Fanfic su attori > Josh Hutcherson
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Autore: MartinaJ    10/07/2014    4 recensioni
"Le probabilità di innamorarsi a prima vista in un aeroporto sono milioni" è questo quello che diceva quello stupido cartellone che mi ha incastrato. Ovviamente negli ultimi giorni la fortuna, non girava proprio intorno a me e in un aeroporto, con mille persone che ci sono, proprio di quella persona dovevo innamorarmi follemente. Tanto follemente che quando lo vedevo, mi comportavo come una undicenne con le crisi di panico.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-E si va a Praga! E si va a Praga!-

Appena metto piede all'inizio del corridoio lo spettacolo che ritrovo è assurdo. Scarpette, pantaloncini, maglie, tute, borsoni sparsi ovunque. Tutti urlano e cantano a squarciagola con addosso accappatoi, asciugamani o solo un paio di pantaloncini. Non capisco il motivo di tanto euforismo. So solo che se mio padre vede questo casino ci uccide seduta stante.

-Ma cosa state facendo?!-

Cerco di dire sovrastando le loro urla e i loro cori ma niente; non ci riesco. Credo che neanche quando hanno vinto la Champions urlavano come matti. Non capisco perchè facciano così.  Fanno trenini di qua e di là e spero solo che da un momento all'altro non venga mio padre.

-Allora?!? Qualcuno si degna di rispondermi?!?- ma nulla -Allora?!-

-E pensa a divertirti per una volta!-

Mi volto e mi ritrovo davanti Javi Martinez con un'asciugamano legato in vita mentre canta e balla come uno scemo seguito da altri cinque calciatori. Dio ma cos'hanno 5 anni?

- Divertirmi? Il mio intento era passare una serata diversa ma se voi continuerete a fare così, io la mia serata me la dimentico!- sono furiosa

-Madonna, sempre a lamentarti, a sbraitare! Giuro che se non ti tappi la bocca per una volta non ti lascio scendere giù!-

Detto fatto. Mi ritrovo presa come un sacco di patate da quell'armadio di Neuer che non ha nessuna intenzione di mollarmi e di mettermi giù.

-Manuel mettimi giù! Ora!- dico urlando e cercando di fargli mollare la presa

-A meno che non arrivi tuo padre o che tu non la smetti di sbraitare, non ci penso minimamente.-

-Che stronzo!-

-E forse sarà vero- dice facendo spallucce con un sorriso furbetto meritandosi giustamente, un mio schiaffo sulla spalla

Forse ha ragione però; forse mi lamento troppo. Sarà che sono cresciuta con due genitori che non ammettono repliche, sarà che ho sempre avuto timore di tutto, sarà che sono precisina di mio anche se non si direbbe. In effetti mia madre è peggio di un militare e mio padre....bè....credo che abbiate imparato a conoscerlo. Freddo, deciso, testardo, preciso e chi ne ha più ne metta. Dice di essere così perchè è difficile gestire una squadra di "ragazzini". Non capivo perchè li chiamasse così fin quando non ho preso quell'aereo con tutti loro. Anche se non mi sono mai spiegata perchè si comportasse così anche con me. Mi ha sempre trattato con distacco, come se non fossi sua figlia ma un semplice atleta da allenare alla sfida della vita. E mia madre da quando ha divorziato non è stata più se stessa. E' cambiata e non in meglio certamente; altrimenti non sarei qui. Si rinchiudeva nel suo ufficio a lavorare. Preferiva sgobbare per ore e ore invece che passare un po' di tempo con sua figlia. Non so come io sia sopravvissuta 19 anni a tutto questo, ma ce l'ho fatta e questo importa. Ora voglio vivere la vita. La vita al di fuori dei campi da calcio, al di fuori degli uffici, al di fuori delle trasferte. Voglio divertirmi ed essere spensierata come tutte le mie amiche senza avere vincoli di orario. Ma ovviamente i miei pensieri vengono interrotti da un "oh" generale.

-Manuel che succede?- sono di spalle e vedo poco e niente

-Cazzo! C'è....c'è...-

-Ho capito- dico riuscendo a scendere

-Mila..-

-Vado io....-

Mi volto e ritrovo le porte dell'ascensore aperte con mio padre dietro allibito. Non si capisce se sia più arrabbiato o scioccato. Cerco di farmi spazio fra i borsoni e le cose a terra per raggiungerlo, cercando di non cadere. Ho molta paura di incontrare il suo sguardo in questo momento. Quegl'occhi verdi che mi ha trasmesso, su di lui trasmettono timore e paura; specialmente in questi casi. Riesco ad arrivare a fatica di fronte a lui, che ha lo sguardo sbigottito, arrabbiato e credo che se accanto a lui non ci fosse Hermann il vice allenatore,  avrebbe già urlato o fatto qualsiasi cosa che gli passava per la mente. Vorrei parlare ma non ci riesco. Quegl'occhi che mi fissano, che fissano il caos intorno a me mi bloccano, mi pietrificano. Ma devo parlare. Devo salvare questi deficienti da un'imminente disastro.

-Papà io...- ma mi blocca con lo sguardo. Quello sguardo che tante volte mi ha fatto tacere

-Cos'è questo disastro?!-

Il suo tono è calmo; sta cercando di trattenersi, di non sbottarmi davanti. Ma non credo ci riuscirà per molto. Tutti hanno l'aria spaventata e si aspettano una di quelle sgridate di mio padre che dovranno mandar giù con la coda tra le gambe. Diciamo che questa volta l'hanno combinata grossa ma ovviamente io sono qui per rimediare; come sempre d'altronde.

-Papà non è come sembra...loro non volevano..-ma nulla. Le mie parole vengono di nuovo bloccate.

-Voglio sapere cos'è questo casino!- il suo tono è fermo e deciso e mette i brividi a tutti -Cos'è vi siete impazziti?! Vi ha dato di volta il cervello?! E voi sareste degli atleti? Dei grandi campioni?! Siete solo dei bambini di tre anni che non sanno trattenere le loro emozioni! Vi piace essere trattati come bambini? Bene! Da oggi verrete trattati come tali! Per cominciare questa sera l'uscita è annullata! E da domani il vostro viaggio sarà solo campo albergo, albergo campo! Niente più uscite al di fuori di qui. Così almeno vedremo se avrete voglia di fare ancora i bambini!- le sue parole mi si scagliano addosso come una doccia fredda. Non ci credo.

-Ma papà questa sera...- cerco di non far scendere le lacrime, cerco di trattenerle ma non credo di riuscirci a lungo.

-Non mi interessa! Queste sono le mie regole! Ora basta! Rimettete apposto questo casino e filate nelle vostre stanze! La cena è alle 8 chi c'è c'è chi no, si arrangia!-

-Sei uno stronzo! Non puoi farmi questo! Tu.....tu...-

Non riesco più a sostenere il suo sguardo, non riesco più a trattenere le lacrime così prendo la strada più semplice; scappo. Non vedo più niente, solo le scale che sto cercando di scendere senza inciampare. Le lacrime scendono ininterrotte e non riesco a capire perchè lui faccia così. Non gli è bastato portarmi qui e rinchiudermici, doveva anche rovinarmi il compleanno!

-Milagros vieni qui! Milagros!-

Sento le urla di mio padre chiamarmi ma non mi interessa. Sono stufa, stufa di tutto questo. Davvero non ce la faccio più. Voglio solo fuggire, fuggire da qui.

*****

E' da un po' che sono seduta qui sulla sabbia con l'oceano che mi culla. Non capisco davvero perchè lui si comporti così. E' arrivato fino a un punto in cui non ce l'ho fatta più. Ho sopportato il suo carattere per anni, il suo trattarmi come tutti gli altri ma ora basta. Basta davvero! Sono stufa. Capisco che loro abbiano sbagliato ma reagire così. Spero solo che tutto ciò cambi perchè davvero non credo di resistere a lungo. Continuo a rilassarmi e ad uccidermi con i miei pensieri contorti, quando sento chiamarmi da lontano. Mi volto e mi ritrovo un ragazzo con due cani al guinzaglio. Non lo riconosco immediatamente ma appena si avvicina, riconosco quella mascella prorompente; Josh.

-Ehy cosa ci fai qua?-

-Niente; penso- dico continuando a guardare l'orizzonte

-E' successo qualcosa?-

-Troppe cose succedono là dentro- non mi va di parlare, tanto meno con lui

-Guarda che se mi parli non è che ti mangio. Vorrei aiutarti. Ma se non parli...-

-Non puoi aiutarmi, nessuno può aiutarmi- dico alzandomi e cominciando a camminare sulla sabbia

-Dai Milagros ma che hai?- dice raggiungendomi

-Non voglio parlare- dico continuando a camminare

-Ehy ehy- dice prendendomi un braccio -Per una volta non guardarmi come Josh l'attore, pieno di soldi e quant'altro. Guardami come Josh, il semplice 21enne che vuole acquistare la tua fiducia-

Il suo sguardo, i suoi occhi misti tra il verde e il castano mi trasmettono sicurezza. Forse dovrei smetterla di giudicare le persone in base alla massa. Forse non tutti gli attori sono come credo; almeno spero. Con lo sguardo mi incita a parlare e forse dovrei davvero aprirmi e buttar fuori tutta la rabbia che mi marcisce dentro. Dopo minuti interminabili decido di parlare.

-Ti racconterò tutto a patto che non restiamo qua fermi come stoccafissi e che tu non ne faccia parola con nessuno-

-Va bene te lo prometto. Ma tu porti uno dei due cani-dice porgendomi il cane da un manto grigiastro misto al bianco

-Come si chiama?-

-Lui Diesel e lei Nixon-

-Un nome da maschio? Fai sul serio?-

-Credevamo fosse maschio e siccome mi piace come nome gliel'abbiamo lasciato-

-Ah bè allora....-

-Comunque racconta, io ti ascolto-

-E' complicato. C'entra mio padre-

Comincio a raccontare tutto quello che è successo e vedo che mi ascolta, attento, invitandomi a continuare ogni volta che faccio una pausa. Mi scorrono davanti le immagini di quegli attimi, di quei momenti in cui sono rimasta delusa da tutto e da tutti. Mi sono sfogata, mi sono aperta e finalmente mi sento libera. Non mi interessa se ho sputato tutto fuori e confessato i miei stati d'animo ad un quasi sconosciuto. L'importante è aver rigettato fuori circa 9 anni di pensieri e stati d'animo che non mi hanno fatto bene.

-Ho capito. Sai forse dovresti prendere da parte tuo padre e parlargli, fargli capire cosa provi. Non credo che lui lo abbia ancora capito. Forse per lui è normale trattarti così però se a te non sta bene, glielo devi far presente e chiarire. Stessa cosa con tua madre. Devi far valere il tuo punto di vista. Non sei più una bambina-

-Si ma....è complicato. Non puoi capire cosa si prova. Non credo che mio padre mi stia a sentire. Specialmente dopo quello che è successo.-

-Stai tranquilla e vedrai che si risolverà tutto-

Posso anche provarci ma conosco mio padre e conosco il suo carattere e so, che non perdonerà mai la mia uscita di testa e la mia improvvisa fuga. Mi ha sempre detto di non sfuggire davanti ai problemi e di affrontarli e io invece? Sono fuggita a gambe levate. Mi vibra il cellulare così lo prendo e vede che sono già le 19:30.

-Cavolo sono le sette e mezza. Devo andare-

-Aspetta. Bè non potresti mangiare una pizza con me?-

-Ah ah ah la scommessa non l'hai vinta perciò-

-Una pizza tra amici. Niente appuntamento niente di niente. Solo una cosa tra conoscenti o amici-

-Sei sleale Hutcherson-

-Ma dai perchè?- dice sorridendo

-Vedi? Con un semplice sorriso accalappi le persone. Questo è sleale- lo sento ridere - E non ridere- dico dandogli un buffetto sulla spalla

-Allora? Che ne dici?-

-Non sono presentabile- in effetti avevo su ancora la tuta e le scarpette

-Uhm potremmo passare in albergo.-

-Mio padre è li....- non saprei come entrare ne come riuscire da lì -Aspetta però-

Prendo il cellulare e chiamo Mario. Forse lui e gli altri potrebbero in qualche modo aiutarmi. Mario ovviamente afferra subito la palla al balzo e dice di raggiungerli. Andiamo verso la macchina di Josh tra risate e battute. Non credevo fosse simpatico. Insomma ho sempre pensato che fosse snob e altezzoso come gli altri ma invece lui ha qualcosa di diverso. Quel qualcosa che forse potrà farmi cambiare idea.

-Ehy qui!- c'è Mario e Thiago che si sbracciano davanti l'entrata dell'albergo e immagino che debbano aiutarmi. In che mani mi sono messa...

-Anche le guardie del corpo ora?- dice Josh sorridendo

-Mio padre è peggio di un radar quindi ci vogliono- dico io sorridendo e dirigendomi verso di loro

-Appuntamento è? Thiago hai perso-dice Mario ammiccando

-Basta! Cos'è ti diverti a scommettere sulla mia vita?- dico dandogli un buffetto sulla spalla

-Mila sei troppo prevedibile. Anche un carciofo indovinerebbe le tue mosse-

-Si un carciofo che risponde al nome di Mario Götze. Ma va va-

Camminiamo per l'albergo in punta di piedi. Thiago è davanti a me che sbircia ogni angolo mentre dietro di me c'è Mario, che non so cosa stia facendo ma vabbè. Credo che le spie non saprebbero fare di meglio. Sono riuscita ad arrivare in camera mia sana e salva senza essere stata scoperta. E' una semplice uscita tra amici perciò metterò la prima cosa che capita. Jeans, una camicia corallo e un paio di scarpe. Un po' di mascara e matita e sono pronta. Mi guardo allo specchio e sento delle voci fuori. Cavolo mio padre!

-Götze, Alcantara cosa ci fate fuori la stanza di Milagros?-

-La stiamo chiamando per la cena ma non vuole uscire- le parole di Thiago mi risuonano nelle orecchie

-Fatemi passare; ci penso io!- cavolo cavolo

-Eh mister guardi ci pensiamo noi. Sà è molto arrabbiata. Forse noi riusciremo a farla uscire- Mario che si salva per il rotto della cuffia, un classico

-E va bene. Ma solo perchè siete voi due-

Sento dei passi e questo vuol dire che mio padre si sta allontanando. Sa che ho stretto molto amicizia con loro due quindi alla fine meglio così. Mi rivolto verso lo specchio e cavolo. Non mi sono mai conciata così per uscire. Milagros che ti sta prendendo? E' solo un'uscita tra amici niente di più e Josh non ti piace; percui calmati e muovi il culo.

-Mila muoviti!- urla Mario bussando alla porta

-Ecco ecco-

Riesco ad uscire e con i tacchi in mano e la borsa in spalla ricomincio a fare le scale con le due guardie del corpo dietro. Dopo cinque minuti per uscire dall'albergo finalmente ce la faccio e riesco a salire in auto e subito dopo, ricevo un messaggio da Mario e Thiago.

"Vogliamo il bacio eh ;)"

Ed ecco qua; hanno ricominciato. Non la smetteranno mai. Sono sempre i soliti. Durante il tragitto siamo tutti e due silenziosi. Io guardo il finestrino, Josh guarda la strana. Non so se sia un silenzio imbarazzante o un silenzio diverso. Insomma fino a dieci minuti prima gli ho confessato i miei problemi e parlavamo tranquillamente e ora? Arriviamo ad una pizzeria in periferia. E' molto carina. Arredata con stile ma non troppo sfarzosa. Assomiglia a quelle pizzerie dove io e i miei compagni di classe andavamo per le solite cene di fine anno. Durante la cena parliamo e scherziamo tranquillamente come se fossimo vecchi amici. La pizza è davvero squisita e diciamo che il mio compleanno ha avuto una svolta. Non credevo di divertirmi anche così ma mai giudicare un libro dalla copertina.

-Ora fidati di me-

-E chi mi dice che non vuoi buttarmi da un burrone o peggio?- ho una benda sugli occhi e non so dove mi stia portando

-Te lo dice la persona che se lo fa, viene riconosciuta dopo due secondi-

-Ecco che riappare l'egocentrismo-

-Non sono egocentrico e lo sai-

-No non lo so- passano minuti interminabili di cammino- Allora?-

-Eccoci. Puoi toglierti la benda-

Mi tolgo la benda e mi ritrovo davanti tutta la città. Siamo su un terrazzo di un palazzo ed il panorama è stupendo. Però non capisco perchè mi abbia portato qua. Vorrei chiederlo ma lui mi precede.

-Quando sono giù, quando lì sotto diventa troppo caotico vengo qui su a pensare. Riesco ad essere me stesso qui su. Riesco a riflettere e a fare delle scelte che lì giù, non riuscirei a fare. E poi è il posto più bello di Los Angeles per guardare le stelle.-

-E' stupendo e molto alto- dico guardando giù

-Soffri di vertigini?-

-Non si nota?-

-Allora dovrei portarti a fare bungee jumping-

-Non ci contare-

Ci stendiamo sul terrazzo e ci mettiamo a guardare le stelle. E' davvero il posto più bello per guardare le stelle. All'improvviso mi dimentico di tutto quello successo. Di mio padre, della squadra, del coprifuoco. Finalmente per una volta mi godo un momento della mia vita senza pensare alle conseguenze, senza ragionare. E' questo che intendevo per vivere la vita al di fuori dei campi da calcio, al di fuori degli uffici, al di fuori delle trasferte. Non avere orari e paure.

-A cosa pensi?-

-A molte cose tu?-

-A quanto sei bella-

-Ti servono degli occhiali-

-Io non credo- così mi metto a sedere

-Non era solo un'uscita tra amici?-

-Può darsi-

-Josh!-

-Dai scherzavo! Comunque guarda-dice portandomi a bordo della terrazza

-E' stupenda Los Angeles. Dopo Barcellona non credevo ci fosse una città così-

-Vorresti paragonare Barcellona a Los Angeles?-

-Ma certo anzi-

-Anzi cosa? No vabbè non dovevi dirlo!-

In meno di due secondi vengo sommersa da una sottospecie di tortura, che io chiamo solletico. Resisto a tutto, ma non a questo. E' l'unica cosa che odio ed ho sempre odiato. Riesce a mettermi ko in un secondo e non riesco a non dimenarmi e a non ridere. Forse le risate si sentiranno fino sotto ma non m'importa. Proprio non  ce la faccio. Cerco di ribattere e ribellarmi ma nulla. In pochi secondi ci ritroviamo faccia a faccia, uno difronte all'altro. Quegl'occhi mi paralizzano, mi lasciano scioccata. Nessuno mi ha mai fatto un'effetto del genere e mi sento spiazzata.

-Hai dei bellissimi occhi.....e anche delle bellissime labbra-

Detto fatto. Sento le sue labbra sulle mie. Tutto quello intorno a noi sparisce e mi sento sulle nuvole. Le sue labbra sono dolci, calde e sanno stranamente di zucchero. Mi sento persa, non riesco a reagire neanche a respingerlo; non ho le forze. E' come se mi avesse stregata, come se mi avesse messo sotto incantesimo. Le nostre lingue si rincorrono e quando ci stacchiamo, è come se mi risvegliassi da un lungo sonno. Mi sento imbarazzata e l'unica cosa che riesco a dire è -Forse dovrei andare-. Non lo aspetto, lo lascio lì solo mentre cerco un taxi per tornare in albergo. Sono stordita e non so cosa fare. Mi sto rendendo conto che forse quell'attore mi sta cominciando a piacere che forse quell'attore, mi sta facendo cambiare idea.....


SPAZIO AUTRICE:

Sarà che la vittoria della Germania mi ha ispirata, ma eccomi qua. Ciao a tutte ragazze e grazie mille delle recensioni. Siete davvero stupende. Vi ringrazio di tutti i commenti e i pensieri espressi in quelle quattro righe e vi ringrazio ancora una volta per i minuti spesi a leggere la mia storia; vuol dire tanto per me. Mi scuso per il tempo trascorso dal secondo capitolo, ma non ho mai trovato il tempo per aggiornare. Tra l'ultimo mese di scuola che è stato di fuoco; tra compiti in classe e interrogazioni non ho avuto neanche il tempo di respirare (Fate l'amore non il liceo classico). Poi sono stata due settimane in una vacanza studio a Londra e una settimana in Grecia con la mia famiglia, e potete ben capire il motivo per cui non ho aggiornato. Spero che questo capitolo vi piaccia e spero che sia valsa l'attesa. Non faccio commenti su questo capitolo perchè forse non ce ne sono da fare; ma vi chiedo solo una cosa: voi avreste fatto ciò che ha fatto Josh? E se foste state al posto di Mila cosa avreste fatto? Un bacio a tutte e vi prometto che aggiornerò per sabato prossimo o anche prima. Grazie mille a tutte ancora una volta e spero che recensiate di nuovo anche questo capitolo perchè, come dico sempre, le critiche e i commenti fanno sempre bene.L'outfit di Mila:


  
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