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Autore: Wild imagination    03/07/2014    5 recensioni
Prendete un liceo qualsiasi a Lima, Ohio. Magari il McKinley.
Adesso trasformatelo in un istituto per ragazzi con... capacità particolari.
Considerate una scuola privata gemellata (perchè no, magari la Dalton) i cui studenti sono cordialmente invitati a trascorrere un anno insieme al nostro Glee Club, che è un po' diverso dal solito.
Aggiungete delle sfide per rendere il tutto più emozionante, una convivenza forzata, e un Kurt che proprio non sopporta Blaine, ricambiato.
Un anno scolastico non vi sarà mai sembrato così interessante.
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Tournament


Il rumore di un corpo che si schianta sul metallo.
Un dolore lancinante alla spalla sinistra.
Una sostanza viscida, appiccicosa, che gli cola sul viso e lungo il collo. C'è anche qualcosa di freddo, ma il freddo va bene. Il freddo non gli fa male.
E poi delle parole. Ma non sono parole. Sono coltellate. Ogni offesa ferisce sempre di più, arriva sempre più in profondità...


Kurt si svegliò di soprassalto, con la fronte imperlata di sudore e il cuore che gli sbatteva selvaggiamente contro le costole. Un bip insistente gli stava perforando le orecchie. Si sollevò a sedere, e il lenzuolo gli scivolò lungo il busto mentre tentava di raggiungere la sveglia sul comodino. Quando il suono si interruppe, sospirò, passandosi una mano sul volto stanco e tirato.
I ricordi avrebbero  mai smesso di tormentarlo?
La risposta ce l'aveva sulla punta della lingua.
La risposta era nel suo sarcasmo, nella sua freddezza. Ormai non riusciva a fidarsi quasi di nessuno; l'unica persona con cui si fosse mai sentito completamente al sicuro era suo padre. Il ragazzo sorrise con dolcezza pensando a lui. Non l'aveva mai giudicato, nè quando gli aveva confidato di essere gay, nè quando aveva scoperto della sua diversità. Era stata l'unica persona, da quando sua madre era morta, a comprenderlo davvero. 
L'aveva semplicemente abbracciato, cogliendo il terrore nei suoi occhi, e gli aveva sussurrato che sarebbe andato tutto bene, e che l'avrebbe amato e protetto nonostante tutto. 
Fortunatamente, qualche settimana dopo la scoperta delle sue capacità, si era presentato a casa sua Mr. Schuester, che l'aveva calorosamente invitato a frequentare il Mckinley. Non che Kurt avesse altra scelta, dopo quello che era successo nel parcheggio... 
Aveva impiegato quasi un anno intero per raggiungere una sorta di familiarità con i ragazzi del GC, per imparare a farsi aiutare e diventare parte della squadra. Aveva dovuto permettere a tutti loro di scheggiare quella parete di indifferenza che lui stesso si era convinto di dover mantenere per sopravvivere; erano diventati buoni amici, alla fine. 
Tuttavia rimane difficile non sospettare costantemente che gli altri vogliano ferirti. 
Appena arrivato al Mckinley aveva deciso di cambiare completamente approccio con gli altri: si sarebbe dimostrato freddo, intoccabile. 
Se non hai debolezze non puoi essere preso di mira.
Certo, quando voleva era capace di scherzare e apparire gioviale anche in compagnia di sconosciuti, ma manteneva sempre una sorta di distacco, evitando di esporsi troppo. Le sue espressioni facciali in presenza di estranei erano studiate, il suo tono controllato; era capace sia di celare i pensieri che di esprimerli a bella posta. Non dava a nessuno la possibilità di ferirlo; non aveva intenzione di replicare ciò che era successo nel suo ultimo liceo.
Il suo potere aveva contribuito in modo determinante a "proteggerlo" dagli altri. Sembrava che gli  studenti, in un modo puramente inconscio, tendessero a mantenere le distanze; semplicemente perchè come lui ce n'erano davvero pochi. Di certo al Mckinley era l'unico. 
L'unico a poter manipolare un elemento. 
Non si sapeva bene perchè, ma al contrario della telecinesi, della superforza o dell'invisibilità, la manipolazione di un elemento non era un potere affatto diffuso, per cui nessuno si preoccupava di prepararsi ad affrontare un avversario con tale capacità. 
In realtà il ragazzo aveva sagacemente fatto notare che il suo non poteva essere definito propriamente come "elemento", ma non erano riusciti a trovare una definizione migliore. 
Lui poteva controllare il ghiaccio. 
Kurt ridacchiò amaramente: ciò che l'aveva tormentato per tanti anni sotto forma di granita era anche stato la sua salvezza. Freddo e distante, ma al contempo fragile e cristallino, proprio come lui. Quante persone, osservando estasiate i suoi occhi, li avevano definiti 'azzurro-ghiaccio'? Il suo potere era davvero parte di lui. 
Si sporse per controllare la sveglia sul comodino, sul cui display lampeggiava il numero 7.00. 
Scostò le lenzuola e si alzò dal letto, mentre la luce proveniente dalla finestra accanto a lui illuminava timidamente la stanza. Il giovane si fermò un attimo ad osservare il letto vuoto e intonso accanto al proprio. Aveva sempre apprezzato la solitudine, ma ultimamente si era spesso ritrovato a chiedersi come dovesse essere condividere una camera con qualcuno. 
Scacciò via quei pensieri, dirigendosi in bagno, pronto per una doccia fredda. 

Alle nove in punto si ritrovò in palestra, all'uscita dello spogliatoio. Aveva appena finito di cambiarsi, indossando la tuta in dotazione. Fece una smorfia infastidita, appoggiandosi al muro con le braccia incrociate. Detestava quella specie di cosa bianca e rossa che stringeva irrimediabilmente in troppi punti in cui non avrebbe dovuto stringere; ma, dato che non sapeva a cosa stesse andando incontro, si era ritrovato costretto ad adattarsi. Dopo anni passati in quella scuola non era ancora riuscito a capire che senso avesse costringere degli studenti ad avere la stessa tuta per le ore di ginnastica quando per il resto della giornata potevano vestirsi come preferivano. 
Senso di appartenenza un cavolo, sbuffò.
A colazione era riuscito a buttare giù solo un bicchiere d'aranciata, sotto lo sguardo severo di Rachel; dopo gli incubi si sentiva sempre come se qualcuno stesse facendo a pugni col suo stomaco, non poteva farci nulla.
La palestra era occupata, al momento, da un centinaio di studenti, e non solo del Mckinley; ma dei professori neanche l'ombra. Erano tutti divisi in gruppetti che chiacchieravano allegramente del più e del meno; qualcuno si era deciso a prendere un pallone ed iniziare a tirare a canestro; qualcun altro si era semplicemente accasciato sui materassi accatastati vicino alle spalliere. Gli studenti della Dalton si erano sistemati sulle gradinate, proprio accanto all'entrata della palestra. O meglio, proprio accanto a lui. Fortunatamente (o sfortunatamente, a seconda delle opinioni), a loro non veniva fornita nessuna stupidissima tuta, per cui potevano vestirsi come volevano... almeno in palestra. Il che era decisamente insensato. 
Ma che problemi avevano i professori di quegli istituti?
Sollevando lo sguardo, Hummel notò immediatamente Anderson, seduto pochi metri sopra la sua testa e circondato da qualche amico intento a fare stretching e a saltellare sul posto. Impossibile da vedere, data la posizione, si ritrovò ad osservare con particolare interesse il ragazzo. 
Indossava una canottiera nera piuttosto aderente e dei pantaloni lunghi dello stesso colore. Era seduto con i gomiti sulle ginocchia e il mento appoggiato sulle mani; gli occhi, di un particolare verde smeraldo quella mattina, vagavano costantemente per la palestra, come in cerca di qualcosa. Il castano non potè fare a meno di notare quanto risultasse muscolosa la sua schiena sotto il sottile tessuto, così come i bicipiti, o quanto i pantaloni fasciassero bene il suo...
Woah woah woah. Fermi tutti.
Per poco non si tirò un ceffone da solo, ringraziando il cielo che Anderson non potesse vederlo. Cosa-cavolo-stava-facendo!? Kurt Hummel evitava di fare considerazioni simili, di solito. Nel senso che si impediva fisicamente di considerare troppo a lungo un ragazzo, giusto per evitare complicazioni... quali cotte o, ancora peggio, innamoramenti.
Non aveva tempo per quelle stupiaggini.
"Allora, Anderson, qualche fortunato ha già attirato la tua attenzione?" 
Kurt sollevò la testa di scatto, riportando lo sguardo sui ragazzi della Dalton; aveva riconosciuto l'accento e il tono di scherno di Sebastian. 
Ok, non stava origliando la loro conversazione, giusto? Il fatto che avesse appena teso l'orecchio e che i due non potessero vederlo era solo un caso.
Il francese, in un'anonima tuta rossa, si era avvicinato a Blaine, e lo stava guardando dall'alto in basso con un fastidioso ghigno. Hummel fece appena in tempo a sperare che gli si paralizzassero i muscoli facciali, prima di notare il riccio irrigidirsi notevolmente, come se fosse nervoso... o irritato. 
Fu alquanto sorpreso: pensava che un leader dovesse avere un buon rapporto con tutti; ma a quanto pare si sbagliava. O forse la verità era che nemmeno Gandhi sarebbe stato in grado di sopportare Sebastian. 
"Per quanto ancora continuerà questo tuo gioco, Smythe?" Fu la replica infastidita di Anderson. 
L'altro lo ignorò, facendo scorrere lo sguardo su tutta la palestra. "Io avevo messo gli occhi su un ragazzo del secondo anno, all'inizio... Poi una certa guida ha attirato la mia attenzione. Hai presente? Occhi azzurri, sedere da favola..." Il francese spostò di nuovo lo sguardo sul suo interlocutore, facendo un gesto noncurante con la mano. 
Kurt per poco non si strozzò con la saliva, tentando di riordinare le informazioni registrate. 
Primo: Blaine era gay. E no, questo non cambiava affatto la situazione. Quale situazione avrebbe dovuto cambiare, poi?
Secondo, considerando che erano stati lui e Rachel a fare da guida al suo gruppo, e che la ragazza aveva gli occhi castani... Era appena stato puntato da un insopportabile snob.
Fantastico. Davvero.
Blaine si irrigidì ulteriormente, e il ghigno sul volto di Sebastian si allargò. 
Hummel vide poi il moro inspirare profondamente, arricciando le labbra in un'espressione pensierosa, e non si aspettava assolutamente la sua replica annoiata. "Non saprei dirti" ammise infatti quello, spostando lo sguardo sul francese. "E' passabile, sì, ma non abbastanza carino da tentarmi." 
Dopodiché ritornò a guardare la palestra.
Kurt stava schiumando di rabbia. Passabile?! 
Ok, forse non era appena stato eletto con un referendum popolare per partecipare a 'Mister Universo', ma cosa starebbe a significare "non abbastanza carino da tentarlo"? 
Ma chi si credeva di essere quel pallone gonfiato?
Come aveva potuto pensare di provare una minima (praticamente inesistente) attrazione per un tale idiota pieno di sè, alto un metro e una buca e con un' ovvia repulsione per qualsiasi tipo di balsamo?
"Kurt!"
Il ragazzo si girò immediatamente, ancora in preda ad istinti omicidi, ritrovandosi davanti una sorridente Rachel Berry, che gli veniva incontro dallo spogliatoio femminile. 
Il sorriso sul volto della ragazza scomparve non appena colse l'espressione alterata dell'amico.
"Ehy, ma cosa..." Non riuscì a terminare la frase, perchè l'altro la afferrò per il polso, trascinandola davanti alle gradinate in modo da essere visto da chiunque vi fosse seduto.
"Rachel! Era un po' che ti stavo aspettando QUI!" Il suo tono di voce più alto del normale fece girare alcuni ragazzi della Dalton. Rachel lo guardava con un sopracciglio sollevato, temendo seriamente per la sua sanità mentale. Notò solo dopo qualche istante gli sguardi truci che l'amico continuava a lanciare verso gli spalti: sembrava che stesse cercando di attirare l'attenzione... Il castano sorrise con aria trionfante quando si accorse che anche Blaine e Sebastian lo avevano visto spostarsi dalla sua postazione iniziale, dalla quale, ovviamente, aveva sentito tutto. Fu quasi in grado di vedere il cervello di Anderson fare due più due e rendersi conto di aver commesso una tremenda gaffe. Come a confermare i suoi sospetti, pochi secondi dopo il riccio arrossì con aria imbarazzata, distogliendo lo sguardo. Hummel guardò lui e Smythe con occhi fiammeggianti, prima di girare i tacchi e spostarsi verso il centro della palestra. Tutto questo trascinandosi dietro una confusa e recalcitrante Rachel Berry.

"... e poi ha detto che 'non ero abbastanza carino da tentarlo' ".
Kurt terminò il suo racconto, ancora leggermente irritato, mentre Rachel lo fissava con gli occhi spalancati.
"Lui ha detto cosa?!" La ragazza lanciò un'occhiata a metà fra lo scandalizzato e il basito alle gradinate alle sue spalle.
"Sei sicuro di non aver capito male? O frainteso? Insomma, sembrava così carino e gentile ieri..." borbottò poi, con aria confusa. 
Ciò che ottenne fu un'elegante alzata di sopracciglio da parte di Kurt. "Rach, è difficile fraintendere 'è passabile'. "
In quel momento scorsero Puck e Sam vicino all'entrata della palestra, e li salutarono con un cenno della mano. Probabilmente gli altri ragazzi erano lì da qualche parte.
Hummel sollevò lo sguardo verso il grande orologio affisso alla parete opposta della palestra, sbuffando: erano già le nove e venti, si poteva sapere che fine avessero fatto i professori?
Lupus in fabula, in quel momento, dalla porta che dava sul giardino, emerse il corpo insegnanti dei ragazzi del quarto anno. 
Era anche l'ora.
Capitanati dal preside Figgins, si sistemarono al centro della palestra, facendo segno agli studenti di avvicinarsi. Uno di loro trascinava un mobiletto con un... qualcosa di vetro poggiato sopra. 
Kurt realizzò inconsciamente di aver visto il proprio preside più volte negli ultimi due giorni che in tre anni.
"Buongiorno, ragazzi!" iniziò quello, non appena tutti si furono avvicinati. "Diciamo che quest'anno abbiamo deciso di rendere la questione leggermente più movimentata, organizzando delle sfide fra le scuole... Ma non vi preoccupate, saranno tutti semplici giochi".
Semplici giochi, certo. Sbaglio, o anche gli "Humger Games" sono solo giochi? Hanno per caso intenzione di chiuderci a chiave qui dentro e vedere chi sopravvive? E perchè ci sono solo i ragazzi dal quarto anno in su?
Per tutta la palestra risuonarono mormorii eccitati, e persino i ragazzi della Dalton sembravano interessati.
Figgins fu costretto a richiamare l'attenzione di tutti gli studenti, prima di continuare. 
"Senza ulteriore indugio, lascio la parola al signor Shuester, che vi illustrerà il programma".
L'uomo riccioluto accanto a lui fece qualche passo avanti, schiarendosi la voce. Hummel fu sorpreso di vederlo leggermente imbarazzato. Possibile che, nonostante la sua capacità di percepire le emozioni altrui, si vergognasse di parlare in pubblico?
"Bene, per prima cosa, per partecipare a questi 'giochi' dovrete mettere i vostri nomi in questa ampolla ." 
Indicò la sfera di vetro tenuta dalla professoressa Holliday, proprio accanto a lui.
Kurt incrociò le braccia al petto, con aria critica.
Oh, perfetto. Adesso è a metà fra gli Hunger Games e il Torneo Tremaghi. Mi verrà un tic all'occhio se continueranno a pronunciare la parola 'giochi' in quel modo.
"Verranno estratti a sorte dieci studenti del Mckinley e dieci studenti della Dalton. 
Per quanto riguarda il Mckinley, sarà ogni gruppo a dover mettere nell'ampolla una busta con le proprie iniziali, e nella busta i nomi di coloro che vogliono partecipare; tra di essi ne verranno scelti dieci. Ovviamente nessuna delle sfide sarà mortalmente pericolosa, per cui non avete niente di cui preoccuparvi. Avrete tempo fino a domani sera per mettere il vostro nome nella sfera, quindi... Beh, a voi la scelta!" Concluse il discorso strofinandosi le mani con soddisfazione. 
La palestra esplose in mormorii e gridolini, mentre i professori si avviavano fuori, lasciando la sfera di vetro in bella vista. 
Kurt si girò, pronto a condividere il proprio scetticismo con Rachel, ma quello che vide non lo rese affatto felice: la ragazza aveva gli occhi luccicanti fissi sull'ampolla, e uno strano sorrisetto stampato in viso.
Oh, no. Conosceva quell'espressione. E quell'espressione non portava mai a niente di buono.
Lei si girò lentamente verso di lui.
"Rachel...?" fece il castano, con aria leggermente allarmata.
"Kurt, noi metteremo il nostro nome lì dentro".

"No, no, no e poi NO!" Ripetè Hummel, camminando su e giù per la stanza, gesticolando nervosamente.
"Eddai, Kurt!", si lamentò Rachel, fissandolo dal letto. "Mr. Shuester ha detto che non sarà pericoloso, perchè non provarci?" Stavano discutendo ormai da mezz'ora. 
Il ragazzo si fermò davanti a lei con le mani sui fianchi. "Prima di tutto, Shuester ha detto che non sarebbe stato 'mortalmente pericoloso', quindi non esclude che potrebbero esserci feriti."
La ragazza alzò gli occhi al cielo, borbottando qualcosa di terribilmente simile a 'Drama Queen', ma il castano non le permise di interromperlo "...e poi, non ho proprio bisogno di mettermi in mostra." borbottò, sedendosi sul letto accanto a lei.
Già gli bastava essere l'unico manipolatore al McKinley da cinquant'anni a quella parte, tante grazie. 
Rachel si girò verso di lui, guardandolo con dolcezza.
"Kurt, ci saranno almeno venticinque gruppi che metteranno il proprio nome in quell'ampolla, ora che si è sparsa la voce. Quante probabilità pensi che abbiamo di essere scelti? E poi, se proprio non vuoi rischiare... fa nulla. Non ti costringerò a fare niente."
Il ragazzo la guardò con gratitudine. Era comunque la sua migliore amica, forse poteva sacrificarsi per lei...
"Oh, va bene. Hai vinto tu."
Rachel saltellò sul letto battendo le mani, e lo abbracciò stretto. "Grazie tesoro"
"Sai quali altri dei nostri hanno deciso di partecipare?"
"Tutti" L'amica riflettè un secondo. "A parte Artie, che preferisce rimanere in disparte. Sai, non ha molte libertà di movimento, dato che è sulla sedia a rotelle..."
Hummel annuì. In effetti, per quanto ne sapevano, avrebbero potuto partecipare ad una gara di corsa. 
Poi gli venne in mente una cosa, e iniziò a contare sulle dita: "Aspetta... Ma così, se dovessero estrarre la nostra busta, dovremmo partecipare tutti, senza bisogno di un'ulteriore scelta..." 
L'amica annuì, mordicchiandosi leggermente il labbro inferiore.
Il ragazzo sospirò, alzandosi: era proprio una fortuna essere il gruppo meno numeroso della scuola. "Forza, andiamo in palestra. Abbiamo appuntamento con gli altri tra dieci minuti."
Si fermò improvvisamente una volta arrivato in corridoio. 
"Kurt...?"
"Perchè pensi che i partecipanti della nostra scuola non vengano estratti singolarmente?"
"Probabilmente Figgins vuole che il McKinley abbia più possibilità di vincere, e questo succede se i ragazzi sono abituati a lavorare insieme... O comunque conoscono i rispettivi limiti e punti di forza" rispose immediatamente Rachel con aria furba.
"E questo succede se fanno già parte di un gruppo..." riflettè Hummel, annuendo. Proprio come sospettava.
"Stai pensando che sia poco sportivo, vero?" 
"Pensi che la Dalton non abbia inviato qui i suoi migliori studenti?" ribattè il manipolatore, alzando un sopracciglio. 

Quando arrivarono al piano terra, notarono subito la fila brulicante e rumorosa che partiva dalla palestra e finiva all'entrata.
Kurt e Rachel si guardarono, sorpresi. Possibile che volesse partecipare tanta gente? La loro attenzione fu richiamata da un fischio lungo e prolungato. Si girarono contemporaneamente, e videro che Puck stava cercando di farsi notare dal mezzo della fila; accanto a lui c'erano anche gli altri, che si sbracciavano. I due, tra mugugni di dissenso e proteste da parte degli altri studenti, li raggiunsero. 
"Per fortuna!" esordì Rachel, indicando con un cenno della testa la fila dietro di loro "avevo paura di dover fare tutta la coda!"
"Alla fine ti ha convinto eh, Kurtie?"
Hummel fece una smorfia, mentre Mike gli mollava una pacca sulla spalla.
"Così sembrerebbe" borbottò contrariato. 
"Oh, andiamo! Vedrai che ci sarà da divertirsi!" esclamò convinta Mercedes.
"E sarà la volta buona per far vedere a quei ricconi di che pasta siamo fatti" ghignò Puck, scrocchiandosi minacciosamente le dita. Gli altri annuirono con entusiasmo.
"Ma nessuno di voi pensa che potrebbe essere pericoloso?" obiettò Kurt.
I dieci ragazzi si guardarono l'un l'altro con aria confusa. "No!" risposero in coro. 
"Scusa, Kurt" intervenne Tina dopo qualche minuto, "ma di cosa ti preoccupi? Sei un manipolatore e..."
"Ssssh!" la zittì lui, allarmato. Si guardò intorno per controllare che non ci fosse nessuno della Dalton vicino a loro. "Preferirei che non si sapesse in giro..."
"Oh, così mi piaci, Kurt! Non vorremmo dare un vantaggio alla concorrenza: sei la nostra arma migliore!"
Si complimentò Puck. Hummel arrossì leggermente. Da quando in qua lui era un'arma?
"Oh, guarda guarda" intervenne Santana con aria maliziosa, richiamando l'attenzione di tutti "è appena entrato il tuo futuro marito, Lady Face"
Il castano si girò istintivamente verso la porta, godendosi l'ennesima entrata ad effetto degli studenti della Dalton. In fila indiana, i ragazzi in divisa si avvicinarono all'ampolla con l'etichetta "Ospiti", ancora vuota, e uno dopo l'altro fecero scivolare il proprio nome nella sfera di vetro.
Ovviamente Anderson era il primo della fila, e senza esitazione fece adagiare il piccolo pezzo di carta sul fondo. Quando fu il turno di Smythe, questi si girò verso di loro con sguardo di sfida e uno strano sorriso dipinto sul volto. 
Kurt gli rispose con un'espressione vuota: quel ragazzo gli piaceva sempre meno. 
Silenziosi com'erano entrati, uscirono; tutti tranne Sebastian, che si avvicinò ai ragazzi del GC con passo felino, sotto lo sguardo vigile di Anderson, che si era fermato all'entrata e non lo perdeva di vista un attimo. Il francese si fermò a mezzo metro da Kurt, con lo sguardo meravigliato e diffidente degli altri ragazzi puntato addosso.
Il castano si irrigidì notevolmente, ma non mosse un muscolo per l'intero minuto in cui quello si dedicò a guardarli dall'alto in basso.
"Quindi, Trilly, anche tu hai deciso di partecipare..."
Il manipolatore, sentendo quel nomignolo, si chiese se gli sguardi potessero uccidere, perchè in quel momento tutti loro stavano sprizzando scintille dagli occhi. 
Solo Santana si arrogava il diritto di affibbiargli soprannomi del genere.
A quanto pare no, concluse dopo qualche istante, vedendo il ragazzo ancora incolume.
L'ispanica aprì la bocca, pronta a ribattere, ma Kurt le scoccò un'occhiata eloquente per farla desistere.
Sebastian li guardò leggermente divertito: "Beh, di sicuro le cose saranno interessanti. Spero sinceramente che vi impegnerete; anche se..."
Anche se non pensa che sarà sufficiente, concluse Hummel per lui. 
Con quest'ultima frecciatina il francese si voltò e si avviò all'uscita, dove Blaine lo stava fissando con aria severa. Dopo qualche passo fu richiamato da una voce.
"Puoi scommetterci gli incisivi, Ih-Oh*" gli urlò dietro Kurt, facendo girare molte teste. Gli studenti in coda più vicini smisero di chiacchierare, improvvisamente interessati a quello scambio di battute. I ragazzi accanto a lui ridacchiarono sommessamente. 
Il castano sorrise con aria angelica, tamburellando con l'unghia del dito indice sui propri denti per chiarire il concetto, mentre sul viso di Smythe si dipingeva una smorfia. Per un attimo Hummel pensò di aver colto una scintilla divertita negli occhi di Anderson, ma probabilmente si era sbagliato, perchè essa scomparve in un battito di ciglia. Entrambi i ragazzi in divisa lasciarono la sala, e il chiacchiericcio riprese indisturbato.
"Nessuno mette i piedi in testa al mio fratellino!" asserì fieramente Finn, battendo una mano sulla spalla del suddetto e rischiando di slogargliela.
"Ehy, Porcellana, sai che avrei potuto stenderlo con tre parole, vero?" gli fece Santana, incrociando le braccia al petto. "Certo, San, ma è stato più divertente farlo da solo". L'ispanica gli sorrise con aria furba.
Quando Kurt arrivò all'ampolla, vi fece scivolare il proprio nome senza esitazione. Gliel'avrebbe fatta vedere, a quel suricata.






*Riferito, ovviamente, all'asinello di Winnie The Pooh


-Note dell'autrice-
Ed eccoci qui col capitolo due.
Innanzitutto voglio ringraziare tutti quelli che hanno letto/recensito/messo nelle seguite/messo nelle preferite questa storia. Davvero, non so come dire quanto questo mi renda felice.
Siete tutti supermegafoxyawesomehot! *.*
Ma torniamo alla storia...
Molti di voi erano curiosi di sapere quale fosse il potere di Kurt e... beh, spero solo di non avervi deluso!
Qui abbiamo un Sebastian fedele a se stesso, un Blaine che fa una figura di... una pessima figura, e un Kurt che fa mostra di tutta la propria Dramaqueenaggine (?)
Ma, come si suol dire, 'the best has yet to come'...
Al prossimo capitolo, con l'estrazione dei partecipanti ai giochi ;)

P.S. Che pensiate siano amici, amanti, futuri sposi o semplicemente due che si sono ritrovati per caso sullo stesso set: Happy CrissColfer day!
  
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