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Autore: paoletta76    09/07/2014    2 recensioni
Ecco. Adesso sei davvero nei casini, Darcy.
Un assassino. Hai davanti un assassino senza scrupoli, ridotto al fantasma di sé stesso. Chiunque sia stato, ieri come settant'anni fa.
E tu? Sei come lui?
Fissare a lungo entrambe le siringhe, la consapevolezza di tenere una vita letteralmente fra le mani.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Silenzio.
Neve.
 
Apriva gli occhi ed intorno non c'era nulla. Nulla di conosciuto, nulla di già vissuto. Nulla, oltre la nebbia che gli avvolgeva la testa.
Chi era? Cosa diavolo ci faceva, in quella stanza? Perché un letto, e non la poltrona del macchinario di cui ricordava la consistenza sotto la schiena?
 
La ragazza.
Gli passava davanti come un lampo rosso. Quel cappotto, poi quegli occhi colmi di rancore fissi nei suoi senza alcuna paura.
Doveva trovarla. Doveva trovarla e chiederle perdono.
Perché?
Perché non sei un assassino.
Non è vero, io.. lei è.. la mia.. la mia missione..
 
Provò a muoversi, invocandone il nome, prima di ricordare. Non lo conosceva. L'aveva vista attraverso un mirino, prima che dal vivo e così da vicino, ma non ne ricordava il nome.
Impossibile. Chi gli aveva impartito l'ordine di ucciderla era stato minuzioso, nell'illustrargli la sua scheda.
Forse era semplicemente finita nel groviglio dei ricordi, che affioravano disordinati come lampi davanti agli occhi. Lei, la strada intrisa di pioggia. L'uomo del ponte e quelle sue parole soffocate, sotto la rabbia dei suoi pugni. Quel tuffo nel fiume, in mezzo al fumo ed alla distruzione.
 
Provò a muoversi ancora, ripagato da un'orribile fitta e dal sapore del sangue che saliva in gola.
 
- Stà fermo. La ferita deve guarire.
Una voce, calma e determinata, oltre il fianco destro. Spostò gli occhi, incontrando l'azzurro di quelli dell'uomo del ponte.
Tu..
 
Quello accennò un sorriso, avvicinandosi a passi incerti e tendendo le dita verso le sue.
- A me questo sa di deja-vu.. e a te?
Non rispose se non con un minuscolo lamento, spostando lo sguardo come non fosse stato in grado di sostenere quello dell'uomo che portava ancora sul viso i suoi segni.
Quelli che gli aveva fatto lui.
Di nuovo, colpa sua..
 
Neve.
Bianco.
Flash.
 
Sei-la mia-missione!
 
Sei il mio migliore amico..
 
Aveva tante, troppe domande da fargli. Ma non c'era la voce a sostenerlo, e più che la sete di conoscere era forte la paura di sapere.
Chi sono..? Perché sono qui..? Qui dove..?
 
- Steve.- l'uomo adesso era completamente scoperto nel suo campo visivo, e si sfiorava il petto con le dita - il mio nome è Steve. Lo sapevi, un tempo. E forse c'è ancora, fra i tuoi ricordi, nascosto chissà dove lì dentro. Dentro quello che ti hanno fatto diventare..
La voce si velava d'amarezza, ma no, nessun rancore.
 
Io dovevo ucciderti.. sei.. la mia..
 
Neve. Flash.
Il viso di quell'uomo -Steve- lo guardava dall'alto esattamente come adesso, ma la scena appariva più confusa, in movimento. Lo guardava, tendeva la mano.
L'ultimo ricordo che ne aveva era la disperazione, dentro quegli occhi, mentre la voce urlava quel nome.
 
Bucky!!
 
Il nome scritto accanto alla foto dell'uomo che era stato, fra le immagini che riempivano le pareti di quella sala dello Smithsonian. Un viso orribilmente simile al proprio, un'unica differenza.
Quel viso era pulito. Gli occhi di un eroe, non quelli di un assassino.
 
Sei un assassino.. tu.. sei..
 
La pioggia, quel grigiore che invadeva le strade di New York. Quell'unica macchia di rosso nel cappotto della donna che, oltre il mirino, raggiungeva l'auto e la metteva in moto.
 
Il dito sul grilletto, una leggerissima pressione.
 
-BANG!-
 
I passi, veloci, febbrili. Presto, prima che qualcuno s'accorga che non è stato un incidente.
Eccola. E' completamente tua. Ti basta solo premere di nuovo il grilletto, non sentirà neppure dolore.
 
Aspetta. Perché t'interessa che non provi dolore? E' un nemico, soldato. E' la tua missione. Esegui gli ordini.
 
Di nuovo neve. Aveva strizzato appena gli occhi, trattenendo le dita ferme sul grilletto, piegandosi a scoprire quel viso, spostandole una ciocca di capelli oltre il collo.
 
Non era riuscito a puntare la pistola. Come se qualcosa, invisibile e più forte di lui, lo stesse trattenendo.
 
Un attimo solo, ed ecco il suono delle sirene.
L'immagine successiva che aveva di sé era nel fondo di quel cortile umido e semibuio, al riparo dell'angolo del palazzo da cui era rimasto ad osservare il movimento dei soccorsi attorno a quell'auto.
 
Perché?
 
Neve. Flash.
La sensazione di precipitare nel vuoto. Di nuovo.
 
Il respiro che sfuggiva, improvviso, dal petto. Come non più di una manciata di istanti prima, quando s'era lasciato andare a peso morto nella piscina. Annaspare, spalancando gli occhi.
 
Pelle. Umida e nuda, contro la sua. Voltò appena il viso, e sentì quella voce mugolare appena.
Darcy..
 
Si chiamava Darcy. Ne ricordava il nome, ora che non c'era più il mirino del fucile, a dividerli. Ne ricordava il nome, riusciva a cullarsi nel suo profumo e nel suo respiro.
 
Chissà se era riuscita a percepirlo, l'impennare dei battiti del suo cuore sotto il viso..
 
  
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