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Autore: Brokenhearted    29/06/2014    0 recensioni
Raccolta di Song-Fic, canzoni diverse di artisti diversi e storie ambientate in tempi diversi - ma su una stessa linea temporale. USUKUSUKUSUK. Non vi piace? Non leggete. Il rating momentaneamente è giallo, perché non metto una mano sul fuoco sulla mancanza di parolacce (causa: bocca di Inghilterra e canzoni punk), ma potrebbe aumentare. Non prometto niente~
[Track One] Bruised - "Si guardò le mani. Tremavano. Eppure, non poteva fare così male, non era previsto!"
[Track Two] Thank You Mom - "Non voleva che la gente pensasse che fosse dipendente da Arthur."
[Track Three] A Little Less [...] - "Una volta che la fiducia da lui offerta veniva tradita, si ritirava come una cozza nel suo guscio."
[Track Four] Hard To Say - "In quella notte si concedeva di odiare Francis più del solito, perché era anche colpa sua se lui se n’era andato."
[Track Fife] Addicted - "Fu una cosa veloce, morbida, al retrogusto di caffè. Nulla di più profondo di un bacio a stampo."
{ dedicata alla mia compagna di sventura (?) - alias compagna di UsUk }
Genere: Angst, Fluff, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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*spunta dal nulla*
Ebbene sì, la strega è tornata! Come promesso nell'altra fic usuk che ho ricominciato a scrivere, sto aggiornando anche questa raccolta di sputi oneshot. Con una canzone che in realtà non doveva esserci ma vbb. Il fatto è che qualche recensore mi aveva chiesto delle seghe mentali di Artie, e nel frattempo ho trovato una canzone che ci andava come il cacio sui maccheroni, dunque ho deciso di unire l'utile (?) al dilettevole (???) e ho scritto questo chap. è stato difficile, non lo negherò (per altre informazioni guardate l'ultimo capitolo di Remembering Sunday, non ho voglia di riscrivere le stesse cose), soprattutto perché all'inizio ero indecisa sul capitolo da scrivere. Poi Memory mi ha colpito e bum! Ecco qua. in realtà nel complesso non ci sono solo seghe mentali, ma come al solito quando si tratta di usuk e di me io volevo scrivere la fic in un modo e lei andava dalla parte opposta. Ha una sua personalità, questa raccolta ♥ Ma di questo sono felice perché dimostra che ci sto ripigliando la mano e che i miei due mostriciattoli mi ispirano ancora. Ah, vi ricordo di ascoltare le canzoni ewe E con questo credo di aver finito lo spazio per la mia n/a. xD

Canzone: Memory by Sugarcult
Ambientazione temporale: Poco tempo dopo "Addicted", imprecisato
Genere: Commedia, vagamente Fluff, vagamente Comico (?)

Infine, l'immancabile dedica. Questa storia, che è scritta per te, non finirà anche se la nostra amicizia forse è già finita da un po', te lo prometto. Perché nonostante tutto io ti voglio ancora bene e mi manchi, anche se è stupido e immaturo e infantile da parte mia. Se ti capita di ripassare di qua ricordatelo (:


Era passato qualche giorno da quando Alfred l’aveva baciato e gli aveva confessato il suo amore, e Arthur era ancora in stato di shock. Non poteva realmente credere a ciò che era accaduto, gli sembrava fosse stato un sogno o una fantasticheria ad occhi aperti; eppure era successo davvero a giudicare dai messaggini che l’americano continuava a scrivergli, pregandolo incessantemente di rispondere alla sua confessione. Era vagamente irritante in realtà, ma per lo meno l’aveva fatto ritornare con i piedi per terra. A quei messaggi fastidiosi poteva rispondere con la solita stizza con cui trattava usualmente l’altro uomo, mantenendo una parvenza di normalità nel loro rapporto- normalità che in realtà se n’era andata da un pezzo, se il fatto che l’americano era stato innamorato di lui per lungo tempo fosse stato vero. A pensarci era effettivamente sorprendente che Alfred, quell’Alfred che s’annoiava di una cosa dopo soli dieci minuti, l’avesse amato per anni, decenni, addirittura un secolo, ma gliel’aveva detto chiaramente: non s’era mai annoiato del britannico. E, per quanto ad Arthur faceva quasi male doverlo attribuire ad un’azione dell’americano, si sentiva non poco lusingato da questo fatto.
 
This may never start
We could fall apart
And I'd be your memory
 
Purtroppo però questo non gli bastava. Era evidentemente vero che l’uomo fosse innamorato di lui, ma non per questa ragione lui si sarebbe dimenticato di tutti gli screzi che c’erano stati fra di loro. La rottura che avevano passato era stata davvero profonda, dunque non c’era certezza che avrebbe funzionato se anche si fossero ipoteticamente messi insieme. Arthur era preoccupato che non l’avrebbero mai realmente superata e che alla fine Alfred si sarebbe arreso di fronte al caos primordiale che era Inghilterra, non potendo più sopportare le sue stranezze. Oppure si sarebbe potuto annoiare: il fatto che questo non fosse accaduto nello scorso secolo non assicurava che non sarebbe mai successo. C’era un’alta percentuale di rischio, da qualunque lato si esaminasse la faccenda. E l’inglese non era pronto per affrontare di nuovo un cuore spezzato e ricominciare a vivere nei ricordi.
 
This may never start
I'll tear us apart
Can I be your enemy?
 
Non avrebbe dovuto neanche cominciare a pensarci. E se anche lui amava un po’ Alfred, che cambiava? Ci sarebbe passato sopra, come aveva sempre fatto d’altronde. Non era impossibile, era abituato a far tacere i suoi sentimenti per il bene della sua salute mentale. Oltretutto, sarebbe stato un pugno nello stomaco per l’arroganza dell’americano, che si era dichiarato con così tanta baldanza, convinto che si sarebbe sistemato tutto! Era stato davvero inaccettabile da parte sua. L’aveva quasi dato per scontato, dicendogli anche che “non l’avrebbe aspettato per sempre”- ma chi voleva essere aspettato da lui! Arthur aveva una ragazza fantastica che l’amava più d’ogni altra cosa e che non l’aveva mai fatto soffrire, non aveva bisogno d’altro. E forse era vero che da un po’ stava avendo dubbi sulla loro relazione, ma questo capita anche alle coppie migliori e tutto sommato avere dubbi è umano e sacrosanto, soprattutto per una nazione che potrebbe stare accanto a una stessa persona per secoli e secoli. Non significava che lui non l’amava, di questo era certo.
Pensando a Sesel gli apparve  un leggero sorriso sul volto, e così si decise. Non aveva alcun diritto a farla soffrire solo per un capriccio che probabilmente sarebbe anche finito male, così prese il cellulare, intenzionato a chiamare l’americano per dirgli che aveva deciso, quando sentì una voce fuori dalla finestra.
 
Losing half a year
Waiting for you here
I'd be your anything
 
“Che diavolo…?”
Una voce stava cantando. Sotto il suo balcone. Una voce che lui conosceva fin troppo bene.
“Alfred, che cazzo stai facendo?!”
- Erano anni che non lo chiamava per nome, ma dopo quella strana confessione gli sembrava crudele continuare a mantenere quella fredda lontananza chiamandolo solo “America”.
Il ragazzo – che non era più un ragazzo già da un po’, in verità – smise di suonare la chitarra che portava al collo, alzò la testa e sfoderò un sorriso a trentadue denti che quasi dava fastidio agli occhi, tanto era luminoso.
“Non stavi rispondendo ai miei messaggi, ed ero certo che fossi in preda a mille dubbi su come reagire alla mia confessione. Sai quel che ho detto l’altra volta, che era una tua decisione? Be’, ci ho pensato ed è vero, voglio che sia tu a decidere, ma non posso sperare che lo farai in mio favore se io non mi dimostro totalmente sincero e intenzionato a far funzionare questa cosa, così ho pensato di farti una serenata per dimostrarti quanto sei importante per me, dato che so che adori queste cose esageratamente romantiche, anche se non lo ammetti. So che hai paura, Artie, e che spesso mi sono comportato da idiota con te, e che hai una ragazza e che ci sono mille ragioni logiche per cui io non merito questa possibilità, ma io ho una ragione che le supera tutte. Io ti amo. L’altra volta non l’ho detto, pensavo fosse ovvio, ma forse hai bisogno di sentirtelo dire. Io ti amo, e sono qui pronto a tutto pur di potertelo dimostrare ogni giorno.”
 
So get back, back, back to the disaster
My heart's beating faster
Holding on to feel the same
 
“…Sei un idiota.”
Arthur, rosso in volto e con il cuore che stava per uscirgli dal petto, voltò le spalle alla finestra e tornò dentro, chiudendola con forza. Il vetro attutiva per la maggior parte le grida dell’americano, che gli stava urlando di fermarsi e di dirgli cosa stava pensando.
“Artie! Artie, dove stai andando? Artie!”
L’inglese lo ignorò, come ignorò anche quel dannato soprannome, e si diresse in cucina per farsi una tazza di tè e calmarsi. Non poteva crederci. Alfred  che veniva sotto la sua finestra a fargli una serenata era ancora più surreale di Alfred che lo baciava in un corridoio a un meeting del g8.
“Ditemi che questo è solo un incubo...”
Era stato a dir poco imbarazzante, senza considerare anche la dichiarazione. Non avrebbe mai più guardato i suoi vicini in faccia, ne era sicuro. Nonostante questo, capiva le intenzioni dell’altro uomo, e ne apprezzava il coraggio – e la faccia tosta. Dopotutto era stato estremamente imbarazzante anche per lui, però l’aveva fatto comunque. Per Inghilterra. Non poteva negare che la cosa gli faceva sentire uno strano calore nel petto, e che l’americano non aveva del tutto torto: la sua ragione ben valeva le altre più sensate e logiche. E se anche lui avesse provato a seguire questa linea di pensiero, per una volta? Adesso era ancora più confuso di prima. Fece un respiro profondo, e prese una decisione. Se era così difficile decidere di lasciar perdere per sempre Alfred, voleva dire che teneva a lui più di quanto pensasse e che sarebbe stato dunque ingiusto rimanere con Sesel senza amarla quanto meritava. E se avesse lasciato Sesel, tanto valeva dare una possibilità all’americano, che ormai aveva rivoltato le sue convinzioni – e la sua intera esistenza - dalle fondamenta.
“So già che me ne pentirò,” borbottò tra sé e sé, e afferrò il telefono. Stavolta era certo di cosa voleva dire.
 
  
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