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Autore: deli98    09/07/2014    1 recensioni
Questa è una storia che si è ripetuta più volte e come vedrete ha sempre come protagonisti i due fratelli italici.
Chissà perché alla fine tendiamo a fare gli stessi errori, senza accorgersi di esserci già passati.
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Da quando anche Alfred si è unito a noi dopo l'attacco a Pearl Harbor, la fortuna sta dalla nostra parte.
Appena ho saputo che era stato colto di sorpresa dai giapponesi la notte del 7 dicembre 1941, sono corso a vedere come stava. Ciò che ho visto era così orribile e macabro che preferisco non descriverlo. Ho trovato Alfred che piangeva, immerso nel suo stesso sangue e circondato da migliaia di corpi carbonizzati. Per un paio di giorni è caduto in depressione ma poi si è ripreso in fretta, con la decisione di entrare in guerra. Insieme a lui ho deciso che per far finire presto questa guerra bisogna attaccare la parte più debole dell'Asse: l'Italia.
E così siamo sbarcati in Calabria, ma poi ci siamo resi conto che per far cedere Feliciano bisogna conquistare anche la Sicilia, dove attualmente si trova Romano.
Non abbiamo trovato particolare resistenza da parte dell'esercito tedesco, che in pochi mesi si è ritirato. Alfred ha persino costruito delle basi su tutta l'isola.


-Alfred! Svegliati!- Lo scuoto per la spalla, ma quello che ottengo è solo un debole lamento che somiglia a qualcosa tipo "non rompere", poi si gira dall'altra parte mettendo la testa sotto il cuscino.
-Dai, su! Abbiamo solo cinque minuti e poi si deve partire!- Lo prendo per le gambe e lo butto giù dalla branda. Lui si mette in piedi e con gli occhi ancora chiusi si infila i pantaloni e la camicia. Mi ricorda quando era piccolo, che ci svegliavamo presto per andare a vedere l'alba dalla cima di una montagna. Lui era sempre assonnato e si vestiva ad occhi chiusi.
Mentre mi perdo completamente nei miei ricordi, lui si è già infilato la giacca di pelle e gli stivali.
-Hey! Ci sei?- Mi agita una mano davanti agli occhi e io torno alla realtà. -Si, certo. Andiamo.- Gli porgo una tavoletta di cioccolato che tengo nella tasca
della mia uniforme.
-Ah. Grazie!- Apre la confezione e da un bel morso al cioccolato, mentre intanto ci incamminiamo per la pista di atterraggio.
-Sei pronto?- Personalmente mi sento in ansia, ma non voglio ammetterlo davanti a lui, per paura di attaccargliela.
-Affatto.- Annuisco poco convinto e lui se ne accorge. -Dai! Non mi dire che hai paura!-  E si mette a ridere.
-Non è vero! Stai zitto idiota, che rischi di svegliare tutta la base!- Ma sembra avere l'effetto contrario, perchè non smette più di ridere. Beato lui che riesce 
sempre a prendere tutto alla leggera.
-Ah, tieni!- Afferro due caschi e gliene lancio uno e lui mi restituisce la carta vuota del cioccolato. -Scorbutici come al solito, vedo.- E mi batte una mano sulla spalla fin troppo forte, ma evito di far commenti, se no rischiamo di metterci a litigare, come nostro solito.
-Vai va!- Gli do una spinta verso il suo aereo. Due tecnici ci stanno aspettando accanto ai sedili. Sono pochi quelli che si sono svegliati sta notte: ci siamo solo io, Alfred, i due tecnici e probabilmente la squadra notturna nella torre di controllo.
Mi accomodo sul mio sedile e l'ansia lentamente lascia il posto alla sicurezza. Guardo in direzione di Alfred, ma vedo solo la sua sagoma salire a bordo dell'aereo e infilarsi il casco. Non c'è la luna sta notte, quindi non rischiamo neanche di essere visti. Anche se ci vuole poco ad essere individuati da un radar... Non voglio pensarci, piuttosto mi concentro su quello che devo fare: volare per 20 Km in direzione di Messina e sorvolarla da Ovest, mentre Alfred la sorvola da Est, premere il bottone rosso che ho sulla destra solo quando me lo indicheranno quelli della torre di controllo, tornare indietro. Facile, no?
Il tecnico di volo chiude l'abitacolo e la voce trasmessa via radio dalla torre di controllo mi da il benvenuto. 
-Tutto ok?- Alfred sembra avere una punta di agitazione nella voce, anche se mi arriva con un tono quasi metallico e gracchiante dalla ricetrasmittente.
-Sì.- Mi pone sempre quella domanda prima di partire in aereo e io gli rispondo sempre di sì, come se fosse un rito.
-Accendere i motori- L'ordine arriva dalla torre di controllo. Accendo il motore e sento che vibra sotto di me, intanto le eliche prendono a girare sempre più 
velocemente.
-Avanti- Lentamente incominciamo a percorrere la pista, guadagnando velocità ogni secondo che passa.
-Via- Ci solleviamo da terra. E' una sensazione indescrivibile! Per un attimo senti il vuoto allo stomaco, ma poi tutto torna normale.
-Alfa C11. Tutto nella norma.- Per non rischiare di essere intercettati e metterci in pericolo rivelando la nostra identità, ci chiamiamo con il codice del nostro 
aeroplano. L'aereo pilotato da Alfred è proprio davanti a me e mi fa strada del buio.
-Alfa C10. Tutto a posto.- Lo dico quasi urlando, per non rischiare di essere coperto dal rumore del motore mentre prendo quota.
Dopo un paio di minuti il silenzio viene interrotto. -Pronto per dividerci?- Adesso è tornato tranquillo, come al solito.
-Sì. Mi raccomando di non sbagliare le distanze, e stai attento a non perdere quota!- Voglio sempre accertarmi che si ricordi tutto, sono fatto così.
-Lo so! Non è la prima volta che piloto un aereo.- Lo dice in modo esasperato. -Non sei mia madre.-
-Volevo solo esserne sicuro!- Davanti a me vedo il suo aereo che svolta verso est, mentre io svolto verso ovest.
Per circa cinque minuti regna il silenzio più assoluto e mi preoccupa. Di solito Alfred è un chiacchierone e non riesce a stare zitto nemmeno in missione. Ma cosa vuoi succeda? Stiamo cogliendo di sorpresa il nemico!

-Arthur, ho paura.- Ma cosa gli è preso tutto ad un tratto?
-Sei cretino? Non chiamarmi con il mio vero nome!-
-Non mi importa. Ho un brutto presentimento, forse è meglio se torniamo indietro.-  E' impazzito per caso? Forse l'alta quota gli fa male. Non è da lui tirarsi 
indietro durante una missione di questo genere, non è mai successo.
-Perchè mai dovremmo? Ora mai siamo qui.- Non vedo perchè rinunciare proprio adesso che siamo a poca distanza dalla meta!
-Sento che non ne uscirò vivo.- Non riesco a resistere dal ridere, non ho mai sentito queste parole da lui.
-Ma dai! Hai già scherzato abbastanza, sii serio, per piacere!- Scommetto che dice così solo per farmi preoccupare e prendere uno spavento, come è già successo altre volte.
-Non sto scherzando! Devi credermi!- La voce mi arriva ancora più gracchiante e con qualche interferenza, ma credo che sia solo per la distanza.
-Stai tranquillo, andrà tutto bene. Vedrai che torneremo sani e salvi alla base.- Mi torna alla mente il ricordo di lui che veniva a dormire nel mio letto durante i temporali, perchè aveva paura.
-Arthur? Ci sei?- La sua voce preoccupata mi mette un po' di agitazione.
-Sì, ti sento!- Sembra esserci un' interferenza, ma io riesco a sentirlo abbastanza chiaramente.
-Arthur? Mi senti?! Lo so che non andiamo molto d'accordo, ma in fondo ti ho sempre voluto bene! Hai capito? Ti voglio bene!- Lo dice molto velocemente, come se avesse paura di non aver abbastanza tempo per parlare. Ma ho sentito bene? Mi vuole davvero bene? Sto per rispondergli, ma vengo interrotto da un suo urlo.
-Oh mio Dio! Arth...- E la comunicazione viene interrotta. Al suo posto sento solo un lieve rumore di sottofondo, come quando si perde la linea.
Ho la bocca serrata dalla paura, non riesco ad aprirla per avvertire la torre di controllo che ho perso le comunicazioni con Alfa C11.
Dopo un po' prendo coraggio. -Alfred?- Lo dico con voce incerta, ma il rumore non si interrompe e non ricevo alcuna risposta dall'altra parte.
Cosa devo fare adesso? Me ne sono dimenticato. Sono quasi pronto per far girare l'aereo per tornare alla base, ma all'improvviso una voce rompe il silenzio.
-SGANCIATE! SGANCIATE SUBITO E TORNATE INDIETRO!- Come un automa premo il bottone rosso e le 12 bombe che ci sono nella stiva cadono una alla volta.
Quasi non mi accorgo delle esplosioni sotto di me e quando anche l'ultima è scesa faccio girare l'aereo verso la base.
Il viaggio di ritorno mi sembra eterno, senza la voce di Alfred che tiene compagnia. Spero che stia bene, ma ne dubito. Deve essere successo qualcosa.
-Non devo pensare negativo. Sarà la ricetrasmittente che ha deciso di smettere di funzionare.- Lo dico ad alta voce per auto convincermi, ma non funziona.
Appena atterro nell'aeroporto il sole è sorto da poco e una marea di gente mi circonda, abbracciandomi e facendomi domande sulla missione. Alfred non c'è. 
Non rispondo a nessuna delle domande che mi pongono e mi dirigo verso la torre di controllo. Appena arrivo la squadra mi viene incontro per stringermi la mano.
Hanno tutti un'espressione molto preoccupata. Non mi piace.
-Dov'è Alfred?- Loro si scambiano delle occhiate e nessuno sembra deciso a rispondermi. -Vi ho chiesto dov'è!- Urlo dalla disperazione, perchè in fondo so benissimo dove si trova Alfred.
-Signore, la prego di stare calmo...- uno si fa avanti e mi stringe per una spalla. -Abbiamo perso le comunicazioni con il comandante Jones.- fa una pausa per studiare il mio stato fisico e mentale. Ma cosa può vedere? Un uomo accecato dal dolore. -Ecco, vede... L'Alfa C11 si è schiantato a terra a due chilometri a est da Messina.- 
Proprio quello che temo di sentire. Proprio quello che non voglio sentirmi dire, anche se è la verità, perchè la verità molto spesso fa male.
-Appena ce ne siamo accorti abbiamo mandato due caccia a sorvolare la zona dell'incidente, ma non hanno visto segni di vita.-
-Dove è caduto precisamente l'aereo?- La stanchezza mi schiaccia verso il basso, ma devo resistere.
-Sul campo di concentramento fuori Messina.- Mi sento la testa pesante e la vista si oscura per un secondo.
Senza dire niente me ne vado, anche se cercano di trattenermi per farmi delle domande. Non voglio sentire nulla, voglio solo riposarmi per pensare meglio.
Ma a cosa posso pensare? Alfred è morto. Romano pure. Nessuno può riportarmeli indietro. Cosa ne sarà dell'Italia senza Romano? Non sono nemmeno riuscito a mantenere un accordo. Feliciano starà ballando sul suo cadavere. Però Alfred? Devo pensare a come dirlo a Matthew! non la prenderà affatto bene, conoscendolo. Cosa ne sarà dell'America? Senza Alfred a tenerla unita ci sarà il caos. E io? Come farò senza quell'idiota che mi infastidisce ogni giorno? Tutte queste domande continuano ad assillarmi, ma per adesso non sono ancora in grado a dare una risposta.
Senza accorgermene sono arrivato fino alla piccolissima camera di Alfred e mi sono svestito, rimanendo in canottiera e mutande. Come un automa mi sdraio sulla branda e mi avvolgo nelle lenzuola che hanno ancora un briciolo di calore del corpo che c'era prima. Hanno lo stesso profumo di Alfred: sanno di felicità, allegria, gioventù, esuberanza, umorismo e tante altre cose. Non ho avuto il tempo di parlargli, di dirgli che anche io gli voglio bene, che gliene ho sempre voluto, nonostante tutto quello che è successo. 
Affondo la testa nel cuscino e scoppio in lacrime, silenziosamente. Non so quanto tempo passo a piangere, perchè poi mi tuffo nelle profondità del sonno e annego negli incubi peggiori.



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Arthur è praticamente caduto in depressione e non riesce ancora a credere che Alfred se ne sia andato così. A peggiorare le cose si è aggiunta la morte presunta morte di Romano.
Come andrà a finire? >.<



  
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