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Autore: Mia101    10/07/2014    1 recensioni
"Le lacrime di odio possono anche corrodere la pelle"
Amber è un vampiro, come il suo migliore amico Castiel. Perseguitati da sempre dai cacciatori di vampiri, dividono la loro vita tra fughe notturne dai cacciatori e la scuola. Qui Amber conosce e s'innamora del figlio di un pericolossisimo cacciatore. Ma nella scuola, i vampiri stanno segretamente organizzando una rivolta e sono pronti ad uccidere tutti i cacciatori. Alla battaglia manca davvero poco per esplodere e il minimo errore di Amber farà sporofondare vampiri e umani in una battaglia che potrebbe segnare la fine della loro esistenza. Oppure, Amber potrebbe dare il via alla guerra che porterebbe l'inizio dell'era del dominio dei vampiri, e mettere fine alla loro sofferenza.
Genere: Fantasy, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io e Castiel camminavamo nel bosco, che era muto e pareva che il tempo si fosse fermato. Era quasi l’alba e tutto taceva. Era ancora presto perché si svegliassero gli usignoli con il loro canticchiare che io amavo tanto, ma che il mio amico non sopportava. Ed era troppo tardi per vedere i gufi rientrare nei nidi e i lupi delle tane, se n’ erano andati a dormire già da un pezzo. Castiel camminava davanti a me, dandomi le spalle, mentre io ammiravo quelle bellissime ali nere che spuntavano dalla sua schiena. Erano sporche, sudice e incrostate di sangue rappreso, ma erano comunque magnifiche. E poi la sua figura, muscolosa e forte ma estremamente magra e ossuta, tutta muscoli e ossa. E ferite profonde. Era alto, con i capelli nero corvino, sembrava un principe. Un principe sanguinante, stanco, con il volto segnato dalla stanchezza e dal dolore, ma comunque con la bellezza stravagante e ammaliante che caratterizzava i principe delle favole. Ecco, magari fosse tutto una favola. Io sarei la principessa? Se mi vedeste ora, pensereste che l’ultima cosa che potrei essere è una principessa. Eccomi. Sono una ragazzina con lunghi capelli neri, abbastanza alta, abbastanza magra. Piena di graffi, tagli e scottature. Con i vestiti tutti strappati e la faccia sporca di terra. Ah si, e con due canini appuntiti e due piccole ali nere sulla schiena, che spuntano quando la luna compare all’orizzonte. Adoro quel momento, in cui tutta me stessa esce fuori, senza paura e senza vergogna. Ma più degli altri cos ho io? Niente. "Gli occhi più belli del mondo". Disse Castiel. Si era fermato, e mi aspettava fermo in piedi in mezzo alla piccola radura che stavamo attraversando. Sobbalzai. Per un attimo ebbi paura di aver pensato ad alta voce fino a quel momento. "Haha, lo sai che ti conosco talmente bene che a volte riesco persino a leggerti nel pensiero, Em". Vero. Mi conosceva meglio di chiunque al mondo. "Grazie Cass, ma sai che non è vero. Su, guardami, sono una ragazzina sporca di terra, con i vestiti strappati, la pelle mezza lacerata e non…" Castiel non mi fece nemmeno finire la frase, che già mi stava abbracciando. Sentivo il suo respiro, caldo e rassicurante. Le sue mani che mi tenevano premuta contro il suo petto. Non pensavo più a niente, solo a stringerlo, più forte che potevo, sempre più forte. Sentivo le mie lacrime calde che grondavano e mi rigavano il viso. Non erano di odio, né di gioia, né di tristezza, né di dolore. Chi ha detto che piangere debba avere un motivo? Erano lacrime punto e basta. Semplicemente emozioni che non ci stavano più dentro di me e sgorgavano fuori. Di botto, un colpo di pistola e un urlo orribile in lontananza fecero sciogliere il nostro abbraccio e di scatto prendemmo a correre. La stanchezza era quasi del tutto passata e le mie gambe si muovevano veloci e sicure sul terreno morbido della boscaglia. Il problema era che ormai gli inseguitori erano vicinissimi, era giorno e si vedeva tutto chiaramente, e non c’era più il fuoco, il fumo o enormi pozze di fango a rallentarli. Un altro colpo di pistola lacerò l’aria, ma sta volta era più vicino. Ancora un altro, e un altro sparo, sempre più vicini. Adesso si poteva sentire l’abbaiare dei cani da caccia, la loro fame, il loro odio. Ci trattavano come bestie i cacciatori che ci inseguivano, ci facevano rincorrere dai loro stupidi cani, come fossimo conigli o galline. Un odio incontenibile mi salì fino in gola, tramutandosi in un grido spaventoso. Correvo, non ero stanca fisicamente, ma dentro ero distrutta. Come potevano odiarci così tanto? Anche io li odiavo, ma non volevo che morissero, e nel profondo speravo un giorno di poter vivere in sintonia con gli uomini. Ma loro, loro volevano solo che bruciassimo all’inferno. Un ultimo colpo partì in aria. Vicinissimo, quasi mi parve di sentire il proiettile passarmi accanto all’orecchio. Un dolore fortissimo mi colpì alla tempia destra. Continuavo a correre e la mia faccia era coperta da un miscuglio di lacrime d’odio e sangue, che mi sembrava mi stessero lacerando la pelle.
   
 
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