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Autore: la luna nera    11/07/2014    4 recensioni
In una notte umida del 1866 un giovane appartenete all'aristocrazia inglese scompare nel nulla senza lasciare alcuna traccia. La leggenda nata intorno alla sua persona passa attraverso gli anni e giunge fino ai giorni nostri per finire in un libro sugli scaffali di Aesothèria, uno dei negozi più esoterici di Londra gestito da Garrett con la sua ragazza Daisy. Qualcuno però si intrometterà nella loro vita creando non poca confusione. E questo qualcuno viene da lontano, molto lontano. Nel tempo.
L'amore riuscirà ad andare oltre le barriere del tempo?
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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“Garrett Groove è là dentro. Al mio tre facciamo irruzione, mi raccomando massima rapidità e attenzione, c’è anche la ragazza.”
Gli agenti erano pronti: “Uno, due, tre!”
L’azione fu di una velocità impressionante: in una frazione di secondo fecero irruzione sfondando con un calcio la porta e bloccarono a terra il ragazzo che, preso dalla violenta passione riversata su una Daisy impotente, non ebbe il tempo di realizzare che lo stavano per acciuffare. Due agenti dal volto coperto gli piombarono addosso sbattendolo a terra, con gli arti superiori bloccati dietro la schiena e la faccia schiacciata sul pavimento. Tentava di liberarsi dalla loro presa bestemmiando e imprecando, ma quei due erano una massa di muscoli che rasentavano i 90 kg di peso ciascuno e sbatterli a terra non era impresa facile. Tenendolo sempre immobilizzato, gli misero le manette ai polsi: la sua latitanza era finita.
Daisy non aveva mosso un muscolo da quando un agente l’aveva liberata, paralizzata dal terrore di ciò che le sarebbe potuto accadere se la polizia non fosse arrivata in tempo. Fissava un punto imprecisato del soffitto con occhi vitrei, aveva le mani prive di forza e il suo respiro si andava lentamente regolarizzando. Il pericolo era svanito, questa volta davvero.  Il suo maglioncino presentava solo pochi segni di lacerazione causati da un’arma da taglio, tutto si era fermato lì e Garrett era stato preso prima che iniziasse a spogliarla e farle chissà cosa.
Sotto la poltrona furono rinvenuti oggetti appuntiti, bastoni, un coltello, una corda, bottiglie di birra vuote, alcune delle quali rotte e resti di cibo. Tutto ciò confermava le indiscrezioni della polizia: quello era  stato il suo nascondiglio degli ultimi due giorni, lì voleva colpire di nuovo e lo avrebbe fatto se una serie di circostanze non avesse condotto a Swanlake Palace le forze dell’ordine che ormai erano sulle sue tracce.
 
Dall’esterno Edward non si era perso per un solo istante quanto accaduto e si sentì enormemente sollevato nel constatare che almeno uno dei pericoli che minacciavano la sua amata era scomparso.
Mancava poco meno di mezz’ora al tramonto del sole.
Daisy scese le scale ancora frastornata e non appena fu all’esterno dell’edificio fu travolta dagli abbracci di Mel: vederla sana e salva era un sollievo indescrivibile reso ancor più bello dall’immagine di Garrett ammanettato e portato via dall’auto della polizia.
“Questa volta mi hai veramente fatta preoccupare.” Mel piangeva, aveva seriamente temuto per la vita dell’amica.
“E’andata…. Ora lui è nel posto in cui si meritava di stare.”
L’abbracciò di nuovo. “Perché sei tornata qui? Sapevi che era pericoloso.”
“Si…” I suoi occhi si rattristarono. “Lui mi manca, non ce la faccio più a stargli lontano, mi capisci, vero?  Mi sarebbe bastato anche solo accarezzare il suo ritratto, non immaginavo proprio di trovarci… quello.”
La capiva eccome: anche lei sentiva terribilmente la mancanza di Soren. “Tesoro…” Le accarezzò i capelli. “proprio non riesci a togliertelo dalla testa..”
Fece segno di no. “E’ più forte di me, lo amo troppo.”
Si abbracciarono strette, Mel si sentiva morire dentro poiché niente poteva fare per la sua amica, era impotente e questo proprio non le andava giù.
“Signorina, credo sia meglio che si rechi in ospedale per un controllo medico.”
“Oh, non si disturbi, sto bene… Sono solo un po’ scossa ma non è niente.”
“Daisy, credo sia meglio tu vada.”
Non ne aveva voglia, Mel insisteva e il commissario pure. Voleva allontanarla da quel luogo, sentiva infatti presenze nell’aria e temeva che le minacce fossero ancora  dietro l’angolo.
“Ti faccio tornare qui domani mattina solo se vieni con me dal medico.” La sua faccia era praticamente uguale a quella di una mamma premurosa e severa.
Sospirò e sorrise. “E va bene, hai vinto.”  Il volto dell’amica si illuminò e la prese per mano invitandola a salire in auto e allontanarsi da quel luogo. Il cielo si tingeva attimo dopo attimo dei riflessi del tramonto. Tutti i poliziotti avevano già abbandonato l’area.
Daisy afferrò la maniglia per aprire la portiera dell’auto e in quel momento si rese conto di non avere più l’anello di Edward al dito. “Mel, devo tornare dentro.” Scappò via in un lampo.
“Ehi! Ma cosa…?!”
“Ho dimenticato una cosa importantissima! Poi ti spiego!”
“Daisy!! Torna indietro!!” Alzò gli occhi al cielo, a volte era più testarda di un mulo. Provò a richiamarla nel vano tentativo di farla desistere, ma la vide scomparire nel portone d’ingresso del palazzo. Sospirò di nuovo e scuotendo la testa, si accomodò dentro l’auto e per ingannare il tempo dell’attesa iniziò a chattare con Soren.
 
La ragazza entrò con un enorme nodo alla gola, tutto il luogo emanava sempre un inquietante fascino. La luce del tramonto entrava dalle grandi finestre creando ombre quasi surreali. E un’ombra si frappose fra lei e il sole.
“Cosa fai ancora qui?”
“Ma chi..” Mise una mano davanti agli occhi per proteggerli dalla luce accecante e lo riconobbe. “Oh, Edward sei tu.”
La guardava, finalmente dopo settimane interminabili poteva rivedere il suo unico scopo di vita. Dio, com’era bella illuminata dalla calda luce del tramonto! Il suo cuore aveva subito una brusca accelerata non appena gli occhi ne avevano scorto la sagoma entrare nell’ampio ingresso. Le sue gambe tremavano dall’emozione e le sue braccia lo imploravano di accoglierla, stringerla, baciarla, amarla; ma non poteva, non con quelle sembianze, anzi doveva allontanarla da quel luogo ad ogni costo e il dolore che sentiva nascergli nel cuore era più lacerante di una pugnalata data a tradimento. “Cosa fai ancora qui?” Incalzò.
“Devo riprendere una cosa.” Si mosse in direzione della scala.
“E’ pericoloso.”
“Lo so ed è proprio per questo che devo recuperare quell’oggetto.” Poggiò il piede sinistro sul primo gradino e il ragazzo l’afferrò per un braccio.
“Ferma. E’ più sicuro se mi aspetti qui, vado io a recuperare l’anello.”
Daisy si bloccò voltandosi lentamente verso di lui. “Come fai a sapere che si tratta di un anello?” Fissandolo negli occhi ebbe il terrore di scorgervi la verità.
Edward non rispose, si era appena reso conto di essersi tradito da solo, vittima dell’euforia di averla rivista dopo tanto tempo. Lasciò la presa dandole modo di proseguire e raggiungere la stanza in cui era stata trattenuta da Garrett. Entrò e un brivido le gelò la schiena, nella sua mente gli istanti vissuti poco prima si visualizzarono l’uno dopo l’altro come le diapositive di un film horror di cui lei era la malcapitata protagonista. Respirò profondamente ed osservò la stanza per tentare di ricostruire gli attimi in cui le era stato tolto l’anello e individuare dove poteva essere stato gettato. La luce proveniente dall’esterno era sempre meno intensa, doveva far presto se davvero voleva recuperarlo.
Edward l’aveva seguita senza fare rumore, maledicendosi per quelle parole che poco prima gli erano sfuggite di bocca.
Sicuramente Daisy avrebbe voluto delle spiegazioni.
 
“Sei ancora qui?” La ragazza lo vide. “Che fai, mi segui?”
Restò un attimo in silenzio. “Controllo che non ti accada niente.”
“Non ho bisogno della guardia del corpo, sono grande abbastanza per cavarmela da sola.”
“Forse, ma non dimenticare che certi pericoli possono essere invisibili ai nostri occhi.”
Daisy si fermò, mosse due passi verso Edward e lo osservò con circospezione. “Di invisibile e nascosto c’è molto, l’ho capito bene. Forse potresti darmi tu qualche delucidazione.” Piegò l’angolo destro della bocca. “Sbaglio?”
Restò muto e immobile sulla soglia, aveva davvero capito tutto?
Continuò ad osservarla mentre si riportava al centro della stanza andando avanti nella ricerca del prezioso oggetto. Le parve infine di scorgere qualche cosa brillare in un angolo nascosto da un’elegante stufa di ceramica coperta di polvere. Si avvicinò e scorse l’anello nella semi oscurità. Il cuore le batteva forte, allungò la mano per afferrarlo. Ancora pochi istanti e lo avrebbe avuto di nuovo al dito. Stava per sfiorare la pietra con l’indice, quando qualcosa le afferrò il polso paralizzandole l’intero braccio. Lì, in quell’angolo, non c’era niente di visibile dall’occhio umano.
Fuori il disco solare iniziava a calare dietro le colline circostanti la villa.
La ragazza cacciò un urlo, non riusciva più a controllare il braccio! E lentamente quello strano torpore andava diffondendosi nel resto del suo corpo e i suoi piedi si staccarono dal pavimento. L’anello, suo unico mezzo di salvezza, era lì per terra e si allontanava dalla punta delle sue dita attimo dopo attimo man mano che quella forza misteriosa la sollevava in aria. Avrebbe voluto gridare, peccato che la voce le morisse in gola, anch’essa paralizzata da quel qualcosa di invisibile. Non appena Edward si rese conto di ciò che stava accadendo, si precipitò nella sua direzione per liberarla da quella presa invisibile e pericolosissima. Riuscì solo a sfiorarla con la punta delle dita, Daisy si trovò in una frazione di secondo con la schiena sbattuta sul soffitto a più di tre metri dal pavimento.
Inarrivabile.
I suoi occhi imploravano aiuto, iniziava pure a respirare male, quel vigliacco di Millstone la stava soffocando lentamente. C’era lui dietro tutto questo, Edward non aveva dubbi. Fissava Daisy negli occhi, quegli occhi che lo avevano fatto innamorare follemente, quello sguardo in cui si era perso mentre dall’alto del Tower Bridge si scambiarono il loro primo vero bacio, quelle labbra che si erano schiuse in un delicato timido sorriso al loro primo incontro e che ora erano aperte per tentare di accaparrarsi quel po’ di aria necessaria a non soccombere. Daisy si stava spegnendo davanti ai suoi occhi, sospesa a mezz’aria da uno sporco Millstone che da perfetto codardo aveva preferito colpire un’innocente che suo malgrado si era ritrovata vittima di trame oscure più grandi di lei.
Con le ultime forze recuperate chissà dove, la ragazza mosse le labbra nel tentativo di pronunciare Edward, aiutami e quel gesto disperato gli fece mandare al diavolo tutte le raccomandazioni di suo nonno: si alzò in aria fino a raggiungerla, impose le mani sui suoi polsi generando un fortissimo calore e in un attimo tutto scomparve. Prese la ragazza in braccio prima che cadesse con violenza a terra e la mise seduta.
Tossiva e respirava male, ma era viva. Si passò una mano fra i capelli e poggiò indietro la testa, inspirò profondamente per riprendere piano piano le sue funzioni vitali dopo il grande spavento. Aprì gli occhi e nella penombra vide il suo salvatore. Realizzò poi il modo in cui l’aveva salvata e nel suo cuore quel dubbio sulla sua vera identità si faceva sempre più certezza.
Edward non aveva aperto bocca, capiva benissimo che Daisy ormai aveva scoperto il suo segreto.
La cosa che però lo fece piombare nell’abisso fu la risata di Millstone che risuonò sinistra nella sua mente.
 
Bravo eroe! Avete salvato la vostra amata e così siete caduto nella mia trappola come un allocco! Che delusione Signor Duca, una volta vi stava più a cuore la vostra persona che una semplice donnetta da portare a letto per deliziare i vostri sensi come avete fatto con mia figlia! E’ finita, caro Harringhton, è finita. Ci vediamo all’inferno!
 
Millstone gli aveva teso una trappola! Aveva preso in ostaggio Daisy perché lui corresse in suo aiuto manifestando la sua vera natura e inducendo la ragazza a scoprire tutto. La conseguenza era ciò che temeva: l’incantesimo di suo nonno si sarebbe spezzato e all’apertura dello stargate sarebbe tornato per sempre nella sua epoca, avrebbe dovuto dire addio per sempre alla sua amata Daisy e sarebbe andato incontro al destino dal quale tentava disperatamente di fuggire da mesi. Insomma, per farla breve tutti gli sforzi compiuti da lui e dalla sua famiglia per nasconderlo si erano vanificati un istante.
Esisteva però un’ultima possibilità: finché Daisy non avesse avuto la totale certezza della sua vera identità, niente sarebbe accaduto. Doveva raccontarle ancora sporche menzogne in modo tale che restasse sempre nel dubbio: solo così poteva sperare di salvarsi e restare nel presente.
 
Non aveva fatto i conti con lo scorrere del tempo: il sole lanciò l’ultimo bagliore sulla campagna inglese prima di scomparire sotto l’orizzonte.
In quel momento il corpo del ragazzo venne avvolto da una strana luce.
Daisy chiuse gli occhi  per non restare accecata da quel bagliore.
Quando li riaprì, vide.
 
La verità era venuta fuori.
I dubbi non esistevano più.
Millstone aveva vinto.
 
 
*   *   *   *   *   *   *
 
 
Ciao bella gente!
Ecco il momento che molti di voi stavano aspettando. Lo stargate si è aperto davanti agli occhi di Daisy che ha visto la metamorfosi di Edward capendo tutto. Come vi è sembrato? Spero di non avervi delusi e sarei immensamente felice di ricevere i vostri commenti su questo capitolo e magari le vostre impressioni su quello che potrà succedere ora che il mistero è stato quasi del tutto svelato.
Grazie di cuore a tutti voi che siete giunti fino qui! <3<3<3<3
Un abbraccio
La Luna Nera

 
  
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