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Autore: redseapearl    10/07/2014    4 recensioni
“Ecco, il giornale!” esclamò, del tutto fuori luogo. Gli altri due lo guardarono come se si trattasse di un pazzo. Kise si affrettò a spiegare. “Riguarda quello che stavamo dicendo prima. Ho notato che tutte le ragazze oggi stanno leggendo il giornale della scuola in modo… come dire… appassionato.”
Kise e Aomine guardarono Kuroko nella speranza che lui potesse risolvere quell’enigma al femminile.
“Ehm… probabilmente è dovuto alla storia che è stata pubblicata proprio oggi” spiegò l’interpellato come se fosse la cosa più logica del mondo. Tuttavia, vedendo le espressioni da triglia lessa dei due amici, realizzò che doveva essere più chiaro. “Sul giornale di oggi hanno pubblicato il primo capitolo di una fiction. Si prospetta essere una storia d’amore, suppongo sia per questo che molte ragazze ne siano attratte.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Daiki Aomine, Ryouta Kise
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Anonymous

 

 

Il mio problema

 

 

 “Insomma, Ry-chan, finiscila di fare il bambino!”

Kise aveva letteralmente preso d’assedio la camera della sorella maggiore. Dopo essere entrato in casa, la prima cosa che aveva fatto era fiondarsi in camera sua. Kaori aveva chiaramente lasciato intendere che sapeva delle cose su Aominecchi, in particolare per ciò che riguardava i suoi sentimenti. Aveva afferrato la maniglia ma, dopo averla abbassata, la porta della stanza di Kaori non si era mossa, segno che si era previdentemente chiusa dentro.

Il ragazzo aveva battuto entrambi i pugni sulla porta prima alternandoli, poi tutte e due insieme. “Fammi entrare e raccontami tutto quello che sai!”

E così, da tre quarti d’ora, andava avanti quella guerra psicologica, tra Ryota che ripeteva le stesse domande (“Con chi hai parlato?”, “Che cosa sai di Aominecchi?”, “Cosa hai scritto in quel diario?”) e sua sorella che glissava le risposte dicendogli quanto fosse infantile il suo comportamento.

La situazione era già abbastanza tragicomica di suo e, tanto per complicare maggiormente le cose e metterla ancora di più in difficoltà, Kaori sentiva già da dieci minuti la vescica gonfia e l’impellente bisogno di andare in bagno per svuotarla. Ma andare al bagno significava uscire e uscire significava affrontare il fratellino più agguerrito che mai.

Era calato il silenzio tra loro, così, speranzosa, Kaori si avvicinò alla porta, estrasse la chiave e spiò dal buco della serratura. Ryota era proprio lì, seduto sul pavimento del corridoio a gambe incrociate come un pellerossa e non sembrava intenzionato a muovere un solo muscolo.

Accidenti! Strinse le gambe per trattenersi, ma non servì a nulla, anzi, lo stimolo sembrava persino aumentare.

Ry-chan, è inutile: tanto non ti dirò nulla di nulla” cercò di scoraggiarlo, ma a quanto pareva l’altro non fu minimamente toccato dal suo blando tentativo di dissuaderlo.

“Prima o poi dovrai uscire da lì.”

Purtroppo aveva ragione. Kaori iniziò a saltellare da un piede all’altro. Era davvero al limite e non c’erano vie di fuga. Sentiva il bassoventre pulsare dolorosamente e aveva tutti i muscoli contratti. Se non si fosse liberata al più presto di quella piattola del fratello avrebbe finito per fare la pipì lì dov’era e allora sì che non avrebbe avuto più il coraggio di uscire dalla sua stanza.

“Che ne dici di un patto?” tentò.

“Che genere di patto?”

Bene, si disse la ragazza. Ryota era estremamente curioso e se si trattava del suo Aominecchi sicuramente si sarebbe lasciato raggirare facilmente pur di ottenere un briciolo di informazioni. Non era facile pensare lucidamente in quella situazione e soprattutto apparire serafica, ma non poteva certo confessare che aveva bisogno di andare al bagno: Kise ne avrebbe approfittato per spillarle la verità fino all’ultima goccia. Non poteva tradire così la sua ‘fonte sicura’, ma date le circostanze era costretta a cedere.

“Tu mi prometti che non mi assillerai più con questa storia ed io in cambio ti darò il diario che ho fatto leggere a Daiki-kun: mi sembra più che equo, non trovi?”

Kise doveva ammettere che leggere il famoso diario era una prospettiva allettante e magari gli avrebbe anche permesso di capire perché Aomine si era comportato in modo così strano con lui. Ma il fatto che sua sorella avesse avanzato quella proposta voleva dire che stava per cedere. Anche per lui era snervante starsene appostato lì senza potersi muovere, ma la posta in gioco era troppo alta.

Era riuscito a salvare la sua amicizia con Aominecchi dicendogli che il diario era fasullo e che qualsiasi cosa avesse letto su di esso non era stata scritta da lui, ma ciò non voleva dire che le parole sul diario fossero false. Come aveva detto al telefono Kaori, si stava accontentando di un’amicizia senza fare niente per ottenere qualcosa in più e fino a un’ora prima era certo che con Aomine non ci sarebbe mai potuto essere quel ‘qualcosa in più’, ma le parole di sua sorella avevano acceso una luce che difficilmente si sarebbe spenta.

“Ma che sta succedendo qui?” Sakura, rientrata da lavoro, aveva trovato il fratello minore seduto sul pavimento a parlare con Kaori, attraverso una porta: non era difficile capire che la situazione era alquanto bizzarra, persino per gli standard di quei due.

Kaori per poco non cantò un accorato Alleluja quando sentì la voce della sorella maggiore dall’altra parte. Aveva proprio un urgente bisogno di aiuto e i loro genitori sarebbe rientrati solo più tardi.

“Kaori mi ha fatto un brutto scherzo e mi ha messo in ridicolo davanti ad Aominecchi. Dice che sa delle cose di lui che non mi vuole dire e adesso io…”

“Un momento!” imperò Sakura e subito Kise si zittì. “Ricomincia tutto da capo e cerca di essere più dettagliato possibile.”

Kaori si inginocchiò per la disperazione. Non poteva attendere un solo minuto di più. Era la sua grande occasione di fuga, ora che Ryota era impegnato a narrare tutta la vicenda a Sakura.

Girò la chiave nella toppa molto piano, in modo da non far sentire il clangore della serratura che veniva aperta. Per fortuna, la voca squillante del fratellino copriva bene il rumore.

Contò fino a tre. Aprire la porta e sgusciare via verso il bagno fu un secondo.

Kise, preso alla sprovvista, impiegò più tempo del necessario per disincrociare le gambe, ma Kaori era già giunta alla porta del bagno e Sakura gli mise una mano sulla testa per impedirgli di alzarsi. “Continua a raccontare” gli disse e lui obbedì.

Intanto Kaori si concesso un lungo e meritato momento di relax.

 

 

Una volta ascoltate le versioni sia di Ryota che di Kaori, Sakura si prese qualche secondo per soppesare la situazione. Si era casualmente ritrovata a recitare il ruolo di giudice e giuria, ma se fossero stati lasciati a sé stessi, suo fratello e sua sorella non avrebbero cavato un ragno dal buco. E visto che oltre ad essere fratello e sorella erano anche modello e sua manager, era essenziale trovare un accordo quanto prima.

In attesa di giudizio, i due contendenti erano seduti sul letto di Ryota, mentre Sakura si era accomodata sulla sedia della sua scrivania, a gambe e braccia incrociate.

“Kaori.”

“Sì?”

“Anche se a fin di bene non avresti dovuto intromettermi negli affari di cuore di Ryota. Le incertezze e gli errori sono tipici degli adolescenti, e sono essenziali per loro. Per cui, d’ora in avanti, gli darai consigli solo se Ryota dovesse chiederteli esplicitamente. Inoltre, gli hai proposto di fargli leggere questo diario galeotto, quindi daglielo.”

“Va bene” rispose remissiva la sorella.

Ryota.”

“Sì!”

“Kaori ha diritto ad avere i suoi segreti e se ha promesso a questa persona di non spifferare nulla, è giusto che lei mantenga la parola data. Per cui prenderai il diario segreto e non le chiederai nient’altro al riguardo. Se vuoi scoprire cosa prova per te Daiki dovrai farlo da solo, fermo restando che potrai sempre venire da noi per qualsiasi consiglio.”

“D’accordo.”

“E ora vado a prendermi un’aspirina: mi avete fatto venire il mal di testa” concluse Sakura, uscendo dalla stanza mentre si massaggiava le tempie.

 

 

Kise aveva letto, sconvolto, il diario. Era sconcertante come molte cose corrispondessero ai suoi veri pensieri e sentimenti, segno che la sorella lo conosceva davvero bene. Era rimasto anche sorpreso dalla dovizia di particolari e dettagli riguardo le date e gli avvenimenti che vi erano riportati: non credeva che Kaori avesse una memoria così eccellente e soprattutto che fosse stata così scrupolosamente attenta alla sua vita.

Per sicurezza, il giorno dopo si era portato il diario a scuola; ora che ne era entrato in possesso non lo avrebbe lasciato andare tanto facilmente. Dio solo sapeva cosa avrebbe potuto architettare ancora quella impicciona!

Finite le lezioni, si recò nello spogliatoio e ripose con cura la cartella e il suo prezioso contenuto nell’armadietto, per poi iniziare a cambiarsi per l’allenamento.

Yo!” Il familiare saluto di Aomine lo colse così alla sprovvista che per istinto Kise si voltò e si parò tra l’amico e il proprio armadietto, come se temesse di essere derubato.

Aomine lo fissò con un sopracciglio inarcato. “Nervoso, eh!” lo canzonò. A quanto pare era di buon umore.

Secondo Kise, ciò era dovuto al fatto che il giorno prima avesse negato di provare qualsiasi tipo di sentimento per lui. Evidentemente, ora Aomine era più rilassato e poteva riprendere a trattarlo come sempre. Kaori sosteneva che Ryota avrebbe dovuto confessarsi, ma visto l’atteggiamento che il ragazzo oggetto dei suoi desideri aveva assunto, dichiarare il proprio amore era la cosa più sbagliata di questo mondo.

“Diciamo che sono solo un po’ pensieroso…” abbassò poi la voce per non farsi udire dai compagni nello spogliatoio, tutti intenti a cambiarsi, “… ieri ho avuto una discussione con mia sorella per… quel fatto lì…”

“Oh, già…” Aomine sembrò a disagio. Evidentemente, ora che era stato chiarito tutto (o almeno questo era quello che lui credeva) tornare sull’argomento era inutile, nonché imbarazzante.

Certo, sarebbe stato facile far finta che non fosse successo niente, tuttavia Kise sentiva che non poteva chiudere lì la questione. Era come se ci fosse un piccolo ingranaggio all’interno di quel meccanismo che non facesse funzionare tutto come avrebbe dovuto. Una piccola vite piantata nel posto sbagliato. Non sapeva dire cose fosse, ma qualcosa non quadrava. “Possiamo parlare da soli?”

Aomine sbarrò gli occhi per la sorpresa. Il tono di Kise non faceva presagire nulla di buono e lui era sinceramente stanco di trovarsi in mezzo a quei casini sentimentali che non sapeva gestire. “Ok” acconsentì. Magari voleva solo parlargli delle loro ‘indagini’ riguardo la storia yaoi del giornale. Ora che ci pensava: il nuovo capitolo, quello più scottante, sarebbe stato pubblicato a breve.

Uscirono dallo spogliatoio e si incamminarono nel più assoluto silenzio verso l’esterno della palestra. Il cuore di Kise batteva così forte da farlo sentire una ragazzina innamorata davanti alla propria rockstar preferita: vicino, eppure così irraggiungibile.

“Ieri quando ho saputo quello che aveva fatto mia sorella sono praticamente corso via e non abbiamo concluso la nostra conversazione.”

“Credevo non ci fosse altro da dire, visto che era uno scherzo.”

E invece no, pensava Kise: c’era molto da dire. Kaori sosteneva che Aomine provasse qualcosa, per lui, e che una fonte sicura glielo aveva rivelato. Non voleva dare troppo credito alle parole della sorella, ma non riusciva a fare a meno di illudersi che forse, nel profondo, nell’angolo più remoto dell’universo, si nascondesse un briciolo di verità. “Però questo non cancella il fatto che hai iniziato ad evitarmi: perché?”

Aomine digrignò i denti e si portò una mano dietro la nuca per grattarsela. Era nervoso e in quel momento voleva solo prendere un pallone da basket e fare qualche schiacciata per scaricare la tensione. “Senti, mi trovavo in una situazione strana: la storia gay sul giornale della scuola, quelle psicopatiche delle tue fan che mi minacciano, tu che… be’, insomma, non ci stavo capendo niente.”

Aominecchi, sei troppo evasivo!”

“Ma che cosa vuoi che ti dica?”

I toni iniziarono ad alzarsi. Ancora una volta stavano litigando e Kise proprio non riusciva a trattenere la propria frustrazione. “Sono riuscito ad avere il diario, ieri! Mi vergogno se penso che anche tu lo hai letto e credevi che io provassi certi… sentimenti… per te… ma falsi o veri che siano, non ti stavi comportando bene. Ti vergognavi a parlarmi dopo aver saputo certe cose, oppure… oppure ti facevo schifo?”

Aomine si sentiva alle strette. Ma perché cazzo se la stava prendendo tanto a cuore? Perché doveva rendere le cose così difficili? E soprattutto perché tutti quanti (Sastuki, Tetsu, Kise) lo rimproveravano come se fosse sempre lui quello dalla parte del torto? Non ne poteva davvero più.

“Mi avete proprio rotto le palle, tutti quanti! Te la stai prendendo come se ti avessi spezzato il cuore per davvero! Da quando è cominciata questa storia non avete fatto altro che rompermi l’anima! Ma si può sapere qual è il tuo problema?”

“Il mio problema è che mi piaci! Ecco, qual è il mio problema!” Kise urlò così forte che solo per miracolo non lo avrebbero sentito tutti quelli nella palestra. Lo aveva detto. Non poteva crederci, ma lo aveva fatto sul serio. Era così esasperato che non ce l’aveva fatta a tenersi tutto dentro un secondo di più. Rimasero entrambi pietrificati senza proferir parola; il silenzio tra loro era squarciato dal chiacchiericcio dei ragazzi nella palestra e dal suono dei palloni che rimbalzavano sul parquet.

D’un tratto, Aomine si accorse di un’altra presenza lì vicino. Voltò la testa di scatto, non sapendo se essere grato di avere un pretesto per uscire dal limbo di imbarazzo e meraviglia in cui erano caduti oppure temere il peggio.

“Stiamo per iniziare e l’allenatore mi ha chiesto di venirvi a cercare” spiegò Kuroko per giustificare la sua presenza lì. Di certo aveva udito la confessione di Kise.

“Sì, arriviamo” rispose Aomine, camminando meccanicamente. Notò che Kise era rimasto impalato lì dov’era e si fermò per guardarlo. Aprì la bocca per dirgli qualcosa, anche solo incitarlo ad entrare, ma non riuscì ad emettere alcun suono dalle labbra dischiuse. Si voltò e lo lasciò lì, solo, nel suo limbo di sconcerto e disperazione.  

 

 

Note dell’autrice

Che ci crediate o no, questo è stato un colpo di scena anche per me XD Inizialmente non l’avevo pensata così la dichiarazione, ma scrivendo ho lasciato che gli eventi mi guidassero e sono giunta a scrivere ciò.

Altro che storia romantica, qui Kise e Aomine passano la maggior parte del tempo a litigare! D:

Ringrazio le ben 114 persone che preferiscono/ricordano/seguono questa long (non pensavo nemmeno che lo frequentassero il fandom così tanti lettori) e ovviamente chi recensisce con tanta passione e pazienza trasmettendomi l’entusiasmo per continuare X3

   
 
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