo puntò contro con aria disperata “non farmelo usare...mi sei simpatico”

Harlan la guardò allibito: gli ci veniva quasi da ridere!

Si tirò su cercando di respirare di nuovo normalmente “pensa se fosse stato il contrario..”le disse alzando un sopracciglio e guardandola di traverso.

“Portami sulla Dawn!” insistette la ragazza con i nervi a fior di pelle.

“Non possiamo deviare la rotta, c’è il pilota automatico in questo tratto. E’ fatto apposta per evitare dirottamenti e simili” le spiegò osservandola agitarsi sempre di più.

“Ah..” Mormorò cercando di riflettere in fretta. “Allora...quando arriveremo sulla terra, mi porterai su Dawn?” gli domandò gentilmente.

Questa è impazzita! Pensò Harlan sentendola “se sbarchi con noi sarai immediatamente arrestata e ci metterai nei guai!”

Amora lo guardò implorante. “Se riesco a riparare questo... non mi vedrà nessuno” gli disse con voce flebile.

Accidenti a me! Ho il cuore tenero! 

Si grattò la testa osservandola: che cavolo ci faceva una sventola come quella sul pianeta 2? L’aria dell’assassina non ce l’aveva…magari è una ladra, ha ottimi  riflessi!

Evvabbene!”esclamò allargando le braccia. “Tanto lo so che finirò in un mare di guai per causa tua!” le disse sospirando.

“Davvero mi aiuterai?”

Era il ritratto delle felicità, in quel momento: aveva sgranato gli occhi sotto le lunghe ciglia scure e sembrava che stesse per saltare in aria dalla gioia.

See!” Affermò lanciandole un’altra occhiata. Quell’affare lo teneva anche al contrario! “Attenta a non disintegrarsi, lo stai impugnando al rovescio!” le disse cercando di non ridere. Che razza di dirottatrice!

“Oh!” esclamò la ragazza imbarazzata rigirandolo.

Lo vide scrollare la testa più volte, come si fa con i bambini piccoli che hanno appena combinato una marachella.

“Senti, non dirlo al tuo amico, non mi sembra molto..” Guardò un attimo in terra a disagio “gentile..

Dai discorsi che aveva fatto in quei tre giorni, se avessero gassato tutto il pianeta 2, quel tipo si sarebbe fatto una grossa risata!

Harlan la fissò a lungo: se Leroy l’avesse scoperta l’avrebbe scaricata in mezzo allo spazio all’istante, dopo averci anche provato, da perfetto gentiluomo qual era.

Annuì soprappensiero e tornò a guardarla. Aveva messo via il disintegratore e aspettava.

Quindi ti chiami Amora?”

La ragazza assentì, muovendosi leggermente sulle gambe.

Chiederle che faceva nella vita o perché fosse stata arrestata era fuori discussione, senza ombra di dubbio.

“Da dove vieni?”…almeno quello se lo ricorderà, pensò sedendosi su una sporgenza…in realtà sul pannello dei comandi che cominciò a suonare violentemente.

Con uno sbuffo infastidito, pigiò un paio di tasti imprecando fra i denti. Quando riuscì a spengere l’allarme Amora stava ridendo.

Però...niente male!Decisamente carina.

La ragazza sorrideva vistosamente. Quel tipo combinava in continuazione guai e aveva una tecnica tutta sua per rimediare: un pugno ben assestato!

Si interruppe quando vide che la fissava. Per tutto il tempo era rimasta rigida come una statua. Ora appariva più rilassata.

“Hai una tecnica infallibile” gli disse appena schiarendosi la voce.

“Anni di gavetta!” precisò facendola ridere di nuovo.

 

“Ehi Preverte! Dove cazzo sei?! Hai finito?”

Il vocione di Leroy smorzò la risata della ragazza. S’impaurì parecchio, sentendo i passi che si avvicinavano. Guardò Harlan con un’espressione di muta supplica, allontanandosi verso il fondo del corridoio.

“Arrivo! Stavo controllando una cosa!” urlò il pilota lanciandole un’occhiata e chiudendo le porte metalliche dietro di se.

“Tu che lavori spontaneamente? Ma smettila!” lo sentì dire ridendo.

Amora restò tesa come una corda per più di un’ora, troppo preoccupata che quel tipo la tradisse.

Il tempo passava e non c’era segno di vita.

Nella plancia, Harlan ripensava al guaio in cui si era cacciato. Il suo sguardo fisso fu disturbato dall’odore di cibo riscaldato nel microonde, residuato della vecchia era. Tzè....tecnologia aliena quella!

Ma aveva mangiato qualcosa, la ragazza?

Gli sembrava che qualche razione mancasse in effetti, ma aveva liquidato la faccenda alzando le spalle. Non era un fissato della precisione.

Guardò il proprio compagno che mangiava di gusto. “Io me ne vado a mangiare nel mio alloggio, mi fa venire il voltastomaco, vederti mescolare tutta quella roba insieme”

“Di piuttosto che ti vai a sparare qualche sega con quei videodischi porno che ti sei portato appresso!” lo sferzò crudele Leroy, leggendo una rivista d’aggiornamento rapido per i piloti di classe x

Magari! Pensò tirando fuori due razioni dallo sportello superiore di un mobile metallico. Le guardò e ci ripensò, prendendone un’altra.  

Sono troppo buono, è quello il mio problema!

 

Quando Amora sentì la porta del corridoio che conduceva alla plancia aprirsi, le venne un collasso cardiocircolatorio.

Si nascose finché non vide il pilota gentile con qualcosa in mano che sembrava del cibo. Uscì dal suo nascondiglio un po’ timorosa.

“Fame?” le chiese porgendole un vassoio pieno di cibo. La ragazza restò a guardarlo sul chi vive. Con un grugnito di disapprovazione, Harlan lo poggiò in terra sedendosi e cominciando a mangiare “E’ buono…sa davvero di pollo” le disse con la bocca piena.

Amora si sedette rigida guardandolo più volte “grazie..” Mormorò allungando una mano e prendendo una specie di tramezzino. E se fosse stato avvelenato? O se ci fosse del sonnifero dentro?

Lo posò nuovamente pensandoci su: aveva una fame terribile, non mangiava da un giorno e mezzo.

Con un sospiro esasperato, il pilota staccò un pezzo di sandwich della ragazza e se lo mise in bocca ingoiandolo “Non l’ho avvelenato io! Se ti senti male dopo, la colpa è di quella ditta penosa che ci rifornisce!” le disse velocemente, continuando a mangiare.

Un lieve sorriso innalzò gli angoli della bocca della ragazza. Rassicurata attaccò il cibo con veemenza.

“Non mangiavi da parecchio, eh?” le chiese sentendola tossire per la foga con la quale si era cacciata il cibo in bocca.

La ragazza annuì guardandolo. Quel tipo era gentile...e anche molto carino, pensò osservando i ciuffetti neri che gli scappavano ai lati del viso per l’esigua lunghezza del codino.

 

I capelli non regolamentari’ di Leroy!

Quella discussione memorabile l’aveva fatta ridere per più di un’ora: il compagno che lo accusava di essere in disordine con quei capelli ‘non regolamentari’ e il pilota che lo fissava con un sorrisetto divertito, accarezzandogli la crapa pelata con una mano e sferzandolo con cattiveria.

‘con tutti i calvi che ci sono adesso, c’è da fidarsi poco di uno con tutti quei capelli!’ aveva esclamato Leroy punto sul vivo.

Il ricordo la fece sorridere apertamente.

“Da dove vieni? Prima non mi hai risposto” le chiese posando il proprio pranzo.

Amora scosse la testa “non lo so...non mi ricordo assolutamente niente! perché ero su quel pianeta, né come ho fatto a costruire il distorsore…so solo che devo andare su Dawn al più presto” mormorò piano guardandolo.

Non ci aveva fatto caso prima…aveva tre piccoli anellini all’orecchio sinistro. Allungò la mano senza pensarci e li toccò delicatamente “non ti fanno male?” gli chiese incuriosita.

Harlan la guardò bene: ma da che pianeta proveniva questa, che non sapeva neanche che fosse un piercing? “No, non più, ho la soglia del dolore molto alta.

Indicò il marchingegno rotto con un cenno della mano “lo devi riparare, no? Che ti serve?”

La lista d’oggetti di cui aveva bisogno lo fece impallidire, ma  la cosa più strana fu la sua espressione assorta mentre elencava gli arnesi. Come se qualcuno stesse ripetendo la lezione al posto suo.

Harlan la fissò perplesso, strusciandosi la mascella appena rasata. Quella non gliela raccontava giusta, era proprio curioso di arrivare in fondo alla faccenda!

“Senti..”

La voce della ragazza lo riscosse. La vide imbarazzata. L’aveva messa a disagio fissandola a quel modo? 

“Lo mangi quello?” gli chiese titubante, indicando il pranzo abbandonato.

 

Appunto! E io che pensavo di aver fatto colpo!

Con un gesto veloce le allungò la terza razione che si era portato dietro “tutto tuo anche questo!” le disse con un sorriso.

Amora lo fissò interrogativa “grazie..” Mormorò tenendo il vassoio fra le mani.”non dovevi…non c’era bisogno..

La schiena della ragazza si rilassò addosso al muro metallico mentre guardava davanti a se. Le era capitata una brava persona, poteva ritenersi fortunata.

 

E quella chi cazzo è?!”

Il vocione di Leroy fece voltare Harlan come un fulmine. Amora restò immobile osservando il co-pilota avanzare minaccioso verso di lei.

Se ti dico che è la mia ragazza…non la bevi, vero?” gli domandò Harlan con un sorrisetto idiota sul volto.

 

 

  
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