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Autore: Layla Cullen    03/07/2014    1 recensioni
Racconti dedicati interamente a diversi casi riasolti da Sherlock Holmes con l'aiuto di John Watson.
Dal primo capitolo:
"-Scottland Yard voi avete sempre avuto l'arma del delitto sotto il naso, solo che non l'avete vista perchè non aveva la forma di un coltello, o almeno non più quando arrivavate voi...- ridacciò Holmes"
Spero di riuscire a risvegliare nei cuori dei lettori le emozioni provate davanti alla genialità di Sherlock nella serie TV. Avverto però in anticipo che non scrivo molto spesso gialli e per questo mi serve un vostro aiuto con pareri e critiche in ogni capitolo u.u
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Lestrade, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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AUTRICE:
Ciao, eccomi con il secondo capitolo!! A parer mio il racconto di questo caso mi è riuscito meglio rispetto al primo.
Leggete e Recensite con critiche e insulti se vi sembra il caso (insulti spero di no u.u) vorrei sapere cosa ne pensate.
BUONA LETTURa

DROGA

A ogni caso che Sherlock Holmes risolveva un'ondata di intervistatori, fotografi e anche qualche fun si piazzavano sotto il portone del 221B di Baker Street; ma alla fine il risultato era sempre lo stesso, non riuscivano a cavare una parola dal detevtive se non critiche e pignole precisazioni che certamente non venivano pubblicate sui giornali. Mentre la sua fama si diffondeva anche le persone che chiedevano il suo aiuto arrivavano anche da fuori Londra.
Uno dei tanti casi che ha visto Sherlock molto lontano da casa sua è proprio questo:

Un sabato pomeriggio di settembre il cellulare di John Watson prese a squillare mentre l'uomo era fuori per una passeggiata nel quartiere e aveva dimenticato il cellulare a casa.
-Pronto?- rispose Holmes
-Salve, sono Alice Campbell, volevo parlare al signor... emh... Sherlock Holmes, so che questo non è il suo numero, ma mi hanno detto che lei era un suo amico...- spiegò rapida una voce femminile.
-Sì questo non è il mio cellulare, ma quello del mio assistente, in ogni caso mi dica sono io Sherlock Holmes- riapose il detective sicuro che si trattase di uno dei soliti casi noiosi e voleva poter chiudere la conversazione il prima possibile.
-Ah, ok. Volevo chiederle di seguire il mio caso: mio fratello Alan è stato trovato assassinato nella nuova casa che avave affittato da poco, mi hanno detto che era già successo un episodio uguale in quella casa una ventina di anni fa e che il killer potrebbe essere lo stesso...
In paese girano delle voci di fantasmi, ma non crede a certe cose. Io ho il dubbio però che non sia andata così, credo che alla polizia sfugga qualcosa di grosso- terminò la signorina Campbell.
Non si trattava del solito, monotono, noioso caso...
-Caso accettato, mi dica dove...- 
-Findhorn in Scozia- rispose lei
Riagganciata la conversazione Holmes si diresse in camera per preparare le valige, intanto il dottor Watson sarebbe tornato a momenti e gli avrebbe proposto il caso...
-John Watson fai le valige che si va a Findhorn in Scozia!- esclamò euforico il detective e il dottore rimase un po' disorientato
-In Scozia? E perchè?- chiese
-Ti hanno chiamato per propormi un caso e io ho accettato- spiegò il sociopatico
-Non ho ricevuto nessuna chiamata o messaggio...-
-Sì che hai ricevuto una chiamata, ma il cellulare era qui a casa e mi sono preso la libertà di rispondere- ridacchiò Holmes
 

                                                                                             ************
 

Arrivati a Findhorn i coinquilini ricontattarono Alice Campbell per farsi indicare la strada per un'hotel dove prenotare una stanza e posare le valige.
Il paeseino era un piccolo villaggio, con le vie strette e piccole, molto tranquillo, case di pietra: un classico panorama scozzese.
Mentre Sherlock, Watson e Alice percorrevano la strada verso l'albergo, la ragazza spieghò nuovamente la storia di suo fratello in modo che anche il dottore la conoscesse.
Posati i bagagli in camera Alice portò i colleghi fino alla casa dove era morto il fratello.
-Alice quando è morto suo fratello?- chiese Watson
-L'ho ritrovato ieri mattina io in casa sul divano davanti al camino- rispose la giovane rabbuiandosi
-Ottima notizia, quindi il corpo è ancora nell'obitorio... Poi voglio vedere il cadavere- precisò Holmes
-Sì certo, credo che la polizia non abbia nulla da ridire a proposito. Sa le voci girano e tutti sanno che lei è un grande detective- sorrise Alice invitandoli a entrare nella villetta.
Era una casa ordinata, arredata in modo moderno e sobrio, il salotto era un luogo confortevole con due poltrone e un divano, un caminetto davanti al divano, un tavolino basso, una televisione a schermo piatto e una libreria.
Il corpo ovviamente era stato portato via e in casa erano presenti alcuni poliziotti e il proprietario che aveva affittato la villetta al signor Campbell.
-Emh questi sono Sherlock Holmes e John Watson li ho chiamati io per aiutare a indagare- li presentò
-Molto piacere, io dirigo le indagini, per qualsiasi dubbio chieda a me- sorrise una donna in divisa porgendo la mano sinistra a Sherlock
-Lei è sposata, ma il suo matrimonio sta andando a rotoli, perciò ha trovato un'amante, lo si può dedurre dai suoi gioielliche indossa: la fede è sporca mentre gli altri sono puliti, dal rossore che hanno preso le guance del poliziotto che é dietro a lei posso immaginare che il "misterioso" amante sia il suo collega. La frustarazione per avere sbagliato uomo da sposare l'ha spinta a cercare non solo un amante ma più di uno, lo si vede dal valore dei gioielli che indossa, lo stipendio dell'amante qui presente non basterebbe a comprane la metà nel giro di 5 anni, quindi ha anche amanti molto ricchi. Piacere Holmes- e strinse la mano della donna. 
"Quanto adoro smontare con due duzioni esatte le persone che si presentano altezzose, sono Sherlock Sadico Holmes!" pensò il detective.
-Ahah sì e qui c'è il dottore Gray...- rise a disagio Alice
-Piacere...- rispose Watson
-Bene io e Watson lavoriamo sempre senza gente tra i piedi, quindi ivito tutti i presenti ad uscire dalla stanza- ordinò il detective
Quando tutti furono usciti i colleghi si misero al lavoro analizzando il luogo del delitto.
-Sul tavolino c'è una matita Sherlock, sembra che sia stata usata per scrivere qualcosa...- notò Watson
-Mh...- e il sociopatico tirò fuori la lente d'ingrandimento e iniziò a studiare il tappeto su cui era poggiato il tavolino basso -Sì qua ci sono residui di graffite, il foglitto l'avrà preso la polizia come prova da analizzare...- concluse Holmes
-John cosa noti di strano nella stanza?- chiese studiando il panorama fuori dalla finestra
-Emh...- pensò Wtason
-No, ti prego non dire nulla di stupido John. La finestra! Questa è una finestra vecchia di legno, mentre quelle nel resto della casa sono nuove in PVC... Volglio sentire i rapporti del primo delitto- sentenziò Sherlock.
Usciti dal salotto chiesero alla poliziotta i rapporti dell'omicidi.
-Allora... nel 1992 la casa venne affittata da James Stevens che ad agosto dello stesso anno venne trovato assassinato, nel fascicolo dice: la vittima è stata ritrovata seduta sul divano davanti al camino con il foro di una pallottola nella tempia destra, dopo le indagini non è stato trovato il colpevole, ma l'assassino si è arrampicato su dalla finestra alla destra della vittima, l'ha forzata per poi sparare all'uomo- lesse la poliziotta
-Molto bene, ora posso vedere il copro di Alan Campbell?- chiese il detective ancora studiando mentalmente le varie informazioni -Ah! Dov'è il fogletto?- domandò poi
-Certo... emh quale fogletto?- chiese perplessa la donna
-Quello che era stato scritto da Campbell sul tavolo prima di morire...- rispose Watson
-Non c'era alcun foglietto- spiegò l'agente
-Io sono entrata per prima nella casa, ma non ho trovato nulla sul tavolo- si difese Alice
-Mh... ci sono altre informazioni che avete raccolto?- chiese ancora Watson
-C'è il video fatto dalle telecamere di sicurezza... Prendo il conputer e le faccio vedere...- si propose un agente
Il video mostrava un uomo vestito di nero che durante la notte saliva verso la finestra e apertala sparava ancora aggrappato al davanzale esterno e poi si calava nuovamente giù e fuggiva.
 

                                                                                   ************
 

Il giorno seguente nell'obitorio il corpo dell'uomo venne mostrato a Sherlock che, tirata fuori la lente d'ingrandimento, si mise ad analizzare ogni particolare.
Mano destra: reridui di graffite (quindi l'uomo aveva scritto qualcosa prima di morire)
Tempia sinistra: foro di una pallottola.
Finito di analizzare il corpo Sherlock uscì dall'edificio.
-Alan Campbell ha scritto qualcosa con la matita con la mano destra, ma dov'è finitoil foglio?!- sibilò frustrato Sherlock non riuscendo a capire i fatti avvenuti.
-Scusi? Mano destra?- domandò perplessa e disorientata Alice
-Sì... perchè?- chiese speranzoso Sherlock
-Alan era mancino...- fece la ragazza.
Sherlock chiuse gli occhi e entrò nel suo Palazzo Mentale.

C'è lui al posto di Alan Campbell sul divano, ha un foglio davanti e una matita, è mancino, ma si sforza di scrivere con la destra, cosa è successo alla mano sinistra?
Nel mentre un uomo si arrampica su dalla finestra alla sua destra, sforza la finestra perchè è vecchia...
Perchè è vecchia? Le hanno cambiate tutte tranne quella, ma perchè?!
L'uomo ancora aggrappato al davanzale esterno spara verso la tempia, deve avere una buona mira... non è semplice sparare dritti alla tempia stando fuori appesi a una finestra...
Ma perchè lui non si accorge che c'è un uomo.sul davanzale? si vede molto bene l'uomo, ma lui non fa nulla...
L'assassino spara, alla sua destra e gli fora la tempia sinistra...
Aspetta...
Finestra:DESTRA
Tempia: SINISTRA
                                                             IMPOSSIBILE!!!!

Ok non é andata così...
Riproviamo!
Lui nel salotto, pistola nella SUA mano sinistra puntata alla tempia, scrive un biglietto con la mano destra perché non ha tempo...
L'uomo sale, forza la finstra vecchia (lasciata vecchia apposta), non ha una pistola è lì solo per inscenare l'assassino, ma perchè?
Premo il grilletto, muoio, l'uomo torna giù e fugge via.
Io sono morto la pistola mi cade di mano, ma sul pavimento non c'è la pistola e neanche i segni della caduta dell'arma da fuoco...
Entra qualcuno per portarla via, ma chi?
L'uomo X prende la pistola e il foglietto.
Chi è l'X? Alice? Non mi avrebbe chiamato per il caso...
Il finto assassino? Può essere, allora deve essere qualcuno che ha le chiavi di casa...
Il dottor Gray? E perché avrebbe dovuto aiutarmi nel mio suicidio?

-Niente!- urlò Sherlock Holmes uscendo dal suo Palazzo Mentale.
La frustrazione per non riuscire a rislovere un caso era una sensazione insopportabile per Sherlock Holmes.
-Domani voglio rivedere la casa...- disse lui
 

                                                                                        ************
 

Davanti alla villetta Sherlock e Watson si fermarono ad osservare.
Sherlock aveva raccontato le sue deduzioni del suicidio a John.
-Guarda la telecamera di sorveglianza... Una è piazzata 24h su 24 verso la vecchia finestra.

Il sistema di videosorveglianza e le finestre i PVC sono state ovviamente montate dal dottor Gray, e perchè ha fatto questi piccoli accorgimenti? Finestra vecchia e telecamera puntata?- ridacchiò maramente Holmes - Quel'uomo c'entra in entrambi i suicidi, ma non capisco dove e come collocarlo all'interno del delitto e non trovo neanche le prove per incolparlo di tutto ciò!- sibilò frustrato il sociopatico.
-Entriamo in casa?- chiese Watson
Mentre si avviavano Watson cercò di cambiare discorso e mettere il tutto sul ridere.
-Certo che qui é molto isolato, potresti anche montare una testa nucleare in cantina che nessuno si accorge di nulla e con le voci in paese del presunto fantasma, qui non si avvicina più nessuno ahah- ridacchiò John e Sherlock piantò i talloni nel pavimento dell'ingresso per fermarsi.
-Sì... la cantina, è l'unico posto che non abbiamo visitato...- sorrise Holmes
-Non serve...- sibilò una voce nel salotto
-Dottor Gray, che piacere!- finse sorpresa Sherlock
-Allora Sher, hai rispolto il mio caso, oppure vuoi che te lo spieghi io?- rise il dottore
-No, l'ho compreso... ho solo due domande per lei dottore...- fece il detective
-Dimmi ragazzo...- rispose Gray
-Come convincevi le persone a suicidarsi?- domandò
-Quando affitavano la casa li informavo che non potevano andare nella cantina che io avevo un laboratorio, lì sotto ho inventato per sbaglio una droga, una sostanza che ti sponge al suicidio. Bastava mettere la pistola sul divano che quei pesci lessi si sedevano e si sparavo un colpo in testa. Io fingevo di essere l'assassino e passava per omicidio- sorrise semplicemente il dottore
-E come somministravi la droga? Perchè ucciderli? La pistola dovè finita? Il biglietto?- chiese d'un fiato Sherlock
-Li invitavo con due parole a prendere un bicchiere d'acqua e dentro c'era disciolta la droga del suicidio. Li uccidevo così la gente stava lontana dalla mia casa... senza volerlo John Watson ha dedotto ciò che Sherlock Holmes cercava da giorni di capire ahah. La pistole è nel camino, vai a vedere e capirai Sher. Il biglietto è stato un incidente... c'era scritto "Droga Gray" non potevo lasciarlo lì dai!- rise l'assassino.
-E perchè ci stai rivelando tutto?- chiede John visibilmente preoccupato, quando un assassino rivelava tutto e non ha un poliziotto in caserma poi chi conosceva il suo segreto faceva sempre una brutta fine...
-Ahah John sei più sveglio di Sher! Mi sono già assicurato che voi usciate di qui prima con la testa e dentro a dei sacchi neri ahahah- rise malefico Gray.
-E come?- chiese subito Sherlock con tono di sfida andando verso il salotto -Non ti dispiace se intanto cerco la pistola come mi hai detto...-
-Certo certo, intanto è scarica, aveva solo un colpo e l'ha usato Alan Campbell...- ancora una risata sadica
"Psicopatico" pensò John seguendo il coinquilino nel salotto.
-Mentre tu cerchi la pistola, io mi prendo la libertà di darti informazioni base sulla mia droga:
Per iniziare è nata alcuni anni fa... direi nel 1990, era un'errore uscito da un mio esperimento finito male. Però ho voluto tentare di somministrarla a un topo da laboratorio... il risultato? Suicidio nel giro di 1minuto, era estremamente concentrata e potente... e mi venne un piano: se l'avessi diluita avrei potuto creare ciò che mi serviva per tenere le persone lontane da qui e avrei avuto il tempo per crearmi un alibi in 1h. Così la usai per la prima volta nel 1992 con James Stevens e poi ora con Alan Campbell. Con uno studio più approfondito ho visto che questa droga era un qualcosa di complesso, quindi ho tentato negli ultimi mesi di semlificarla. É stato piuttosto semplice e ho creato la "droga dell'omicidio"- concluse il dottore
-Oh mio dio, Sherlock siamo messi bene!- si lamentò John
-Ma certo! La pistola era legata a uno spago che, passando per un chiodo, aveva un pesso all'altra estremità del filo. La vittima sparava e morendo mollava la pistola il peso tirava la pistola all'interno del camino. Un suicidio senza il ritrovamento dell'arma è un omicidio... e in un omicidio con pistola chi cerca il veleno o la droga?! È geniale!- esclamò Holmes
-Esattamente- convenne il dottore -E ora sarete voi le mie prime cavie umane della "droga dell'omicidio" e vi ucciderete a vivenda...- rise il dottore
-E come ce l'hai somministrata?- chiese interessato Sherlock mentre Gray tirava fuori due coltelli e li posava a terra uno difronte a John e uno a Sherlock.
-Sapete il tè di questa mattina... lo zucchero non era esattamente zucchero... ho corrotto l'uomo in cucina- ridacchiò l'uomo -Scusatemi... e buon divertimento ahahahah- e il dottore scese nel laboratorio.
I due coinquilini si guardarono...
-Chiama subito la polizia e scappa da me John...- disse Sherlock che aveva già (involontariamente) preso il voltello in mano.
-Sì sì, dimmi se non è una buona cosa prendere il tè senza zucchero- rise John iniziando a fuggire per la casa mentre i coinquilino lo rincorreva.
Dopo una chiamata a Alice Campbell che contattò la polizia, gli agenti furono sul posto, fermarono Sherlock che poi smaltì nel giro di qualche ora gli effetti della droga, arrestarono dottor Gray e Sherlock spiegò la risoluzione del caso.

Tornati a Londra i due colleghi si svegliarono dopo una bella dormita, e nel salotto si misero a riparlare del caso fin che non entrò la signora Hudson portando il té della colazione.
-Ecco signor Watson il suo tè senza  
zucchero... e per Sherlock due cucchiai giusto?- chiese la donna sorridente
-No no andesso anch'io senza zucchero...- disse Holmes
-Watson l'ha influenzata?- rise la signora
-Emh sì più o meno- risero lui e John complici.

  
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