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Autore: Valexx__bieber    26/06/2014    6 recensioni
Un amore inaspettato. Due ragazzi diversi, ma simili...
-Non volevo innamorarmi; ma poi sei arrivata tu...-
"Passione, sentimento, amore, tristezza, combattività."
-Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.-
(Vi prego, non fermatevi solo al prologo, vi assicuro che più si va avanti e più la storia è interessante.)
Genere: Fluff, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Destiny
 


CAPITOLO QUATTRO.



#Justin


Più la guardavo, e meno la capivo.
Continuava a puntare lo sguardo fuori dal finestrino, e sembrava afflitta. Mi dispiacque, non volevo fosse così, e poi capitò tutt’insieme, senza una precisa motivazione. Prima correva, e sembrava quasi intimidita da me, ed ora… era tutt’altro che timida. Era come se si fosse trasformata. In qualche modo avevo il bisogno di capire che cosa girava all’interno della sua testa.
Non sapevo neanche io il motivo, ma mi sentivo come attratto da lei, e dai suoi comportamenti.
La quiete che ci divideva iniziava ad appesantirsi, e a farmi innervosire. Dovevo rimanere lucido, dato che stavo guidando su una strada pericolosa, anche se adesso non c’erano molte macchine, e quindi il rischio di fare un brutto incidente non mi preoccupava più di tanto, perché le probabilità di farlo erano scarse.
Volevo assolutamente spezzare quell’irritante silenzio, che stava cominciando a darmi sui nervi, e stavo iniziando a pensare a cose che non avrei dovuto: i miei fratelli.
Ero così dannatamente preoccupato per loro. Insomma, e se la Smithers mi aveva mentito? Se l’aveva fatto solamente per non farmi preoccupare? Non riuscivo proprio a fidarmi, ed il modo in cui me lo disse era stato… orrendo. Non volevo perderli, non volevo assolutamente lasciarli andare via da me e dalla mia vita. L’amore che provavo per loro era troppo forte.  
Sospirai pesantemente, ottenendo un’occhiata da  Rose. La guardai per un istante, per poi ripuntare lo sguardo sulla strada.
-Parlami un po’ di te- dissi infine, sperando che quello fosse il momento migliore per parlarle, da che avevo attirato la sua attenzione.
Sentii un respiro affannoso da parte sua, come se stava per entrare nel panico.
-Non c’e nulla da dire- mi rispose con difficoltà, e lo percepii a causa del suo tono insicuro e poco chiaro. Iniziò a sbattere gli occhi ripetutamente, per poi massacrarsi le dita delle mani.
Guardavo lei, poi la strada, poi di nuovo Rose, e per finire nuovamente l’asfalto. Era un continuo scambio di sguardi.
Era così misteriosa… cosa aveva da nascondere?
-Com’è possibile?- domandai  serio, con il solo scopo di ricevere una sua reazione. Smise improvvisamente di torturarsi le mani, per poi puntare di nuovo gli occhi verso il paesaggio al di fuori della macchina.
Gli interrogativi presero ad offuscare i miei precedenti pensieri, concentrandomi solo ed esclusivamente su di lei. Per un momento il mio gesto mi sembrò da vero egoista, ma m’imposi di pensare subito dopo ai miei due piccoli fratellini, perché alla fin fine, loro erano la mia priorità.
-Non mi piace parlare di me, soprattutto con uno…- Si bloccò di punto in bianco, e potei vedere i suoi occhi chiudersi dallo specchietto laterale, dove si poteva scrutare il suo riflesso.
-Con uno…?- La incitai a continuare la frase, impaziente di sapere ciò che aveva da dire. Si voltò verso di me. Gli occhi spenti.  Il viso leggermente impallidito. Le guance rosate.
-Con uno sconosciuto- rispose dopo qualche istante.
-Se mi parli di te, magari poi non sarò più un estraneo, non trovi?- pronunciai quella frase senza neanche rendermene conto, balbettando tra una parola e l’altra, segno che ero abbastanza nervoso. Mi tradii da solo. Che coglione.
Provai comunque a non farci troppo caso, e serrai la mascella, trattenendo la voglia di prendermi a cazzotti.
-Be’ ma… non c’è niente di interessante in me. Non vedo perché tu debba sapere qualcosa di noioso, no?- continuò poi, mordendosi il labbro inferiore.
Non c’è niente di interessante? Tu sei tutta interessante.
Nel frattempo svoltai l’angolo, ed un dolce profumo di salsedine inondò le mie narici, nonostante non fosse quella la mia destinazione, o meglio, non lo era del tutto. Sospirai, pensando per un attimo solo al meglio, e stranamente Rose rientrò nei miei pensieri. Scossi immediatamente la testa, recuperando la ragione.
-Ma se non mi dici nulla, come faccio a sapere che sia qualcosa di noioso o meno?- ribattei, voglioso di sapere.
Più mi rifiutava, e più io volevo conoscere tutto di lei. Ci tenevo a farmi perdonare nel giusto modo, anche se scappare dalla scuola e saltare le ripetizioni senza dire niente alla Smithers non era poi così giusto, ma non me ne importava.
-Justin, non mi va- sbottò subito dopo, con un sussurro, che pareva volesse trasformarsi in un urlo.
-Okay…- affermai, accettando una volta per tutte la sua decisione. Tamburellai le dita sul volante, storcendo di poco le labbra, e sentivo lo sguardo fisso di Rose su di me.
Mi sentivo osservato, e mi dava fastidio; sapevo che poi avrei potuto cedere ed intimidirmi, e questa cosa non era affatto nei miei piani. Dovevo fare il duro , anche se con lei non era poi così semplice .
-Cosa c’è?- le chiesi, cogliendola di sorpresa. Non sapeva che me ne fossi accorto probabilmente, e infatti voltò lo sguardo dritto in avanti.
-Niente- farfugliò, ancora più insicura di prima.
Questa situazione mi confondeva, ma provai a non farglielo notare. Annuii.
-Dove stiamo andando? Al mare?- Mi colse alla sprovvista, volevo risultasse una sorpresa, anche se sinceramente non era del tutto quella la mia fatidica destinazione.
-Anche…- le sussurrai vago, provocandole una smorfia di divertimento.
Sorrise, e giuro che potei vedere il paradiso in lei, e in quel suo sguardo così spensierato.
Giraia sinistra, e il sapore del mare si faceva sempre più forte e piacevole. Dovevo ammettere che… mi sentivo bene, nonostante non conoscessi per niente Rose, e che non avevamo nulla in comune. Ma non ero teso; ansioso magari, ma teso no. Ero, per certi versi… tranquillo. Stavo dando di matto. Non distinguevo neanche i miei sentimenti.
Stupido, mantieni la corazza, potrebbe non essere realmente così. E se fosse solo una stupida trappola per ingannarmi? Se non fosse davvero come penso io?  Se fosse come tutti gli altri? Se sarebbe in grado di rapire il mio cuore, per poi spezzarlo? E se…
 
Imboccai una stradina secondaria, scuotendo la testa, sperando che quell’affollamento di pensieri potesse sparire. La via era totalmente isolata, e pochi metri più in là, una grande insegna diceva “Confectionery”. Eravamo arrivati.
Parcheggiai in malo modo la mia auto, accanto al marciapiede; spensi la macchina, scesi dalla carrozzeria, e poi andai verso la portiera della ragazza dagli occhi verdi, aprendogliela. Le sue guance si sfumarono di rosso, e mi intenerii.
 Le presi una mano, e il cuore cominciò istantaneamente a pulsare forte, facendomi deglutire.
Devo smetterla.
Rose guardò il luogo in cui l’avevo portata, e inarcò le sopracciglia.
-Dove siamo?- mi domandò, facendo una faccia confusa. Sorrisi, leccandomi le labbra.
-In una pasticceria…- le risposi, sempre sorridendo. Vidi i suoi occhi illuminarsi, e da un momento all’altro anche la sua smorfia dubbiosa, si trasformò in un immenso sorriso.
Sentii la mia coscienza esultare e fare salti di gioia, mentre io non potei fare a meno che prenderle nuovamente la mano, vittorioso.
-Sei imprevedibile, a quanto pare- ammise, osservandomi. Sembrava quasi le piacesse.
-A quanto pare…-  ripetei, ammirando il verde dei suoi occhi brillare. Il cuore? Non lo sentivo  più. Ero sul punto di svenire e non accorgermene. Ero così felice di averla stupita, e di averla resa felice a sua volta. Sentivo già che con questo primo, piccolissimo passo, una parte di me la stava conquistando. Saremmo diventati di sicuro dei buoni amici; dopo tutto, questo era il mio obiettivo: l’amicizia.
-Ma come facciamo ad entrare?- chiese dopo, riportandomi sul pianeta Terra.
-Ehm…- cercai le chiavi nella tasca dei jeans, e poi balbettai: - Ho… ho le chiavi. Questo posto appartiene ai miei zii, ci venivo sempre da bambino, e mi insegnavano a preparare dolci su dolci. Adoravo cucinarli- le spiegai, con un pizzico di malinconia che conduceva il suono della mia voce. Tutti i ricordi di quei tempi, ormai troppo lontani, rivennero a galla, quasi facendomi emozionare. Mi piaceva davvero molto stare con loro, parlarci, scherzarci, confidare cose che nessun altro avrebbe potuto sapere. Erano fantastici… ma dopo la loro morte, lasciarono a me questo posto. Era  davvero importantissimo per me, era l’unica cosa che mi rimase di loro dopo quel tragico incidente, che coinvolse anche mia madre…
Stavano andando dalla nonna, e durante il tragitto, un camion si scontrò addosso alla macchina dei miei zii e di mia madre. Era così doloroso vivere senza di loro, senza una figura materna, senza tutta la mia famiglia…
Mi sentivo così male a quel pensiero, mi sentivo così afflitto e scoraggiato, che per un momento tutte le sicurezze che provai poco prima con Rose parvero sparire ogni istante sempre di più.
Era come una pugnalata in pieno stomaco, ricordare.
La tensione mi fece rabbrividire, e no. Non potevo piangere, non dovevo.
-Oh ehm… dove sono ora? Non pensi gli dia fastidio che io sia qui?-  Rose spezzò i miei fitti ricordi, e un peso che prima stava sullo stomaco, ora sembrava alleggerirsi.
-Assolutamente no. Avrebbero adorato vedere una bella ragazza come te al mio fianco- le risposi, morsicandomi la lingua subito dopo aver pronunciato quella frase. Rimasi stupito quanto la castana, e infatti spalancai gli occhi.
Non capivo come avessi fatto a dire una cosa simile… non me ne ero reso neanche conto!
Assurdo…
-Cioè, voglio dire…- Provai a recuperare il fiato, inutilmente, perché indeciso su cosa dire.
Le guance di Rose diventarono completamente rosse, e si spostò casualmente una ciocca di capelli dietro l’orecchio, cominciando a sbattere gli occhi.
-Entriamo?- le proposi, sviando il discorso di poco fa. Non mi andava di parlarne.
-Certo- sussurrò.
Inserii le chiavi nella serratura del lucchetto della serranda, per poi tirarla su, e poi cercai la chiave per aprire la porta della pasticceria nel mazzo che avevo in mano. Una volta provate tutte, la trovai, e riuscimmo ad entrare.
Un tintinnio accompagnò la nostra entrata. Facendomi sorridere.
Da piccolo adoravo aprire e chiudere la porta solo per sentire quel campanellino suonare, e per far impazzire i miei zii. Mi divertivo in modo strano… si.
-Dove sono ora?- Mi stavo innervosendo, ma… mi sembrava giusto che sapesse. Dopo tutto, come pretendevo di sapere qualcosa su di lei, se lei non sapeva nulla di me?
-Se te lo dico… poi mi dici qualcosa di tuo? Sai, giusto per conoscerci… E be’, come a te non fa piacere parlare di argomenti delicati, non piace molto neanche a me… Quindi be’, penso che sia giusto se… si insomma…- balbettavo continuamente. Odiavo farlo, mi rendeva debole; detestavo esserlo. Portai una mano sulla nuca, accarezzandola innervosito, e neanche il minuto per completare e trovare parole migliori per la mia frase, che avevo interrotto poco prima, Rose subito s’intromise: -Okay- disse, sicura, incrociando le braccia.
Sospirai, passando una mano sulla faccia. Poi la tolsi, e la misi in tasca, sorridendole.
-Credo sia meglio andare di là prima- Mi avvicinai di poco al suo corpo, solo per riavere quel contatto di prima a scuola.
-Dove?- Inarcò le sopracciglia, facendomi ridacchiare.
-In cucina- affermai.
-Che cosa hai intenzione di fare, Bieber?- mi domando, ora sorridendo.
-Lo scoprirai…- Le porsi una mano, che guardò esitante, per poi afferrarla. Fissai le nostre mani unite, creando un piacevole nodo allo stomaco.
Brividi su brividi mi risvegliarono dal mio momento di trance, e sfortunatamente voltò lo sguardo verso la porta che presumevo stesse scrutando perché pensava fosse della cucina, e non potei affogare in quel verde smeraldo che inondava i suoi occhi.


 
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PERDONATEMIIII.
Ho fatto tardissimo, lo so.
Scusatemi, davvero, ma questo mese è stato molto pesante.
E' successo di tutto e di più e sono esausta, e per un periodo ho avuto il
'blocco dello scrittore'
se così lo posso definire.
Fatto sta che, anche a causa di una serie di sgradevoli eventi, mi è passata tutta la voglia di scrivere.
Sono stata molto male e non riuscivo davvero a farlo.
Ma comunque, ora eccomi qui!
Vi avviso però: non so quando potrò continuare, perchè molto probabilmente mi assenterò per l'intero mese di Luglio.
Scusate :(
Sono mortificata al massimo...
Davvero, non meritate neanche le mie scuse, sono pessima. Spero solo che non mi abbandoniate :(
Ci tengo molto a voi e alle mie fanfiction, e davvero, non saprei assolutamente cosa fare se mi lasciaste.
Probabilmente mi chiuderei in camera mia a deprimermi -cosa che so fare molto bene lol.-
Passando al capitolo.
Cosa ne pensate?
Vi è piaciuto?
Che ne dite?
Dovevo farlo più lungo?

Anche perchè questo non lo è poi così tanto...
vabbè, mi sa che vi sto rompendo un po' troppo eh?
Vi lascio belle <3
Spero che continuerete a seguire questa fiction, e vi prometto che riuscirò ad aggiornare il più presto possibile!
(Sono una che le mantiene le promesse eh, lol)
Xx


 
  
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