II.
Stringevo il cuscino tra le braccia, le gambe distese e i piedi erano poggiati sullo schienale del divano. I capelli sciolti toccavano il pavimento.
- Ma come fai a concentrarti in quella posizione assurda?
- “Il novus Codex era diviso in dodici libri, divisi a loro volta in titoli, le costituzione erano disposte cronologicamente…” - cominciai a ripetere a cantilena le ultime parole che aveva da poco pronunciato.
- Come vedi ti stavo ascoltando – continuai, lanciandogli un’occhiataccia.
Marco
sbuffò e sfogliò qualche
pagina, erano le otto di sera ed ancora mancavano due capitoli. Vorrà ammazzarmi –
pensai, mi venne da
ridere ma non glielo feci notare.
*
Appena scesi dal bus mi accorsi che le gambe tremavano ancora. Mi incamminai verso l’università, avrei voluto premere l’acceleratore del tempo ed andare avanti di un paio d’ore.
L’esame si svolgeva in un’aula molto grande che prima di allora non avevo mai visitato. Presi posto in quinta fila. L’aula era semivuota e silenziosa, detestavo quell’atmosfera, l’ansia aumentò. Avanti a me, in quarta fila, un ragazzo sfogliava le sue dispense, aveva il capo chino ed annuiva come se volesse convincere sé stesso di una buona preparazione.
Presi
dalla borsa le mie dispense
e andai direttamente agli ultimi capitoli, rilessi alcuni paragrafi,
tra cui
alcuni su cui Marco, la sera prima, si era soffermato. In
quell’istante mi
apparve tutto nuovo, come se stessi leggendo per la prima volta. Diamine.
Entrai ancor di più in agitazione.
*
Marco mi propose una simulazione d’esame, accettai. Cominciò a sfogliare il libro e a farmi domande a caso. Si schiarì la voce e assunse quel tono da ragazzo per bene che adoravo tanto, sorrisi.
-
Signorina,
mi parli dell’organizzazione politica in età
monarchica – disse con tono
aristocratico. La sua “R” moscia lo aiutava ad
immedesimarsi a pieno nella
parte.
Questa volta risi rumorosamente, approfittai della
risata per pensarci
su, poi risposi:
- L’organizzazione si
identificava:
1. Nell’ideal tipo della tribù con accentuazione del carattere etnico comune di tutti gli abitanti, al cui interno non c’era una forte stratificazione sociale;
2. Quello della famiglia “proprio iure” che ha basi salde fondate sul matrimonio e “l’agnatio”, cioè la parentela che univa per linea maschile tutti coloro che si trovavano sotto la potestà di un pater familias;
3.
Nell’ideal
tipo della gens, cioè dell’organismo di parentela
fondato da tutti coloro che
avevano lo stesso nomen, “il
gentilicium”.
-
Sono
sorpreso! – sbottò Marco con tono divertito. Feci
una smorfia e gli chiesi di
continuare.
*
Quando
la commissione entrò in aula l’ansia raggiunse
l’apice. Chiusi le dispense e le riposi nella borsa. Come va, va! – pensai.
La
commissione era composta da due donne e
tre uomini, tra cui il mio professore. Studiai i loro volti per capire
quali mi
ispirassero maggior fiducia, lo facevo sempre prima di un esame.
I
professori cominciarono a chiamare in
ordine alfabetico. A passo lento il malcapitato di turno, si dirigeva
verso la
grande cattedra. Prima o poi
toccherà
anche a me.
Avevo
caldo, le labbra screpolate e tanta
sete. Cercavo di leggere il labiale della professoressa seduta sulla
destra,
chiese ad una ragazza di parlarle di un argomento qualsiasi, wow – pensai. Fu proprio
quell’anziana
donna a guadagnarsi il mio premio di “fiducia”.
Dopo
mezz’ora…
-
Martinelli?
Ebbi
un sussulto. Era il mio turno.
*
Al
termine della simulazione Marco si
complimentò, disse che se non fosse stato per la domanda sui
Senatoconsulti mi avrebbe lui
stesso
messo trenta. Certo.
Rimanemmo
sul divano, accese la tv, facendo
proprio come se fosse a casa sua, e cominciò a carezzarmi i
capelli,
lisciandoli - come se non lo fossero già di loro - con la
mano. Era esausto. Mi
chiese se nel frigo ci fosse una birra. Risposi di si.
Tornai
poco dopo con una Raffo ghiacciata ed
un coca cola per me, sgranocchiamo quel che rimaneva delle patatine che
mia
madre aveva comprato prima di partire; era a Londra con Luca, il suo
nuovo
compagno.
Marco
era concentrato sulla partita, mi
annoiavo:
-
Preferirei
guardare cento pubblicità di fila, anzi, preferirei
addirittura “Uomini e
donne”!
-
Suvvia
Chiara, ma non vedi che… GOOOAL! GOAL!!!
L’Inter
segnò, la sua squadra del cuore. Lo
vidi esultare. Si alzò in piedi rovesciando per terra tutte
le patatine rimaste
nella ciotola e alzò le braccia al cielo.
Per
non so quale motivo, non so quale forza
soprannaturale mi abbia spinta, non so come né
perché, mi alzai ed esultai
anche io, imitandolo, dimenticandomi che “tifassi”
Juventus da una vita. La mia
mente in quel preciso istante era annebbiata, posseduta, esorcizzata.
Mi
gettai tra le sue braccia e lo baciai.