…Elizabeth Evans… una ragazze come tante altre. Un’anima come nessuna…
Dentro di me non ho mai
smesso di provarlo, anche quando… James l’ha conquistata… Sono sempre rimasto
al loro fianco… non ho mai avuto un secondo fine...
Sul serio? Ci credete? Ah,
ah, ah…
Secondo anno, sala Comune di Grifondoro.
Sirius stava studiando
un libro, quando…
-Pozioni-Si soffermò Elizabeth sul suo
libro-Lo odio quanto te.
-Mai quanto io odio Mocciosus…-Alzando gli occhi incrociò quelli verdi di Elizabeth, di una bellezza oltre il descrivibile, esprimevano una dolcezza inverosimile-…Piton.. dei… Verde…
-Mocciosus? E… cosa ti avrebbe
fatto di preciso, questo Piton?
-Ah… niente-Se le avesse descritto la sua
insopportabile presenza e inutile esistenza (rima indesiderata, nda), non gli
avrebbe rivolto neanche lo sguardo…-Bè… non mi piace, ecco tutto.
-E Pozioni?
-Studiare, non mi
piace. Per il resto… me la cavo.- Concluse, chiudendo il libro, passandosi una
mano tra i capelli.
-Siediti. Ti… ti va di
parlare?
-Vado di fretta… mi ‘spiace- disse,
sfiorandogli con dolcezza i capelli.
-E quando potremmo parlare?
-Domani è domenica… Alle 15.00, al parco,
vicino alle panchine. Io- il suo sguardo si fece più intenso-ti aspetto.
-A…alle panchine? E… Elizabeth?
-Cosa, Black?
Black… lo aveva
chiamato Black…
-Osserva Moc… Piton. Poi dimmi che ne
pensi.
-Ok. A… domani.-Mosse la mano come solo le
donne sanno fare, poi salì verso il dormitorio femminile.
Sirius rimase
imbambolato e inebriato da tale bellezza che biascicò un “A domani” e si passò
la mano dove lei lo aveva toccato. –Elizabeth…
Domenica arrivò in
fretta, e più che le 15.00 si avvicinavano, più Sirius realizzava che aveva una
fifa tremenda. “Cosa le dirò?” “Sono stato uno stupido a chiederglielo” “E ora?
Cosa m’invento?” “Pensa, Black, pensa…” “Ma certo, intanto la cosa più ovvia da
farsi è che io mi calmi. Comincia a chiamarla Evans, sembra più distante. Poi
per uno strano motivo dille che… Devi andare! Se… se avesse dei sospetti… Non
me lo perdonerei”
Tutti questi pensieri
si confondevano nella mente del giovane Black, impaziente, così impaziente di
rivederla… La aveva osservata in silenzio per due anni, e adesso stava andando
a parlare con lei, e… e si stava comportando come un perfetto cretino.
“Allora che mi metto?”
Tirò fuori dal baule una camicia un po’ sgualcita, dei pantaloni scuri e una
felpa.
-Ehi, Sirius, dove vai? Ad un appuntamento
galante?
-Non sono affari tuoi. E poi, se fosse?
Allora, che ne dici?-Domandò a James infilandosi la camicia. James si avvicinò,
gli alzò il colletto e gli slacciò il primo bottone.
-Mettiti un po’ quegli stracci-lo provocò
mentre tirava fuori dal suo baule dei pantaloni neri in buono stato.-Ehi,
purosangue, dovresti averceli tu quelli messi meglio.
-Sta’ zitto scemo. Non mi va di ripiagarli
come un damerino.-Disse sfilandoglieli di mano e provandoseli.
-Ma tu sei un damerino-Accentuò
Potter, nel tono una punta di provocazione e presunzione.
-Allora?-Concluse il ragazzo specchiandosi.-Come
vado?
-Abbastanza bene. Con chi esci?
-Con una.
-Ma no! Credevo con Mocciosus.
-Una dei …Grifondoro. -Deglutì. -Ok, vado
altrimenti… farò tardi.
-Sei sempre il solito, Sirius.
-Dì agli altri che oggi non mi farò
vedere, se va bene.
In quei giorni il piano
Animagus stava prendendo atto, ci voleva molta pazienza, e tutto quello che era
da evitare… era uscire con una ragazza. Ma, lo conoscete il nostro Felpato, è
un ribelle. –A dopo, Potter.