Salve! Come
promesso, dopo una non troppo lunga attesa (almeno mi auguro) vi offro questo
capitolo 24, aggiungendo alcune note:
1. Dissi
(non ricordo quando, ma verso l'inizio) che questa storia sarebbe stata più
breve di "Un Respiro Dolce Dolce" ma,
naturalmente, mi ritrovo a smentirmi. Eh sì, abbiamo raggiunto quota 24! E
presto supereremo questa soglia che inizialmente credevo che non avremmo visto
neanche da lontano XD. Questo è dovuto al fatto che, senza mutare la trama
originale, mi sono venuti in mente degli sviluppi interni carini! Come
tra l'altro il parto (mi pare fosse di Yuyutiamo
l'idea …) XD
2. Per il cap precedente, mi sono ampiamente documentata ( e spero di
non aver detto cavolate, nel caso, perdono!) leggendo il cap
del libro di Biologia, chiedendo a più o meno tutte le donne con figli me
soprattutto … rullo di tamburi … ho guardato tanti di quei video su youtube … i titoli erano di solito: My
daughter's birth, my son's birth, How to deliver a baby, Giving birth, Kate givin' birth to our child
… e simili. In questi video si vedeva proprio tutto. In certi momenti ho
davvero analizzato i vantaggi dell'adozione XD Se pensate che questi video,
certamente toccanti, sono vietati ai minori di 18 mentre il sesso (e io non
sono una moralista) viene servito in tutte le sue colorite forme a tutti gli
orari … che poi, il sesso è una cosa tra le più naturali (così come il parto
che ne è diretta conseguenza ma non viceversa) ma è il modo in cui viene
proposto! Sembra che il mondo sia abitato da ninfomani e assetati di sesso … Comunque, tutto questo
per dirvi che per scrivere il cap precedente mi sono
addentrata nei meandri della rete (con largo anticipo, fortunatamente, dato che
poi i PC mi hanno dichiarato guerra …)
3. La storia
del dito premuto sul ventre … lo hanno fatto a mia madre e quando lei ha
chiesto a cosa servisse, dopo aver smesso di urlare, il tizio se ne era già
andato. Indi, non lo so … sorry … vivremo tutte nel
mistero XD c'è un'ostetrica in zona? La frase di Reneé
in realtà viene tirata fuori da mia madre ogni volta
che ho un incidente (leggi: capita estremamente spesso … come forse avrete
notato XD)
Bene, direi che
ho parlato anche troppo … quindi, buona lettura (con la speranza di non avervi
annoiate a morte!!!) Baci di fine (Noooooo) agosto!
Quando tornerò a casa, posterò con più frequenza!!!! Ciao e grazie
infinite a tutte,
Cassandra
Bella’s
POV
Dormivo.
Dormivo e, per una
volta, ero tranquilla e serena.
Era come se
fossi caduta in un torpore meraviglioso. Il dolore stava scivolando lentamente
lontano da me.
Anche quella
tranquillità però ebbe presto fine.
Sentivo delle
mani gelate toccarmi. Sentivo dell'acqua tiepida sul mio corpo.
Qualcuno mi
stava passando una spugna bagnata sulla pelle.
Mi stavo
svegliando ma ci misi qualche secondo per ricordarmi perché le mie mani,
scendendo dal petto, non incontrarono la montagna a cui ero abituata. Piatto.
Il mio ventre era piatto.
Mi obbligai ad
aprire gli occhi e la prima cosa che vidi fu Alice. Le tende erano state tirate
e nella stanza era buio.
< Alice? >
< Ciao. Come
ti senti? >
I ricordi
ritornarono lentamente. Rividi la bambina tra le braccia di Esme, la rividi
appoggiata al mio petto.
< Dov'è
Elizabeth? > chiesi emozionata dalle mie stesse parole.
< L'esserino è di là. Sta dormendo. >
< Ed Edward?
> Le chiesi notando la sua assenza. Anzi, effettivamente, nella stanza c'era
solo Alice.
Lei mi guardò
con un'espressione strana e poi, sorridendo, mi disse: < sono tutti di là.
>
A quelle parole,
cercai di alzarmi ma mi resi presto conto che non era una buona idea.
< Quanto è
passato? > chiesi spaesata.
< Circa
mezz'ora. Edward sta arrivando. > mi disse osservando la porta che, dopo un
istante, si aprì.
< Bella, ho
sentito che ti eri svegliata. Come stai amore? >
< Bene … e la
bambina? >
< Carlisle si
sta occupando di lei. > mi rispose rassicurante, solo che io, quando
elaborai la sua frase, mi sentii morire.
< C'è qualche
problema? > la mia voce tremò.
Edward si chinò
a baciarmi la guancia e, stringendomi in un abbraccio leggero, mi sussurrò
all'orecchio:
< No. È solo
che è leggermente sottopeso. È piccina. La stiamo tenendo in una culla calda.
Carlisle l'aveva comprata, sai, per ogni evenienza … >
< Ma è in
incubatrice? > chiesi agitata.
< No … è solo
una culla normale, ma riscaldata. Per il peso, è convinto che in qualche
settimana arriverà a raggiungere quello giusto. >
Annuii e mi
strinsi al suo petto.
< Piccina?
> chiesi in un sospiro.
< Sì,
piccina. > il suo fu un sussurro.
< E pensare
che a me sembrava così grande, dentro la mia pancia. >
Rise
sommessamente e mi aiutò a mettermi seduta.
< Hai fame?
> domandò lui ed io scossi la testa.
< Posso
vederla? >
< Certo …
> e dopo avermi avvolta nella coperta, mi prese in braccio.
La bambina era
nella sala del piano, insieme a una bilancia per neonati (sembrava quella del
supermercato … ) e tutte le cose di Carlisle sparpagliate sul tavolo.
Edward mi fece
sedere sul divano, affianco alla culla dentro cui dormiva la mia bambina appena
nata.
Mi sporsi per
vederla, appoggiata al bordo di ferro e vetro.
Ed era lì,
piccola e grinzosa, seminascosta sotto una copertina ricamata da Esme, infilata
in un vestitino un po' più grande del necessario.
Ora che la mia
mente era abbastanza lucida, mi resi conto che era davvero piccolina.
Dormiva.
< Puoi
toccarla, non credo morda … > mi fece Edward ironico.
Guardai Carlisle
che annuii e allungai la mano per accarezzare la fronte della bambina.
Al mio tocco,
tirò la testa lentamente all'indietro e spalancò la bocca, senza emettere alcun
suono.
Ritrassi la
mano, preoccupata di averla disturbata. Edward però cominciò ad accarezzarle la
schiena sotto la coperta.
Rimasi
appoggiata al bordo della culla ad osservarla a lungo.
Non mi sembrava
vero.
Quell'esserino che, per tutto quel tempo, era cresciuto dentro di
me … Che mi teneva sveglia con i suoi calcetti …
La bambina che
mi aveva dato la forza di fuggire dalla mia prigione …
Per quella
piccola vita, ero stata pronta a rinunciare alla mia.
L'accarezzai di
nuovo e le sussurrai: < Elizabeth? Elizabeth, piccolina … > e lei si girò
aderendo di più alla mia mano, come se ne ricercasse il calore umano. Non
riuscivo a smettere di fissarla, e non so per quanto rimasi lì, immobile,
intenta ad osservare ogni suo singolo respiro.
Quando Esme mi
porse dell'acqua, non la rifiutai.
Con ogni
probabilità, mi addormentai sul divano, perché, quando Edward mi svegliò, ero
sdraiata a letto.
< Bella …
Bella? >
< Mh … >
< Bella,
Amore, risvegliati. >
Aprii gli occhi
e mi ritrovai Edward seduto al mio fianco, con la bambina in braccio.
Era sveglia, ma
i suoi occhi erano appena socchiusi. Mi portai a sedere poggiando sui gomiti.
Allungai le
braccia e lui me la porse, appoggiandola contro il mio petto.
Elizabeth
muoveva la testa, sapevo in cerca di cosa …
Edward mi
slacciò la parte superiore della vestaglia e poi mi mise un braccio intorno
alle spalle.
Sistemai la
bambina sul mio seno, come se fosse la cosa più normale del mondo, e la
osservai mentre restava aggrappata al mio corpo, intenta a nutrirsi. Teneva le
manine, minuscole, sul mio petto.
Ora che potevo
vederla meglio, notai quanto fosse pallida … Era calda, ma non come mi sarei
aspettata e la sua pelle liscissima pareva più resistente della mia.
Guardai Edward
negli occhi e lui sostenne il mio sguardo. Accarezzandole la testa, mi disse:
< La
trasformazione ha mutato il mio DNA … alcune caratteristiche fisiche glie le ho
trasmesse.
Ma non credo che
ci saranno problemi. È sana … e questo è l'unico mio interesse. >
Rimasi ad
osservare Elizabeth a lungo, finché non sentii la presa della sua bocca sul mio
capezzolo allentarsi. L'allontanai e me la sistemai meglio tra le braccia,
muovendole lentamente, per cullarla.
Lei emise dei
piccoli vagiti e dopo un po' sbadigliò, stropicciando i pugnetti.
< Si è
addormentata. > mi bisbigliò Edward baciandomi la pelle dietro all'orecchio.
< Posso tenerla
ancora un po'? >
< Certo. Ci
mancherebbe altro. >
Appoggiata
completamente a lui, lasciando che mi riallacciasse il complicato intreccio di
nastri della mia vestaglia, gli chiesi:
< Gli altri
l'hanno vista? >
< Sì.
L'adorano tutti. Volevano venirti a fare gli auguri e i complimenti, ma
preferiscono aspettare che tu ti sia riposata. >
< Emmett si è ripreso? > chiesi dopo aver appoggiato le
labbra sulla fronte liscia e perfetta di … mia figlia.
< Sì … direi
di sì. > disse ridendo e poi aggiunse: < Solo, è contrariato dal fatto
che la bimba abbia dormito tutto il tempo. Anche se, effettivamente, adesso
sarebbe comunque troppo piccola per poter giocare con lui. Povero Em, Voleva fare il cretino ... >
< Beh, credo
che sia normale, per lui. Non penso lo volesse fare … a volte credo proprio che
lo sia. >
< Sì,
sottoscrivo. >
< Lo hai
perdonato? >
< No. >
< Dai,
poverino, voleva solo che ti svagassi, senza limitarti a nutrirti. >
< Guarda che
non mi disturbavi quando mi chiamavi in lacrime perché ti eri appena svegliata,
dopo aver avuto un incubo … Mi faceva piacere poterti esserti d'aiuto. E io,
che stupido, pensavo che finalmente ieri notte avessi fatto un bel sogno, che
non ti fossi svegliata nel cuore della notte … Mai fui più lontano dalla
verità. Se avessi saputo che avresti partorito … se Alice avesse visto … Non mi
sarei allontanato dal tuo letto neanche di un millimetro. >
Appoggiandomi al
suo petto, voltai il capo per poterlo baciare, lui chinò il capo per venirmi
incontro e appoggiò le sue labbra sulle mie. Entrambi tenevamo gli occhi
chiusi. Mi girai per poter appoggiare il mio petto contro il suo corpo gelido.
Le sue mani,
appoggiate una sulla mia spalla e l'altra alla base della mia schiena, mi
strinsero a lui.
La bambina era
tra noi, come quando ero incinta.
Il nostro bacio
… ehm, appassionato, fu interrotto da una serie di flash accecanti nonostante i
miei occhi chiusi.
La mano di
Edward arrivò alla mia testa e, contro la mia volontà, mi costrinse ad
allontanarmi da lui.
< Alice …
> bisbigliò a denti stretti prima di passare a baciare il mio collo.
< Bella,
girati verso di me e fa vedere bene la bambina. >
Ed Edward, con
un movimento dolce mi aiutò a voltarmi e cinse sia me che Elizabeth con le sue
braccia gelide e protettive. Io, dal canto mio, tenevo la bimba stretta al
petto. Aveva un profumo buonissimo, come suo padre, e forse, era persino
più bella di lui …
Alice continuò a
scattare foto per un po'. Me ne fece una splendida in cui io prendevo Elizabeth
e le baciavo la guancia. Entrambe tenevamo gli occhi chiusi e il suo vagito mi
era arrivato alle orecchie come una canzone. Edward mi teneva per la vita …
Quando
finalmente Alice fu soddisfatta, mi abbandonai al petto di Edward ed appoggiai
il capo sulla sua spalla. Lui accarezzava sia me che la piccola.
< Charlie e Reneè impazziranno quando vedranno queste foto. > disse
tutta entusiasta.
A quelle parole,
aprii gli occhi e con stupore mi accorsi che erano colmi di pianto.
Charlie e Reneè … Loro non avrebbero mai visto la mia piccola
Elizabeth. Io stessa, non li avrei più rivisti …
E tutto il
dolore, la tristezza, l'ansia che, fino a quel momento, ero riuscita a tenere
lontano da me,
parvero
esplodere all'istante.
Mi sentii persa,
sola … nonostante Elizabeth fosse al sicuro tra le mie braccia, ebbi paura di
perderla, di averla persa.
Ero
letteralmente terrorizzata.
Il mio pianto,
da silenzioso divenne un susseguirsi di singhiozzi e singulti.
Sebbene lo
volessi, sebbene ci provassi, non riuscivo a fermarmi. Mi pareva mi mancasse
l'aria.
Quando mia
figlia, svegliata dai miei singhiozzi, cominciò vagire disperata, la strinsi al
mio petto, facendola aderire alla mia pelle. Volevo sentire il suo cuore,
volevo sentirla come quando era parte di me.
Alice poggiò la
macchinetta sulla scrivania e poi si avvicinò a me.
Mi accarezzò la
faccia mentre Edward continuava a stringermi e a cullarmi.
Quando però la
mia migliore amica cercò di levarmi la mia bambina dalle braccia, cominciai a
gridare, con tutto il fiato che avevo in corpo.
Cercai di tenere
stretta Elizabeth e mi riparai tra le braccia di mio marito.
Le grida della
bambina coprirono le mie parole:
< Lasciala.
Lasciala. Non la toccare. >
Continuai a
cullare la piccola finché non si calmò, ma i lacrimoni scendevano ancora
copiosi sulle mie guance.
Alla fine,
sfiancata dal pianto, lasciai che Edward la prendesse tra le sue braccia mentre
io, in silenzio mi accoccolai al suo petto. Con un gesto fulmineo, mi coprì con
una leggera trapunta e mi strinse a sé. Reggeva Elizabeth con un braccio solo e
lei, in silenzio, pareva addormentata.
Quando anche il
mio respiro si fu calmato, così come il battito del mio cuore, Edward mi
domandò:
< Tutto bene?
>
Annuii, troppo
stanca per parlare.
Lui mi baciò la
fronte e poi, dopo avermi restituito la piccolina, bisbigliò qualcosa ad Alice
che nel frattempo si era seduta ai piedi del letto.
< Bella? >
mi chiese cauta. Io la fissai e lei, lentamente, continuò:
< Posso
prenderla? Per portarla nella sua culla? >
Non risposi. Non
volevo separarmi da lei. Se era lontana, mi pareva mi mancasse l'aria per
respirare.
< Eh Bella? O
preferisci che portiamo di qua la culla? Pensavamo di metterla direttamente
nella camera che vi abbiamo preparato al piano di sopra … ma se vuoi, non c'è
problema.>
Mi voltai,
guardai Edward negli occhi e, con voce stranamente roca, dissi:
< Sì, per
favore … falla stare qui. > Alice annuì e dopo poco minuti ritornò nella
stanza con quella specie di scatola enorme. La collegarono alla corrente e poi
Carlisle, con una cura infinita, mi prese la bambina dalle braccia e la mise
sotto le sue copertine.
Dopo, mi
controllò e mi sorrise dicendo: < Beh, siete a posto tutte e due. È proprio
una bella bimba. >
Io lo guardai:
< Ma è così piccola … >
Quando mi
accarezzò, capii che lo aveva fatto per rassicurarmi: < Non dovresti
preoccuparti di questo. Vedrai che fra qualche settimana sarà perfetta. In
fondo, devi tenere presente che la data del parto era prevista molto avanti. È
normale che abbia questo peso. >
Annuii e poi
domandai: < Posso fare una doccia? > Mi sentivo ancora il sudore addosso,
nonostante Alice avesse provveduto a lavarmi accuratamente quando ero troppo
stanca anche solo per muovere un dito.
< Se te la
senti … >
< Sì, ho
proprio voglia di acqua calda. > e mi sfiorai le guance ancora umide di
pianto. < Edward, mi accompagneresti … >
< Ma certo
> mi rispose lui senza neanche permettermi di terminare la frase.
Ci sorridemmo e
in un attimo mi ritrovai in bagno.
Mi abbracciò
stretta dicendomi: < Non preoccuparti, è normale sentirsi spossate, tristi.
Un parto non è una cosa da tutti i giorni … >
Mi fissò a
lungo, squadrandomi come per capire cosa potesse essere stata la causa della
mia crisi di poco prima. Passò lentamente le mani lungo il mio collo e le mie
braccia per poi andare ad accarezzarmi le labbra con la punta delle dita.
Dopo avermi
baciato la guancia seguendo la scia delle lacrime, mi sussurrò: < Niente
depressione post-partum, ok? Non sopporterei di
vederti depressa … e la bambina ha bisogno di te. Hai passato di peggio, ne
converrai anche tu. Se senti di dover sfogarti, non esitare a farlo. Io sarò
sempre pronto ad ascoltarti. Non tenerti le tue angosce dentro. Sono sicuro che
se me le riveli, troveremo una soluzione, d'accordo? >
Annuii e feci un
respiro profondo. < Va bene, basta che tu non mi abbandoni mai … >
< Non potrei
… > e poi le mani fredde e discrete di Edward mi liberarono dei miei pochi
indumenti e mi accompagnarono delicate nel vano della doccia. Lui si tolse solo
la camicia.
< Non entri?
>
Scosse la testa
e rise del mio sbuffo. Io, che mi sentivo leggermente malferma sulle gambe,
appoggiai le mani contro il muro tenendo le braccia tese.
Lasciai che
l'acqua, così come le mani di Edward, scorressero sul mio corpo levandomi via
il sudore e l'odore insopportabile del sangue. Pian piano percepii tutti i
muscoli del mio corpo rilassarsi e quando Edward spense il gettito dell'acqua,
mugugnai contrariata: < No, voglio restare qui. >
< Su, non
fare la bambina. > mi stava prendendo in giro … < Ora sei una madre … hai
delle responsabilità. Non vorrai far morire di fame nostra figlia, mi auguro.
>
< Mi voltai e
lo fissai perplessa: < Di nuovo? Ma ha appena mangiato … >
< Bella, sai
quanto tempo sei rimasta sotto la doccia? Quasi quaranta minuti. Poi, devo
calcolare il tempo che ci impiegherai ad asciugarti i capelli … dalla prima
poppata a quando sarai pronta, sarà passato il tempo necessario a far sì che
abbia fame di nuovo.
I neonati vanno
nutriti molto frequentemente. I primi giorni non fanno altro che mangiare e
dormire. E poi, pensavo che avresti gradito riposarti un po', prima di darle da
mangiare … >
E detto questo,
mi trasse a sé e, nonostante fossi nuda e bagnata, mi abbracciò a lungo. Quando
cominciai a tremare, mi allontanò quel tanto che bastava per potermi
avvolgere in un asciugamano enorme e poi mi cominciò ad asciugare i capelli con
il fon. Forse a causa del calore nella stanza, mi si asciugarono molto
velocemente. ( o forse persi semplicemente il conto del tempo intenta com'ero a
baciare e lasciarmi baciare ovunque l'asciugamano lo permettesse. Lui non mancò
di ripetermi quanto fosse buono l'odore della mia pelle umida … )
Quando ormai non
avevo più scuse per restare con solo l'asciugamano indosso, mi infilai una
lunga camicia da notte con i bottoni davanti e poi chiesi: < Edward, Alice
parlava di mettere la culla al piano di sopra … in che senso? >
< Al piano di
sopra, ci sono due camere vicine … una per noi e una per la bambina. Lei voleva
farti una sorpresa. La nostra stanza attuale, era una soluzione provvisoria per
evitarti le scale mentre avevi il pancione. Esme vuole farla diventare la
camera dei giochi. >
< Ma a me
questa stanza piaceva … >
< Lo so, ma
sta sicura che ti innamorerai di quella che ti hanno preparato Esme ed Alice. È
davvero molto graziosa, molto luminosa e decisamente più ampia. E poi, per i
primi tempi la culla starà nella nostra camera, ma poi la sposteremo in quella
adiacente. Vedrai, ti piacerà … >
Mi voltai per
osservare la sua espressione ma, prima che potessi rendermene conto, le sue
labbra cominciarono a muoversi avide sulle mie. Le sue mani mi afferrarono per
il bacino e mi appoggiarono sul mobiletto in cui tenevamo gli asciugamani. Il
modo in cui mi baciò era tormentato, voglioso.
Dovetti essere
io a separarmi per riprendere fiato. Prendendomi in braccio, senza smettere di
baciarmi il volto, mi portò nella nostra camera e mi appoggiò sul letto,
sdraiandosi al mio fianco. Edward passò non so quanto tempo ad accarezzarmi e
baciarmi i capelli, tendendomi stretta in un abbraccio gentile e dolce, finché
poi non mi sussurrò: < Credo che Elizabeth abbia fame … >
Aprii gli occhi
e, con ansia, gli chiesi: < Senti i suoi pensieri? >
Lui scosse la
tesa e poi aggiunse: < Percepisco il suono delle sue labbra … presumo abbia
fame. Tra poco comincerà anche a piangere, credo … ma la mia è un'ipotesi
basata sul fatto che ormai sono trascorse più di tre ore dal suo primo e
fin'ora unico pasto. Sfortunatamente, non riesco a sentirne i pensieri. Magari
è troppo presto per poterli ascoltare. Forse, con il tempo … > ma non mi
pareva troppo convinto. Evidentemente, non era il primo neonato con cui entrava
in contatto, e con gli altri probabilmente era stato diverso. Dentro di me, mi
sentii strana. Per un istante fui dispiaciuta. Gelosa ...
Non ero più l'unica mente celata
ad Edward.
Fu solo un attimo ...
Quando sentii che aveva cominciato a piangere, mi alzai subito in piedi. Sentivo il bisogno di andare da lei, di darle il mio calore.
In silenzio andai alla culla.
Elizabeth mi
attendeva, gli occhi e la bocca spalancati.
Appena la presi in braccio,smise di piangere e cercò il mio seno.
Per allattarla,
mi sedetti sulle ginocchia di Edward ...
Tenendo la bambina stretta a me, la osservai attentamente e mi resi pienamente conto di quanto fosse bella, perfetta. Proprio come Edward.
Teneva gli occhietti chiusi e ciucciava lentamente, al ritmo del mio cuore.I pugnetti serrati intorno alla mia maglietta, come per impedirmi di allontanarla da me.
Mi sentii stupida per aver provato gelosia verso quella piccola creatura, verso mia figlia.
Lei era parte di me. Lo sarebbe stata sempre.
E in quel
momento, mi sentii la persona più felice del mondo.
Se solo avessi saputo …