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Autore: Balaclava    27/06/2014    1 recensioni
"E non potevo più nascondermi. Ero nuda, in ogni senso. E non riuscivo a ricordare perché mi fossi coperta per tutto quel tempo. Cole era davanti a me. E io potevo scegliere come volevo che finisse. E scelsi la cosa che per me era la più pericolosa, più stupida e meno appropriata a Isabel Culpaper."
Per chiunque abbia voglia di riscoprire i lupi di Mercy Falls e, in particolare, Isabel e Cole ;)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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And if I show you my dark side

Will you still hold me tonight?

And if I open my heart to you

and show you my weak side

what would you do?

(E se ti mostro il mio lato oscuro

mi stringerai ugualmente stanotte?

E se ti apro il mio cuore

e ti mostro il mio lato debole

che cosa farai?)

(The final cut, Pink Floyd)

 

COLE

 

Mi ero assentato dalla cena molto presto, ma non potevo rimandare.

Ero entrato nella sala in fondo al corridoio solo per trovare un posto tranquillo e per puro caso avevo trovato una sala da concerti.

Non so da quanto tempo ero lì quando notai Isabel.

Era sulla soglia, ma non si era appoggiata allo stipite; stava in piedi con le braccia conserte, come se non volesse trattenersi a lungo.

Ma il modo in cui mi guardava, accusatorio, ferito, mi confondeva non poco.

Se ne andò.

Ma in quel momento lei era l'ultimo dei miei problemi. Non avevo voglia di litigare con lei, ero stanco dei suoi sbalzi d'umore.

Ritornai alla canzone.

Provai diverse melodie che avrebbero potuto adattarsi, ma ciò che volevo non era ancora venuto fuori. Volevo qualcosa di unico, che si distinguesse.

Dopo molto tempo decisi di improvvisare, lasciai che le dita scegliessero i tasti per conto loro. Ascoltando, mi resi conto che ciò che sentivo era esattamente ciò di cui avevo bisogno: una melodia particolare, interessante, originale e distinguibile fra mille altre.

Era perfetta. Scrissi le note sul pentagramma improvvisato.

Era fatta. In quei fogli erano racchiusi questi mesi di totale follia e confusione, di cambiamento. Ero euforico, stanco, svuotato. Sentivo gli occhi gonfi, le palpebre pesanti, ma c'era un senso di vittoria e di rivincita scaturiti da chissà dove che mi impedivano di cedere al sonno.

Guardai la sala, e mi parve impossibile che fosse rimasta la stessa di quando ero entrato, quando nella mia vita erano appena cambiate moltissime cose. Quando io mi sentivo un Cole totalmente diverso. Quando avevo appena scritto la canzone con cui avrei definitivamente detto addio alla musica.

Non potevo più pensare di stare fermo. Girai per tutta la sala, spostai sedie, mi ci sedetti, scostai le tende e poi le chiusi del tutto. Tornai al centro della sala e ripiegai con cura i fogli.

Dopodiché tornai al ricevimento.

 

A quanto pareva, la festa era riuscita. Quasi tutti gli invitati erano sulla pista da ballo, e mi sorpresi quando notai che anche Grace e Sam stavano ballando.

Forse era per la musica, forse per l'open bar.

Ma io non avevo intenzione di ubriacarmi, non quella sera. Volevo conservare vivido e limpido il ricordo di quella sera, volevo rimanere cosciente del cambiamento che era appena avvenuto in me. Avrei finalmente detto addio alla musica, ciò che mi dava un senso da sempre; forse perchè avevo scoperto che dopo i NARKOTIKA c'era qualcos'altro dentro di me. Che Cole non era solo la droga o il palco o la tastiera. Avevo scoperto che Cole era anche qualcos'altro.

Mi accomodai su una sedia e osservai gli altri che si divertivano, completamente ignari di quanto quella sera era stata decisiva per me.

Solo dopo un po' notai Isabel.

Faceva avanti e indietro dal bar alla pista da ballo, e non sembrava propriamente sobria.

Cercai di non prestarle attenzione, ma mi ritrovai a paragonare tutte le ragazze a lei.

Mi decisi ad accompagnarla a casa quando per sbaglio si rovesciò un bicchiere addosso e un tizio si offrì di accompagnarla in bagno.

Li raggiunsi prima che uscissero dalla sala.

-Ci penso io a lei- dissi.

Il tizio però non sembrava intenzionato a mollare così facilmente, quindi pensai di sbrigare la faccenda in modo semplice e diplomatico. Gli tirai un pungo sul naso.

Avvertii gli sposini che avrei riaccompagnato a casa Isabel e Grace mi disse di divertirmi.

Dissi a Isabel di seguirmi, ma dopo due passi inciampò e perse una scarpa, quindi la presi in braccio.

Lei non oppose resistenza, mi mise le braccia al collo e abbandonò la testa all'indietro, completamente disinibita.

La adagiai sul sedile posteriore, feci per chiudere la portiera, ma lei mi prese per la cravatta.

-Eddai, fammi compagnia.- sussurrò. Ma non avevo alcuna intenzione di fare niente con Isabel in quello stato.

Le tolsi le mani dalla cravatta e chiusi la portiera prima che potesse protestare.

Quando misi in modo mi disse:-Sai dove staresti bene? Nel club di castità della mia scuola. Sai, accolgono anche stronzi drogati.-

Io non ribattei. Probabilmente avrebbe detto cose del genere per tutto il viaggio se non si fosse addormentata.

Arrivati a casa sperai che si svegliasse da sola, ma non lo fece. Non avevo idea di come svegliarla senza beccarmi uno schiaffo o cose simili.

Provai a dirle che le si era sciolto il trucco, ma non funzionò.

Alla fine la scrollai per una spalla e mi beccai uno schiaffo.

-Toglimi le mani di dosso!- sbraitò, poi si diresse quasi di corsa in casa. Io la seguii subito perchè probabilmente se non l'avessi fermata mi avrebbe chiuso fuori.

Riuscii ad entrare appena prima che lei sbattesse la porta talmente forte da far vibrare i vetri della credenza.

-Sparisci, Cole-sbottò.

Non avevo idea di cosa fare per calmarla, probabilmente la cosa migliore era aspettare il mattino dopo. Così mi diressi verso le camere al pianterreno, ma lei disse:-Bravo, scappa! È quello che fai sempre no? È quello che farai tra poco, no?-

Cercai di dirle che mi aveva appena detto di sparire, ma era una battaglia persa in partenza. Infatti...

-Hai intenzione di lasciarci così? Senza una cura, senza niente? Immaginavo che non eri cambiato per niente. Cole St Clair, il re del mondo. Il perno attorno a cui tutti devono girare intorno. Tutti siamo cambiati, tutti. Tu sei l'unico bastardo che rimane sempre uguale. Cosa farai? Andrai dal tuo paparino che inventerà una cura e poi ritornerai ad essere la star di sempre? Sei...-

-Ma chi ha mai parlato di andarsene, Isabel?- la interruppi. Non capivo davvero da dove avesse tirato fuori questa storia. Lei si avviò furiosa verso le camere e io la seguii.

-Ah, fai il finto tonto! Ti meriteresti un Oscar. Che ne dici, accrescerebbe il tuo ego? Purtroppo credo che sia già arrivato al punto massimo di espansione. E non venirmi a dire che non stai pensando di tornare nella musica.-

-Ma cosa...? Io non...- cominciavo a comprendere la causa della sua sfuriata.

-Tu non cosa? Tu non vuoi stare qui un momento di più, ecco cosa! Tornerai da Angie? Be' sai cosa ti dico? Non mi interessa! Io tornerò da Devon. Potrei anche dire che è molto più bravo di te in certe cose.-

Mi ero completamente dimenticato di quel particolare. Isabel era stata con un altro. Era la prima volta che ci riflettevo davvero. Isabel era stata con un altro.

Lei continuava a parlare e parlare, blaterare cazzate. Io coglievo solo i mille Devon che diceva, Devon, Devon, Devon.

Non sopportavo l'idea di lei con un altro, era un'immagine che mi stava facendo impazzire.

All'ennesimo Devon persi il controllo sul mio corpo.

Mi ritrovai addosso a Isabel, le tenevo i polsi sopra la testa.

Sentii la mia stessa voce urlare:-Tu sei mia!-

 

ISABEL

 

Un attimo prima stavo parlando, forse un po' a vanvera, di argomenti sempre più scomodi. Mi stavo arrabbiando sempre di più, sembrava che l'aria si facesse via via più elettrica, il volume della mia voce cresceva, cresceva, fino a che tutto giunse ad un culmine. E tutto scoppiò quando Cole mi prese i polsi e me li portò sopra la testa, sbattendomi contro il muro e urlando:-Tu sei mia!-

L'impatto con la parete fu talmente forte da togliermi il fiato e ciò che disse Cole mi lasciò senza parole.

Non mi sentivo più brilla, ero perfettamente cosciente di ogni cosa.

Le mani di Cole erano calde attorno ai miei polsi, percepivo benissimo il suo corpo premuto contro il mio, il suo viso a pochi centimetri dal mio. Tutto taceva.

Lo guardai negli occhi.

Erano di un verde smeraldo penetrante, brillante. Una mezza via tra il verde degli aghi di pino e quello delle foglie in primavera. Notai che il contorno delle iridi era un po' più scuro, definito.

Lo baciai, e sì, fu uno di quei baci bramosi, disperati, affamati, ma questa volta era diverso. Dopo quello che aveva detto non potevamo essere di nuovo al punto di partenza, non potevamo di nuovo dover ricominciare tutto. Probabilmente ciò che aveva detto Cole equivaleva ad un “Ti amo”, detto da lui. Non potevo aspettarmi che mi dicesse che mi amava, tutto il valore di quelle tre parole stava nel fatto che le aveva pronunciate Cole e che probabilmente gli era costato tantissimo esternarle.

Lo baciai e lui mi lasciò i polsi per affondare le mani tra i miei capelli, per accarezzarmi il viso. E nonostante il bacio fosse così disperato e urgente, le sue mani erano gentili.

Non mi toccò se non le guance, non volevamo nient'altro per quella notte, solo un bacio.

Raggiungemmo il letto e ci addormentammo così, ancora vestiti, con la consapevolezza di ciò che era appena successo e di come ciò avrebbe influito su di noi.

 

  
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