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Autore: glendower    05/07/2014    1 recensioni
[Contesto: Black/White2; pairing: Greyskyshipping - Kyouhei/Hue ]
Si era mosso per lui - il primo respiro del suo petto era stato per lui, anche vedere la luce la prima volta che aveva aperto gli occhi era uno dei tanti modi per innalzarlo al pari di un dio.
Per Kyouhei ''allenatore'' era, in realtà, sinonimo di schiavo e metafora di coscienza, niente più di questo.
Lo avrebbe seguito anche in capo al mondo, stagione per stagione, pur di addormentare nel suo calore la sua anima inquieta, divoratrice di sbagliate vendette ed un amore ancora più insano, quello per sua sorella.
[4 / Primavera] I campi di grano vengono su bucando a groviera la terra, aprendola a tratti e spuntando di testa: prendono aria allungandosi al ciano del cielo e si estendono gialli.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hue, Kyouhei
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Primavera ) – 1050 words
La Soluzione era lì, l'avevo vista centinaia di volte - l'avevo letta accennata in un libro e poi sentita nel vento e nelle stagioni passate da servo.
 

I campi di grano vengono su bucando a groviera la terra, aprendola a tratti e spuntando di testa: prendono aria allungandosi al ciano del cielo e si estendono gialli. Uniti insieme sono forche di mais e spighe nutrite con la bocca del sole, si ergono dritte ma curvano dolcemente in punta, sfiorate e mosse ormai ubriache di vento. Interi sentieri fatti con i cereali arrivano prepotenti fino alle porte dei viali percorribili in bici, ti inghiottono dividendosi a metà una volta raggiunta l’altezza dei fianchi e in quella natura ci puoi fare anche il bagno. Innaffiate di rugiada, le granaglie sono così un'allegra foresta, intrico di radici da poco pronte per essere portate in tavola dentro al piatto; vivaci, ricoprono e inondano l'intera collina, scendono a strapiombo e affogano il circondario fino al punto in cui non arriva e non regge la vista e sfocate diventano oro, un disegno al tramonto con pastelli e china. 
      Dove il centro dell’appezzamento è segnato da una rete sottile, lo spaventapasseri tiene alzata la lancia – muove la spada e a colpi d’affondo allontana il gracchiare profetico dei corvi, salvando il raccolto dai nemici del seme tagliando le ali al predatore che volteggiando gli si avvicina; brutto d’aspetto ma forte nel cuore di stagno e cotone, ha un sorriso sdentato che distrae dal suo rovinato cappello e dalla sua salopette bucata e in procinto di staccarsi dal palo che lo tiene eretto. 
      Sciami di api frullano a guardia dell’erba, lottando per la sopravvivenza contro i contadini arrampicati alle estremità delle scalette pieghevoli a raccogliere frutti, doni del clima da far rotolare nei cestini pesanti quanto macigni che pazientano ai piedi degli alberi. Mele di rubino diventano trofei, premi da esporre e mostrare a merenda. 
        La primavera qui è giunta un pelo in anticipo – con un acconto anticipato di giorni, battuto a pugni il freddo è esplosa colorando le rose di rosso, appoggiandosi ai petali per farne fiori da appendere al muro. Quadri dipinti, con quelle piante ha abbellito i prati, riempiendo il verde di profumi e farfalle multicolore create dai confini estremi di un sogno prodotto in letargo.
      Al risveglio, oggi il paese ha stirato le braccia miagolando e la prima alba calda non si è fatta attendere troppo. Giocando nascosta fra vette disposte a zigzag, montagne bianche ancora in procinto di sciogliersi, ha allungato le dita per chiuderle sulle guance imbronciate dei suoi cittadini poco disposti a lasciare il letto e sui Pokémon assonati lungi e non pronti per tornare davvero a combattere. 
        L’odore di pulito del primo bucato steso all’aperto non si è fatto attendere troppo e le mamme inseguono bimbi mattinieri che corrono ridendo fra i fili imbottiti del bucato steso ad asciugare, mentre i papà seminano negli orti e radunano verdure da cuocere in pentola a cena. 
      Il profumo arriva all’altalena – si dilata e circonda lo spiazzo, cigola nella catena attaccata all’albero e regge il peso di un Kyouhei che si finge morto e che accumula la sabbia spostandola con le scarpe. Sembra dormire ma sbircia il paesaggio con attenzione; è diventato maestro e presto lascerà Alisopoli per altre medaglie, allenatori ed incontri – per avventure finalmente fuori dal nido. Segue due uccelli che pigolano cercando qualcosa da mettere nel becco e all’arrivo di un cespuglio nero nella sua visuale inizia a parlare con il copione già pronto, permettendo all’altro ragazzo di sedersi silenziosamente nell’altra giostra vicina.
      «Stavo pensando che non dovremmo continuare da dove abbiamo lasciato. Dobbiamo azzerare tutto e riavviare». Cestinare il Liepard e buttare Aika, rifiutare la loro esistenza e rendersi consapevoli che lei è un’antagonista, non uno degli eroi.
      «Kyouhei?» il viso di Hue ha un fremito e lo guarda storto, vorrebbe dire che tutto sa e purtroppo anche tutto conosce ma le parole si legano alla lingua e restano appiccicate al palato; violano la parte preziosa del suo nome e dirlo non ha l’effetto delle cose recenti da scartare ma solo quello degli oggetti vecchi e coperti di polvere.
      Sa del suo essersi finto un po’ Aika quando la notte con il suo artiglio gli è entrata dentro – sa delle preghiere in ginocchio prima di addormentarsi e della schiavitù dalla quale fatica ancora a liberarsi, della ragione che ha smarrito seguendolo e del male che ha avvertito come una scossa quando ha capito che fra loro non sarebbe stata semplice. Hue sa della tristezza incastrata nei suoi occhi e della lotta infinita per accontentarlo. Sa eppure non accetta. Gli suona strano, violento ed ingiusto quasi quanto le ferite che gli ha inferto.
     «Sì, va bene così. Non farmi quella faccia confusa però» l’altro ride, segue il corso delle cose – lo conosce, lui stesso lo giostra e non ha motivo di disperarsi quando la scelta l’ha fatta personalmente. «Ora proseguiamo come d’accordo. Tu invece sei?»
     «Ahh, Hue e tu già lo sai. Sono Hue e credo di amarti, questa volta davvero».
     L’espressione di Kyouhei è dolce in superficie ma confusa al di sotto, c’è sempre un freno a tirarlo indietro quando vorrebbe protendersi avanti – c’è una molla che attutisce e protegge all’impatto e perciò inarca un sopracciglio dimenticandosi di sorridere per non concedergli soddisfazioni.
     «Non saltare tutte le tappe, io teoricamente non ti conosco né ti ho mai visto. Perciò non prenderti confidenze che non puoi permetterti, ok?»
    «Mi stai dicendo che se mi avvicino troppo urlerai allo sconosciuto?» gli prende una mano – lo mette alla prova, gioca con il tremore impossibile a fermarsi del polso e gli bacia una per una le nocche, passando al dorso e alla lunghezza del braccio per fermarsi all’interno del gomito; salirebbe fino alla spalla se non fosse per l’amico che lo spinge via senza dare troppe spiegazioni. 
    «È più probabile di no ma se deve andare come ho già deciso, allora sì. Stai attento».
    «Non mi piace questo gioco, signor Kyouhei che non dovrei conoscere» ricade a sinistra e si appoggia fingendosi stanco; sbuffa per ozio e perché il gioco è antipatico. 
    «Per ora neanche a me, eppure devi fidarti. Alla fine ci piacerà» conclude spingendo per riprendere a dondolare, senza esserne del tutto sicuro.
   Ricominciare: ricostruire – ricominceranno. Ciclo delle stagioni e pagina nuova appena stampata di libro – ricominciare per tornare al principio, iniziare a conoscersi da zero e per essere solo Kyouhei, quello incontrato per caso una mattina seduto sull’altalena. 




 
Ok, non aggiornavo da novembre dello scorso anno e chiedo venia. L'idea per l'ultima fic in realtà già c'era, compresa di testo ma solo nell'ultimo periodo (questa settimana) ho pensato di cambiarla. Non avendo più tempo materiale per via del lavoro, ho raccolto idee su idee e uao, sono riuscita a finirla in tempo recordo proprio oggi. All'inizio ero partita con il pensiero di farli finire male - di continuare a dare ad Hue la sua ossessione ma poi mi sono concentrata sul ciclo delle stagioni e sul cambiamento delle cose che evolvono e maturano. Ricominciare è qui infatti un sinonimo di stravolgere, rifare tutto, lasciare cadere le foglie per poi aspettare di nuovo l'infoltimento degli alberi - raccogliere dai semi i frutti e ritrovare di nuovo i fiori. Kyouhei azzera le colpe di Hue e le sue perché è un po' lui stesso la primavere che cancella l'inverno e dà nuova vita. 
Altro punto che vorrei specificare è il cambiamento del nome della sorella di Hue. Per sbadataggine mi sono accorta di averle dato lo stesso epiteto della rivale femminile di B&N2 e non avendo trovato il suo originale da nessuna parte, nel capitolo precedente l'ho cambiato per inserire: Aika "canto funebre" piuttosto azzeccato.
Cosa vorrei aggiungere? Niente, finalmente ho chiuso questa raccolta che si protraeva da secoli ): Grazie a chi l'ha seguita e commentava, la GreySky vi vuole bene. Ness.
 
  
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