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Autore: monza68    23/08/2008    11 recensioni
Gibbs e Jen si vedono fuori dal lavoro, poi Gibbs sta male e finisce in ospedale
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jennifer Shepard, Leroy Jethro Gibbs
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il virus

Il virus.

 

Jethro Gibbs entra nel parcheggio sotterraneo dell’edificio del NCIS e cerca un posto per parcheggiare, oggi è in ritardo, al mattino presto quando arriva lui non ci sono mai problemi di parcheggio, ad un certo punto nota un posto vuoto, ma appena accenna ad avvicinarsi si accorge che c’è già una macchina che si avvicina, così si ferma, l‘auto s’infila nel posto libero, dopo di che ne esce il direttore Jennifer Shepard.

Gibbs sorride e si avvicina, abbassa il finestrino e attira la sua attenzione, “Jen, se arrivo in ritardo in ufficio è colpa di una donna che mi ha appena rubato l’unico posto libero.”

Jen si gira e sorride a sua volta, “Potevi sfoderare il tuo fascino, forse quella donna ti avrebbe lasciato il posto…”

“Non spreco il mio fascino per un parcheggio, ma potrei chiedere a quella donna se viene a cena con me una di queste sere…” Gibbs va a cercare un atro posto.

Jen sorride e si reca all’ascensore, quando sale schiaccia il bottone del suo piano, poi sentendo il rumore di passi che si avvicinano mette la mano sulla fotocellula per aspettare la persona che sta arrivando, dopo qualche secondo arriva Gibbs.

Jen sorride, “Trovato un posto?”

“Già, e forse anche compagnia per cena…” Gibbs schiaccia il pulsante del piano già selezionato.

Jen lo guarda, “Cosa ci vieni a fare al mio piano?”

Gibbs schiaccia il pulsante del piano più basso, “Volevo accompagnarti, ma forse non era una buona idea.” Fissa la porta che si chiude e non aggiunge altro.

Jen sente il profumo del caffè che lui ha immancabilmente in mano.

Arrivati al piano dove c’è l’unità operativa lui scende dicendo, “Buona giornata Direttore.”

Certo che Gibbs sa come far sentire in colpa una persona, lei poteva farsi accompagnare fino al piano superiore.

Quando scende dall’ascensore guarda giù e vede Gibbs che schiaffeggia DiNozzo sulla nuca, l’agente più giovane deve aver detto una delle sue solite battute.

Jen si sofferma a guardare la squadra, DiNozzo e Ziva si stuzzicano come due ragazzini, McGee li guarda e dice loro di comportarsi da adulti, Abby, che arriva in quel momento, posa una busta sulla scrivania di Gibbs e aspetta che lui la apra, lo guarda con occhi adoranti, come una figlia guarda i padre che ai suoi occhi è un supereroe, è così che Abby vede Gibbs, lui di sicuro la vede come una figlia da tenere sotto la sua ala protettiva, Gibbs legge il contenuto della busta, si alza e da un bacio sulla nuca ad Abby che va via contenta, poi Gibbs consegna la busta a DiNozzo.

Jen decide di andare nel suo ufficio, in fondo ha del lavoro da fare.

Il telefono sulla scrivania di Gibbs, suona, “Gibbs:”

Dopo che ha riattaccato il telefono si alza, “DiNozzo…” Tony si alza di scatto, qualcosa da fare? Un nuovo caso? Sempre meglio che stare qui e non avere niente da fare.

“Si capo…”

Gibbs sorride, “Vado un attimo sotto da Ducky che ha bisogno di me…” Tony è deluso.

Quando Gibbs arriva in sala autopsie trova Ducky alla scrivania che riempie moduli.

“Ducky, cosa posso fare per te?”

Il medico alza lo sguardo, “Potresti riferire al Direttore che il mio assistente sta diventando ogni giorno più bravo.”

Gibbs lo fissa stupito, “Non è una cosa che dovresti fare tu? In fondo sei il suo supervisore.”

Ducky si alza e mette una mano sulla spalla del suo amico, “Amico mio, vi ho visti prima nel garage, penso che tu abbia più influenza di me…”

Gibbs sorride, “Che cosa fai? Mi controlli? Mi spiace non credo di avere molta influenza con lei, almeno non più…”

Con questo si allontana un po’, ma il suo cellulare squilla, “Gibbs.” La sua solita risposta secca, “Ciao Jen…” Guarda Ducky che sta sorridendo, “Arrivo subito.” Chiude la comunicazione e guarda il suo amico, “Non dire nulla…”

Ducky osserva il suo amico che va via, “Non potrò parlare, ma il tempo mi darà ragione ragazzo mio…”

Prima di andare al piano superiore all’ufficio del direttore, Gibbs di ferma dalla sua squadra, “Tutto a posto ragazzi?” Senza aspettare sul serio una risposta guarda se sulla sua scrivania ci sono messaggi e poi sale le scale.

Come sempre saluta Chintya, la segretarie ed entra senza bussare, trova Jen che guarda fuori dalla finestra.

“Volevi vedermi?”

“Jethro, ti chiedo scusa…” Jen lo guarda un attimo poi riporta lo sguardo fuori della finestra.

Gibbs è un po’ spiazzato, “Per cosa?” Non sa cosa aspettarsi.

“Per il mio comportamento di prima in ascensore, mi perdoni?”

Jen questa volta lo guarda negli occhi, lui la guarda e poi sorride, quel sorriso speciale che fa impazzire le donne, Beh, a lei succede sempre.

“Jen…” Si avvicina e le prende la mano “Non hai nulla da farti perdonare, almeno non oggi…” Si avvia alla porta e la apre, “Ah dimenticavo, per la cena? Quando sei libera?”

E’ fermo con la mano sulla maniglia, lei sorride, “Già la cena… Stasera?”

Lui apre di più la porta, “Quando hai finito vieni giù, ti aspetto.”

Quando Gibbs va via lei si siede alla scrivania e chiama la sua segretaria, “Chintya, annulla i miei appuntamenti del tardo pomeriggio, questa sera ho un impegno e non voglio sorprese.”

Chintya sorride, ha sentito l’ultima parte di comunicazione tra il suo capo e Gibbs, “Va bene, devo avvisare l’autista?”

“No sono venuta con la mia macchina questa mattina.”

La sera Gibbs guarda l’orologio per l’ennesima volta, ‘ma quando scende?’

DiNozzo si alza, “Capo, io vado, ci vediamo domani.”

Gibbs lo guarda andare via e si accorge che l’ufficio è vuoto, gli altri sono andati via senza che lui si accorgesse.

Dopo qualche minuto scende Jen, forse ha aspettato che l’ufficio fosse vuoto.

“Andiamo?”

Gibbs si alza dalla scrivania e spegne le luci, “Hai un posto dove vuoi andare?”

“No, decidi tu.”

Entrano in ascensore e si dirigono al garage, quando si avvicinano alla macchina di Gibbs vedono passare a vecchia Morgan di Ducky che li saluta con un colpo di clacson.

Gibbs sorride, ‘Già… Mi controlla’

Dopo venti minuti Gibbs parcheggia davanti a un ristorante italiano.

Quando entrano Jen si guarda intorno e ha un brivido, i tavoli sono occupati tutti da coppie, anche loro sembrano una normale coppia che va a cena, il ristorante è abbastanza pieno e le persone li guardano, il cameriere li accompagna, quando passano accanto ad un tavolo, lei si sente chiamare, “Jennifer…”

Quando si gira riconosce l’ammiraglio Foster in compagnia di una signora, l’uomo si alza e le stringe la mano, “Ciao Jennifer, come stai? Conosci mia moglie Stephany?” Indica la donna seduta al suo tavolo.

Jen stringe la mano alla donna, “Forse ci siamo viste a qualche serata, come sta signora Foster?” Poi si rende conto che entrambi stanno guardando Gibbs che si è tenuto un po’ in disparte, ‘come deve presentarlo? Amico o collega?’

“Signora Foster, David… Vi presento Jethro Gibbs…”

Gibbs sorride, Jen ha appena evitato di chiarire il loro rapporto, si avvicina e stringe le mani, “Ammiraglio, signora…”

Poi si allontanano per raggiungere il cameriere che li aspetta accanto ad un tavolo. La serata è molto piacevole, passano il tempo a chiacchierare di molte cose, Jen sorride di come lui si illumina quando parla dei ragazzi dell’ufficio.

Quando Gibbs accompagna a casa Jen ferma la macchina davanti a casa, spegne il motore, scende e l’accompagna alla porta, “Jethro, grazie… è stata una piacevolissima serata.”

Lui sorride, “Sono contento che tu mi abbia rubato il posto stamattina, buona notte Jen.” Si avvicina e la bacia sulla guancia, si sofferma un po’ sul gesto poi si allontana, a metà strada dalla sua auto si gira, “Ti serve un passaggio per domani?”

Jen pensa, ‘perché no, in fondo la sua auto è in ufficio.’

“Si grazie, a che ora passi?”

Jethro sorride a quello che pensa, ‘Potremmo svegliarci insieme domattina.’

“A che ora devi essere in ufficio? Alle otto ti va bene?” Lui di solito ci va prima, ma lei arriva sempre per le otto e mezza.

“Va benissimo, buona notte Jethro.”

Lei entra in casa e chiude la porta, ‘Avrei potuto svegliarti io domattina con un caffè…’

Il mattino dopo alle otto meno dieci Gibbs suona alla porta di Jen e la trova pronta.

Lei lo guarda e nota che ha gli occhi stanchi, “Hai lavorato alla tua barca stanotte?”

Lo conosce molto bene.

“Si, fino alle quattro di questa mattina, non riuscivo a dormire, e tu cosa hai fatto per avere un viso così stanco?”

Lei sorride, anche con un buon trucco non riesce ad ingannarlo.

“Ho letto, non avevo sonno.”

Il viaggio fino in ufficio avviene in silenzio, entrambi sono immersi nei propri pensieri.

Appena arrivati al parcheggio Gibbs si guarda intorno, “Forse oggi riesco a trovare subito un parcheggio…”

Jen ride.

Quando arrivano all’ascensore trovano il dottor Mallard in attesa.

“Jethro, direttore…”

“Ducky…” Jen arrossisce, ‘dopo che ieri sera ci ha visto andare via insieme cosa penserà nel vederli arrivare insieme?’

“Ducky, in ritardo oggi?” Gibbs lo fissa.

Il dottore lo guarda negli occhi, “Avevo una commissione da fare…”

Poi finalmente arriva l’ascensore.

Arrivati al piano dell’obitorio il medico scende, “Ah Jethro, appena puoi vieni giù, ti devo parlare…”

Le porte si chiudono lasciando fuori un più che divertito dottore.

Jen si accorge di non aver parlato e di non aver nemmeno alzato lo sguardo, “Ieri ci ha visto andare via insieme…”

Gibbs la guarda, “Già, cosa avrà pensato…” E’ in qualche modo divertito anche lui, sa che quando andrà giù da suo amico subirà il terzo grado.

Quando arrivano al piano della squadra scendono entrambi, i ragazzi sono già presenti e alzano lo sguardo quando li vedono arrivare, “Capo.” E’ quasi un coro.

“Buongiorno direttore.” Come sempre McGee è il più educato.

DiNozzo e Ziva accennano col capo, anche se Ziva sorride, come ogni volte che vede Jen in compagnia di Gibbs, sa quanto lei tenga al loro capo…

Gibbs si siede alla sua scrivania e Jen prosegue per salire le scale che portano al suo ufficio, “Ci vediamo dopo.”

Gibbs accenna col capo ed inizia a leggere gli avvisi che ha trovato sulla sua scrivania, “DiNozzo…” Aspetta che Tony lo guardi, “Nulla? I criminali sono tutti in vacanza?”

Tony si alza e si avvicina alla scrivania de suo capo, “Si capo, per ora tutto tranquillo.” Cerca di sbirciare i messaggi di Gibbs.

Anche se Gibbs non lo guarda lo conosce molto bene, “Tony…” DiNozzo si tira su di scatto per non far vedere che cerca di leggere.

“Si capo…”

“La prossima volta puoi leggere tranquillamente i miei messaggi prima del mio arrivo, così potrai cestinare quelli non interessanti ed evitare un torcicollo…”

DiNozzo va a sedersi alla sua scrivania, ‘Beccato…’

Gibbs si alza, “Vado a prendere un caffè…”

Entra nella caffetteria all’angolo e prende un caffè per lui e uno di quelli speciali per Abby.

“Ciao Gibbs.” La ragazza alla cassa gli da il resto.

“Ciao Linda, buona giornata.”

Quando rientra nell’edificio del Ncis va direttamente in laboratorio da Abby.

“Gibbs…” Appena entra Abby gli corre incontro e lo abbraccia, “Ho bisogno di un consiglio.” Corre nel retro ed esce con in mano due giacche nere, “Quale ti piace di più?”

Per Gibbs sono entrambe uguali, ma conoscendo Abby e le sue stravaganze , sa che di certo ci devono essere delle piccole differenze.

“Quello alla tua destra.” La bacia sulla guancia e va via.

Sull’ascensore decide di andare all’obitorio da Ducky, prima o poi dovrà affrontare il suo amico, quando arriva trova Palmer con una pila di fogli in attesa sell’ascensore.

“Palmer…” Si fa da parte e cede il passo al giovane dottore.

“Grazie, agente Gibbs…”

Quando entra Ducky alza lo sguardo e sorride, “Jethro…”

Dal tono di voce vuole dire tutto e niente.

“Donald…” Gibbs usa il nome proprio del medico, in fondo anche lui è divertito.

“Amico mio, se stasera non hai impegni vorrei gustarmi un buon picchiere di whisky con te a casa mia.

“Verrò volentieri a casa tua Ducky.”

La giornata passa senza nuovi casi e tutti ne approfittano per mettere a posto cose vecchie lasciate in disparte.

Alla sera a casa di Ducky i due amici passano una piacevole serata, il medico continua a stuzzicare il suo amico, e Gibbs continua a negare che tra lui e Jen ci sia altro, oltre l’amicizia.

Il giorno dopo Gibbs arriva in ufficio e scopre di essere il primo, legge i messaggi e ne scrive uno, ‘Tony… voglio trovare un caffè sulla mia scrivania quando ritorno…” Lo mette come secondo biglietto e va su nell’ufficio di Jen.

Lei è arrivata presto quella mattina, non è riuscita a dormire, è passata da Gibbs con la scusa di alcuni documenti da firmare ma lui non era a casa, ‘chissà dove era?’

Jen sente aprire la porta e guarda su dalle carte che sta leggendo. “Gibbs…”

“Direttore…”

Jen lo guarda, “Cosa vuoi?”

“Sapere come stai, e vedere cosa vuoi tu, dato che ho trovato un biglietto sulla mia scrivania con scritto che volevi vedermi…”

Jen continua a guardarlo, “Non ti ho lasciato nessun biglietto, forse ti sei sbagliato, ma ho visto Ducky seduto alla tua scrivania poco fa…”

Gibbs sorride, ‘E bravo Ducky…’

“Già forse mi sono sbagliato…” Esce senza aggiungere altro.

Quando ritorna alla sua scrivania sorride nel vedere che c’è un bicchiere di caffè che lo aspetta, ‘Bravo DiNozzo, vedo che hai capito…’

La giornata procede senza grosse novità, sono tutti impegnati a sbrigare rapporti e scartoffie lasciate indietro nelle giornate più indaffarate.

DiNozzo sta finendo di compilare un rapporto ed è discretamente felice, oggi è venerdì e forse tanto per cambiare se non appaiono nuovi casi potrà uscire ad un orario decente e andare in qualche locale.

Ad un certo punto vede che McGee si alza dalla sua scrivania e con aria preoccupata dice, “Capo si sente bene?”

Tony segue lo sguardo di McGee che ha la scrivania proprio di fronte a quella di Gibbs, infatti pare che Gibbs non stia molto bene, ha il viso sudato e fissa il vuoto.

Anche Ziva si è alzata e si avvicinano tutti alla scrivania del loro capo, Tony mette una mano sulla spalla di Gibbs, “Capo?”

Ora Gibbs trema e quando lo guarda si capisce che fa fatica a mettere a fuoco la vista, “Non so… Male alla… testa…” Fatica a parlare, Tony lo guarda e poi si rivolge a McGee, “Pivello, chiama Ducky e digli di venire su.”

Ad un certo punto Gibbs inizia a tremare visibilmente, tanto che Tony lo afferra prima che cada dalla sedia, “McGee aiutami, lo corichiamo in terra.” Afferrano Gibbs che ora trema tantissimo, è in preda a delle convulsioni, tanto che Tony fatica a tenerlo, teme che si faccia del male contro la scrivania, “Ziva chiama un’ambulanza!”

Quando arriva Ducky si rende subito conto che la situazione è seria, ci sono DiNozzo e McGee che faticano a tenere fermo Gibbs che si dibatte per le convulsioni, “Attenzione che non si faccia male, avete chiamato un’ambulanza?”

Ziva si avvicina, “L’ho chiamata io, arriva.”

Intanto Jenny Shepard ha sentito confusione e si è affacciata alla balconata e quando si rende conto che sono tutti intorno alla scrivania di Gibbs corre giù per le scale in preda al panico.

Quando si avvicina sente Ducky che parla, “Deve avere la febbre molto alta, finché non sappiamo che tipo di virus o malattia lo ha contagiato, mettiamo l’ufficio in quarantena, non sappiamo se c’è rischio biologico.”

Jenny accenna col capo e fa chiudere gli accessi, appena arrivano gli addetti dell’ambulanza sono già equipaggiati con tute asettiche e ne hanno portata una per Gibbs, Ducky gli ha intanto somministrato un calmante ma continua ad avere le convulsioni, aiuta i paramedici a sistemare Gibbs e appena lo hanno portato via guarda Jenny, “Non capisco cosa possa avere, ma finche non siamo sicuri dobbiamo tenere la zona isolata, preleverò dei campioni di sangue da tutti noi e li mando ad analizzare.”

Jen è molto spaventata. “Cosa può essere Ducky?” Le trema la voce.

“Non lo so Jen, dobbiamo aspettare gli esiti degli esami.”

A tutti viene preso un campione di sangue e portato in laboratorio analisi, dopo circa mezzora chiamano Ducky dicendo che sono tutti puliti, mentre per Gibbs si tratta di uno strano virus che non è ancora stato isolato, Ducky raduna la squadra per metterli al corrente, “Allora, noi siamo a posto, gli esami sono negativi, mentre per Gibbs si tratta di una strana forma virale, dagli esami risulta che è un ceppo che si avvicina molto a una forma di sifilide, quindi dovrebbe essere trasmissibile con rapporti sessuali e scambio di sangue, mettiamoci al lavoro e cerchiamo di scoprire chi possa aver avuto rapporti intimi con Gibbs nei passati sei mesi, io tra poco vado in ospedale per vedere come sta.”

  
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