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Autore: Rosalie97    12/07/2014    7 recensioni
La landa di Aaa quel giorno piangeva. Regina Ghiaccio aveva vinto ed il principe Gommorosa sarebbe presto divenuto suo marito.
Fionna l’Avventuriera, rinchiusa nelle segrete del castello, non poteva fare nulla. Cake era stata uccisa e Marshall era scomparso nel nulla il giorno stesso dell’invasione.
I Dolcibotti dovettero prestare servizio alla nuova sovrana; qualunque creatura che avesse avuto il coraggio di non riporre in lei fiducia ed amore incondizionati, sarebbe stata brutalmente uccisa.
Ci serviva un tempestivo intervento. La stessa Lich temeva per la propria incolumità, da quanto potente fosse diventata Regina Ghiaccio.
La Nottesfera divenne il posto più sicuro. La madre di Marshall, seppur essendo malvagia, si prese l’impegno di dare un rifugio ai bisognosi. I Demoni tentarono più volte, sotto il comando della Signora Abadeer, di abbattere il nemico, ma nulla si concludeva con successo.
Tutti aspettavano, pregavano per l’arrivo del loro salvatore, che puntualmente non giungeva. Si chiedevano se mai qualcosa sarebbe cambiato, se la fine fosse giunta e l’idea che Regina Ghiaccio fosse la legittima sovrana si fece strada nei loro animi, avvelenandoli.
Non sapevano che in realtà l’eroina che li avrebbe salvati era loro più vicina che mai.
Genere: Avventura, Guerra, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Fionna, Gommorosa/Gumball, Marshall Lee, Regina Ghiaccio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 3

 
Fionna

<< Tu non hai idea di quanto sia felice di vederti, Marsahll! >> Urlò felice Fionna mentre camminavano nella neve bianca ed altissima, allontanandosi dal castello di Dolcelandia ormai divenuto la dimora di Regina Ghiaccio, un regno inospitale e freddo. << Cavolo >> chinò il capo, << non avrei mai pensato di dirlo >> sussurrò, ed il ragazzo sbuffò, facendo finta che quelle parole lo avessero colpito al cuore, che ovviamente, non batteva.
<< Già, condivido >> disse Flambo, ma il vampiro lo ignorò, troppo concentrato su Fionna.
<< Ma sai >> riprese lei, << in questo momento non mi importa molto. Ti bacerei! >> urlò nuovamente, la voce che straripava di felicità.
<< Interessante >> Marshall Lee sorrise malizioso, e la ragazza diventò rossa come un peperone in meno di dieci secondi, i capelli biondi lasciati liberi alzati dal vento gelido di quell’inverno giunto troppo presto.
<< Okay, ritiro tutto, no, non ti voglio baciare. Il solo pensiero mi fa venire la nausea >> replicò lei, gesticolando e facendo versi di disapprovazione.
<< Uff, va bene, come vuoi tu >> il vampiro incrociò le braccia al petto. La sua pelle verde restava identica a quella di sempre, anche con tutto quel freddo. Indossava una camicia rossa e nera a quadri e dei jeans blu tutti strappati. Voltò la testa e sbuffò nuovamente, scocciato, cosa che fece ridere Fionna, che con un agile gesto saltò e gli afferrò il collo, per poi costringere il ragazzo a chinarsi verso di lei. Chiuse la mano destra a pugno e gli strofinò le dita sul capo, coperto di lucidi e ribelli capelli neri. << E dai, basta! >> scoppiò a ridere, circondato dalle braccia della ragazza, che si scostò e gli sorrise, inclinando la testa.
Continuarono a camminare per qualche tempo, in silenzio, finché Fionna non esordì con un: << Ho freddo! >> seguito da uno starnuto. Quando alzò il capo ed agganciò il suo sguardo a quello di Marshall, lui poté vedere la punta del naso di lei cominciare a diventare rossa e lucida.
<< Indovino, è una vera e propria rottura essere umani, vero? >>
<< Parla per te, vampiro millenario, come ci si sente a non invecchiare mai? Ti ritroverai quella faccia da scemo per sempre >> nemmeno il tempo di finire la frase ch’era già a terra, nella neve. << Ehi, mi hai spinto! >>
<< Si, e lo faccio di nuovo >> rise lui cattivo. Si alzò in volo ed andò dritto da lei, distesa e poggiata con i gomiti alla neve compatta. Avvicinò il viso a quello di Fionna finché non si ritrovarono a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altra. << Prova a dire ancora che il mio viso è da scemo se hai il coraggio >> il suo sorriso era malizioso e cattivo al tempo stesso, e Fionna non poté che arrossire, cosa di cui lui si accorse.
<< E togliti >> disse poi scostandolo con forza, cosa che lo fece ridere.
<< Ehi >> Fionna cominciò a camminare ed il vampiro la raggiunse volando, le braccia incrociate dietro il capo, << hai freddo? >>
Le pose quella frase con un sorriso malizioso stampato in volto, e per questo Fionna non rispose subito, guardandolo con la coda dell’occhio. Alla fine si rassegnò ed annuì: << Si, ho freddo. >>
<< Bene >> il ragazzo sorrise e chiuse gli occhi, per poi cominciare a sbottonarsi la camicia. In meno di sette secondi l’indumento era attorno alle spalle della ragazza, che spalancò gli occhi, sorpresa. Il tessuto era caldo, impregnato del dolce ed ammaliante profumo di Marshall; le maniche erano troppo lunghe per lei, ma a Fionna non interessava, anzi, così poteva tenere le mani al caldo.
<< G-gra-grazie >> balbettò portando gli occhi verso l’amico. Quando lo vide, spalancò di nuovo gli occhi, tacendo di colpo, mentre sentiva le sue guance diventare rosse. Il fisico del vampiro era scolpito e la ragazza non poté evitare di farsi affascinare dal suo aspetto.
<< Lo so, sono fantastico >> Marshall cominciò a volare ancora più in alto, crogiolandosi nel suo ego smisurato, e Fionna scoppiò a ridere, scuotendo il capo. << Ehi, che hai da ridere? >> le chiese tornando a terra.
<< Niente, è che… >> fece una pausa, per poi riportare gli occhi su di lui, << è bello rivederti. >>

 
Principe Fiammo

Hansine si allontanò da Fiammo, mentre questi la guardava con gli occhi spalancati. Le sue guance erano più rosse che mai, mentre sulle sue labbra sentiva ancora quelle di lei.
<< Hansine… >> disse piano, ma lei alzò una mano dalla pelle bluastra.
<< No >> il viso di lei era rivolto da un’altra parte, gli occhi chiusi mentre non lo guardava.
<< Ma non sai… >>
<< Fiammo >> disse lei, cercando di non far tremare la voce, << esci, per favore. >>
<< Ma… >>
<< No, esci >> si voltò di scatto verso il ragazzo, che spalancò gli occhi, sconvolto. Il tono di voce di Hansine ora sprizzava potere da tutte le parti, era arrabbiata, si poteva capire facilmente, e lui, anche se era il principe del Regno di Fuoco, ormai distrutto, non si sarebbe mai sognato di sfidare la Signora della Nottesfera. Solo un pazzo si sarebbe azzardato a tanto, e pazzo, Fiammo ancora non lo era.
<< Certo >> rispose, alzandosi ed andando verso la porta. La aprì, a testa bassa, mentre sentiva le guance ancora rosse ed ardeva di rabbia e confusione. Uscì dalla camera di lei, ritornando alla sala in cui l’aveva condotto.
<< Oh, sei tornato >> esordì il demone, quando Fiammo entrò nella grande stanza.
<< Si >> replicò lui, limitandosi a fissare gli occhi in quelli del demone, due pozzi neri pieni di nulla.

 
Hansine Abadeer

Si scostò da Fiammo, mentre questi la guardava con gli occhi spalancati. Le guance di lui erano più rosse che mai, e la donna non riusciva a guardarlo. Cosa aveva fatto? Perché lo aveva baciato? In confronto a lei era solamente un ragazzino, ventitré anni contro duemila e ventuno. No, non c’era speranza, non c’era la minima possibilità.
<< Hansine… >> disse lui, piano, ma la donna alzò una mano dalla pelle bluastra.
<< No >> il suo viso era rivolto da un’altra parte, mentre teneva le palpebre abbassate. Non voleva guardarlo, non poteva, o sapeva che non sarebbe riuscita a fermarsi. Come mai quel giovane principe di cui conosceva a malapena il nome aveva un tale effetto su di lei?
<< Ma non sai… >>
<< Fiammo >> cercava di non far tremare la voce, cercava di fare appello a tutta la sua volontà per non abbandonarsi di nuovo, completamente. << Esci, per favore. >>
<< Ma… >> lui non voleva capire.
<< No, esci >> si voltò di scatto verso il ragazzo, che spalancò gli occhi. Il tono di voce di Hansine sprizzava potere da tutte le parti. Era arrabbiata, si poteva capire facilmente, e solamente un pazzo si sarebbe sognato di sfidarla. Era la Regina della Nottesfera, doveva rispettare le regole che si era data, non poteva abbandonarsi ai sentimenti come fosse stata ancora una semplice umana.
<< Certo >> rispose l’altro, che si alzò e andò verso la porta. La aprì ed a testa bassa uscì dal bagno.
Una volta che se ne fu andato, Hansine sbuffò rumorosamente e poggiò la testa all’indietro, contro il bordo della vasca di ceramica posta contro la parete est. La luce soffusa rendeva la stanza più calda ed accogliente, la faceva sentire a casa, ma il cuore di lei non voleva sentirne di smettere di farle male. Sapeva che era sbagliato ciò che la presenza di Fiammo suscitava in lei, nessuno era mai riuscito a farle provare emozioni e sentimenti simili da molto tempo, da quando si era trasformata in mezzo demone e Regina della Nottesfera, dove le creature soffrivano e le anime della gente raggiungevano i gironi dei morti.
<< Perché provo queste cose per lui? Non lo conosco, ed è sbagliato >> si disse, avvolta nel silenzio della sua stanza. Quelli non erano sentimenti nati spontaneamente, Hansine cominciò ad esserne sempre più convinta.
Nella vasca, continuava a pensare e a pensare, nel silenzio del bagno si potevano udire le rotelle del suo cervello girare. Alla fine, si decise. Uscì dalla vasca, afferrando il soffice l’asciugamano rosa appeso alla parete. Il tessuto era delicato contro la sua pelle bluastra, mentre le pareva ancora di sentire il tocco di Fiammo, le labbra rosse sulle sue, azzurre come lo era lei.
Dopodiché si precipitò fuori dal bagno, l’asciugamano ancora avvolto attorno al corpo. Aprì le ante del grande armadio ed indossò una maglia grigia e dei pantaloni attillati color rame. Una volta vestita, cominciò a guardarsi attorno in modo frenetico. Aveva in mente un’idea tutt’altro che normale, ma se fosse stata possibile? Doveva parlare con la Regina della Terra di Fuoco, ma non sapeva in quale girone i suoi demoni l’avessero sistemata, e di sicuro non poteva buttarcisi a braccia aperte per andare a cercarla! Va bene che era immortale, un mezzo demone e la Regina della Nottesfera, ma neanche lei non ne sarebbe uscita viva. Se coloro che abitavano quei luoghi l’avessero vista, non ci sarebbe stato più scampo.
<< Mi odiano come se fosse colpa mia >> borbottò irata. << Colpa mia ciò che loro stessi hanno commesso nella loro vita, ma scherziamo?! Io non c’entro nulla, si sono scavati la fossa da soli. >>
Ma era anche vero che se solo avesse messo piede in uno qualsiasi dei gironi, non sarebbe scampata facilmente. Lei, nella sua lunga vita, aveva commesso una serie infinita di peccati, lo sapeva. Aveva ucciso senza pietà, quando, dopo essersi trasformata, la sua anima era diventata nera come il catrame. Aveva rubato, quando la fine del suo mondo era giunta, per colpa dei funghi nucleari. Aveva rapito delle persone, le aveva condannate, nella sua Nottesfera era diventata regina, bramosa di potere, e si era circondata nello sfarzo, mentre nei gironi tutti morivano lentamente e soffrivano. Non le era importato nulla di tutti questi peccati, mentre li commetteva, ma ora si rendeva conto che per colpa loro, non sarebbe vissuta cinque minuti nei bassifondi della Nottesfera.
<< Ma io devo trovarla >> scattò in piedi, dopo essersi seduta sul letto con la mente piena di pensieri.
Doveva trovare la Regina del Regno di Fuoco, ma per farlo, doveva tornare nella stanza in cui aveva condotto Fiammo e dove di sicuro ora lui si trovava, e non desiderava per nulla vederlo. Cosa era stato? Cosa l’aveva spinta tra le braccia del principe? Era sicura non fosse dipeso da lei, ma da qualche agente esterno. Era successo qualcosa, che aveva determinato quel loro attrarsi, e lei era determinata a scoprire che cosa.

 
Maggiormenta

Sapendo che Fionna stava bene, Maggiormenta era tornata alla sue stanze, dove Regina Ghiaccio l’aveva cercata. Il sorriso dipinto su quel suo volto maligno le aveva mandato brividi di terrore giù per la spina dorsale. A lei, che era l’anima stessa del male. Questo diceva molte cose, e nessuna tra queste era positiva.
<< Maggiormenta, Maggiormenta! >>
<< Si? Mia signora? >> si era dovuta vedere costretta ad inchinarsi e a chiamarla “mia signora” per non far arrabbiare Regina Ghiaccio, ma mai quella donna sarebbe stata il suo capo, mai le avrebbe portato rispetto, l’unica a cui si sarebbe inchinata di sua spontanea volontà era Hansine, e decisamente, la regina dei ghiacci non era la Signora della Nottesfera.
“Non sa che non appena le sue difese si abbasseranno, non appena ne avrò l’occasione, la mia mano ed il mio coltello caleranno su di lei” pensò Maggiormenta con un sorrisetto malefico.
Regina Ghiaccio intanto le stava raccontando per filo e per segno l’intervento dei suoi Cavalieri della Neve e della definitiva distruzione del Regno della Terra di Fuoco. Sembrava un’esaltata, pazza di potere, e Maggiormenta vide lo strano scintillio malvagio nei suoi occhi. Non era nulla di buono, ogni giorno sembrava sempre più cattiva e pazza, ed ogni giorno quella sua dannata corona sembrava sempre più calcata sulla sua testa. Secondo Maggiormenta, prima o poi, il cranio e l’oro si sarebbero fusi insieme.
<< Devi riposare, mia fedele suddita? >> Chiese d’un tratto. Non faceva che ricordarglielo, ma ciò che non sapeva era che Maggiormenta non era suddita di nessuno, era solamente un’alleata a cui chiedere aiuto. L’unica degna di inchini era Hansine Abadeer, la sua migliore amica, quella con cui aveva condiviso i momenti più duri della sua esistenza.
<< Si, mia signora >> si costrinse a dire, nuovamente.
<< Bene, mia fedele suddita, allora ci vedremo domattina, questa notte è stata piena di successi. >> Annuì come ad una domanda silenziosa che solo lei aveva potuto udire, e Maggiormenta si chiese se la pazzia di quella donna fosse peggiorata nelle ore che non si erano viste. “Probabile”, pensò.
Senza attendere, Regina Ghiaccio si voltò ed uscì dalla stanza chiudendo la porta dietro di sé, e l’altra tirò un sospiro di sollievo. Si distese sul letto senza nemmeno cambiarsi i vestiti, non ne aveva la forza. Fare il doppiogioco non l’aveva mai stressata prima di allora, ma in quelle circostanze era così stancante! Oh quanto avrebbe voluto potersi rifugiare nella Nottesfera e restare al sicuro, dormire beata e non far più nulla! Ma sapeva di non potersi concedere tale lusso, doveva svolgere il suo lavoro, dovevano liberare Fionna e togliere la landa di Aaa dalle fredde mani di Regina Ghiaccio.

 
Gommorosa

Aprì piano gli occhi. La stanza era illuminata da quella strana luce che non se ne andava mai, quel buio luccicante e freddo. Si era addormentato per un po’, ma la notte non era ancora passata, lo diceva l’orologio intagliato e pieno di inserti di ghiaccio appeso alla parete, un regalo della regina dei ghiacci.
Si voltò sotto le coperte rosa, portando gli occhi alla finestra che era rimasta spalancata e dalla quale entrava un vento gelido. Il principe Gommorosa afferrò i lembi delle calde coperte e li portò fino alle guance. Stava morendo di freddo, ma non voleva chiudere la finestra della sua stanza, da lì, se fosse tornato, avrebbe potuto portarlo via. Ricordava quando Marshall volava da lui e lo afferrava per un polso per poi condurlo verso luoghi lontani dal suo castello a Dolcelandia e verso le avventure. Spesso Fionna li accompagnava, e la ragazza passava più tempo a fissare lui che dove camminava. Era dolce, gli piaceva il suo volto paffuto e la trovava adorabile quando arrossiva.
Sospirò, ricordando il passato, i suoi amici. Ricordava anche Cake, il momento in cui Regina Ghiaccio, stanca degli affronti, l’aveva uccisa con un solo gesto della mano. Poteva rivedere, con gli occhi della mente, la sofferenza dipinta sul volto di Fionna nel vedere la sua migliore amica a terra, tra la neve, immobile e senza vita. Marshall quel giorno era presente, ma non appena la regina dei ghiacci aveva declamato che la landa di Aaa ora era di sua proprietà e che Gommorosa avrebbe dovuto sposarla, il vampiro si era dileguato, scomparso nel nulla. Al principe piaceva pensare fosse per la gelosia e per la sofferenza, ma non ci avrebbe giurato. Il re dei vampiri non aveva mai mostrato simili sentimenti nei suoi confronti, Gumball lo sapeva, ma sperare, in tempi dolorosi come quelli, non costava nulla.
<< Tanto… >> disse amaramente, << non ho più nulla da perdere. La mia migliore amica è chiusa nelle segrete, il mio migliore amico è scomparso ed il mio regno è nelle mani della mia peggior nemica, che sono condannato a sposare. >> Portò di nuovo gli occhi alla finestra. Ora era seduto, la schiena poggiata ai grandi e soffici cuscini. << Se mi buttassi da quella finestra… non avrei nulla da rimpiangere. >>
Il suo tono di voce era privo di sentimenti, vuoto, così come si sentiva lui. Si alzò in piedi e si diresse verso il balconcino. La caduta era rovinosa, se si fosse buttato non sarebbe sopravvissuto, lo sapeva, ma non gli importava. Lei gli aveva tolto tutto, ed ora lui voleva fargliela pagare, e quello era l’unico modo possibile.
Respirò a fondo, pronto per la mossa finale, quando qualcosa gli si appiccicò al volto. Lanciò un gridolino molto poco virile, per poi far scattare le mani e togliere l’oggetto dai suoi occhi. Lo guardò ed il suo cuore fece un salto. Era un piccolo foglietto rosa piegato a forma di corona, un origami, di quelli che faceva Marshall.
<< Che… che sia possibile? >> disse emozionato, mentre un sorriso affiorava sul suo volto. Cominciò ad aprire il foglio, velocemente, rischiando quasi di strapparlo. Non appena ebbe finito, cominciò a leggerlo, facendo scattare gli occhi da sinistra a destra e viceversa. Era incredibile.

 
Caro Gumball,
comincio con il dirti che mi dispiace immensamente. So che non sarei dovuto scappare, sono stato un codardo, ed ora tu sei imprigionato in quel castello, tra le grinfie di quella donna che molto tempo fa io ho conosciuto. Spero tu possa perdonarmi, sono stato un vigliacco, me ne rendo conto, ma posso rimediare a ciò che ho fatto.
Sappi che proprio mentre stai leggendo queste righe, io e Fionna ci stiamo allontanando insieme da Dolcelandia, ma non temere, torneremo. Io e Flambo abbiamo un piano per liberarti, che include la nostra Avventuriera, mia madre e la Lich. Andrà tutto bene.
Prometto solennemente che verrò a prenderti, che ti libererò e sconfiggerò Regina Ghiaccio.
Non appena avrai letto questa lettera, io lo saprò. Ti sono vicino, Gumball.
Preparati, perché io verrò a salvarti.
Con affetto,
il tuo migliore amico.
 

Era una lettera di Marshall! Il principe si sarebbe messo a saltare sul posto per la felicità, il vampiro lo avrebbe salvato, ed aveva liberato Fionna!
<< Non ci posso credere >> sorridendo riportò gli occhi alla lettera e la lesse di nuovo in tutta fretta. Sapeva che era tutto vero, quella era la scrittura di Marshall Lee, Gumball l’avrebbe riconosciuta tra mille, era impossibile copiarla, o almeno non così bene. Non poteva essere uno scherzo di Regina Ghiaccio, non era un trucco, era vero, ed in quel momento il cuore di Gommorosa avrebbe potuto esplodere di felicità.
Guardò fuori della finestra, la neve che cadeva sempre più forte. << Sta salendo una bufera >> si disse, preoccupato. Sperava che i suoi migliori amici fossero in salvo, al riparo dalla tempesta di neve che stava salendo.
Chiuse le ante e ritornò al letto, dove si distese e strinse a sé la lettera che gli aveva salvato la vita.

 
Fionna

Fuori aveva cominciato a crescere una tempesta con i fiocchi, la neve bianca cadeva a terra velocemente, e le raffiche si susseguivano l’un l’altra, congelate. Quando i fiocchi colpivano la pelle di Fionna, brividi di freddo invadevano il suo corpo e le ghiacciavano il sangue.
<< Quanto manca?! >> Urlò al vampiro, che le teneva strettamente la mano mentre volavano a dieci centimetri da terra. Doveva alzare più che poteva il tono di voce, perché per colpa della bufera e del vento che ululava fortissimo, Marshall faticava ad udirla.
<< Siamo quasi… eccola! >> Urlò, indicando una piccola luce giallognola nel buio di quella fredda notte.
Scattarono veloci, Flambo stretto tra le braccia di Fionna, avvolte nella camicia a quadri di Marshall.
Quando arrivarono alla loro meta, l’Avventuriera capì che la luce in realtà erano le fiamme gialle e calde di più lanterne appese all’entrata di una grotta.
<< Cos’è questo posto? >> guardò l’amico con un sopracciglio inarcato ed uno sguardo preoccupato, cosa che l’altro trovò molto divertente.
<< Casa mia >> rispose con una fragorosa risata.
  
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