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Autore: HandfulOfDust    08/07/2014    4 recensioni
Huntbastian Week 2014!
● Lunedì 7 Luglio: Infanzia
● Martedì 8 Luglio: Not like me
● Mercoledì 9 Luglio: Primogenito
● Giovedì 10 Luglio: Amico di penna / amico di tastiera
● Venerdì 11 Luglio: Scambio di corpi
● Sabato 12 Luglio: Masquerade
● Domenica 13 Luglio: Proposta
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hunter Clarington, Sebastian Smythe
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Vampires will never hurt you
Pairing: Huntbastian
Prompt: Not like me
Note: AU cacciatore!Hunter e vampiro!Sebastian


 

Vampires will never hurt you

Hunter era il suo nome: nato in una famiglia di cacciatori, i genitori lo avevano chiamato così nella speranza di dare inizio ad una nuova generazione più forte e più determinata della precedente. Fin dall'infanzia era stato abituato ad allenamenti fisici durissimi ed a lunghe e sfinenti sessioni di studio, così a sedici anni si era ritrovato ad aver già un diploma per potersi dedicare interamente agli affari di famiglia, cosa che nessuno era mai riuscito a fare tanto giovane.
Hunter Clarington era il più giovane cacciatore di vampiri degli Stati Uniti.

La sua famiglia si spostava spesso da uno stato all'altro, a seconda delle richieste di aiuto da parte dei più alti gradi forze dell'ordine, gli unici a conoscenza dell'esistenza di forze sovrannaturali che non potevano essere sconfitte con i classici metodi della polizia locale. Per questo motivo, oltre che per aver finito la scuola con largo anticipo, Hunter non aveva molti amici, lavorando a tempo pieno a strategie d'attacco con gli altri membri della squadra e migliorando le sue abilità di lotta e di uso delle armi.
Fino a quando non incontrò Sebastian.



Sebastian era nato in Francia negli anni Venti del Novecento ed era morto durante l'invasione nazista all'inizio della Seconda Guerra Mondiale... O almeno così la sua famiglia e i suoi amici pensavano.
Il ragazzo stava tornando a casa, quando fu fermato dai militari con l'accusa di “violazione del coprifuoco” insieme ad altri concittadini: furono portati ad un muretto, fatti mettere in fila e poi fu aperto il fuoco. Un primo colpo diretto alla testa lo mancò per un paio di centimetri, un secondo lo raggiunse all'addome e lo fece accasciare al suolo: sentiva il sangue sgorgare dalla ferita e aveva voglia di gridare per il dolore, ma non poteva farlo o si sarebbero accorti che era ancora vivo e non ci avrebbero pensato due volte a dargli il colpo di grazia. Passarono alcuni minuti prima che i tedeschi si allontanarono, lasciando i corpi delle vittime esattamente dove erano state uccise, in modo che le famiglie li trovassero l'indomani mattina. Fu in quel momento che Sebastian realizzò che sarebbe morto comunque, dissanguato ed in seguito ad una lunga agonia, non riuscendo ad alzarsi e sicuramente non riuscendo a camminare fino a casa.
Ormai era scattato il coprifuoco, quindi non avrebbe trovato nessuno che lo aiutasse... Cercò di accettare la cosa a cui, in fin dei conti, aveva cercato di prepararsi in tutti quei mesi: la morte. Sapeva che in guerra era qualcosa all'ordine del giorno, sapeva che ogni volta che salutava qualcuno poteva essere l'ultima volta che lo avrebbe visto, ma nonostante tutto non era pronto a morire. Aveva solo diciassette anni in fin dei conti.
Pensò alla sua famiglia, a quanto avrebbero sofferto la madre e le sorelle, poi pensò a Lucas. Il suo Lucas, la persona che lo aveva fatto innamorare per la prima volta e che lo faceva sentire coraggioso, più forte dei pregiudizi della gente, più forte dei folli dogmi che sentiva proclamare da alcuni anni ormai. Con il volto del suo amante impresso nella mente si lasciò andare e chiuse gli occhi.
- Questo è ancora vivo. - pochi istanti dopo udì una voce femminile in lontananza e pensò che parlassero di lui, ma aprire gli occhi era troppo faticoso a quel punto. - Oh, buon Dio, sei così giovane. Resisti, non permetterò che tu muoia a quest'età!
La donna sembrava molto determinata e Sebastian, con le poche forze che gli erano rimaste, si domandava cosa potesse fare ancora. All'improvviso sentì qualcosa di appuntito affondare nella sua gola ed una sensazione di caldo percorrergli le vene: una forza impetuosa prese possesso del suo corpo, tale da fargli spalancare gli occhi. Una donna riccioluta e bionda lo stava letteralmente azzannando, ma anziché sentire dolore a livello del collo sentiva il suo sangue ribollire.
- Devo portarti via da qui, sei ancora debole.



- Hunter, tesoro, sappiamo che siamo sempre stati duri con te, ti abbiamo sempre richiesto il massimo in ogni cosa, ti abbiamo addestrato per diventare il cacciatore più competente che ci sia al mondo nonostante la giovane età e questo ha richiesto molti sacrifici... - esordì la signora Clarington quella sera.
- Ma siamo preoccupati per te. - continuò il padre – Hai finito la scuola prima, cambiamo sempre stato e se non abbiamo una missione da portare a termine te ne stai chiuso in casa ad allenarti. Siamo felicissimi che tu abbia così a cuore quello che è il compito della nostra famiglia da generazioni, ma non vogliamo che tu impazzisca.
Hunter alzò lo sguardo dal tavolo, disorientato. - Dunque? Mi devo rilassare o cosa?
- Vogliamo che tu esca, faccia amicizie... Insomma, che tu faccia cose da sedicenne.
- Vi sembro un normale sedicenne, io?
- No, ma...
- Un ragazzo che fin da piccolo è stato addestrato per fare a pezzi vampiri, che un tempo erano comunque persone, può essere normale? Allora non pretendete cose impossibili! – tuonò il giovane furioso.
- Allora facciamo così. - riprese il padre spazientito – Non prenderai parte alla prossima missione se adesso che siamo in pausa non esci e ti svaghi. Non sarò forte e giovane come te, ma dalla mia parte ho l'esperienza e fidati, possiamo escluderti per un sacco di tempo se non ti calmi un po'!
L'adolescente si alzò in fretta e furia per andarsene in camera sua, dove si chiuse: si era sempre comportato come i suoi volevano, non li aveva mai delusi e adesso si lamentavano perché non si comportava come un ragazzino qualunque!


- Marlène, posso farti una domanda?
- Certo, Bas, chiedi tutto quello che vuoi.
- Perché non mi hai ucciso quando mi hai trovato a terra sanguinante? In fondo ti eri avvicinata alla città con quello scopo.
La donna si sedette e lo prese per mano. - Vedi, prima di diventare un vampiro, anche io avevo una famiglia, una vita normale... Pochi mesi prima di essere trasformata, mio figlio è stato giustiziato per qualcosa che non aveva commesso: nessuno ha avuto pietà di lui, mentre io stasera ho deciso di averne per te. Aveva un paio di anni più di te, ti somigliava tantissimo.
- Mi dispiace. E' successo pochi anni fa?
- E' successo durante la Rivoluzione... Potranno passare anche mille anni, non potrò mai dimenticare quello che hanno fatto a mio figlio.
Sebastian la guardò confuso. - Rivoluzione? Quella rivoluzione?
- Proprio quella... Ho quasi duecento anni, mon chér.
- Caspita. Scusa, è che fino ad una settimana fa nemmeno ci credevo ai vampiri, tutte queste novità sono leggermente sconvolgenti.
- Posso fartela io una domanda ora?
- Dimmi pure.
- Avresti preferito morire, piuttosto che essere condannato a questa esistenza?
- Ma io sono morto, almeno in parte. Per la mia famiglia, per i miei amici, per... - la sua voce si ruppe su quel nome, tanto che non riuscì a pronunciarlo a voce alta. - Lascia perdere. Sono felice che tu mi abbia trasformato... Ora ho tutto il tempo del mondo per fare qualcosa di veramente buono per l'umanità.
Marlène lo abbracciò, come una madre avrebbe fatto con il proprio figlio. - Chi è la ragazza che non potrai più vedere? Quella di cui non riesci a dire il nome? Magari prima di lasciare la città possiamo passare vicino alla sua finestra, così la potrai vedere un'ultima volta.
- Non c'è nessuna ragazza...
- Siamo molto più veloci degli umani, non si accorgerà di nulla. Fidati di me, se non ti fidi di me non andrai avanti per molto.
- Non è una ragazza. - ammise Sebastian dopo qualche minuto di riflessione - E' un ragazzo. Ora penserai che sono un deviato o che devo essere curato.
La donna sorrise e lo prese per mano. - Veramente volevo dirti che l'offerta è comunque valida.



- Un mocha Frappuccino, grazie.
Hunter si guardò intorno disgustato: ragazzine che ciarlavano di argomenti come l'ultimo appuntamento dall'estetista o quali abiti andare a comprare una volta iniziati i saldi, coppiette che non potevano fare a meno di sbaciucchiarsi ogni venti secondi circa e gente che entrava e usciva correndo, prendendo cibo e caffè da portare in ufficio.
Forse era vero che era cresciuto troppo in fretta, ma non era stata una sua scelta, dato che la sua famiglia faceva così con ogni componente... Se fosse nato da un'altra coppia, probabilmente ora sarebbe stato in quel bar senza disprezzare ogni persona che gli passava davanti. Forse sarebbe stato meglio essere ignaro di quello che succedeva veramente nel mondo e parlare di compiti, serate e macchine, come tutti quelli della sua età.
Dubitava seriamente di poter fare amicizia con qualcuno in quel posto, ma se non altro era fuori di casa e i suoi genitori credevano che stesse tentando di svagarsi come gli avevano richiesto; in effetti, stava cercando di farlo, ma il massimo relax che concepiva era leggere “L'arte della guerra” di Sun Tzu.
- Progetti di invadere qualche stato?
- Scusa? - chiese Hunter, ritrovandosi di fronte un ragazzo slanciato e magro, dagli occhi color smeraldo.
- Il libro che stai leggendo... Hai intenzione di mettere in atto qualche suo consiglio? - domandò sarcastico l'altro, mettendosi seduto al tavolo come se fosse stato invitato.
- Oh. Sì, voglio dire no! - si corresse immediatamente il cacciatore – Insomma, non si sa mai. Non pensavo ci fossero ragazzi della mia età che lo conoscessero.
Lo sconosciuto rise. - Io l'ho letto diversi anni fa, però hai ragione. Oggigiorno i giovani sono piuttosto vacui.... Non che io sia contro il divertimento, anzi. - commentò malizioso. - Comunque piacere, Sebastian.
- Piacere mio, Hunter.
- Hunter, eh? Sei davvero un cacciatore o ai tuoi suonava bene il nome e basta?
- Diciamo che la caccia è estremamente importante per la mia famiglia, da molti secoli.
- Affascinante.

 

Sebastian prima di andarsene aveva preso il cellulare di Hunter ed aveva salvato il suo numero, senza prendere quello del ragazzo perché a sua detta “non sarebbe stato necessario”. Questa esagerata fiducia in se stesso infastidiva Hunter, tanto da ripromettersi di non chiamarlo per poi ripensare alla loro chiacchierata per una settimana intera ed infine inviargli un messaggio. Per essere un ragazzo della sua età era piuttosto maturo, anche se un po' strano alle volte... Sembrava essere sempre in allerta, quasi avesse paura di qualcosa o di qualcuno. Nonostante ciò valeva la pena incontrarlo di nuovo, e così fece.
Una volta. Poi ancora, ancora ed ancora.
- Forse dovremmo chiuderla qui. - esordì il francese accarezzando i capelli dell'altro, dopo una delle loro numerosissime uscite serali.
- Cosa? Stai scherzando, vero?
- No, sono serio. Non dovremmo più vederci.
- Cos'è, all'improvviso hai perso ogni interesse nei miei confronti? - chiese Hunter con un tono che tradiva la sua calma apparente.
- No, non è questo.
- E allora cos'è?! - esplose rabbioso Clarington – Sai benissimo che non sono bravo con le persone e per questo non ho amici, quindi o parli chiaro o parli chiaro!
- Non mi posso affezionare a nessuno, Hunter... Soprattutto a te. Avrei dovuto pensarci prima, ma trovare qualcuno dopo così tanti anni di solitudine mi è sembrato un sogno e l'ho prolungato più del dovuto.
- Questo non è parlare chiaro! Cosa vuol dire che non ti puoi affezionare a nessuno? Che discorso è?
- Hunter, sei il più promettente cacciatore della tua generazione e non te ne sei accorto? - urlò Sebastian – Io di te l'ho scoperto poco fa, ma tu di me avresti dovuto capirlo quasi subito.
- No.
- Esco solo di sera, non mangio mai di fronte a te, ho delle mani gelide e soprattutto, è impossibile sentire il mio battito, dato che non c'è più. Per te doveva essere evidente, forse cercavi di negarlo a te stesso. - sospirò il vampiro, avvicinandosi all'altro.
- No, no, no! Stai lontano da me! - gridò Hunter con tutto il fiato che aveva nei polmoni – Stai lontano da me o giuro che ti uccido!
- Non lo farai. - rispose l'altro ritraendosi.
- Ah no? E come fai ad essere tanto sicuro anche ti questo?
- Perché già lo avevi intuito, ma hai cercato di ignorare questo sentore dato che... Dato che sei innamorato di me.
- Non dire cosa sono o non sono. - ringhiò Hunter a denti stretti – Non dire niente. Vattene.
Sebastian annuì e si allontanò di qualche passo, poi ci ripensò. - Pensi che per me questo sia facile? Pensi che per me sia stato un gioco da ragazzi abbandonare le persone che amavo dall'oggi al domani, abbandonare la vita che avevo? Voi cacciatori ci pensate mai a questo?
- Ci pensiamo eccome. Ma come gli assassini umani finiscono nel braccio della morte, noi facciamo giustizia contro di voi.
Sebastian rise, sarcastico. - La fate facile. Vorrei vedere voi, nelle nostre condizioni, cosa fareste.
- Chiederemmo agli altri cacciatori di ucciderci, semplice.
- Certo, certo. E' semplice parlare senza viverle in prima persona certe cose. Avevo diciassette anni e me ne stavo tornando a casa, non avevo fatto male a nessuno... Fossi passato di lì cinque minuti prima non sarebbe successo niente di tutto questo. Magari ora sarei un signore anziano che vive nella campagna francese, invece no! Ma sono stato grato di questa seconda chance, perché sai una cosa caro Hunter? Me la meritavo, me la meritavo eccome! - sbottò Sebastian, prima di andarsene una volta per tutte.



Passarono i giorni, ma Hunter sentiva un peso sullo stomaco dall'ultima conversazione che aveva avuto con Sebastian. Avere un rapporto romantico con un vampiro andava senz'altro contro ogni etica della sua famiglia e contro tutto ciò in cui credeva; nonostante ciò sentiva il bisogno di dare una conclusione a quell'assurda storia... Perché in fondo Sebastian, in altre circostanze, sarebbe stata la persona giusta per lui.
Lo attese nel vialetto di casa, lo attese finché non divenne buio e lo vide uscire di casa.
- Quanti anni avresti adesso? - esordì senza neppure salutarlo.
Sebastian sorrise e decise di stare al gioco. - Novanta.
- Senz'altro te li porti bene.
- Oh beh, grazie.
Hunter fece una pausa, poi si decise a domandare quello che gli frullava in testa da ore ormai.
- Quindi quante persone hai ucciso da quando ti hanno trasformato?
- Ah, era questo che ti premeva sapere.
- Ti pare strano voler sapere se il tipo con cui uscivo è un efferato omicida o meno? Perché a me non pare strano per niente. - rispose Hunter ironico.
- Beh, in effetti dire che questa situazione è strana è dire poco.
- Allora?
- Per lo più mi nutro di sangue delle trasfusioni che rubo dagli ospedali o di sangue di animali, però ho alcuni ne ho uccisi. Odio farlo, perché io sono stato ucciso ingiustamente... Quindi quando sono costretto cerco di trovare persone orribili per sentirmi meno in colpa.
Hunter lo guardò scioccato. - Oh, allora in base al tuo metro di giudizio quand'è che una persona diventa orribile?
- Quando uccide qualcuno o tenta di stuprare una ragazza indifesa.
- Quindi tu che ne hai uccisi diversi devi essere proprio una persona tremenda.
- Io non sono una persona. - gli fece notare l'altro – Non più oramai.
- Ed è per questo che non possiamo stare insieme. - sussurrò il cacciatore tenendo gli occhi fissi a terra – Io crescerò, invecchierò e morirò, tu rimarrai un ragazzo per sempre.
- È la mia dannazione. Ma Hunter, se mi dessi una possibilità capiresti che non ti farei mai del male.
- Lo so, ma non posso. - rispose il ragazzo mestamente.
- Adieu, Hunter.
- Addio Sebastian.

 

  
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