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Autore: TreeStar    28/08/2008    8 recensioni
Rufy ha trovato un nuovo posto per allenarsi: in cima ad una collina! Ma quando Rufy inizia una rissa e nessuno sa dove si trovi, finisce in un mare di guai. per fortuna Ace è sempre all'erta... Ambientato a Fushia quando Rufy ha sette anni.
Genere: Commedia, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Portuguese D. Ace
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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a secret place

Note del traduttore:

Ho deciso di tradurre questa storia per tre motivi essenziali (che in realtà sono strettamente personali XD): 1.apprezzo molto il personaggio di Ace; 2.apprezzo ancora di più le storie con il rapporto fra lui e Rufy, peccato ne esistano poche; 3.loro due da bambini sono un amore. Inoltre, ho apprezzato molto anche lo stile con cui questa storia è stata scritta, spero di essere riuscita a riportarla abbastanza bene in italiano. Ho lasciato le cose che erano in giapponese, cioè "Nii-chan", fratello maggiore (informale), e "Akuma no Mi", frutto del diavolo. Spero apprezziate anche voi. Buona lettura!

Un posto segreto

Rufy, sette anni appena compiuti, si fermò deciso sulla cima della collina.

Un altro giorno di allenamenti in vista della sua futura carriera da pirata stava per iniziare, e quella volta sentiva che sarebbe stata una giornata positiva. Era soleggiata e calda e con una leggera brezza, ancora maggiore sulla collina, e Rufy amava il sole. Era stato nuvoloso per tutta la settimana precedente, perciò il sole era di buon auspicio, sentiva. In più la cima della collina non era tanto fangosa perché particolarmente rocciosa. Nessuno avrebbe mai immaginato che quello fosse il suo nuovo spazio di allenamento!

Il ragazzino si congratulò ancora con se stesso per l'eccellente scelta. Aveva deciso di allenarsi nel campo (si sa, il campo dove AVREBBE dovuto sbrigare le faccende in quel momento), dove doveva stare immerso fino al ginocchio nel fango. Ed un aspirante membro della ciurma di Shanks non dovrebbe essere immerso fino al ginocchio in nient'altro che non sia oro, incrociò le braccia ed annuì deciso a se stesso.

Per le scorse cinque settimane, Rufy aveva cercato di usare la sua nuova abilità di allungarsi per rompere oggetti. Grandi oggetti come giganteschi rami degli alberi e rocce… Non aveva fatto alcun progresso. Più della metà delle volte, quando si dirigeva verso qualcosa, anche qualcosa di grosso, lo mancava completamente, e il resto delle volte non gli faceva nemmeno un'ammaccatura. Non era stato nemmeno capace di rompere quel grosso ramo che si allungava dall'albero del campo del vicino!

Be', quello in parte perché Ace aveva insistito che non gli fosse permesso di allenarsi in maniera da diventare una seccatura per i vicini ed un vandalo… Ma se suo fratello maggiore non l'avesse fermato, Rufy era certo che avrebbe potuto farcela, se fosse stato in grado di colpirlo in maniera corretta.

In media Rufy assestava un pugno su sette quando li tirava. Ace diceva che era indegno, però non voleva mostrare a Rufy come doveva fare per migliorare la sua mira. Rufy sapeva che il suo Nii-chan era solo egoista! Ace era perfettamente capace di colpire quando lui aveva sette anni, e non aveva mai mancato una palla.

Rufy aveva sette anni adesso e non poteva nemmeno allungare la mano nella direzione giusta senza inciampare su se stesso, e Rufy colpiva solo una palla su tre (anche se Rufy insisteva che era solo perché i tiri di Ace erano migliori dei suoi…).

Ohoo! Ma oggi sarebbe cambiato tutto. Vedete, Rufy aveva capito il problema. Non era perché non fosse forte a sufficienza. Era perché non era vicino abbastanza all'oggetto che stava cercando di colpire. Se iniziava a stare vicino alla cosa che provava a rompere, allora poteva porre tutta la sua forza nell'attacco. Nessuna cosa in natura avrebbe potuto batterlo. Impossibileee!

Era esaltato. Aveva riflettuto fra sé per convincersi che se avesse solo potuto provare a Shanks che era forte e che avrebbe potuto essergli d'aiuto, il capitano avrebbe visto che errore enorme stava facendo, e avrebbe invitato il ragazzo a bordo immediatamente!

Rufy aveva lavorato così duramente per questa idea. Molto duramente. E sapeva che Shanks sarebbe tornato indietro presto, e che non aveva tempo da perdere se voleva partecipare al prossimo viaggio. Perciò doveva riuscire a farcela proprio oggi. Doveva farlo. Ed aveva assolutamente fiducia in se stesso da poterci riuscire.

Arrivò una folata di vento, ed il ragazzo si chinò un poco per non essere trascinato oltre il margine della collina e nella rupe o nel mare sottostante. Quello sarebbe stato così spaventoso…

Non appena il vento passò, tuttavia, si alzò stiracchiandosi e camminò per ispezionare una grossa roccia con la superficie liscia.

Andava bene.

Allontanandosi solo un paio di passi indietro, Rufy ritrasse il suo pugno, e poi lo lasciò volare.

Quello si scontrò con la roccia con un solido 'crack' che probabilmente avrebbe fratturato ogni osso del suo braccio se non fosse stato graziato del dono di un corpo di gomma. Rufy strinse il pugno dolorante a sé con l'altra mano e cadde in ginocchio. Lacrime di dolore sgorgarono dai suoi occhi, trasformandosi, dopo un momento, in lacrime di rabbia. "Perché non posso farcela!" urlò alla roccia, come se fosse colpa del masso se non era abbastanza forte per romperlo. Si alzò, la furia che bloccava il buon senso, e colpì ancora la roccia duramente quanto poteva. Continuò ad urlare. "Perché non posso essere forte!" La colpì ancora. E ancora. E ancora. La sottile irregolarità nella superficie della roccia scavò nelle sue piccole mani, tagliando e stremando la sua pelle da bambino. "Perché non posso essergli d'aiuto?"

Alla fine smise di colpire e scivolò sulle ginocchia mentre le lacrime scorrevano giù dalle guance. La sua voce si abbassò in un sussurro disperato, "…Perché Shanks non vuole portarmi con lui?"

"Questo era patetico."

Trasalendo, Rufy si voltò verso l'origine della voce… Solo per allontanarsi di un passo quando i suoi occhi arrivarono su Calvin, il ragazzino più ricco di Fooshia, con tre dei suoi scagnozzi dietro di lui. L'intera famiglia di Calvin era snob e si riteneva migliore di qualsiasi altra, e il figlio riusciva sempre a scamparla qualunque cosa facesse. Quindi, come un vero nobile, utilizzava il suo potere per tiranneggiare tutti i bambini più piccoli.

I tre ragazzini dietro di lui erano suoi amici, e le sole persone che i suoi parenti ritenevano sufficientemente validi per giocare con il loro figlio unigenito: Edmund, Linus, e Duncan. Erano tutti ben vestiti con marche costose, giacche ben stirate e pantaloni neri al ginocchio, con scarpe lucide a lacci d'ottone. I loro capelli erano perfettamente pettinati ed a prova di vento per la quantità di gel, visi e mani senza una macchia. Ciascuno di loro odorava di saponi profumati e parlavano con l'aria di chi si riteneva ricco e di successo, nonostante pesassero ancora sulle spalle dei genitori. Credendo volgare il lavoro in fattoria, quei ragazzi stavano con i bambini che avevano un proprio patrimonio da utilizzare, e viaggiavano spesso così potevano incontrare altri ricchi snob.

Tutti loro avevano dieci anni, e nonostante non avessero molti muscoli, ciascuno era alto almeno sei pollici più di Rufy. Essendo in una classe superiore, avevano anche il pratico vantaggio dell'età e di avere uno spirito particolarmente cattivo.

In quel momento, Rufy non avrebbe potuto combattere contro di loro. Si alzò in piedi fissando i ragazzi più grandi nei suoi pantaloni e maglietta sporchi. I piedi erano nudi, i capelli disordinati si agitavano all'aria, e tracce di lacrime scorrevano giù sulle sue guance infangate.

Essendo arrivati sullo sgombro della collina al momento in cui Rufy si stava deprimendo, i ragazzi ora stavano in posizione di semicerchio, bloccando il sentiero per ritornare al villaggio. Non c'era bisogno di un genio per capire che il ragazzino era nei guai.

Iniziarono ad avanzare verso di lui. "Hey ragazzi, guardate un po'. E' il mostriciattolo!"

Gli altri ridacchiarono e strinsero un po' il semicerchio obbligando Rufy ad indietreggiare. "Parli alle rocce, huh?" accennò Calvin schernendolo prima di sorridere con cattiveria, "E loro ti rispondono?"

Gli altri ne risero, e Rufy serrò di nuovo i pugni, stringendo i denti. "Che cosa vuoi?"

Calvin agì ignorando l'ostilità che Rufy mostrava. "Mamma mia! Qualcuno è certo scortese. È una bella giornata, ecco tutto. Così siamo saliti nella nostra proprietà e, con nostro grande dispiacere, abbiamo trovato te!" Continuò la sua lenta avanzata verso il ragazzino, i suoi amici proprio dietro di lui, pronti a sostenerlo.

Rufy rimase un poco confuso, ma non gli ci volle molto a capire cosa Calvin intendesse. "Questa non è vostra proprietà. Non ho fatto niente di male, e posso stare qui quanto voglio."

I ragazzi dietro Calvin risero, e lui gli sorrise per un momento da oltre le spalle, prima di tornare a guardare oltre Rufy, al mare aperto proprio oltre il limite della collina, che ora era solo a pochi piedi. "No, guarda… In realtà non puoi."

A questo punto Rufy fumò di rabbia, "POSSO ECCOME! Ho lo stesso diritto di essere qui PROPRIO come lo hai TU!"

Ora ridevano tutti, guardandolo dall'alto in basso con disgusto.

Rufy, sentendo che si stava arrivando al punto, si fece coraggio mentre Calvin continuò. "Davvero non capisci, vero, mostricciattolo? Tu…" Fece una pausa… e poi improvvisamente spinse Rufy indietro con tutta la sua forza.

Fortunatamente Rufy era preparato a quello e finì solamente ad un piede di distanza da dov'era, senza cambiare posizione. Gli occhi di Calvin si spalancarono al vedere che tutta la sua forza era stata così inefficace. Con rabbia si affrettò a colpirlo ancora, ma Rufy lo evitò. Una schivata ed un colpo mancato, mentre la sua mano si allungava oltre Calvin per essere afferrata da due degli altri ragazzi, che l'allungarono maggiormente. Non faceva affatto male, ma lasciava Rufy completamente vulnerabile ad un pugno nello stomaco da parte di Calvin. Rufy sputò il fiato e si chinò, la sua capacità di respirare completamente strappatagli.

"Tu non hai il diritto di stare da nessuna parte." Abbaiò Calvin accalorato. "Tu non fai parte di nul-" Venne interrotto bruscamente quando i suoi amici dietro di lui lasciarono andare il braccio di Rufy, e quello si ritirò schioccando per colpirlo duramente contro la sua schiena. Calvin allora perse l'equilibrio e cadde contro Rufy, spingendolo indietro ed oltre la collina.

…Per Rufy sembrò accadere tutto al rallentatore. Un momento prima stata stringendo il suo Plesso Solare mentre Calvin gli ringhiava contro, ed un momento dopo la sua mano era schioccata all'indietro… ed era caduto. La faccia attonita di Calvin lo stava guardando mentre capitombolava nello spazio vuoto. Poi anche quello scomparve dalla visuale, per essere sostituito lentamente dal cielo e dalla faccia seghettata della roccia. Sapeva che l'oceano era sotto di lui, e anche se non l'avesse avuto, le rocce sporgenti oltre la superficie avrebbero… E quei cinque idioti lassù avrebbero riso di ciò.

Ed improvvisamente Rufy dimenticò che stava ancora cadendo, e una nuova consapevolezza gli arrivò alla mente: CINQUE persone?

Aveva impiegato un minuto ad assimilarlo oltre lo shock della caduta, ma appena prima che la visione della cima della collina fosse bloccata, aveva visto cinque persone muoversi dietro Calvin.

…Ed allora seppe che sarebbe andato tutto bene. Cioè lo sarebbe stato se avesse potuto incontrare il suo salvatore a metà strada (perché sapeva di chi si doveva trattare).

Suo fratello si sarebbe liberato di quei cattivoni, e Rufy sarebbe stato salvato se solo avesse potuto frenare la sua caduta, quindi allungò le braccia ed afferrò una delle rocce più sporgenti oltre la parete della collina, e poi vi si arrampicò sulla cima. Non era una grande roccia, e piuttosto rotonda quasi simile ad un piccolo naso allungato oltre la facciata della collina. Non era libero di muoversi senza rischiare di cadere dalla roccia, perciò Rufy rimase fermo quanto poté, e cercò di non piangere.

Non poteva sentire che cosa stava accadendo sopra di lui, ma sapeva che non c'erano possibilità che Ace perdesse contro una manica di burattini come quelli!

In cima alla collina, Calvin era ancora sdraiato sulla terra dov'era caduto in uno stato di shock. Non aveva davvero intenzione di far cadere il bambino! Lo stavano solo spaventando! Si sa, per divertimento! Com'era potuto accadere?

Nemmeno il suono della lotta dietro di lui gli aveva fatto spostare lo sguardo da dov'era rimasto fissato. In effetti, finché uno dei suoi scagnozzi non venne lanciato a terra di fianco a lui con il naso sanguinante e la giacca lacerata, implorante pietà, Calvin non notò che era avvenuta una battaglia ed era anche già terminata.

Si sentì strattonato dal terreno da una presa forte, e fatto voltare per fronteggiare faccia a faccia il fratello maggiore di Rufy.

Il piccolo riccone sobbalzò. Ace aveva una discreta reputazione nella zona. Nessuno degli altri ragazzi si sarebbe messo nei guai con lui. Nemmeno gli adolescenti erano COSI' stupidi. Calvin guardò oltre per notare gli altri due suoi amici inerpicarsi fuori dai cespugli dov'erano stati lanciati (cosa che spiegava perché prima avevano lasciato andare il braccio di Rufy) e correre a casa. L'altro 'amico' che era al suo fianco approfittò che l'attenzione di Ace non fosse su di lui, e pure si alzò e fuggì.

Calvin fu lasciato solo con qualcuno con cui non avrebbe mai voluto combattere. Avevano la stessa età, era vero, ma Ace - di solito così paziente - era un combattente nato, e tutti lo sapevano. …E Calvin aveva appena spinto il suo fratellino giù da una collina.

Ace non sembrò preoccuparsi di quello, comunque, mantenendosi freddo e movendosi con riflessione. Poi quel giovane combattente parlò dolcemente per la prima volta. "Odio le persone come te, e non ho veramente voglia di perdere il mio tempo…"

Calvin alzò lo sguardo speranzoso.

"-ma tu hai fatto del male al mio unico fratello minore."

Calvin tirò un poco su col naso e poi iniziò a piagnucolare.

Ace osservò il piccolo riccone davanti a lui moccicare e lamentarsi per un momento, prima di dargli un solido pugno sulla mascella e lanciandolo nel cespuglio a far compagnia ai suoi amici. Furono tutti rapidi a scomparire. Avrebbe potuto fare di più, ma Rufy era stato attaccato per tutto il tempo e non sarebbe mai cresciuto se il fratellone avesse sempre combattuto le battaglie per lui. Inoltre, Ace aveva altre preoccupazioni al momento.

Fu al limite della collina in un attimo. Non aveva davvero visto suo fratello cadere, occupato a sbarazzarsi dei bulli. Quindi quando aveva guardato davanti per vedere l'ultimo ragazzo a terra, era rimasto paralizzato al limite della collina con Rufy non in vista, ed il suo petto aveva iniziato a battere come un ariete per lo shock. L'unica ragione che gli aveva fatto prendere l'inseguimento dell'ultimo bullo era di impedire a se stesso di congelarsi. Si era detto che Rufy era una creatura istintiva, e sicuramente era a posto, quindi per quella ragione Ace non aveva avuto bisogno di guardare oltre la collina fino a quel momento… Ma era veramente preoccupato.

Era spaventato a morte nel rivolgere lo sguardo oltre il limite per qualcosa che avrebbe potuto non esserci. Ma per ogni momento che aveva passato ad occuparsi di Calvin, la paura di Ace si era solo raddoppiata. Doveva rivedere Rufy ora; Rufy doveva essere là. "RUFY!"

Si gettò sulle mani e sulle ginocchia per guardare oltre il limite… per vedere il suo fratellino seduto su una roccia molto al di sotto di lui, tenendosi strettamente alla parete della collina avendo cara la vita. "Rufy!" chiamò giù. "Stai bene?"

"Ace… Sono aggrappato!" La sua replica non fu forte com'era stata quella di suo fratello. Era spaventato, e piagnucolava un poco.

Ace sentì affiorare le sue stesse lacrime di sollievo. Sta bene… "Non spaventarti, Rufy," replicò Ace. "Ti aiuterò a ritornare qui, okay? Non lasciarti andare!"

Si guardò attorno freneticamente per qualcosa che lo potesse aiutare a far risalire suo fratello verso di lui… ma la cima della collina vuota risultò… vuota. Sospirò, cercando di rimanere calmo. Il suo iniziale sollievo nel trovare Rufy salvo (ed usò quel temine un po' a sproposito) era velocemente passato.

Sapeva che se avesse iniziato ad impazzire, Rufy sarebbe stato perduto. Il ragazzino si sarebbe spaventato e poi precipitato, Ace ne era certo. Chiamò di nuovo in basso, "Rufy, devo andare a prendere qualcosa per tirarti su. Tornerò presto. RESISTI!"

Rufy replicò esitante, "Fa' in fretta, okay?" Poi si focalizzò sul mantenere la presa alla parete della collina. Suo fratello maggiore scomparve.

Rufy mantenne la sua attenzione nel tenersi stretto. La roccia su cui era seduto non era sufficientemente grande per tenerlo. Stava lentamente scivolando fuori. Molto lentamente. Sperò che Ace si sbrigasse, perché il tempo stava per scadere.

Prese un profondo respiro e chiuse gli occhi. Era certo che suo fratello maggiore l'avrebbe salvato.

Riaprì velocemente gli occhi quando una ventata lo soffiò fuori dalla roccia. La superficie che stava utilizzando come presa per tenersi alla parete non era una vera presa. C'era appena una protuberanza in tutta la collina a picco. I venti nella zona bassa del colle erano forti, e andavano in tutte le direzioni differenti. Se una folata l'avesse sorpreso, sapeva che sarebbe scivolato e caduto fuori della roccia.

Rufy rimase fermo così per un pezzo, artigliato in preda al panico alla parete… Sembrava che dovesse restare lì per semp-

"AAAHHH!" gridò Rufy quando una folata di vento dritta verso di lui dalla cima della collina gli rubò la presa. Si inerpicò con furia mentre scivolava dalla roccia, ed infine ottenne una presa allentata sulla stessa roccia, trovando un appiglio sulla superficie sotto la roccia. Finalmente si fermò, avvolto pericolosamente di fronte alla roccia come una maniglia non salda. "Ace!" chiamò forte quanto osò. Cercò di reprimere i singhiozzi di paura che spuntavano dal suo petto affinché non lo staccassero di più, ma a quel punto non si preoccupò se le lacrime bloccavano la sua visione. Non c'era niente da vedere, comunque.

Ancora Ace non arrivava. Un flusso di singhiozzi calmi sgorgò. Non diventerò mai un pirata..! Prese un respiro profondo e liberò un'altra supplica, forte quanto poté. "NII-CHAN AIUTO!"

"Rufy, stai bene?"

Rufy rischiò di alzare lo sguardo quando sentì la voce di suo fratello. Non era più solo… "Sto scivolando!" replicò forte abbastanza perché Ace lo sentisse. Ora che Ace era tornato, poteva concentrarsi meglio nella presa.

Ace poteva vedere il cambiamento di posizione di suo fratello, e sapeva che la sveglia stava ticchiettando pericolosamente. Chiamò giù un'altra volta, pronunciando ogni parola forte e chiara in maniera che suo fratello non si spaventasse. "Non lasciarti andare! Ho preso una corda. La legherò a qualcosa qui, e poi la tirerò giù. Capito?"

"Sì…" il piccolo replicò.

"Non spaventarti!" gli ricordò ancora Ace, e poi scomparve.

Rufy tirò su col naso ancora. "Sono già spaventato…" singhiozzò dolcemente in un sussurro. Voleva guardare giù anche se chiunque aveva sempre detto che era una pessima cosa da fare, ma non poteva. La sua presa non l'avrebbe permesso.

In cima alla collina, Ace si guardava attorno in cerca di qualcosa a cui legare la corda. I suoi occhi caddero sulla grande roccia a superficie liscia.

Poteva andare.

Gettò il rotolo di corda vicino al limite dove si trovava, prendendone un'estremità, e poi corse i circa dieci metri verso la roccia. Avvolse l'estremità della corda attorno alla roccia solo un poco per preservare la lunghezza, e poi la legò con un nodo da marinaio al resto della corda quando la rincontrò, così che fosse assicurata alla roccia resistente. Fatto ciò, ritornò veloce sul colle e si sdraiò sul ventre per vedere suo fratello dal suo posto.

Il piccolino era scivolato un poco più giù oltre la roccia a cui era aggrappato. Difficile dire quanto buona fosse la presa di Rufy dall'angolatura da cui Ace lo guardava, ma il fratello maggiore immaginava non fosse buona. Se le mani di Rufy avessero improvvisamente ceduto, e fosse precipitato nelle agitate correnti sotto di lui, era perduto. Impossibile che Ace potesse chiamare aiuto in tempo, e fare lui stesso un salto del genere dalla cima avrebbe di sicuro sfracellato Ace nell'impatto. E questo se non fosse stato colpito dagli scogli giusto sotto la superficie.

"Rufy!" Il suo fratellino non rispose, il che era probabilmente meglio, e Ace continuò "Sto per gettare giù la corda ora, okay?"

Le speranze di Rufy volarono. Stava finalmente per essere salvato da suo fratello.

Ace lo chiamò ancora. "Ora, non è sufficientemente lunga per giungere fino a te, perciò dovrai raggiungerla tu, va bene?"

Rufy sentì il suo stomaco cadere più in giù del normale. Però, una corta corda era meglio di nessuna corda. "Sì." Replicò forte quanto osò.

Ace gettò la corda. Rufy alzò gli occhi in su a guardare, ma non poté vederla ancora in quella poca visuale… Risistemò un poco le sue mani e guardò più in alto… E poi vide la corda. Quando Ace aveva detto 'non abbastanza lunga', non stava scherzando. La corda era almeno venti, trenta piedi lontana da lui sulla collina, e sembrava più alta a causa della sua precaria situazione.

Sentì suo fratello chiamarlo ancora. "Rufy? Puoi trovarla?"

"E' troppo corta, Ace!" Rufy tirò su col naso spaventato.

Ace apparve preoccupato. "Devi raggiungerla, Rufy. Avanti, ora!"

Rufy non si mosse per afferrarla.

"Rufy, se qualcuno in questo oceano può raggiungere quella corda, sei tu. Lo puoi fare ora, avanti!"

Rufy considerò ancora la sua situazione. Sicuro come l'inferno non poteva restare lì… Doveva riuscire a farlo al primo tentativo.

Assicurandosi che la sua mano sinistra avesse una buona presa, lasciò andare con prudenza la destra, e la alzò velocemente. Il suo braccio corse per circa cinque piedi prima di tornare indietro da lui che si aggrappò disperatamente alla roccia ancora.

Ace lo richiamò. "Tutto a posto, Rufy. Non preoccuparti."

Rufy prese un respiro profondo, e si allungò ancora. Doveva tirare a caso il braccio all'insù - simile a quando si getta un'esca seguendo il segno dei pesci, perché non aveva un vero controllo della direzione quando si muoveva lentamente. La sua mano si alzò alto quanto doveva… E poi schioccò indietro. L'aveva mancato.

"Ace…"

"Rufy, andrà tutto bene!" Ace pianse verso di lui, la sua stessa paura che saliva. "Credi in te stesso! Prova ancora."

Lo fece. Dopo un momento di ristoro per essere ancora giustamente sicuro della sua presa, lanciò la sua mano in alto… E sbagliò di nuovo.

Provò ancora.

E ancora.

E ancora.

Dopo il quinto sbaglio, le mani di Rufy sanguinavano abbastanza da far scivolare la sua ultima presa oltre la roccia. Erano ancora ferite per aver preso a pugni la roccia così duramente. "Ace, sto scivolando giù!"

Ace ora era davvero preso dal panico. Davvero, non si aspettava che la mira di Rufy fosse così… Inesistente. Il ragazzo più grande si agitò per qualcosa che potesse aiutare la concentrazione di suo fratello… e arrivò alla perfezione. Se non avesse funzionato, allora avrebbe dovuto provare a gettarsi - anche se era impossibile - ed aiutare suo fratello con la corda. "Rufy, pensavo volessi diventare un pirata."

Rufy, che si stava scoraggiando terribilmente, ora si dovette ancorare e voltarsi meglio alle parole di suo fratello.

Ace poteva dire che Rufy lo stesse ascoltando. "Già tu non puoi nuotare, ma se non puoi tenerti aggrappato ad una corda per salvarti, Shanks non ti porterà mai con lui."

Ora il piccolo guardò di nuovo di traverso. Ace aveva ragione. Qualunque pirata poteva farlo, perciò doveva esserne capace, anche lui! Digrignando i denti determinato, Rufy fissò di nuovo la sua presa per prepararsi a lanciare in su il suo braccio di gomma determinato a farlo per l'ultima volta… e le sue mani persero totalmente la presa.

Dopo ciò, Rufy non era sicuro di quello che fosse realmente accaduto. La sua mente si congelò per la paura mentre iniziava a cadere… e poi si fermò rudemente, e poi cambiò direzione. Guardando in alto, vide che aveva in qualche modo circondato la corda con le sue dita in una presa mortale, e il suo braccio di gomma fece in modo che il corpo seguisse la mano. Non si stava movendo velocemente, e si fermò con un leggero rimbalzo, le braccia che si allungavano di circa quattro piedi, ondeggiando nell'aria all'ancora di salvezza. Nessuno rimase sconvolto a lungo, Rufy mosse la mano sinistra per raggiungere la destra mentre Ace iniziava a tirarlo su per la parete della collina.

Cercò di aiutare a sollevarsi un po', ma le sue mani erano scivolose e quando Ace capì che cosa stesse facendo, disse a Rufy di smettere di agitarsi.

Dopo un po' di irrequieto, solido lavoro, comunque, Ace vide finalmente la testa del suo fratellino spuntare oltre il limite della collina e diede un ultima spinta per alzare la parte superiore del corpo di Rufy sulla roccia. Lasciò cadere la corda e pose le sue braccia attorno al torso di suo fratello per aiutarlo ad arrampicarsi, ed insieme i due fuggirono lontano dalla collina nella sicura zona alberata prima che Rufy lanciasse le braccia attorno a suo fratello maggiore. "Ace!"

Ace lo prese in braccio e lo tenne per un minuto o due, prima di rimetterlo a terra e riprendere il suo sangue freddo. Non l'aveva lasciato andare del tutto, ancora. Era così sollevato che non poteva dimostrarlo, perciò disse, "e questo succede quando pianti in asso le faccende domestiche."

Rufy si imbronciò, e Ace rise, strofinando gli occhi ed il petto prima che Rufy potesse notarlo mentre levava le braccia dal piccolo. "Come hai potuto farti circondare così, huh? Sei molto meglio di loro."

Il sorriso di Rufy tremava. "Non l'avrei permesso, solo non li aspettavo."

"Era un'imboscata. Succede spesso ai pirati."

Rufy annuì. "Farò meglio la prossima volta. Non ci riusciranno di nuovo!"

Ace roteò gli occhi, senza dimenticare il pericolo, ma per ora lontano. C'era un'altra cosa che voleva fare con Rufy ora, ma per prima cosa dovevano ripulirlo. "Avanti, andiamo al Party's. Se glielo chiediamo gentilmente Makino ti sistemerà."

"Mi risistemerà comunque," disse Rufy, "Sono il suo cliente preferito."

Ace lo prese in giro, "i clienti pagano. Tu sei solo uno scroccone."

Rufy si offese. "Non lo sono! La ripagherò in oro quando prenderò tesori con Shanks!"

"Ci stai ancora pensando? Rufy non sei ancora abbastanza forte."

Ace attese aspettando la replica che veniva sempre dopo un'accusa come quella.

Quando non arrivò nulla, Ace si voltò verso suo fratello. Rufy stava guardando al terreno scuro in volto. Avrebbe voluto avere qualcosa da dire che alla fine non lo facesse apparire arrabbiato o deluso di se stesso, ma non c'era nulla.

Forse… Forse quello che era appena accaduto aveva fatto realizzare a Rufy che era vero. O forse era solo stanco. Ancora… Ad Ace non piaceva che Rufy sembrasse così spento. Devo assolutamente fare qualcosa per questo, penso fra sé.

Quando raggiunsero il Party's Bar, Makino smise di servire i clienti per preoccuparsi un poco di Rufy. Le sue mani necessitavano giusto un po' di essere bendate. Non delle semplici bende bastavano ora che le sue ferite erano peggiorate per la roccia e la corda. Il sindaco arrivò e disse che i genitori/baby-sitter dei tre ragazzi erano venuti nel suo ufficio depositando lagne sul fatto che Ace avesse iniziato una lite con loro. La presenza di Calvin era stata convenientemente celata.

Gli ci volle poco per credere alla versione di Ace, tuttavia. La famiglia D era onesta, e Rufy era ridotto ad un rottame. Inoltre lui non parlava ma dava semplici risposte. Non voleva spiegare le ferite.

Quindi la storia ufficiale che venne data fu che i quattro ragazzi avevano fatto i bulli con Rufy pericolosamente vicini alla cima della collina. Gli avevano fatto male. Ace era andato a cercarlo, visto cosa stava succedendo e fatto ciò che qualunque buon fratello maggiore avrebbe fatto: rigettato contro quei deficienti tutte le loro offese finché non avevano smesso. Ace nominò quel Calvin, ma non disse nulla sulla caduta di Rufy. Era una storia che avrebbe dovuto narrare Rufy, se avesse deciso così.

Dopo aver pulito e fasciato le mani di Rufy, Ace lo riaccompagnò a casa. Il sole sarebbe tramontato presto, ma avevano ancora un'oretta di luce prima di dover tornare a casa e affrontare la situazione, così quando il loro fienile apparve all'orizzonte, Ace prese una direzione opposta.

"Cosa stiamo facendo?" chiese ora Rufy.

"Lo vedrai." Rispose Ace aiutando Rufy a superare il recinto. I due presero la strada attraverso i campi di grano che era più alto di loro per un pezzo.

Quando furono quasi a metà strada verso una grande costruzione rossa, Ace premette indietro qualche sottile spiga di grano per lasciar passare Rufy attraverso ed oltre una sporgenza.

Rufy osservò stupefatto ciò che aveva davanti. Non era così eccezionale, ma Rufy si stupiva facilmente.

Tre piedi sotto di lui c'era uno spiazzo. Le tre sporgenze lunghe un piedi circondavano completamente la piana. Sembrava come se un gigante avesse preso una gigantesca moneta da un Berry e l'avesse premuta in profondità nel campo e poi estratta di nuovo. Rufy poteva vedere numerose rocce lisce qui e lì. Questo spiegava la scarsità di vegetazione…

Giù nello spiazzo dove il grano non cresceva, c'era una grande pietra estratta da una parte della parete con un centro del bersaglio rosso dipinto sopra, una simpatica croce sagomata fatta di legno, un cavallo di legno, un punching-ball appeso fra due rocce contro una parte, recintata e puntata verso il basso - probabilmente per passarci sotto, ed un anello di marmo rivestito. Una tettoia rotta di una baracca era attaccata ad una parete in un posto dove non c'erano rocce, con due puntelli per aiutare a sostenerla. Rufy immediatamente associò quello scenario con la parola 'forte'.

"Cos'è questo?" chiese Rufy in soggezione.

Ace sorrise. "Ti piace?" domandò aiutando suo fratello a saltare nella fossa che era più profonda di quanto fosse alto.

"Già…" mormorò Rufy mentre cercava di osservare tutto in una volta.

"E' la mia base segreta. L'ho costruita con papà prima che se ne andasse. Nessuno la conosce a parte me e te."

"Il nonno non lo sa?"

Ace scosse la testa, "No. Questo perché mi sono sempre offerto di mietere quest'area. Così nessun altro lo troverà." Il sorriso di Rufy si allargò. Ace andò a sedersi su una roccia e continuò, "Non puoi dirlo a nessuno, mai. Nemmeno a Shanks, okay, Rufy? E non puoi lasciare nessuno vederti mentre vieni qui. Se ti seguono, è finita."

"Perché me lo hai mostrato?" chiese Rufy, voltandosi verso suo fratello.

"Qui è dove mi alleno per diventare più forte." Ace indicò la roccia con il bersaglio. "E se tu hai intenzione di allenarti, potresti aver bisogno di un posto dove nessuno potrà disturbarti. E dove potrò trovarti facilmente nel caso accada qualcosa."

Rufy era estasiato. "Questo vuol dire che hai intenzione di aiutarmi ad allenarmi?"

Ace annuì. Rufy tirò un forte "evvai!"

"Shhh! Non rimarrà un posto segreto a lungo se tu vai in giro ad urlare a questo modo!"

Rufy ritornò tranquillo e pose un dito sulle sue labbra. "Giusto," annuì con un sorriso esaltato.

"Okay," Ace si alzò e camminò verso il bersaglio. "Ho notato che la prima cosa su cui hai bisogno di lavorare non è la tua forza fisica. È la tua mira. Ti sono serviti troppi tentativi per afferrare la corda."

A questo punto Rufy iniziò ad offendersi un poco. Non gli piaceva che gli dicessero che non era abbastanza bravo, e questo segreto campo di allenamento leggendario (Rufy aveva una fertile immaginazione) aveva rincarato il suo desiderio di essere forte subito. "Ma Ace, io voglio rompere roc-"

"Stiamo lavorando sulla tua mira, Rufy! Il problema oggi era che non avevi mira, non che non potevi rompere rocce! E ti ho quasi perso per questo motivo. La precisione è molto più importante adesso. Ne hai bisogno prima di poter diventare forte!"

Le parole di suo fratello maggiore avevano fatto tacere Rufy e gli avevano riportato alla mente qualcosa che Shanks gli aveva detto quando aveva mangiato il suo frutto. Quando Rufy si era allungato per la prima volta nelle braccia di Shanks, il capitano e Ben lo avevano portato fuori dal Party's e giù in spiaggia per insegnargli come funzionava il suo corpo in maniera che non si spaventasse.

Quel giorno, quei due gli avevano spiegato che essere capace di allungarsi lontano era come essere capace di sollevare pesi: entrambi i tipi di abilità richiedevano un MUCCHIO di allenamento e lavoro per arrivare al punto di diventare forte come voleva. Questo richiedeva una tonnellata di disciplina personale. Per allungarsi più distante, doveva cercare di allungarsi di più ogni giorno.

Per cercare di spiegare i vantaggi dell'Akuma no Mi come un dono tanto come una maledizione, Shanks aveva detto: "Se vuoi diventare capace di allungarti davvero lontano, allora devi lavorare su questo ogni singolo giorno. L'Akuma no Mi ti da un dono, ma è un dono piccolo all'inizio e cresce in accordo con quanto il possessore vuole controllare i suoi poteri. Come molte cose, una persona non può veramente controllare un Akuma no Mi se non può comprendere interamente le proprie capacità e le capacità del frutto. Inizia in maniera semplice e poi allungati oltre i tuoi limiti, Rufy. La forza arriverà con il controllo. Se farai capire ai tuoi poteri i tuoi obbiettivi, il tuo potere diventerà più grande con questa consapevolezza. Una volta che l'avrai capito, sarai stupito di quanto puoi fare."

Rufy non aveva veramente capito prima che cosa Shanks stesse dicendo; tutte quelle parole sulla comprensione ed il controllo. Per capirlo, doveva lavorarci sopra, e per lavorarci sopra, doveva controllarlo, così sarebbe stato capace di rompere grandi cose come le rocce, giusto?

Ma ora Ace stava cercando di dire la stessa cosa; lavorare con lui nella stessa maniera, e ciò che Shanks aveva cercato di dire aveva iniziato a diventare chiaro.

Rufy annuì. Ace annuì. Il più grande dei due condusse il più giovane a sistemarsi giusto davanti al bersaglio. Poi indietreggiò di cinque passi.

Ace si allontanò. "Ora mira alla roccia. Cerca di colpire il bersaglio al centro. Non essere violento, le tue mani sanguineranno. Cerca di mirare alla roccia solo con le dita. In questa maniera non lavorerai solo sulla tua mira, ma controllerai quanto duro colpisci, alla stessa maniera." Disse Ace sistemandosi giusto dietro la roccia così poteva giudicare dove Rufy colpisse.

Rufy annuì, e si allungò. Colpì alla destra del cerchio.

"Prova ancora," disse Ace.

Rufy lo fece. Lo colpì alla seconda volta.

Ace annuì incoraggiante. "Bene, ora fai tre passi indietro e riprova."

Ora vedendo la sfida che Ace gli stava facendo fare, Rufy si buttò a capofitto per farlo. Gli piaceva quell'allenamento. Ace l'aveva messo come un gioco! Desiderò che suo fratello l'avesse fatto prima con lui.

Gli ci vollero quattro tentativi per colpire il bersaglio nel centro questa volta, e poi Ace lo aveva fatto spostare di due passi indietro. E poi un altro passo indietro ogni volta dopo il colpo cercando di far capire a Rufy i limiti della sua abilità. Rufy poté prendere tredici passi dalla roccia prima di trovare che non poteva più controllare dove il suo braccio andasse, e quella volta c'erano davvero buone possibilità che si allungasse troppo e colpisse la roccia troppo duramente, o mentre si allungava indietro le bende sfiorassero il terreno sporco per un attimo prima di tornare a posto.

Rufy non era felice di ciò, perché poteva allungarsi di venticinque passi al momento. Questo significava che tutta questa distanza di allungo extra era lunghezza che non poteva controllare.

Voleva rimanere fuori più a lungo e lavorare sul suo controllo, ma Ace disse che dovevano smettere. Stava divenendo troppo scuro per vedere il bersaglio con precisione e non gli era consentito stare nel campo di notte perché i coyote vi avrebbero cacciato le lepri. Il loro fienile era stato attaccato già più volte l'ultimo mese, soltanto.

"Possiamo tornare domani?" chiese Rufy.

Ace sorrise. Rufy suonava così impaziente. I ricordi della collina erano stati evidentemente dimenticati, nonostante Ace non fosse abbastanza stupido da disprezzare che una certa persona salisse nel suo letto nel mezzo della notte. "Penso che dovremmo scoprire in quali guai siamo per aver saltato le faccende domestiche, prima."

Rufy svenne. Evidentemente aveva dimenticato anche quello.

Ace rise. Suo fratello era uno stupidotto, nessun dubbio su ciò, ma senza di lui, per proteggere chi Ace si sarebbe allenato?

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