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Autore: moni_cst    10/07/2014    7 recensioni
Castle e Beckett dopo un periodo di separazione, per motivi di lavoro, si concedono una vacanza nell'arcipelago delle Isole Keys e, mettendosi sulle orme di Hemingway, si ritrovano coinvolti in un omicidio con testimone.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rick e Kate'
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Cap 7 APPUNTAMENTO CON L’ASSASSINO

Juan nella penombra del soggiorno assiste a tutta la scena con un sorriso stampato in faccia. Non ha mai visto una cosa del genere e quel bacio appassionato che i gringos si scambiano lo sta emozionando come non gli era mai capitato, prima.

Sorride e chiude gli occhi.

Pensa di essersi rammollito alle smancerie e alle romanticherie che ha sempre disprezzato, ma un senso di pace lo invade conducendolo velocemente nel mondo dei sogni.

 

La luce dell’alba filtra tra le tende socchiuse dove Rick e Kate dormono ancora stretti l’uno all’altra. Il candido lenzuolo delinea la forma dei corpi accucchiaiati mentre le spalle e le braccia sono ben visibili. Juan sospira piano per non svegliarli e si sofferma ad osservare quell’abbraccio e quell’intreccio di mani. La vista della pelle nuda della señora lo turba, non che non l’avesse già osservata in costume nello yacht di Aguirre. Ma ora, in quel contesto, sente un brivido strano insinuarsi nelle sue viscere.

Per la prima volta nella sua vita si sente far parte di qualcosa, si sente amato e ricoperto di attenzioni. Eppure la sua è una famiglia numerosa, a dispetto di quel che ha fatto credere ai due americani. 

Per la prima volta nella sua vita si rende conto di quanto invece sia terribilmente solo. Prima aveva il vecchio caro burbero Esteban. Ora, nulla sarà più come prima e quando i gringos ripartiranno lui piomberà nella depressione più assoluta. Forse il Moreno avrebbe messo una buona parola per lui per un posto da mozzo in qualche altro peschereccio ma dubita che la sensazione di vuoto assoluto che sente riuscirà ad andarsene.

Sempre se riuscirà a non farsi ammazzare…

Richiude piano la porta cercando di non far rumore, sentendosi un po’ in colpa per quell’invadenza nella loro camera. Esce piano dal resort e si sdraia nell’amaca appesa in veranda a godersi lo spettacolo dell’alba. I gringos dormono ma lui è mattiniero: è un pescatore e, si sa, chi dorme non piglia pesci… 

 

La Ford Mustang era parcheggiata al sole e quando Castle entra inizia a sbuffare come un bambino lamentoso. L’afa, che in quei giorni aveva stretto in una morsa tutta la Florida, non accenna a diminuire e la camicia dello scrittore è perennemente fradicia di sudore e incollata al suo petto. A nulla è valso il tentativo di Kate che, approfittando di un momento di assenza del bambino, gli ha maliziosamente fatto intendere che a lei non dispiace affatto vederlo sudato, soprattutto in alcune situazioni.

Il viaggio verso l’aeroporto è particolarmente silenzioso.

Juan osserva i suoi amici protettori e li guarda incuriosito. Non ha ben capito chi vanno a prendere ma una cosa è chiara, non deve essere una persona particolarmente gradita ad entrambi. Ma ancora non ha compreso il perché.

Juan non è mai entrato in aeroporto e si guarda intorno pieno di curiosità. Quel pezzo di mondo a poche miglia da casa sua è così diverso da tutto ciò a cui è abituato. Non riesce a capire da dove venga tutto quel freddo. Pensa che un enorme frigorifero deve essere posto da qualche parte, perché ha la stessa sensazione di quando è entrato in un grande supermercato per rubare qualche tavoletta di cioccolata e più si avvicinava alla corsia degli alimenti freschi, più gli si ghiacciava la pelle di certo non abituata al freddo.

Rick e Kate sono fermi davanti ad uno dei grandi schermi con la situazione in tempo reale degli arrivi, quando si sente un BIP BIP provenire dalla tasca dei pantaloni di lino dello scrittore.

Castle guarda il display corrucciando la fronte e la bocca mormora qualcosa di incomprensibile.

Kate ha lo sguardo ancora fisso sul monitor e non si rende conto del cambiamento di umore di Rick.

“E’ già atterrato. Andiamo! L’uscita passeggeri è da quella parte. Dovrebbe arrivare a momenti” poi non riesce a trattenersi e prosegue con malignità “sempre che non abbia imbarcato il bagaglio. Con Gina non c’è da esserne certi. Considerando che è qui solo per una veloce firma in un bar dell’aeroporto potrebbe aver portato almeno un paio di trolley!”

Si rende improvvisamente conto che Castle non solo non ha riso alla sua battuta ma non l’ha nemmeno ascoltata. La interrompe infatti con un sonoro e alquanto scocciato “Lo sapevo. Maledizione!” 

“Che c’è? Che è successo?” domanda a quel punto preoccupata la donna.

“Non viene. Ha perso l’aereo al JFK”.

Proprio in quel momento, un uomo con uno Stetson ben calcato sulla fronte, tanto da far invidia anche a John Wayne e Clint Eastwood messi insieme, esce dalla toilette degli uomini.

Juan lo vede, sgrana gli occhi e, non pensando alle conseguenze della sua azione, comincia ad urlare con tutta la voce che ha in corpo

“E’ LUI!!!! E’ LUI L’ASSASSINO!”

Castle e Beckett si girano entrambi verso quella direzione.

“MANOLO! Hay el niño” grida intanto l’uomo con lo Stetson.

Castle afferra Juan e lo porta al riparo dietro la Chrysler in esposizione nel bel mezzo della sala mentre quell’uomo fa appena a tempo ad urlare e ad avvisare il compagno.

“Stanno scappando in Messico” osserva Kate guardando il banco dell’imbarco.

Un agente della sicurezza aeroportuale viene agguantato da dietro da Manolo che, uscito dalla fila, è riuscito a impadronirsi della sua pistola. Diversi colpi vengono sparati in aria per creare scompiglio e il panico generale si diffonde immediatamente.

Beckett approfitta della distrazione dell’uomo uscito dalla toilette per sferrargli un calcio ben assestato, che lo mette ko.

“CASTLE! Fallo ammanettare prima che si riprenda e chiama Panucci” urla mentre corre all’inseguimento di Manolo che è scappato verso le scale mobili.

Si affaccia dalla balaustra impugnando bene la sua Glock. Quella mattina, invece di lasciare la pistola nella cassaforte come gli altri giorni, ha deciso di portarla con sé nel caso qualcuno tentasse di rapire Juan. Si rende conto che non può usarla. Ci sono troppe persone. Rimette la pistola nei jeans e scende di gran lena le scale mobili saltando le ultime cinque o sei con un unico balzo.

Per un momento lo ha perso di vista e non sa dove andare.

Ansima per la corsa guardando da una parte e dall’altra, quando sente dall’alto la voce di Castle che le grida di andare verso destra. Riprende a correre, spaventata perché quell’uomo è un assassino e non si farà certo scrupoli a spararle addosso. Il fatto di non averlo ancora individuato tra la folla la irrita. Correre così allo scoperto è pericoloso. Cerca di ragionare sul da farsi quando sente di nuovo delle urla verso le scale mobili. Lo vede e il senso di smarrimento e pericolo, avuto poco prima, svanisce in un attimo. A grandi falcate raggiunge la scala. Manolo è a circa metà. Kate impugna la pistola e fa un grande balzo nel divisorio delle scale mobili scivolando a gran velocità verso il basso. Ad un paio di metri dalla fine, l’ha raggiunto. Dà un colpo di reni e gli si scaraventa sopra atterrandolo a faccia in giù. Punta l’arma alla nuca e gli intima di rimanere immobile.

Pochi minuti dopo gli uomini del tenente John Panucci prendono in custodia i due uomini mentre Castle, Beckett e Juan vengono accompagnati al distretto con la macchina della polizia, con grande eccitazione del piccolo pescatore.

 

Il ticchettio delle lancette di un orologio d’altri tempi scandisce ogni secondo innervosendo ancor di più il già agitato Castle. Il tenente Panucci continua a pressare Kate, non solo per il fatto di non averlo messo al corrente del possibile testimone, ma anche per averlo tenuto con sé la notte precedente senza avvertirlo.

Rick osserva il volto di Panucci e poi attentamente quello di Beckett.

La conosce.

La conosce, ma continua a stupirlo. Infatti, non capisce come mai non abbia ancora rimesso al suo posto quel bellimbusto che la sta vessando da dieci minuti.

Kate ha lo sguardo fisso sul collega e apparentemente ascolta con serenità.

“E’ inammissibile, detective, che lei mi abbia nascosto informazioni utili all’indagine e che abbia messo a repentaglio la vita di un bambino.” Il tenente comincia a infastidirsi del silenzio di Beckett, la quale per tutta risposta distoglie lo sguardo e lo abbassa sul tavolo, sulla cornice d’argento con un ritratto di famiglia.

Dopo una pausa di qualche secondo Beckett punta gli occhi dritti su quelli di Panucci. Per un momento che pare interminabile si osservano a vicenda, studiandosi come in una partita a scacchi.

“Non mi sembra di essere l’unica a non essere stata sincera. Non mi dica che al molo nessuno le ha detto che Juan lavorava con Aguirre.” si ferma un attimo per vedere la sua reazione, poi prosegue “abbiamo solo cercato di proteggere un bambino, socialmente in difficoltà, da un pericolo. Tanto è vero che avevo con me la pistola di servizio che nei giorni scorsi invece avevo riposto nella cassaforte del resort. Volevamo tutelare la sua incolumità.”

“In effetti, sapevo del mozzo ma mi siete sembrati in gamba e ho pensato che mi sarebbe stato utile aspettare le vostre mosse.” dice allargando le braccia come a sottolineare che i fatti gli hanno dato ragione. Vedendo l’espressione perplessa di Beckett si affretta a spiegarsi “Non mi sono sbagliato sul vostro conto: due arresti in poche ore.”

Vedendo finalmente il clima un po’ più disteso, Castle si intromette nella conversazione e chiede:

“Avete scoperto qualcosa sugli arrestati?”

“Manolo Krugman, è stato già dentro per ricettazione, prostituzione e omicidio” dice sconsolato il tenente.

“Se è fuori con questi capi d’imputazione immagino che abbia avuto un’ottima difesa…” osserva Beckett sarcastica.

La replica di Panucci non si fa attendere: “La migliore. Krugman è un uomo di Brian Sanvito. Cosa Nostra ha molti infiltrati qui e Sanvito è uno dei boss qui a Miami.”

“E l’altro?” chiede Castle con curiosità, sperando di poter trovare qualche informazione e qualche spunto da inserire nel prossimo romanzo.

“Daniel Weiss. Incensurato. Probabilmente l’omicidio di Aguirre è stata la sua iniziazione nel clan di Sanvito”.

“Quali saranno le prossime mosse? Cercherete di arrivare a Sanvito?” domanda Beckett.

“Non parleranno. Krugman non parlerà e Weiss sa che, se lo fa, è un uomo morto. Comunque non vi preoccupate. Vi ringrazio del vostro aiuto ma credo che possiate continuare a godervi la vostra vacanza” replica Panucci con il chiaro intento di congedarli.

“E Juan?” chiede Castle indicando la sala ristoro dove il piccolo è intrattenuto da un paio di agenti ad una partita a biliardino.

“Lo riaccompagneremo a casa. Juan ha sette fratelli. Il padre è un alcolizzato, a noi ben conosciuto per le violenze domestiche. Quando è sobrio è una brava persona, non vi preoccupate.”

Castle e Beckett si guardano e poi osservano Panucci con stupore. Non possono mandare Juan a casa, lo uccideranno!

Castle interviene subito: “Gli uomini di Sanvito! Lo troveranno, tenente. E’ testimone di un omicidio!” gesticola con fare agitato.

“Non posso tenerlo qui, non posso trasformare il distretto in un albergo” mormora sconsolato Panucci sapendo bene che Castle ha ragione. Si sente impotente: gli assistenti sociali a Miami hanno risorse insufficienti per affrontare casi del genere.

Beckett guarda un solo istante Castle e si scambiano una rapida occhiata senza bisogno di parole.  

“Lo terremo noi” esclama con entusiasmo Kate.

La sua mente per un momento ha avuto il flash della sera prima quando lei e Castle lo avevano messo a letto rimboccandogli le coperte. Voleva provare di nuovo quelle sensazioni. E voleva proteggerlo.

“Detective Beckett, non è la sua giurisdizione” controbatte il tenente.

“Infatti, ha ragione. Il mio non sarà un ruolo investigativo. Saremo fuori dalle indagini ma nulla vieta che io intervenga per la protezione di un bambino.” Esclama in tono perentorio e deciso, sperando nella magnanimità del suo collega. Sa bene che quello che ha detto non ha nessun valore, se non in ambito emotivo.

 

Spazio di Monica:

Ecco qui che Gina ha dato buca e l’assassino trova Juan o meglio è Juan a trovare l’assassino. Kate è in modalità poliziotto e fa una “partita a scacchi” di sguardi con un Panucci che in realtà sin dall’inizio sperava di avvalersi dell’aiuto della detective. La non sincerità di entrambi ha portato all’arresto dei due esecutori materiali dell’omicidio di Aguirre. MA la cosa non è così semplice perché dietro ai due assassini c’è il temibile boss Sanvito.

La situazione si complica per Juan.

  
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