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Autore: Greeneyes74    28/06/2014    1 recensioni
"Quanto tempo era trascorso da quando era sceso nel sotterraneo e aveva eseguito l’incantesimo che avrebbe dovuto far apparire Crowley di fronte a lui, lo stesso fatto da suo fratello il giorno precedente? Sam non ne aveva idea ed era ancora li, inginocchiato sul pavimento di pietra, aspettando qualcuno che, ormai era chiaro, non sarebbe venuto ad aiutarlo."
La storia inizia subito dopo la fine della nona stagione. Riusciranno Sam e Castiel a riportare indietro Dean? A renderlo di nuovo umano?
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Crowley, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Entrò. Il sole era già tramontato e all’interno della chiesa niente era cambiato da quando vi era entrato l’ultima volta. C’era ancora la trappola del diavolo disegnata sul pavimento, la sedia su cui era stato seduto Crowley e su cui ora si trovava suo fratello, ancora privo di conoscenza. Sopra l’altare ancora i resti di un crocifisso, di cui rimanevano soltanto le mani e i piedi e che, a dire il vero, era piuttosto inquietante. Castiel era seduto sulla panca, di fronte a Dean. “Allora Sam, sei pronto?” “C’è un ultima cosa che devo fare, poi potremo iniziare. Entrò nel vecchio confessionale vicino alla porta e si inginocchiò, come aveva fatto un anno prima. Dean in quell’occasione era stato così carino da suggerirgli alcune cose da dire. Questa volta non aveva bisogno di suggerimenti. Chiese perdono anche per la morte di Kevin e per quello che l’angelo aveva fatto quando era nel suo corpo, anche se in realtà non aveva nessuna responsabilità, e chiese perdono, di nuovo, per aver deluso suo fratello. Non poteva fare a meno di pensare che la situazione in cui Dean si trovava era, in parte, anche colpa sua. Dopo qualche minuto usci e Dean, che nel frattempo era rinvenuto gli disse, “Fratellino, sei il solito sentimentale. Di tutti i posti che potevi scegliere proprio questo?” Sam non rispose e si avvicinò a Cas, che aveva in mano la scatola con la prima lancia. “Non capisco lo scopo di tutto ciò. Il marchio vi impedirà di curarmi. Ho paura che ti dovrai abituare ad avere un demone per fratello, Sam”. Dean lo guardò con aria di sfida e con un sorrisetto beffardo sulle labbra. “Se fossi in te non ne sarei così sicuro”. Fece un cenno a Cas, che prese la lancia dal suo involucro e si avvicinò a Dean. “Cosa hai intenzione di fare con quella. Lo sai che l’unica cosa che può uccidermi e la prima lama”. “Non ti preoccupare, Nessuno ha intenzione di ucciderti”. Gli prese il braccio destro e tirò su la manica, fino a scoprire il marchio. Con la lancia fece un incisione trasversale sul marchio, che iniziò ad illuminarsi di rosso, come le vene lungo il braccio fino, al dorso della mano. Dean iniziò ad urlare per il dolore, finché la luce lentamente si spense. Si guardò il braccio. Il marchio era sparito. Al suo posto la ferita sanguinante provocata dalla lancia. “Com’è possibile. Come avete fatto?” Ora Dean iniziava ad avere paura, ma non voleva darlo a vedere. Sam nel frattempo aveva preso una delle siringhe e si era aspirato un po’ di sangue. Si avvicinò al fratello che lo guardava con un’aria di sfida e gli iniettò la prima dose. Li per li sembrò che non succedesse nulla. “Forse il tuo sangue non è puro come dovrebbe fratellino. Sei sicuro di aver confessato tutti i tuoi peccatucci? Se vuoi posso suggerirti anche stavolta…” Dean si interruppe bruscamente, il viso contorto dal dolore, e iniziò ad urlare. “Cosa mi hai fatto? Che c’era in quella siringa?” Cas e Sam si guardarono allarmati. Purtroppo l’angelo aveva avuto ragione quando aveva detto che curare Dean non sarebbe stato un bello spettacolo. Fortunatamente dopo qualche minuto il dolore sembrò calmarsi. Era come se gli avessero iniettato del fuoco nelle vene. Quando era all’inferno aveva sopportato sofferenze atroci, per un tempo equivalente a trent’anni sulla terra, ma mai aveva sperimentato un dolore così intenso. Guardò Sam con odio. “Perché non mi uccidi e la facciamo finita? Ti libererai di me una volta per tutte e potrai vivere felice e contento. O forse preferisci vedermi soffrire”. Sam lo guardò con pietà, e si chiese se sarebbe riuscito ad andare fino in fondo. Cas si era allontanato da loro. Era in piedi vicino alla porta. Sam lo raggiunse e disse, “Cas, non c’è niente che puoi fare per lui? Non credo che sopporterò di vederlo così ancora a lungo“. “Mi dispiace Sam, finché sarà un demone non potrò fare nulla, fatti coraggio”. Passarono la prima ora in silenzio. Dean sembrava aver perso la sua baldanza e stava seduto con la testa china. Il dolore era diventato sopportabile, ma era costante. Giunta l’ora per la seconda dose Sam si avvicinò con la siringa. Dean era immobile, finché Sam non arrivò a pochi centimetri da lui. Con uno scatto repentino gli afferrò la mano che stringeva la siringa, facendogliela cadere. Poi gli diede un pugno e lo fece finire a terra a un paio di metri da lui. “ Non ti permetterò di andare avanti. Stai lontano da me”. Castiel intervenne subito e immobilizzò Dean, mentre Sam, che nel frattempo si era rialzato, prendeva delle catene con dei simboli incisi sulla superficie, creati per annullare i poteri dei demoni, e legava le braccia di Dean intorno ai braccioli della sedia. “Tutto a posto Sam?” “Si Cas, sto bene”. Raccolse la siringa da terra e si avvicinò di nuovo a Dean. “Non farlo, piccolo bastardo, o te la farò pagare”. “Mi dispiace”, disse Sam, mentre affondava di nuovo l’ago nel collo di suo fratello. La stessa scena di un’ora prima si ripeté. Stavolta però Sam usci dalla chiesa, chiudendosi la porta alle spalle per attutire il suono delle urla del fratello. Un paio d’ore dopo Dean aveva cambiato atteggiamento e aveva perso tutta la sua spavalderia. Ora lo stava praticamente supplicando di smettere. Sam pensò che avrebbe preferito che continuasse ad insultarlo. Dovette fare appello a tutta la sua forza e determinazione per andare avanti. Alla quinta dose appariva sfinito, ma almeno non sembrava soffrire più così tanto. Non aveva detto una parola nell’ultima ora ed evitava di guardarli. Dopo la penultima dose Dean alzo la testa e, guardando suo fratello, seduto sulla panca di fronte a lui, gli disse “Mi dispiace, Sammy”. Da quando Dean era morto nessuno lo aveva più chiamato così. Guardò il suo viso stremato, e i suoi occhi. Erano di nuovo quelli dell’uomo che conosceva da tutta la vita, capaci di esprimere emozioni più di mille parole. Vide in essi tristezza, disperazione, stanchezza. Ma c’era, di nuovo, anche amore. “E’ tutto ok, Dean”. “No, non è tutto ok. Quello che ho fatto… quello che ti ho fatto..” si interruppe e chinò la testa. Quando la rialzò aveva il viso bagnato di lacrime. “Tu non hai idea delle cose orribili che ho fatto da quando sono… questo essere. Delle persone che ho ucciso, torturato. Come potrò vivere con questo peso? Dovresti uccidermi. Sarebbe un atto di pietà”. “Smettila di parlare così. Ne uscirai fuori ed io ti aiuterò. Abbiamo fatto tutti delle cose di cui pentirci. Rimedierai facendo tutto il bene che puoi”. “Mi dispiace di averti ingannato, Sammy. Ora so che cosa significa essere dominato da qualcosa che non puoi controllare. Non mi pentirò mai di averti salvato la vita, ma ora capisco che non avrei dovuto farlo in quel modo. Non avrei dovuto mentire a te, a Cas e a Kevin. Spero che un giorno potrai perdonarmi. Ti prometto che non ti priverò più della possibilità di decidere della tua vita, anche se vorrà dire che dovrò lasciarti andare”. Questo era tutto ciò che Sam voleva sentire. “Dean, ti ho già perdonato, ma anche tu devi perdonare me”. “No, io no ho niente da perdonarti”. “Invece si. Tutte quelle cose che ti ho detto sul non essere più fratelli, sul fatto che eri un egoista e che se fossi stato tu in fin di vita non ti avrei salvato. Le ho dette per rabbia, perché volevo ferirti e ti ho spinto via. E’ stata anche colpa mia se ha preso su di te il marchio e sei finito in questa situazione”. “No Sam, non ti azzardare a pensare una cosa del genere. Le scelte che ho fatto sono mie e me ne assumo la piena responsabilità. Tu non hai nessuna colpa. Mettitelo bene in testa”. Cas, che nel frattempo era uscito per lasciargli un po’ di privacy, aveva comunque ascoltato tutta la conversazione. Quello che aveva detto a Sam, quando erano da soli nel bunker, dopo che Dean era andato via si era avverato. Se gli angeli potevano cambiare anche i Winchester potevano farlo. Dopo essere stati l’uno nei panni dell’altro quei due ora riuscivano a capirsi. La barriera che avevano eretto tra loro era finalmente crollata, e anche se li aspettavano dei momenti difficili Castiel era sicuro che insieme li avrebbero superati. Era giunto il momento per l’ultima iniezione e Cas rientrò. Sam aveva già prelevato il suo sangue e si avvicinò a Dean, che ormai era a malapena cosciente. Riuscì però a guardare suo fratello negli occhi e gli sussurrò “Grazie. Comunque vada”. Sam aveva gli occhi lucidi e fece un cenno di assenso con la testa. Gli iniettò l’ultima dose e prese il coltello per tagliarsi il palmo della mano. Recitò la formula dell’esorcismo in latino e posò la mano sulla bocca del fratello. Si sprigionò una forte luce bianca dal volto di Dean, che svanì in pochi secondi. Dean aveva perso conoscenza, Sam chiamò Cas, mentre liberava il fratello dalle catene. L’angelo toccò Dean sulla fronte e disse “Sam non ti preoccupare. Starà bene. Dagli qualche minuto”. Quando riaprì gli occhi Dean non disse nulla, si alzò, andò verso suo fratello e lo abbracciò. Entrambi avevano il viso rigato di lacrime. Rimasero così per qualche istante, dopo di che Dean disse, mentre si asciugava il viso con il dorso della mano “Ok, basta così, lo sai che odio queste sdolcinatezze”. Si girò verso Castiel e abbracciò anche lui. “Grazie. Grazie a tutti e due per non esservi dati per vinti”. Sam rispose con un sorriso, “Non ci si da mai per vinti quando si tratta della propria famiglia”. Uscirono dalla chiesa e Sam diede a Dean le chiavi dell’Impala. “Mi sei mancata, piccola”, disse Dean quando vide l’auto. Castiel li salutò e scomparve. Salirono in macchina e Sam disse, “C’è qualcosa che devo darti, Dean”. Mise la mano nella tasca del giubbotto e prese l’amuleto. Quando Dean lo vide non credeva i suoi occhi. “Ma com’è possibile?” “E’ una lunga storia. Poi te la racconterò”. Sam glielo porse, “Sei sicuro Sammy?” “Mai stato così sicuro in vita mia”. Dean lo prese e lo mise intorno al collo. “Grazie”. Accese il motore e partirono. Aveva davanti giorni non facili, avrebbe dovuto confrontarsi con quello che aveva fatto, ma per il momento era felice. Felice di essere di nuovo umano, di assaporare di nuovo le emozioni, piacevoli e non, di essere di nuovo con la sua famiglia. Ora potevano tornare a casa, di nuovo fratelli, di nuovo insieme, finalmente in grado di capirsi e di relazionarsi alla pari. Per la prima volta dopo anni entrambi si sentivano pieni di speranza. Forse, dopotutto, i miracoli accadono davvero.
   
 
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