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Autore: Anto5SOS    08/07/2014    1 recensioni
Scoppiò in lacrime. > le dissi abbracciandola, e ci riuscirò a mantenere la mia promessa, Lauren te lo giuro che ce la farò!
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aprii la porta di casa e mi ritrovai gli occhi dei miei genitori puntati addosso. << Allyson Kelsey Johnson … >> disse mia mamma con tono severo. Odio quando mi chiama in quel modo, e di certo non era un buon segno. << dove sei stata tutto questo tempo? >> mi chiese con un tono di rimprovero, << ehm… >> pensa Ally, pensa! << ehm… Lauren, sì, Lauren mi ha invitato a mangiare a casa sua dopo scuola >> risposi, mentre pensavo “ bella mossa Ally, gran bella mossa!”. Ero fiera della mia risposta! << ah si? E il telefono? Perché non hai risposto a tutte quelle chiamate che ti abbiamo fatto io e tuo padre? >> mi domandò alzando sempre di più il tono di voce. << Bhè, io… >> cercai di trovare una scusa << Allyson quante volte te lo dobbiamo dire?! Non puoi sparire così tutto d’ un tratto, senza farci sapere se sei viva o morta, basta!! >> mi interruppe. << mamma ma io… >> << fila in camera tua, subito ! >> urlò. Guardai mio padre con le lacrime agli occhi, con uno sguardo di supplica, aspettando un cenno, una parola, ma niente. Mio padre abbassò subito lo sguardo, era impassibile! E pensare che lui era il mio migliore amico, l’ unico uomo su cui potevo fidarmi. Ma da quando ho compiuto 10 anni è come se mio padre fosse diventato all’ improvviso un’ altra persona! Anche mia mamma. Ad un certo punto hanno iniziato ad essere più protettivi, per qualsiasi cosa! Anche se vado in bagno dopo un po’ mi mandano un messaggio “Ally tutto bene?”… non ce la faccio più!! Salgo le scale per raggiungere la mia camera, cercando di fare il più rumore possibile battendo i piedi pesantemente. Varcai la porta della mia camera e sbattei la porta alle mie spalle facendo tremare la parete. A quel punto urlai il più forte che potei. Mi gettai sul letto, lasciando che le lacrime irrigassero il mio viso. Continuavo a chiedermi il perché di quell’ esagerata reazione dei miei genitori, ma purtroppo non trovai nessuna risposta. Non riuscendo a dormire decisi di uscire a fare due passi, senza farmi scoprire dai miei genitori, ovviamente. Mi lavai la faccia, misi il cappotto, presi le chiavi di casa e uscì silenziosamente da quel “carcere”. Incominciai a camminare, camminavo immersa nei miei pensieri, camminavo, camminavo, camminavo, mi fermai. << dove cavolo sono? >> mi chiesi. Un gruppo di ragazzi mi fissava. Erano appoggiati vicino al muro di un locale. Senza pensarci su due volte, abbassai lo sguardo e iniziai a camminare. Mi accorsi che quel gruppo di ragazzi mi stava inseguendo. Iniziai ad accelerare il passo, quando uno di loro mi prese per un braccio e mi tirò a sé. Puzzava di alcool, il chè non era un buon segno. << lasciami! >> gridai. Chiusi gli occhi per la paura, quando sentì una voce maschile << lasciatela stare! >> disse, << Altrimenti? >> rispose il tizio che puzzava di alcool, << sapete, sono il figlio di un poliziotto che abita qui vicino, se volete ve lo presento… >> rispose deciso, << nono, abbiamo capito ce ne andiamo subito. >> rispose con un tono pauroso. Ero seduta a terra, piangevo. Il ragazzo mi porse una mano per aiutarmi ad alzarmi e mi strinse forte dicendo << non preoccuparti, è tutto finito, stai tranquilla! >>. Alzai lo sguardo verso il mio salvatore e … cavolo quanto era figo! Aveva dei capelli verdi (?) il chè mi piaceva, poteva sembrare strano, ma invece quel colore gli donava. Occhi anch’ essi di un verde chiaro, quasi simile a grigio, labbra a forma di cuoricino, faccia da bambolotto, orecchini ad entrambe le orecchie… insomma era PERFETTO! << ehi? Sei sveglia? >> mi derise lui. Mi ero incantata a guardalo. << S-s-si! Sono sveglia! >> risposi imbarazzata. << vuoi che ti accompagni a casa >> mi chiese gentilmente , << se vuoi, perché no! >> risposi. Parlammo per tutto il tempo. << ma davvero sei figlio di un poliziotto? >> chiesi, << ehm.. no! >> rispose lui accennando una piccola risata. << e allora perché lo hai detto? >> << cosa? >> << che sei figlio di un poliziotto.. >> risposi, << perché… perché volevo proteggerti.. >> rispose timidamente. << bhè… grazie >> dissi io, << non c’è di che >> rispose . << questa è la mia casa… >> << bella casa! >> disse lui. Mi scappò una piccola risata. << spero di rivederti >> mi disse, << anche io… >> risposi. << Allora…ciao! >> disse, << ciao! >> risposi. << ah non ti ho chiesto come ti chiami >> dissi, << Micheal, mi chiamo Micheal >> disse, lasciando che un enorme sorriso gli invadesse la faccia, e poi via, sparì nell’ ombra, << si! Spero di rivederti! >>.
   
 
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