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Autore: Emma Bennet    11/07/2014    10 recensioni
[AU | Emma/Killian ♥ | ispirato al film "The Proposal - Ricatto d'Amore"] Emma Swan lavora per la Gold&French, importante redazione statunitense, come assistente di Killian Jones, talentuoso editor e severo caporedattore, ma soprattutto grandissimo stronzo.
Di nazionalità irlandese, un giorno Killian viene informato che il suo visto è scaduto e che, quindi, sarà costretto a tornare nel suo paese d'origine... A meno che non riesca a ottenere la Green Card tramite matrimonio.
"«Emma» mormorò «Vieni qui»
Emma alzò un sopracciglio, entrando nella stanza.
Qui gatta ci cova, pensò: Killian Jones non la chiamava mai per nome.
Killian le andò incontro, per poi attirarla accanto a sé e cingerle la vita con un braccio. «Cara, dolce Emma»
Emma rischiò di strozzarsi con la propria saliva.
Cosa diamine gli passava per la testa?!
«Signori» esordì Killian, rivolto a Gold e Belle, «Trovo che non vi sia momento più adatto di questo per rivelarvi la lieta notizia. Io ed Emma siamo fidanzati, e ci sposeremo presto»"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Due

Erano solo le undici e mezzo del mattino, eppure Killian aveva già trovato il modo per farle perdere la pazienza tre volte.
Innanzitutto, si era portato dietro un bagaglio esageratamente grande considerando che sarebbero stati via solo quattro giorni, e in aeroporto gli avevano fatto problemi per imbarcarlo. E pensare che, tra i due, la donna era lei!
Poi, aveva ovviamente preteso il posto vicino al finestrino, e aveva chiamato l'hostess già quattro volte, rispettivamente per farsi portare un caffè (nero e senza zucchero ma con una spruzzata di cannella, naturalmente), una bottiglia d'acqua, il New York Times di quel giorno e un altro caffè (sempre nero e senza zucchero ma con una spruzzata di cannella).
Adesso stava sfogliando distrattamente il quotidiano, senza sembrare particolarmente interessato.
«Invece di perdere tempo, perché non dai un'occhiata a queste?» gli chiese Emma, sventolandogli in faccia il fasciolo con le domande per il colloquio dell'ufficio immigrazione.
Per tutta risposta, Killian finse uno sbadiglio. «Non dovresti impararle anche tu?»
«Io so già tutto di te. Tu, invece, hai quattro giorni per imparare tutto di me»
Killian le prese il fasciolo da mano, alzando un sopracciglio. «Mi stai dicendo che tu sei in grado di rispondere a tutte queste domande su di me?»
«Inquietante, non trovi?»
«Un po'. A che cosa sono allergico?» le domandò, leggendo una domanda a caso.
«Pinoli. E all'intera gamma delle emozioni umane»
«Molto divertente. Eccone una bella: ho delle cicatrici, per caso?»
«Sono più che certa che hai un tatuaggio»
«Ah, ne sei più che certa?»
«Esatto. Due anni fa chiamò il dermatologo per una seduta di laser q-switch. Cercai "laser q-switch" su Google e scoprii che rimuove i tatuaggi, ma tu cancellasti l'appuntamento»
«Impressionante»
«Allora, com'è fatto? È un tribale? Un ideogramma giapponese? Un maori?»
«Top secret»
«Sarai costretto a dirmelo, lo sai vero?»
«Per niente» tagliò corto lui «Cambiamo domanda. Dove andremo a stare, da te o da me? Beh, ovviamente da me»
«Perché non possiamo stare da me?»
«Semplice, perché io vivo a Central Park West, mentre tu probabilmente vivi in uno squallido bugigattolo con i bicchieri presi con i punti del supermercato. Qual è il mio colore preferito?»
«Il blu. La maggior parte delle tue cravatte è blu o ha qualcosa di blu, il tuo ufficio è arredato sui toni del blu e la tua macchina è blu»
L'uomo fischiò tra i denti. «Niente male, Swan. E a proposito di blu, quasi dimenticavo...»
Killian estrasse una scatolina verde acqua dalla tasca del cappotto, per poi passarla a Emma.
«Mi hai preso un regalo da Tiffany?!» esclamò lei.
«Ti ho preso un anello da Tiffany. Siamo pur sempre fidanzati, ricordi?»
Emma rimase a bocca aperta. Era una semplice fedina d'oro bianco, con uno zaffiro incastonato al centro, posizionato tra due minuscoli diamanti¹.
«Killian, è... Meraviglioso. Grazie, non avresti dovuto»
«Beh, dovrai avere un anello da mostrare alla tua famiglia, no? A proposito, quanti anni compie tua nonna?»
«Cinquantotto»
«Che cosa? È una parente di Benjamin Button, per caso?»
Emma scoppiò a ridere. «Non è mia nonna biologica, lei morì quando mia madre aveva solo dieci anni. Poco dopo, mio nonno si risposò con una donna molto più giovane di lui. Quando anche lui morì, fu lei a prendersi cura di mia madre. Più che matrigna e figliastra, si comportano come sorelle. D'altronde, hanno solo dieci anni di differenza»
Killian aprì la bocca per fare un'altra domanda, ma venne interrotto dalla voce di una delle hostess.
«Signore e signori, vi preghiamo di allacciare le cinture, stiamo per iniziare la discesa su Augusta²»
«Augusta? Credevo stessimo andando a Storybrooke»
«Non c'è un aeroporto a Storybrooke, sono venuti i miei genitori a prenderci qui. Allora, pronto a conoscere i tuoi futuri suoceri, amore

Deciso a non farsi intimorire, Killian si stampò in faccia il suo più bel sorriso. Ad accogliere lui e la sua fidanzata, trovò due donne, con tanto di cartello di bentornato. La più giovane delle due aveva un taglio cortissimo, a maschietto, un viso rotondo e l'espressione più dolce che Killian avesse mai visto a qualcuno. L'altra, invece, portava i capelli neri acconciati in un carrè sbarazzino e le labbra dipinte di un rosso acceso.
Emma corse ad abbracciarle, emettendo un gridolino di gioia. Terminati i saluti, si voltò verso di lui.
«Killian, loro sono mia madre, Mary Margaret, e la mia adorabile nonna, Regina»
«Tesoro, quante volte ti ho detto di non chiamarmi così? Mi fai sentire vecchia!» la rimbeccò quest'ultima «Piuttosto, come dobbiamo chiamare questo giovanotto, qui? Abbiamo sentito così tante versioni! Capitan Uncino? Figlio del demonio? O direttamente stro...»
«Regina!» la interruppe Mary Margaret, scandalizzata «Killian, ti prego di scusarla. Sta scherzando, naturalmente»
«Capitan Uncino?» ripetè l'uomo, fulminando con lo sguardo Emma «Seriamente? Ti sembro tipo da baffi impomatati e boccoli?»
«Papà non è venuto?» chiese quest'ultima, ignorando la sua occhiataccia.
«Oh, sai com'è tuo padre, sempre preso dal lavoro! Ma non perdiamo tempo, andiamo a prendere i bagagli»

Poco dopo, il gruppetto si avviò verso il parcheggio.
«Con quale macchina siete venute?»
«Con il maggiolino, è ovvio!» esclamò Mary Margaret, pimpante.
Davanti al vecchio maggiolino giallo, piuttosto malandato, Killian alzò un sopracciglio. «Molto vintage»
«Emma ha sempre adorato questa macchina, è stata la sua prima automobile»
«Non c'è che dire, rientra proprio nel suo stile»

 

 

 

 

Il viaggio verso Storybrooke passò con Emma e Mary Margaret intente a cantare vecchie canzoni d'amore country, interrotte di tanto in tanto dai commenti sarcastici di Regina.
Storybrooke si presentò a Killian esattamente come se le era immaginata: un tipico paesino del New England, dove tutti sembrano conoscere tutti, e dove il tempo sembrava essersi fermato: difatti, tutto nella cittadina sembrava gridare "Anni Novanta!", dai modelli delle macchine alle insegne dei negozi.
Mary Margaret guidò fino alla periferia della città, dove si fermò davanti a un cancello in ferro battuto verde, che si spalancò automaticamente.
«Buongiorno, signora Swan. Signora Swan, signorina Swan, signor Jones» li accolse quello che sembrava essere il portiere, dalla sua postazione.
A quel punto, Killian dovette veramente rimanere a bocca aperta. Oltre il cancello, davanti a lui, si estendeva un enorme parco con prato all'inglese, dominato da una vera e propria magione.
«Non mi avevi mai descritto casa tua, amore»
«Probabilmente per modestia, caro» intervenne Regina «Il padre di Emma è il sindaco della città»
In quel momento, un gruppetto di ragazzi sbucò fuori da un angolo del giardino, sbracciandosi per salutare Emma. La ragazza li salutò a sua volta, per poi rivolgersi alla madre: «Che ci fanno qui, mamma?»
«Niente, tesoro, abbiamo solo organizzato una piccola festicciola fra amici»
Emma le lanciò un'occhiata scettica.
«Quanto piccola?»
«Oh, una sessantina fra amici e vicini, più o meno»
«Ma, mamma! Avevo detto niente feste, e tu cosa fai? Inviti praticamente tutto il paese!»
«Sei la mia unica figlia, tesoro, una festa di bentornato è il minimo che io possa organizzare per te»

 

 

 

 

L'interno della casa era, se possibile, persino più bello ed elegante dell'esterno. E pensare che, solo qualche ora prima, Killian aveva dato per scontato che Emma, a New York, vivesse in uno squallido bugigattolo con i bicchieri presi coi punti del supermercato. E invece...
«Perché mi hai detto di essere povera?» sussurrò Killian, cercando di non farsi sentire dalle due donne che camminavano qualche passo avanti a loro.
«Non ho mai detto di essere povera»
«Ma non hai neanche detto di essere ricca»
«Io non sono ricca, sono i miei genitori a essere ricchi»
L'uomo alzò gli occhi al cielo. «Ecco, questa è esattamente la tipica frase che dicono i ricchi»
Emma lo fulminò con lo sguardo. «E dimmi, anche volendo, più o meno quando avrei potuto dirtelo? Ti ricordo che negli ultimi quattro anni si è sempre e solo parlato di te»
«D'accordo, va bene, hai chiarito il concetto, Swan. Adesso possiamo smettere di agire come la Russia e gli Stati Uniti all'epoca della Guerra Fredda, e iniziare a comportarci come una vera coppia?»
«Io non ho problemi a fingere di essere innamorata persa di te; il problema è tuo, Killian: mi sa che dovrai mettere da parte per un po' la nave pirata e l'atteggiamento da Capitan Uncino di 'sto cazzo»
La risposta dell'uomo venne bloccata sul nascere dall'arrivo di una ragazza dai lunghi boccoli castani.
«Emma! Tesoro, che piacere rivederti!»
«Aurora! È un piacere anche per me!» esclamò Emma, abbracciandola, per poi alzarsi sulle punte per baciare sulla guancia il ragazzo che la accompagnava.
«Aurora, Phillip, lui è Killian»
«Oh, tu sei colui che è riuscito ad accalappiare la nostra Emma! Devi ritenerti molto fortunato»
«Lo so» rispose lui, chinandosi per posare un bacio nei capelli di Emma. Che avesse iniziato a mettere da parte la nave e tutta la ciurma?
«Ma dicci, Emma» continuò Aurora, gioviale «Cos'è che fa esattamente un redattore? Me lo sono sempre chiesta»
«Gran bella domanda, sarei curioso anch'io di sentire la risposta» si intromise un uomo, avvicinandosi al gruppetto. Doveva avere circa cinquant'anni, ma era ancora piacente.
Killian alzò un sopracciglio, non gli era sfuggita la venatura sarcastica nella sua affermazione.
«Ciao, papà» borbottò Emma a mezza voce.
A quel punto, a Killian svettò verso l'alto anche l'altro sopracciglio: come poteva quell'uomo – all'apparenza così algido e autoritario – essere il padre di una creatura così solare e vivace?
«Tu devi essere Killy, la crème de la crème dell'élite di Manhattan» continuò l'uomo, guardandolo diritto negli occhi e porgendogli la mano.
«Killian. Piacere di conoscerla»
«David, piacere mio. Allora, perché non ci dici cosa fa esattamente un redattore oltre che portare gli scrittori fuori a pranzo e ubriacarsi?»
Emma era rossa dall'imbarazzo. Cosa passava per la testa a suo padre per trattare in quel modo il suo datore di lavoro? Probabilmente non sarebbe più riuscita a guardare Killian negli occhi.
«Sembra divertente!» rispose Aurora, ridacchiando «Non mi meraviglia che ti piaccia farlo, tesoro»
«No, cara, sei in errore: Emma non è un redattore, è l'assistente di un redattore. Qui è Killy, il redattore»
«Killian» lo corresse di nuovo lui.
«E quindi» intervenne Phillip «Tu sei...»
«Il capo di Emma, esatto» concluse per lui David, sorridendo mellifluamente. «Vado a prendermi un altro bicchiere di brandy, temo mi servirà» continuò, prima di allontanarsi.
«Un vero principe azzurro, tuo padre» commentò Killian.
«Non dire niente» mormorò Emma, prima di seguire il padre in un'altra stanza.

«Grazie della bella accoglienza, papà»
David si voltò, sospirando.
«Ma che ti aspettavi, Emma? Ti presenti qui dopo una vita con uomo che dicevi di detestare e che improvvisamente è il tuo ragazzo»
«Sono qui da neanche un'ora e già inizi ad accusare me e insultare il mio capo nonché compagno? E quale sarà il prossimo passo, eh? Metterci in punizione? Mandarci entrambi a letto senza cena?»
«Ero convinto che io e tua madre ti avessimo insegnato l'importanza di alcuni valori, l'importanza del vero amore, e tu cosa fai? Ti svendi per ottenere una mediocre promozione?»
Emma scosse la testa, un'espressione ferita sul viso.
«Come puoi parlarmi in questo modo? Come puoi parlare della tua unica figlia e di un uomo di cui conosci solo il nome in questo modo? Hai ragione, tu e la mamma mi avete insegnato l'importanza di molti valori, come il non giudicare il prossimo, cosa che stai facendo tu con Killian. Perché forse tu non lo sai, ma quell'uomo è uno dei più rispettati redattori di tutto il paese»
«È vero, io non lo so perché sono soltanto un pover'uomo di paese e non capisco certe usanze da grande città, però ai miei occhi sembra tanto che tu ti faccia mantenere da lui, e adesso te lo sei portato a casa a conoscere tua madre»
Per Emma fu come aver ricevuto uno schiaffo in pieno volto. Si morse il labbro inferiore, cercando di trattenere le lacrime, e si impose di non chinare il capo.
«Lui non mi mantiene affatto: è il mio fidanzato»
David spalancò gli occhi, sbiancando. «Che intendi dire?»
«Hai capito benissimo. Fammi le congratulazioni, papà, sto per sposarmi» mormorò la ragazza, prima di girare sui tacchi e andarsene, per poi afferrare un flûte di champagne e dirigersi verso il centro del soggiorno.
«Scusatemi, avrei un annuncio da fare!» esclamò a gran voce, cercando di attirare l'attenzione di tutti. «Sono molto felice che siate tutti qui, oggi, per celebrare il mio ritorno a casa, ma la verità è che non c'è solo questo da celebrare: Killian e io stiamo per sposarci!» concluse, sventolando in aria la mano sinistra per mettere in bella mostra l'anello.
Nella stanza calò il silenzio, persino Killian ammutolì. Sicuramente non si era aspettato un annuncio del genere, così... Pubblico. Si grattò l'orecchio, sentendosi addosso gli sguardi di tutti. Come diavolo ci si comportava, in questi casi?
«Vieni qui, amore, dai» lo chiamò Emma, incitandolo a raggiungerla «Guardatelo, signore e signori, non sono forse la donna più fortunata del pianeta?»
Una serie di applausi e di fischi partirono dai presenti, e qualcuno propose di stappare qualche bottiglia di champagne; Mary Margaret aveva praticamente le lacrime agli occhi, e persino Regina sembrava scossa dalla notizia.
«Seriamente, Swan?» sussurrò Killian all'orecchio della sua fidanzata «Era questo il momento più adatto?»
La ragazza lo fulminò con lo sguardo, ma la discussione venne troncata sul nascere da un ragazzone alto e sorridente che si avvicinò alla coppia.
«Emma, ciao!»
Con quei capelli un po' lunghi, la barba leggermente incolta e la camicia a scacchi rossa e bianca, incarnava alla perfezione il tipico ragazzo di provincia.
«Neal!» strillò Emma, precipitandosi tra le sue braccia «Che ci fai qui? Mio Dio, è passata una vita dall'ultima volta che ci siamo visti!»
Killian alzò un sopracciglio. Chi diamine era questo Neal e da dove saltava fuori? Ma soprattutto, perché Emma sembrava così contenta di vederlo?
«Tua madre mi ha invitato per farti una sorpresa, ma suppongo che la sorpresa l'abbia fatta tu a tutti noi. Congratulazioni!» rispose il ragazzo, per poi voltarsi verso Killian. «Congratulazioni anche a te, amico»
Io non sono tuo amico, fu la prima risposta che venne in mente a quest'ultimo, ma si costrinse a stamparsi un sorriso accondiscendente in faccia.
«Killian, lui è Neal, il mio ex»
Il suo ex?! Quel carciofo?! Probabilmente era anche peggio di Graham il cameriere!
«Allora, mi sono perso il racconto?» domandò il carciofo.
«Quale racconto?»
«Ma dai! Il racconto di come Killian ti ha fatto la proposta di matrimonio, ovviamente!»
«Il modo in cui uno lo chiede la dice lunga sul suo carattere» intervenne Regina, facendo l'occhiolino.
«Mi piacerebbe tanto sentirti raccontare questa storia, tesoro» continuò Mary Margaret, con la voce tremante.
Emma si schiarì la voce, cercando di prendere tempo. «Ehm... Sapete... Ecco, a dire il vero è Killian che adora raccontare questa storia, quindi gli lascerò il privilegio di dirvi com'è andata!»
Se gli sguardi avessero potuto uccidere, probabilmente Emma a quel punto sarebbe rimasta stecchita.
«Sì, ecco...» Killian si grattò l'orecchio. E adesso che cazzo avrebbe dovuto inventarsi? Lui di mestiere faceva l'editor, non lo scrittore!
«Emma e io stavamo per festeggiare il nostro primo anniversario... Ed ero consapevole che lei desiderava che io le chiedessi di sposarmi, sapete, lanciava degli indizi qua e là, ma la conoscete: questa donna è delicata come un'elefante, chiunque se ne sarebbe accorto!»
Emma si accigliò. «Amore, in realtà non è andata proprio così» lo interruppe «Era piuttosto il contrario: io ero consapevole che lui moriva dalla voglia di chiedermelo, ma non avera il fegato, poverino! In realtà è molto timido... Così ho preferito dargli qualche imbeccata per rassicurarlo. Comunque, il pomeriggio del nostro anniversario, trovo quest'adorabile scatolina che lui aveva decorato personalmente, con tutte queste fotografie di se stesso incollate sopra, la apro e saltano fuori tanti cuoricini ritagliati con le forbicine, e sotto tutto quel...»
«E sotto tutto quel ciarpame» fu di nuovo Killian a prendere la parola, «C'era un bigliettino, con un'indirizzo, una chiave e un orario. Un vero gesto alla Humphrey Bogart, insomma. Molto virile. E a quel punto, Emma ha pensato...»
«Ho pensato avesse un'altra donna!» Emma si portò una mano al cuore, scuotendo la testa «È stato terribile per me, però sono andata lo stesso a quell'indirizzo, era il Plaza, sapete... Mi dirigo verso la stanza segnata sulla chiave, una suite ovviamente, e trovo Killian, in ginocchio...»
«In piedi...»
«In ginocchio, su un tappeto di petali di rose rosse, con le lacrime agli occhi...»
«E vedendomi così, Emma è scoppiata a piangere a sua volta, cercando di trattenere invano dei piccoli, teneri singhiozzi. Era tutta scossa da tremiti per l'emozione quando io le ho chiesto...»
«Mi ha chiesto se volevo sposarlo, io ho detto di sì ed è finito tutto lì» tagliò corto Emma, guardando male Killian.
«Wow» Regina alzò un sopracciglio «Questa sì che è una storia, ragazzi!»
«Killian!» Mary Margaret battè le mani, estasiata, per poi abbracciare di slancio l'uomo «Chi l'avrebbe mai detto che eri una persona così romantica!» la donna si asciugò gli occhi, sinceramente commossa «Emma!» aggiunse poi, rivolta alla figlia «Sei stata così ingiusta con lui, negli ultimi anni. Non ce l'avevi detto mica che aveva un animo tanto sensibile!»
«Coriandoli ritagliati con le forbici!» sottolineò Regina, incredula «E tu che non facevi altro che ripeterci quanto fosse stronzo e spietato e senza cuore e stronzo e autoritario e stronzo...»
«Mia nonna sta scherzando, ovviamente» la interruppe Emma, annuendo convinta.
«Adesso ci vuole un bacio!» strillò qualcuno tra gli invitati.
«Sì, infatti, un bacio!»
Emma arrossì. «Ma no, non c'è ne è bisogno...»
«Andiamo!»
La ragazza prese la mano di Killian, a disagio, e se la portò alle labbra «Ecco fatto!»
Un coro di malcontento esplose tra gli invitati.
«Cos'è quello? Vogliamo vedere un bacio!»
«Devi baciarlo sulla bocca, Emma!»
«E va bene, va bene!» esclamò lei, per poi girarsi verso l'uomo e stampargli un bacio sulle labbra.
«Vogliamo un bacio vero! Un bacio vero!»
«Hai questo ben di Dio a disposizione, ragazza, approfittane!»

«Dai, Swan, baciamoci così la fanno finita» mormorò a bassa voce Killian, per poi chinarsi su di lei e baciarla. Baciarla veramente.
Schiuse le labbra ed Emma fece lo stesso, automaticamente, e d'improvvisò si ritrovò a ricambiare il bacio più appassionato che avesse mai ricevuto. Si alzò sulle punte dei piedi e tirò a sé l'uomo prendendolo per il colletto della camicia, mentre le mani di lui erano già fra i suoi capelli.
Emma perse completamente la cognizione del tempo, non avrebbe saputo dire se si stavano baciando da qualche secondo, qualche minuto, o qualche ora, tutto ciò che sapeva era che quello era probabilmente il miglior bacio di tutta la sua vita finora.
Quando si separarono, i respiri affannati, la prima cosa che lei vide quando tornò ad aprire gli occhi, furono gli occhi di lui che la fissavano intensamente di rimando. Com'è che non si era mai accorta che erano dello stesso colore del mare?
Qualcuno in sottofondo fischiò, interrompendo il momento.
«Questo sì che era un bacio!» esclamò Regina, seguita a ruota da un coro di approvazioni.
No, quello non era solo un bacio. Quello era decisamente un cazzo di bacio.

 

 

 

 

«E questa, invece, era la camera della nostra Emma quando viveva qui!»
Mary Margaret e Regina stavano facendo fare a Killian il giro della casa, giro che – date le dimensioni della dimora degli Swan – durava già da almeno quindici minuti. L'uomo entrò nella stanza guardandosi attorno, seriamente interessato.
A sinistra si trovava un letto a due piazze, con la testiera in ferro battuto e coperto da un allegro piumone rosso acceso. Poco sopra il letto, c'erano appese delle lucette, di quelle che di solito si mettono sugli alberi di Natale, che formavano degli arabeschi sul muro.
Tutte le mensole e gli scaffali erano piene zeppe di libri, prova inconfutabile dell'amore per la letteratura che Emma doveva aver sviluppato sin da piccola. Killian diede un'occhiata ai titoli: Orgoglio e Pregiudizio, Jane Eyre, Il Conte di Montecristo, Anna Karenina, Delitto e Castigo, La Lettera Scarlatta... Chiaramente la ragazza doveva avere un debole per i classici.
Su una parete, c'era una bacheca con delle fotografie: Emma al mare, Emma con gli amici, Emma con la famiglia, Emma il giorno del diploma e il giorno della laurea, Emma con Neal... C'erano diverse foto di Emma con Neal, a dire il vero, notò Killian, accigliandosi. Al ballo di fine anno, sulla neve, facendo facce buffe... Chi diavolo conservava ancora in bella vista le foto l'ex?!
«Quelle invece sono delle poesie scritte da Emma!» esclamò Mary Margaret, indicandogli dei fogli attaccati al muro «È davvero molto dotata, e non lo dico solo perché sono sua madre: ha anche vinto vari concorsi. Ha sempre amato scrivere, sai?»
«Sì, lo so bene» mormorò Killian, fermandosi per leggerle, ma Emma fu più veloce e strappò i fogli dalle pareti.
Era visibilmente arrossita «Sono sicura che non gli interessano!» tagliò corto la ragazza «Killian legge ogni giorno manoscritti di veri scrittori, non come me, le mie sciocche composizioni lo farebbero solo ridere»
La piega amara della sua voce non sfuggì all'uomo, che ripensò al manoscritto che lei gli aveva inviato, e che lui tanto velocemente aveva bocciato.
«Non sono affatto sciocche, e non vedo perché dovrebbe riderne!» replicò Regina «Hai un vero talento per la scrittura»
Emma scosse la testa. «Comunque si è fatto tardi, perché non mostrate a Killian la sua stanza così possiamo andarcene entrambi a dormire?»
Mary Margaret e Regina si scambiarono uno sguardo complice, e iniziarono a ridacchiare.
«Non ci illudiamo mica che a casa non condividiate lo stesso letto, quindi lui dormirà qui con te!»
A Emma cadde la mascella per terra. «Ma... Mamma! Nonna!»
«Non siamo così antiquate, mia cara, per chi ci hai preso?»
«E a proposito di ciò...» Regina estrasse una trapunta patchwork da un armadio e la sistemò sul letto «Se doveste avere freddo, stanotte, usate questa: possiede poteri magici!»
«Ah, sì? E che genere di poteri magici?» domandò Killian.
Regina sorrise, ammiccando. «Io la chiamo la portacicogna...»
L'uomo impallidì. «Oh» fu tutto quello che disse.
In quel momento, un barboncino toy nero entrò di corsa nella stanza, saltando immediatamente addosso a Killian, cercando di mordicchiargli la mano.
«Cristo! Che cos'è? Levatemelo da dosso!»
Emma alzò un sopracciglio, prendendo in braccio il cane. «Seriamente? È minuscolo, Killian. Ed è assolutamente adorabile»
«Quell'essere ha cercato di azzannarmi la mano!» l'uomo sembrava sconvolto.
«Scusalo, caro. L'abbiamo preso da poco, stiamo ancora cercando di addestrarlo»
«E come si chiama questo cucciolino?» domandò Emma, accarezzandolo.
«Rumpelstiltskin. Bisogna solo fare attenzione che non esca, le aquile potrebbero prenderselo»
«Dai, Mary Margaret, andiamo a dormire adesso» tagliò corto Regina, dando una gomitata all'altra «Buonanotte, ragazzi» aggiunse, ammiccando, prima di lasciare la stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Emma si schiarì la voce, lasciando vagare lo sguardo lungo le pareti, ma cercando di evitare gli occhi di Killian che la fissavano. Il ricordo del bacio di poco prima era ancora troppo vivido nella sua mente.
«Molto bene» sentenziò «Tu dormirai sul pavimento»
L'uomo alzò un sopracciglio. «Cos'è, hai paura che io possa saltarti addosso nel cuore della notte?»
Emma si portò le mani sui fianchi. «Dovresti solo provarci»
Killian alzò gli occhi al cielo. «Puoi stare tranquilla, Swan: non sono un maniaco» replicò, cominciando ad ammucchiare delle coperte sul pavimento a mo' di giaciglio.
«Quindi accetti? Dormirai sul pavimento?»
«Come desideri» commentò lui, accennando un inchino «Se la mia signora richiede che io dorma sul pavimento, allora è quello che farò»
La ragazza gli lanciò un'occhiata scettica. «Quindi adesso ti comporti anche da gentiluomo?»
«Sono sempre un gentiluomo» rispose Killian, iniziando a sbottonarsi la camicia.
«Cosa diavolo stai facendo?!»
«Mi sembra ovvio: mi sto spogliando, no?»
«E per quale motivo lo stai facendo qui e non in bagno?»
Killian scrollò le spalle, posando la camicia su una poltrona e iniziando a sbottonarsi i jeans. «Mi vedresti in ogni caso: dormo in mutande»
Emma gemette. «E non potevi portarti un pigiama, santo Cielo?»
«Odio i pigiami, e poi sai com'è, non immaginavo che saremmo finiti a dormire insieme!»
La ragazza cercò di distogliere lo sguardo, sentendosi le guance in fiamme: l'ultima cosa che voleva era farsi beccare mentre lo fissava. Vai a vedere che alla fine la pervertita era lei, anche se, con un corpo così... Scioccata dal pensiero che il suo stesso cervello aveva formulato, Emma scosse la testa, rifugiandosi in bagno per cambiarsi.
Poco dopo, ne uscì indossando un top in seta nera con shorts coordinati. Killian le lanciò una lunga occhiata, fischiando fra i denti.
«Wow, Swan, credo di aver ufficialmente cambiato idea sui pigiami! Potrei persino riconsiderare l'idea di saltarti addosso stanotte»
Emma arrossì fino alla radice dei capelli. «Smettila di fare il porco, Jones, e dormi» borbottò, mettendosi a letto. Killian si sdraiò per terra, ridendo.
Era la prima volta che lei lo vedeva ridere. Era una bella risata, la sua, avrebbe dovuto ridere più spesso.
«Perdonami se ti ho offeso, il mio voleva essere un complimento»
Emma spense la luce e, al buio, sorrise. «Buonanotte, Jones»
«Buonanotte, Swan»
Sarebbe stata una lunga notte, quella.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

¹ Questo è l'anello che Killian regala a Emma, ed è davvero di Tiffany ^^

 

² Augusta è la capitale dello stato del Maine, quindi ho immaginato (dato che Storybrooke non possiede un areoporto) che Emma e Killian atterrassero lì







Author's Corner: buonasera a tutti, spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento :) Stiamo entrando più nel pieno della storia, e anche il legame fra Emma e Killian sta diventando apparentemente qualcosa in più tra quello di un capo e la sua assistente! 
Ci terrei a ringraziare tantissimo le nove splendide persone che si sono fermate a recensire lo scorso capitolo, le sei splendide persone che hanno inserito addirittura la mia storia fra i preferiti, le ben ventiquattro spledide persone che, invece, l'hanno inserita fra le seguite, e anche la singola splendida persona che l'ha inserita fra le ricordate, e ringrazio anche chi vi ha solo dato un'occhiata. Spero che vi fermerete a commentare anche questo capitolo, per me le vostre parole significano tanto *O* Il prossimo aggiornamento, comunque, dovrebbe arrivare non prima di sabato prossimo, poiché a inizio settimana ho un esame e giovedì e venerdì sono a Pistoia per il concerto dei miei amati Arctic Monkeys <3 A presto, la vostra
Emma 


 




 

   
 
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