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Autore: asyouwishmilady    07/07/2014    7 recensioni
«Emma sbuffò. Non riusciva ancora a capirlo completamente, ma era diverso ora: lei importava di lui, per quanto provasse a convincersi del contrario. Non voleva ferirlo, né allontanarlo. Del resto, non l’aveva mai delusa, non l’aveva mai abbandonata, anche quando lei sembrava supplicare di farlo.»
Piccola raccolta di os sui Captain Swan: missing moments, squarci di vita quotidiana, o semplici momenti fluffosi o a rating rosso che un po' tutti speriamo per la season 4.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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La notte era ormai calata del tutto sul quel piccolo ma affollato borgo della Foresta Incantata. L’unica fonte di luce – ahimè – proveniva dal riflesso della luna sull’oceano calmo. Emma, staccando riluttante gli occhi dalla finestra della locanda, si portò una mano alla fronte: non era abituata a tutto quel buio e, come se non bastasse, avrebbe dovuto portarsi appresso un Hook non esattamente sobrio.
«Sei una donna bellissima. Te l’hanno già detto, immagino» farfugliò lui, con l’accenno di un sorrisetto malizioso.
Emma allungò una mano per accarezzare la cicatrice che lui aveva sulla guancia, scendendo, poi, fino alle sue labbra carnose ed ancora bagnate di rum.
A quel tocco, Killian le schiuse ancora di più, ispirando violentemente «Ti voglio. Adesso»
Udendo le parole di lui, così dirette, così rudi, Emma si morse il labbro inferiore, reprimendo un’ondata di desiderio.
«Non vuoi bere qualcos’altro?» riuscì a biascicare, infine, ricordando il piano e l’accordo con il vero Hook.
Lui, senza mutare espressione, si lasciò scivolare sulla panca di legno consumato, fino a ritrovarsi a pochi centimetri da lei.
«Ti ho già detto quello che voglio» i loro visi si erano fatti così vicini che Emma sentì gli occhi bruciare a causa del forte odore di rum proveniente dalla bocca di lui. Un odore che in altri contesti l’avrebbe nauseata, in quel momento l’attraeva ed inebriava nella maniera più assoluta.
Lui l’attraeva come non mai. La sua barba ruvida, quello sguardo carico di smania, le labbra arrossate dal contatto con l’alcol; tutto di lui la faceva sentire come un pulcino in balìa di un uragano.
Impotente.
E confusa. E dire che non aveva nemmeno toccato rum.
Killian, d’impeto, si mise in piedi, porgendo la mano buona ad Emma «Voglio mostrarti la mia nave»
Lei l’afferrò senza esitazioni, accarezzandone il palmo con il pollice «Non c’è qualcos’altro che vorresti mostrarmi?»
Era brava in questo gioco ma, per un istante, si era scordata chi si trovasse di fronte. Quando si rese conto di non aver soppesato abbastanza attentamente le parole, fu troppo tardi: una frazione di secondo dopo, avvertì il corpo di Killian contro il suo, le sue braccia avvolgerla, il suo fiato caldo sulla spalla.
«Modera i termini, tesoro» l’avvertì, strofinandole il naso contro la spalla «O non arriveremo nemmeno alla Jolly Roger»
***
Alla Jolly Roger ci arrivarono eccome, anche se non senza fatica. Ogni dieci passi, Killian si aggrappava alla mantella marrone di Emma, implorandola di concedersi in qualche sporco vicoletto.
Non era facile gestire un pirata ubriaco ed eccitato, soprattutto uno testardo ed egocentrico quanto lui. Emma sapeva bene com’era fatto. Quello che, però, non sapeva è che, di lì a qualche minuto, il vero Hook li avrebbe sorpresi a pomiciare nella cabina della Jolly Roger – solo per distrarlo, ok? –, e avrebbe steso il vecchio sé stesso con un memorabile cazzotto.
«Stai scherzando?!» sbottò lei, fulminando il suo compagno d’avventura con lo sguardo «Come puoi pretendere che questo non avrà conseguenze?»
Killian, risentito, evitò gli occhi di lei «Incolperà il rum. E poi se l’è cercata. Andiamo via»
Prima che potesse ribattere, Hook era già uscito di scena, arrampicandosi sulla scaletta consumata che conduceva al pontile.
Emma sbuffò. Non riusciva ancora a capirlo completamente, ma era diverso ora: lei importava di lui, per quanto provasse a convincersi del contrario. Non voleva ferirlo, né allontanarlo. Del resto, non l’aveva mai delusa, non l’aveva mai abbandonata, anche quando lei sembrava supplicare di farlo.
Congedatosi da un confuso Smee, Hook si avviò a grandi passi verso la strada che portava al bosco.
Lei, di sottecchi, studiò la sua espressione per tutta la durata del tragitto: era serio, quasi imbronciato, con le sue sopracciglia scure incurvate verso il basso.
Emma sapeva che non era arrabbiato – non gli riusciva proprio con lei -, che probabilmente era solo infastidito dal modo in cui era saltata addosso al vecchio lui, nella sua stessa cabina.
Lei come avrebbe reagito, se lo avesse visto pomiciare con qualcun’altra? Scacciò in fretta quel fastidioso pensiero, con lo stomaco in subbuglio.
Come era arrivata a questo? Le sembrava passato un giorno da quando si erano incontrati. Poi c’era stata Cora, Neal, Pan, Zelena e la sua dannata paura di lasciarsi andare.
«Hai parlato con mia madre?» domandò Emma, d’un tratto, tentando disperatamente di smettere pensare.
Killian annuì, serioso, sollevando un sopracciglio nella penombra della notte «Sì, adesso dobbiamo solo assicurarci che riesca a prendere l’anello».
Lei non rispose. Temeva che qualcosa non sarebbe filato liscio, e tutto quello di cui aveva bisogno era qualcuno che la rassicurasse o che, almeno, la distraesse.
Le battute provocatorie di Killian funzionavano, di solito, ma lui non sembrava proprio essere in vena.
«Si può sapere cosa ti prende?» sbottò Emma, squarciando il silenzio.
«Cosa prende me?!» si voltò lui, di scatto, con un sorriso ironico stampato in volto «Sei tu quella che stava per farsi prendere, in realtà»
Lei si morse energicamente il labbro inferiore, per allentare l’irritazione «Quindi è questo il problema?»
Sospirò, stanca, incrociando le braccia al petto «Killian, era solo il piano. Tu mi hai chiesto di tenerlo occupato e io l’ho fatto»
Hook si fermò di colpo, per fulminarla con lo sguardo «Lui, in un’ora, ha avuto più di quello che ho avuto io in tutto questo tempo»
Lei inclinò la testa di lato e non poté fare a meno di sorridere: grazie a Dio, nel buio, lui non se ne accorse «Non ha significato niente»
«Lo so. Ai tempi, non ero interessato a niente che non mi procurasse un orgasmo» ridacchiò tra sé, perso in un ricordo lontano. Emma si domandò distrattamente se sentisse la mancanza di tutte quelle donne, della sua vecchia vita da pirata. La risposta le sarebbe arrivata di lì a poco.
«In realtà, avrei voluto solo essere al posto suo» ammise, serio, a testa bassa.
Per qualche motivo, Emma si sentì offesa da quelle parole: tutto l’amore che sosteneva di provare per lei si limitava al desiderio fisico?
Come suo solito, intravedendo la possibilità di essere ferita di nuovo, si chiuse a riccio «Ma per favore!»
Riprese, in fretta, a camminare nell’oscurità del porto, aguzzando l’orecchio, di tanto in tanto, per assicurarsi che Killian fosse ancora dietro di sé.
***
Mentre Emma era impegnata ad ignorarlo, Hook trovò della legna da ardere e delle foglie secche su cui dormire. Le aveva ammucchiate distrattamente di fronte al fuoco, fingendo di non udire i versi di disapprovazione di lei.
«Vado a prendere le foglie per me» lo avvisò Emma, senza troppi convenevoli. Poi, si ritrovò a studiare l’espressione confusa di lui.
Non vorrà dire che… No.
«Il caldo dei nostri corpi ci eviterà di congelare» disse semplicemente lui, senza una traccia di malizia.
Una manciata di minuti più tardi, se ne stavano già sdraiati a terra, su quelle foglie sporche e ruvide.
Lei si era voltata, dandogli le spalle, mentre lui era sistemato a pancia all’aria, con il braccio che gli sorreggeva la testa.
Quando inizierà a fare freddo, pensò Killian, la smetterà di fare la schizzinosa.
Ma lui sapeva perfettamente che, piuttosto che chiedergli aiuto, si sarebbe lasciata morire ibernata. Quando Killian avvertì l’aria farsi insopportabilmente gelida, si voltò nella sua direzione e si spinse contro di lei, senza alcun preavviso.
I muscoli di lei scattarono come una molla, ma non lo respinse. Lentamente, allargò le braccia per stringerla, cercando di trasmetterle tutto il calore che aveva in corpo. Era ancora sveglia? Sì.
Quando il respiro agitato di Emma si fece più regolare, Hook decise di rischiare «Sei comoda?»
Lei non rispose, non verbalmente: si limitò a stringere la mano di Killian tra le sue. La sensazione dei loro corpi vicini era così bella… Emma sentiva che sarebbe potuta rimanere così per sempre. Senza “ma”, senza “perché”.
In tutta risposta, Killian posò il mento sulla sua spalla, accoccolandosi ancora di più a lei. Aveva sognato quel momento da così tanto tempo. Lei era stata la sua luce alla fine del tunnel, un lampo di piacere in un oceano di oscurità.
Ad un tratto, la voce fievole di lei, lo riscosse dai suoi pensieri «Grazie»
All’udire quella parola, il suo cuore prese a battere all’impazzata «Per cosa, Swan?»
Non rispose. Era già stato fin troppo difficile partorire quella singola parola: non ci sarebbe mai riuscita senza il buio, la paura di perdere tutto, il respiro caldo di lui sul collo.
Per cosa? Per tutto. Non l’aveva mai delusa, mai. L’aveva sempre messa di fronte a qualsiasi altra cosa, persino a se stesso. E le aveva dato la speranza di poter imparare ad amare ancora.
«E’ stato un piacere, Emma» mormorò, infine, Killian, senza indagare ulteriormente.
   
 
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