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Autore: la luna nera    04/07/2014    3 recensioni
In una notte umida del 1866 un giovane appartenete all'aristocrazia inglese scompare nel nulla senza lasciare alcuna traccia. La leggenda nata intorno alla sua persona passa attraverso gli anni e giunge fino ai giorni nostri per finire in un libro sugli scaffali di Aesothèria, uno dei negozi più esoterici di Londra gestito da Garrett con la sua ragazza Daisy. Qualcuno però si intrometterà nella loro vita creando non poca confusione. E questo qualcuno viene da lontano, molto lontano. Nel tempo.
L'amore riuscirà ad andare oltre le barriere del tempo?
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Quando riaprì gli occhi non si rese perfettamente conto dove si trovava. Avvertiva solo un gran dolore alla testa ed aveva come l’impressione che qualcosa o qualcuno le impedisse di muovere braccia e gambe.
Non c’era molta luce in quell’ambiente, o erano i suoi occhi a funzionare male? Le furono necessari alcuni secondi per iniziare a focalizzare: ricordava di essere tornata a Swanlake Palace per incontrare Edward, o meglio, per rivedere il suo ritratto, era salita su per le scale fino a raggiungere la porta del salone del caminetto. E poi?
“Buongiorno farfallina.”
Quelle parole le gelarono il respiro, quella voce non poteva non riconoscerla.
Iniziò a guardare in ogni direzione con gli occhi pieni di terrore nella speranza di essersi sbagliata, che tutto quello che credeva di aver udito era dovuto alla botta che aveva preso in testa.
E invece no, lui uscì dall’ombra. “Ti sei svegliata finalmente.” Aveva i capelli sporchi ed arruffati, la barba lunga e gli stessi occhi perversi che ricordava. Emanava del cattivo odore, i lembi dei jeans erano fangosi così come le scarpe e sulla maglia che indossava c’erano delle macchie. Era forse sangue?
“E’ un vero piacere rivederti, streghetta mia.”
Dalla bocca della ragazza paralizzata dal terrore uscì un suono strozzato non ben definibile, non riusciva a pronunciare quel nome.
“Spero non ti sia dimenticata di me Daisy, io non l’ho fatto per un solo istante.” Garrett si sedette sulla sedia vicino alla poltrona sulla quale aveva legato la ragazza visibilmente terrorizzata. “E da un bel po’ di tempo che non ci vediamo e per due come noi la cosa è alquanto insolita.” La sua bocca si piegò in un sorriso sadico. “Quelli che stanno insieme si frequentano di solito, non credi?”
Daisy tremava come una foglia, nella sua mente c’era sempre quel sogno ricorrente che la torturava ricordandole che l’uomo davanti a lei aveva ucciso e che lo avrebbe rifatto senza esitazione. Non ci voleva molta fantasia nell’immaginare chi poteva essere la sua prossima vittima.
Si sedette accanto a lei e con le dita iniziò a percorrere il suo braccio sinistro coperto solo da un maglioncino di lana leggera. “Non vuoi raccontarmi niente? In questi due mesi avrai pur fatto qualcosa di interessante…” La sua attenzione cadde sull’anulare della mano sinistra della ragazza. “E questo? Davvero bello, particolare direi.” Sfiorò la pietra incastonata sull’anello che Edward le aveva donato. “Di’ un po’, era di tua nonna o qualcuno ha svaligiato un rigattiere per regalarti una simile anticaglia?”
Daisy tentava di divincolarsi ed evitare che lui le sfilasse l’anello dal dito, ma non era semplice liberarsi da quelle corde che la tenevano stretta e le impedivano di difendersi. “Non….non provare a-a toccarlo…” A fatica riuscì a pronunciare quelle poche parole.
“Perché? Te lo ha forse regalato un altro?” Con le dita disegnava cerchi sul dorso della sua mano. “Lo sai che appartieni al sottoscritto, forse te lo sei dimenticata? Dovevi dirlo anche a lui che sei di mia proprietà e che se non si fa da parte potrebbe farsi male.”
Daisy continuava a muovere la mano nonostante il dolore al polso, voleva liberarsi ad ogni costo! Garrett capiva che per lei quel gioiello significava molto, non ci pensò su due volte, glielo sfilò con violenza e lo gettò in un angolo della stanza. La ragazza lo avrebbe preso a calci se solo le sue gambe non fossero state immobilizzate.
“Fa male separarsi da qualcosa di prezioso, vero farfallina? Credi sia stato felice di vederti andare via da me per gettarti fra le braccia di un pezzo di merda?”
Il suo viso si avvicinò pericolosamente alla punta del suo naso. “Ero certo che saresti tornata qui prima o poi, perché lui ha a che fare con questo palazzo, io lo so bene. Tu non vuoi dirmelo, ma ho capito che quel finocchio maledetto di Edward ti ha portata a letto quella sera.” Le sputò in faccia. “Tu sei solo una schifosa puttana e come l’hai fatto con lui, ora lo fai con me. Ma questa volta detto io le regole, farfallina.” Cominciò a leccarle la faccia, baciarla, morderla dappertutto, palparla con quelle mani viscide in ogni centimetro.
Dalla bocca di lei uscivano solo urla disperate, richieste di aiuto.
Chi poteva sentirla lì, in quel palazzo abbandonato in mezzo al bosco?
 

FACCIAMO UN SALTO INDIETRO DI UN PAIO DI ORE
 

Mel era per l’ennesima volta in videochat con Soren.
“Cosa?!” Si alzò dalla poltrona facendo quasi cadere a terra la web cam. “E me lo dici così?!”
“Come dovevo dirtelo? In danese non lo avresti capito.” Si mise a ridere.
“Cioè, mi stai dicendo che vieni a vivere a Londra?!” Prese in mano la web cam come se fosse materialmente Soren.
“E’ molto probabile ma non ho ancora la certezza. Ho avuto una prima risposta dalla Carlsberg e a breve sosterrò un colloquio per quel posto di rappresentate della nostra birra nazionale in Inghilterra di cui ti parlavo l’altra settimana.”
“Dio mio, sarebbe fantastico.” Si accasciò sul divano.
“Se tutto va bene, mi trasferisco ad inizio estate, così potrai portarmi a passeggiare lungo il Tamigi al tramonto o magari ad ammirare il panorama dal London Eye…” Le lanciò un bacio.
Mel si stava letteralmente sciogliendo. “Fai finta di essere già lì.”
“E se non ottengo il lavoro, verrò ugualmente, che ne dici?”
La ragazza stava per piangere dalla gioia. “Vieni quando vuoi, anche domattina.”
“Ehi, non farmi proposte azzardate, lo sai che sono pazzo e imprevedibile. Potrei davvero prendere il primo aereo per Londra e suonarti il campanello domattina con due cornetti caldi caldi…”
Mel non trattenne più le lacrime: era la prima volta che si sentiva amata davvero. Soren non era rimasto per niente impressionato dallo scoprire che era una medium e che aveva a che fare con gli spiriti dei defunti, anzi trovava la sua attività estremamente interessante ed avevano trascorso intere giornate a chiacchierare dell’argomento. Per questo si era innamorata di lui nel giro di poco tempo, per questo anche lui non aveva esitato un istante nel rubarle un bacio alla seconda uscita ufficiale insieme.
 
A malincuore si salutarono, la ragazza accarezzava quello schermo come se potesse accarezzare lui. In quei momenti si rendeva conto di quanto fosse difficile stare lontano dalla persona amata e di quanto dolore portasse nel cuore la sua amica Daisy. Lei aveva una minima possibilità di costruire un futuro con Soren, per l’altra tutto era avvolto nel dubbio e nel mistero.
Prese il telefono e compose il numero di casa sua: non rispondeva, forse era sempre presso Spirithon. Provò a chiamarla pure lì ma le comunicarono che se n’era andata già da un paio di ore. La chiamò infine al cellulare: squillava ma nessuno rispondeva. Provò ad insistere per una decina di volte, possibile che non lo sentisse? Afferrò le chiavi dell’auto e scese: era pronta a scommettere che si trovava in pericolo. Chiamò un’ultima volta: partì subito la segreteria, il cellulare era stato spento. La sua amica era sparita nel nulla, le sue percezioni extra sensoriali le lasciavano pochissimi dubbi. Avvisò immediatamente la polizia, temeva che dietro tutto questo ci fosse quel pazzo di Garrett. Assieme a due agenti, Mel entrò in casa di Daisy per verificare che non fosse lì e individuare qualche indizio che li conducessero a lei. L’appartamento era deserto, nell’aria però c’era una delicata fragranza che la ragazza riconobbe velocemente: era quel profumo che avevano acquistato a Copenaghen, si erano ripromesse di utilizzarlo solo in occasioni speciali.
Come un’illuminazione Mel vide un libro sul comodino: era il libro su Edward Harrighton e capì subito che Daisy era andata a Swanlake Palace per rivederlo. Gli agenti non sembravano crederle, ma vista l’insistenza andarono a fare un sopralluogo nell’antico palazzo.
Ed effettivamente l’auto di Daisy fu rinvenuta nei pressi del cancello della residenza degli Harrighton. Furono chiamati i rinforzi, c’era l’altissima probabilità che quello fosse anche il nascondiglio di Garrett.
Mel fu invitata a tenersi a debita distanza mentre tutti gli agenti sopraggiunti circondavano l’edificio. Sentivano delle urla provenire dal piano superiore e dopo rapidi cenni d’intesa fecero irruzione.
 

ALTRO PICCOLO SALTO TEMPORALE
 

Poco prima, nei boschi circostanti Swanlake Palace, Edward passeggiava senza una meta come ormai faceva da due mesi. Aveva visto le foglie spuntare sugli alberi e i primi fiori primaverili sbocciare dopo l’inverno, aveva visto rinascere tutto tranne la speranza di poter coronare un giorno il suo sogno d’amore. Gli spiriti dei suoi familiari gli avevano detto che Daisy era rientrata dalla Danimarca, lui però non aveva avuto il coraggio di presentarsi a lei, temeva infatti che Millstone potesse individuarla e colpirla. Per quanto male provasse, doveva dirle addio definitivamente. Si sedette ai bordi del laghetto osservando una coppia di germani indaffarati nella costruzione del nido. In fondo alla sua anima provava una lieve punta di invidia per quei pennuti…
All’improvviso una folata di vento gli scompigliò i capelli, alzò la testa e sospeso sull’acqua vide lo spirito della nonna.
“Edward, lei è qui ed è in pericolo.”
Si alzò di scatto. “Come-cosa?!”
“E’ venuta a cercarti, ma quel mortale violento ha trovato lei. La giustizia terrena è già corsa in suo aiuto, ma l’ha già individuata anche Millstone.”
“Non è possibile… L’anello..”
“Le è stato tolto da quel mascalzone. Il tramonto giungerà presto Edward, hai quaranta minuti di tempo prima che lo stargate muti il tuo aspetto. Se vuoi tentare di fare qualcosa, va’ adesso! Stai attento però, questa volta io e tuo nonno non interverremo in tuo soccorso, delle forze più potenti ce lo proibiscono e già non avrei dovuto avvertirti di quanto sta accadendo.”
Si inchinò davanti a lei. “Non temete nonna adorata, farò l’impossibile per salvarla. Sapete quanto la amo e non mi tirerò indietro davanti a niente e nessuno. Ne va del mio onore.” Si batté un pugno sul petto, era di nuovo il suo cuore a suggerirgli cosa fare.
Si precipitò verso il palazzo correndo come un disperato. Sentì le sue urla provenire dal piano superiore non appena fu in prossimità della villa e, sfruttando i  suoi lievi poteri, si portò all’esterno della grande finestra della stanza dentro cui Daisy era fra le grinfie di Garrett.
Soltanto la percezione della presenza della polizia lo trattenne dallo sfondare i vetri e prendere a pugni quell’essere indefinibile. Ma prima o poi l’avrebbe fatto, oh si che l’avrebbe fatto! Non si meritava altro.
 
 
*     *     *      *


 
Ciao a tutti e milioni di ringraziamenti a voi che siete giunti fin qui.
Chi non muore si rivede, ed ecco il nostro Garrett a darci acidità di stomaco. Sarà la volta buona che ce lo leviamo di torno? E che ne sarà di Daisy? Edward starà a guardare o farà qualcosa di strabiliante?
Vi do appuntamento al prossimo capitolo, a presto!
E mi raccomando, recensite!
Un abbraccio
La Luna Nera

 
  
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