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Autore: deli98    05/07/2014    1 recensioni
Questa è una storia che si è ripetuta più volte e come vedrete ha sempre come protagonisti i due fratelli italici.
Chissà perché alla fine tendiamo a fare gli stessi errori, senza accorgersi di esserci già passati.
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Sono passati diversi mesi da quando ho conosciuto Arthur: Abbiamo passato tutto l'inverno a progettare un piano semplice ed efficace per festeggiare come si deve il mio compleanno. 
Sono passati a rastrellare tutta l'area per trovarmi, ma grazie anche all'aiuto del mio uovo compare, non sono ancora riusciti a catturarmi.
Arthur è riuscito a scoprire come sarà organizzato tutto quanta la giornata e noi ci siamo adattati di conseguenza.

Il tutto comincia verso le 9 del mattino, quando ci sarà la parata militare che attraverserà la strada principale di Roma, assistita dal Re d'Italia e da Mussolini, più tutti gli altri ministri. Durerà precisamente due ore. Alle 11 e mezza in punto nella piazza principale ci sarà il grande discorso. (che poi con i tempi che abbiamo noi italiani so già che ci sarà un ritardo di almeno 10 minuti, come minimo.) 
Per primo parlerà il sovrano, poi il primo ministro. Sarà allestito un palco dove parleranno e quello che diranno sarà amplificato in tutte le altre piazze e trasmesso via radio in tutta Italia.
E noi agiremo proprio quando ci sarà Mussolini su quel palco, dove sotto piazzeremo le due mine anti-uomo che abbiamo modificato per far in modo che esplodano con un radiocomando. Non falliremo. 

E il giorno tanto atteso è arrivato: oggi è il 17 marzo 1941.
Nel caso qualcosa andasse storto ho la pistola e il tirapugni, mentre Arthur è tra i soldati con le camicie nere e ha il fucile e il coltello che gli ho ceduto per l'occasione. Più due bombe a mano ciascuno. Putroppo il mitra sono costretto a lasciarlo, perchè troppo grosso e appariscente.
Mi mescolo tra la folla che assiste alla marcia dei soldati e aspetto pazientemente che termini. Osservo la vittima seduta sugli spalti: Mussolini è seduto alla 
sinistra del Re, mentre a destra si è seduto Feliciano.
E' cambiato parecchio dall'ultima volta che ci siamo visti, diciamo che ha perennemente un'espressione seria. Stano vero? E' sempre stata una persona solare.
Dovrei smettere di guardarlo. Indossa l'alta uniforme ed è tutto decorato di medaglie. Mi mette angoscia immaginare come se le sia guadagnate: sicuramente facendo fuori tantissima gente innocente seguendo l'esempio del bastardo mangia-patate. Però se quello che ha detto Arthur è vero, cioè che fino ad adesso ha sempre eseguito gli ordini di Mussolini senza alcuna esitazione, significa che c'è anche del suo. Non sembra ma Feliciano è parecchio influenzabile, ma chissà perchè l'unico che non  ascolta sono io, ovviamente. 
Spero solo che non mi veda oppure è la fine.
Vedo Arthur in mezzo ad altri uomini vestiti come lui. Grazie alle mie dritte sono riuscito ad insegnargli come si comporta un italiano vero: adesso è perfettamente in grado di gesticolare quando parla, a prestare un po' più di attenzione alle ragazze che lo circondano (già, perchè prima le ignorava completamente! Ma come si fa?) e anche a vestirsi con un po' più di classe. Grazie a me ha fatto grandi miglioramenti!
Ma perchè continuo a pensare ad altro? Dovrei prestare attenzione a quello che mi succede intorno, ma ho come il presentimento che qualcosa andrà molto male.

Finita la parata militare, i capi seduti sugli spalti scendono in mezzo alla strada e percorrono anche loro il cammino che li divide sino alla piazza, seguiti dalla truppa di Camicie Nere.
La gente intorno a me esulta dalla gioia, ma in verità non c'è alcun motivo per essere felici in questo momento. Cerco di farmi strada a gomitate tra la massa di persone e dopo parecchi sforzi riesco ad avvicinarmi al palco. Devo solo essere paziente ed aspettare il momento giusto per premere il bottone che tengo in tasca.
Come previsto, sul palco sale il Re d'Italia e parla brevemente sulla guerra in corso e delle sue future decisioni che prenderà quando vinceremo, eccetera e eccetera, non mi sforzo neanche di stare ad ascoltare. Sento il cuore che mi batte velocissimo nel petto a causa dell'ansia. Non manca molto.
Finito il noiosissimo discorso, c'è un minuto di pausa per dare il tempo di scendere e di far salire Mussolini.
Ma quello che sta salendo sul palco in questo momento non è Mussolini! E' Feliciano! 
-Ci dispiace molto per il disguido- Feliciano parla al microfono con molta calma -ma purtroppo il primo ministro Mussolini si è dovuto assentare urgentemente.- 
Il suo sguardo cade su di me. Sorride. -A causa di qualcuno che stava per attentare alla sua vita.- 
Rimango paralizzato dalla paura. Come caspita ha fatto a scoprirlo? Feliciano scende dal palco e vedo che sta dando degli ordini alla truppa di Camicie Nere.
Devo andarmene di qui e in fretta, ma sono circondato da troppa gente! In un attimo mi sento afferrare per le spalle e trascinare con la forza nella direzione opposta.
Estraggo la pistola e mi infilo il tirapugni. Non ho alcuna intenzione di essere rinchiuso in un campo di concentramento! 
Sparo un colpo alla gamba di un soldato che si accascia subito a terra. La gente incomincia a scappare in tutte le direzioni terrorizzata dal colpo di pistola.
Approfittando del momento di confusione mi giro di scatto e mollo un pugno sul naso a quello che mi teneva stretto le spalle.
Ma ne stanno arrivando altri e sono decisamente troppi per me. Ma dove caspita si è cacciato Arthur? Perchè scompare proprio nel momento di bisogno? Dannazione!
Se solo avessi il mitra con me... ma è inutile pensarci. La piazza si è già svuotata e siamo rimasti solo più io e gli uomini di Feliciano.
Un'idea folle mi attraversa la mente: e se facessi esplodere il palco con loro sopra? Si, ma come? In un attimo mi trovo a correre verso la struttura e come previsto loro mi inseguono sparandomi dietro. Per sicurezza lascio anche una bomba a mano ai piedi delle scale. 
Percorro a grandi falcate il pavimento in legno verniciato e mi lancio giù. Appena tocco terra premo il bottone. Devo ammettere che come idea in principio non è male, ma non ho calcolato che sono troppo vicino. Infatti vengo scaraventato in avanti e coperto di pezzi e scheggie di legno che mi entrano nella carne. Un dolore inimmaginabile. Anche se sono ancora stordito dall'esplosione mi rimetto subito in piedi e constatato che non c'è nemmeno un sopravvissuto mi metto a correre verso il fondo della piazza. Ma non è ancora finita qui. Decine di soldati si sono appostati per bloccare l'accesso a tutte le strade che si immettono sulla piazza.
Sono completamente circondato, non ho alcuna via di scampo. Sento una risata dietro di me, è piuttosto innaturale e forzata, ma so perfettamente da chi viene.
-Non hai tante possibilità, sai?- Mi volto per guardarlo in faccia. Ha di nuovo il suo sorriso da assassino. -O ti arrendi... O ti arrendi. A te la scelta.-
Scoppia in una risata malvagia. D'impulso scatto in avanti e sono già pronto per colpirlo con il tirapugni, ma lui intercetta la mia mossa e con un movimento veloce si sposta di lato, facendomi cadere per terra.
-Non si fanno queste cose!- Mi afferra per i capelli e me li tira per farmi alzare la testa in modo tale da poterlo guardare negli occhi. Mi scappa un gemito
di dolore e lui sembra compiaciuto. -Lo sai che fine fa la gente come te?- E' chiaramente una domanda retorica, ma rispondo lo stesso.
-Li mandate in un campo di concentramento.- Stava per dirlo lui e gli ho tolto le parole di bocca. Di certo non si aspettava che lo sapessi! Per una frazione di 
secondo cambia volto. Fa la stessa espressione mortificata e dispiaciuta che ha fatto la volta che ha rovesciato un'intera bottiglia d' olio sulla tovaglia. 
Questo è il mio vero fratello! Ma dura solo un momento, perchè poi diventa di nuovo la solita faccia da arrogante fascista.
-Hai detto bene!- Mi strattona ancora per i capelli, ma questa volta per farmi alzare in piedi. -E' proprio dove andrai tu.- Detto questo mi strappa di mano la pistola e il tirapugni, poi mi fruga le tasche della giacca e tira fuori l'ultima bomba a mano e il bottone delle mine. Subito dopo fa cenno a due uomini di legarmi. Però non mancano neanche a riempirmi di botte e sono costretto a subirmele tutte. Che umiliazione! Poi però mi infilano un cappuccio di tela spessa e qualcuno mi da un fortissimo colpo in testa che mi fa perdere i sensi.

Mi risveglio a bordo ti un aereo in volo. La destinazione la conosco già: Sicilia.
-Romano.- Qualcuno sta bisbigliando il mio nome? -Romano! Sono qui, girati!- E' una voce familiare, forse di quel traditore inglese. Mi volto in direzione della voce di prima. Non mi sbaglio: è proprio Arthur senza un graffio o un livido.
-Brutto bastardo...- Non mi fa finire la frase che subito mi mette una mano sulla bocca per zittirmi. -Shh...Fai silenzio o mi scopriranno!- Non c'è nessun altro oltre ai due piloti nella cabina di volo.
-Dove ti eri cacciato? Mi hanno quasi ammazzato di botte!- Voglio proprio vedere che cos'ha da dire a sua discolpa per questo!
-Mi hanno scoperto subito! Feliciano mi ha visto e ha dato ordine di arrestarmi, proprio come a te. Ha detto che c'era un traditore tra la nostra truppa e praticamente si sono messi a fare la lotta tra di loro accusandosi a vicenda. In mezzo a tutta quella confusione sono riuscito a svignarmela senza essere notato.- E venirmi ad aiutare lo stesso no, eh?
-Benissimo, storia molto avvincente. Davvero! Spero che adesso tu abbia un piano per farmi uscire di qui.- Dalla sua espressione si direbbe di no, infatti non mi sono sbagliato.
-Purtroppo non posso fare nulla! Ho dovuto abbandonare il fucile e il coltello che mi hai dato l'ho perso in mezzo a tutta quella confusione. Ho ancora due bombe a mano, ma non credo che tu voglia saltare in aria in questa scatola di metallo.- Di male in peggio.
-Ma tu come farai una volta arrivato li? Vuoi farti rinchiudere con me?- Che rabbia! Sono nei guai fino al collo e non posso fare nulla.
-Ho detto ai piloti che sono la tua guardia, ma non so quanto possa durare questa copertura. Appena toccheremo terra ci saranno quelli del campo che ti vengono a prendere direttamente all'aeroporto. Se mi vedono sono morto. Davvero, mi dispiace ma non posso fare niente per te, adesso.- Sembra sincero, ma questo non mi fa stare meglio.
-Quindi mi stai dicendo addio?- E' la fine. Sono destinato a morire da prigioniero.
-No! Ho promesso che se tutto questo fosse successo io sarei venuto a prenderti. Ed è quello che farò, te lo giuro.- Tutti giurano troppe cose e poi non fanno nulla.
Per tutto il resto del viaggio rimaniamo in completo silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Non mi sono nemmeno accorto che l'aereo sta atterrando, ma lui sì e si tiene nascosto nell'ombra per non essere scoperto.
-Resta vivo. Verrò a prenderti il prima possibile.- Proprio in quel momento si apre il portellone e nell'abitacolo fanno il loro ingresso due uomini che mi costringono a scendere. Non tento nemmeno di opporre resistenza, tanto mi sono già rassegnato al mio destino.
Però si è accesa una piccola speranza dentro di me. Cosa mi costa aspettare qualche mese? Se voglio posso benissimo resistere! Aspetterò con pazienza che qualcuno venga a prendermi. 
In fondo sperare non costa nulla, giusto?


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Alla fine Romano è stato catturato e portato in Sicilia, dove verrà rinchiuso.
Sembra che Feliciano abbia eseguito davvero l'ordine di chiuderlo in un campo di concentramento.
Le cose sembrano andare per il verso sbagliato, ma Romano non vuole smettere di sperare! E nemmeno noi.
  
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